Every piece of your heart
Stop the tape and rewind.
Avevo
provato per tutta la settimana successiva a mettermi in contatto con Harry in
qualsiasi modo, comprese telefonate, messaggi e Twitter, ma ovviamente non ci
ero riuscita.
Era passata una settimana, un’intera
settimana e di lui non avevo avuto più notizie.
Non mi ero
neppure arrabbiata come avrei dovuto quando Rossella ebbe finalmente la decenza
di informarmi riguardo alla meta del viaggio, soltanto il giorno prima di
partire.
“Io non so davvero come dirtelo. All’inizio
verso aprile sembrava la cosa giusta da fare, poi a maggio mi sono ricreduta e
ho chiesto di cambiare meta, ma visto gli eventi delle ultime settimane l’ho
fatta ricambiare con l’originale e quando ieri sono andata in agenzia per
modificarla ancora mi hanno detto che era troppo tardi, quindi ora dobbiamo
andarci.”, aveva detto tutto d’un fiato, quasi delirando.
“Ma andare dove?”, avevo chiesto io non
avendo capito molto dal suo sproloquio.
“A Londra.”, aveva detto Ludovica con un
filo di voce.
Io avevo sgranato gli occhi per fissarli
prima sulla bionda e poi sulla rossa, aspettando spiegazioni.
“Non sembrava un’idea malvagia quando l’ho
pensata!”, si era difesa alzando le mani. “E poi era per poter incontrare più
facilmente i One Direction!”, aveva aggiunto facendo spallucce con finta aria
ingenua.
“Ma quindi tu lo sapevi?”, avevo poi
domandato a Ludovica, avendo notato che era stata lei e non Rossella a
rispondere alla mia prima domanda.
Lei aveva annuito, abbassando il capo.
“Ross me l’ha detto quando ha cambiato
destinazione la prima volta.”, aveva sussurrato.
Così quel
giorno mi trovavo su un aereo di linea diretto a Londra, dove avrei trascorso i
prossimi giorni in un albergo del centro a cinque stelle, per festeggiare la
fine del liceo.
Inutile dire
che speravo di utilizzare quella vacanza come un’occasione per incontrare
Harry, quindi non feci obiezioni quando le mie due amiche pianificarono tutti i
nostri impegni in base a quelli degli One Direction.
Ormai ero
sicura che Ludo si fosse presa una cotta per Niall, ma lei, timida com’era, non
voleva raccontarci nulla.
Rossella,
invece, non faceva che ripetere quanto fosse appagante il sesso con Zayn e che
non voleva assolutamente farne a meno, almeno fino a quando fosse stato
possibile.
“Ecco,
questo è il numero di Louis, me l’ha appena dato Zayn.”, m’informò Rossella,
sventolandomi sotto il naso lo schermo del suo cellulare non appena mettemmo
piede a terra.
“E cosa
dovrei farci io?”, le chiesi mentre mi avviai alla zona destinata al recupero
bagagli.
“Magari puoi
farti dare l’indirizzo e andare a parlare con Harry!”, propose lei
raggiungendomi, subito seguita anche da Ludo.
“Io e quello
non abbiamo più nulla da dirci.”, replicai a denti stretti, mentre afferravo la
mia valigia.
Attendemmo
ancora qualche minuto che anche quelle di Ludo e Ross apparissero sul rullo,
poi terminata l’operazione ci avviamo all’uscita dell’aeroporto.
“Ora sei
addirittura passata a chiamarlo quello?”, mi fece notare con fare scettico
Ludovica.
Rimuginai
sulle sue parole per qualche secondo.
Forse sarei
davvero potuta andare da lui e spiegargli tutta la situazione.
Il problema,
tuttavia, era che io non gli dovevo assolutamente nulla, né tantomeno
spiegazioni.
Lui avrebbe
potuto tranquillamente dirmi che a lui non interessava nulla, perché non
eravamo mica fidanzati ed io avrei fatto la figura della patetica illusa.
“Lo chiamo
come mi pare.”, borbottai.
“Chiamalo,
sta già squillando!”, continuò ignorandomi bellamente la bionda, mentre mi
passava il cellulare.
Lo afferrai,
senza tuttavia esserne convinta.
Magari con
le giuste parole avrei potuto sondare il terreno e poi decidere cosa sarebbe
stato giusto dire, nel peggiore dei casi avrei potuto addurre la scusa della
visita di cortesia.
“Hello!”, mi
salutò una voce dall’altro capo del telefono.
Con un lento
movimento lo portai all’orecchio, presi una lunga boccata d’aria, poi mi decisi
a rispondere.
“Ciao Louis,
sono Giulia.”, dissi cercando di sembrare tranquilla, per mascherare tutte
quelle smisurate sensazioni che mi stavano attraversando in quel momento.
E se non avesse voluto vedermi? Se stesse
con un’altra?
“Ehi Lia!
Siete già arrivate a Londra?”, mi chiese con voce allegra.
Lanciai una
veloce occhiata omicida alle mie amiche:
ma perché tralasciavano sempre qualche dettaglio?
Perché non mi avevano detto che avevano
avvisato anche loro?
“Si, proprio
in questo momento. Comunque volevo chiederti un favore.”, iniziai a dire per
giungere al nocciolo della conversazione.
“Dimmi pure,
carotina.”, m’incitò lui.
Ancora la fissa per le carote aveva?
“Volevo
chiederti se Harry fosse a casa, è una settimana che provo a parlarci, ma lui
mi evita.”, gli dissi mordicchiandomi il labbro.
Non sapevo
cosa sperare che mi rispondesse.
Insomma, se
era fuori poteva benissimo essere con un’altra, se era in casa, invece,
significava che davvero non voleva vedermi visto che comunque continuava a non
rispondere alle mie chiamate.
“Si, è in bagno
in questo momento.”, rispose lui. “Vuoi che te lo vada a chiamare?”, mi domandò
poi.
“No!”, mi
affrettai a dire, sobbalzando. “Cioè no, mi attaccherebbe il telefono in
faccia.”, ammisi.
Restammo in
silenzio per qualche secondo, io ad assimilare quella triste verità e lui
probabilmente a concedermi il tempo di cui necessitavo.
Le mie
amiche, invece, tenevano lo sguardo fisso su di me, cercando di capire cosa mi
stesse dicendo.
“Louis, chi
è?”, sentii domandare da Harry che presumibilmente doveva averlo raggiunto in
quella stanza.
“Mia
sorella.”, mentì lui all’amico e gli fui davvero grata per quella piccola
accortezza.
“Posso
venire ora da voi?”, gli chiesi senza troppo peli sulla lingua.
Non appena
pronunciai quelle parole vidi Ludovica e Rossella battersi energicamente il
cinque, prima di sorridere entusiaste.
“Ma certo!
La mamma ne sarà contentissima!”, acconsentii lui per rendere più credibile la
conversazione con la sua presunta sorella.
“Mi dai
l’indirizzo?”, gli domandai allora.
“Ma certo
che puoi mandarmi i messaggi ogni volta che vuoi!”, esclamò lui, come se fosse
un codice da decifrare.
“Stai
cercando di dire che devo mandarti un messaggio o che tu mandi a me l’indirizzo
tramite messaggio?”, gli chiesi conferma, non avendo ben afferrato il suo indizio.
“Secondo me
la seconda, la prima è troppo piccola per il tuo seno!”, dichiarò lui allora.
Sgranai gli
occhi e spalancai la bocca.
La perversione era di casa!
Scossi la
testa, per riprendermi, non avevo tempo per soffermarmi su quelle futili
riflessioni.
“Bene,
allora muoviti a mandarmi l’indirizzo.”, sentenziai infine.
“Va bene,
ciao sorellina! Ti voglio bene anche io!”, mi salutò prima di chiudere la
chiamata.
Non ebbi
neppure il tempo di restituire il cellulare alla mia amica che arrivò il
messaggio con l’indirizzo.
Lo lessi e
deglutii.
Coraggio! Coraggio, Giulia!
“Devo andare
da Harry.”, sussurrai tutto d’un fiato.
Ross e Ludo
annuirono.
“Questo è
l’indirizzo dell’hotel, così saprai comunque dove andare. Alla valigia ci
pensiamo noi.”, mi disse la bionda porgendomi un bigliettino da visita appena
cacciato dalla borsa.
“Allora
grazie, di tutto. Io vado.”, le salutai, poi corsi fuori alla ricerca di un
taxi.
Ci misi
circa tre quarti d’ora prima di giungere a destinazione e fortuna volle che non
incontrai neppure traffico per le strade londinesi.
Ero talmente
agitata che non mi soffermai neppure a guardare il paesaggio che scorreva
veloce sotto i miei occhi, dall’altro lato del finestrino.
Le mani mi
tremavano, sudavo freddo per l’ansia.
Quasi ero sussultata
quando il tassista mi aveva avvisato di essere giunta a destinazione.
Pagai, poi
scesi e mi ritrovai proprio davanti al numero civico che Louis mi aveva
indicato.
Rimasi ferma
lì davanti per qualche minuto, indecisa sul da farsi.
Tutto d’un
colpo mi resi conto che non dovevo assolutamente essere lì in quel momento, che
sembrava stessi per mettere su una di quelle scene disgustosamente romantiche
di qualche commedia di secondo ordine.
Perché diavolo avevo ascoltato il consiglio
di quelle due pazze che mi ritrovavo per amiche?
Perché tu ad Harry vuoi bene!, mi
rispose una vocina dentro la mia testa.
Era vero, io
ci tenevo ad Harry, davvero tanto, ma non fino al punto di presentarmi a casa
sua perché mi ignorava da appena una settimana e poco più.
Non ne avevo
il diritto.
Tuttavia mi
sentivo in colpa.
Diamine quanto mi sentivo in colpa!
Ci eravamo
baciati, il che non equivaleva a dire nulla considerati i suoi standard, ma le
parole che aveva detto appena dopo mi avevano lasciata basita.
Non preoccuparti per ora, ne riparleremo con
calma.
Tranquilla, Juls. Però, ecco…
Ecco, ti sarei grato se evitassi di
baciarlo, cioè almeno se hai intenzione di lasciarlo.
Come in un
film nei momenti cruciali, rividi quelle scene nella mia mente, le sue parole
rimbombavano forti e chiare.
Probabilmente
furono quei ricordi la goccia che fecero traboccare il vaso.
Capii che
non avrei voluto attendere neanche un istante in più, io avevo bisogni di
chiarire con Harry, volevo che lui sapesse che non era stata mia intenzione,
che non volevo prendermi gioco di lui con quel bacio, anche se per lui non era
significato nulla.
Del resto,
non potevo certo dire che fosse la stessa cosa per me.
Suonai il
citofono, per farmi aprire il cancello e fu Louis a rispondere.
“Entra.”, mi
disse non appena ebbe riconosciuto il mio viso attraverso la piccola telecamere
istallata sull’aggeggio.
Non me lo
feci ripetere due volte ed oltrepassai il cancello, giungendo al portone, dove
lui mi attendeva insieme ad una ragazza.
“Ciao Lia!”,
mi salutò con due baci sulle guance.
“Ciao
Louis!”, ricambiai subito.
“Lei è la
mia ragazza, Eleanor.”, disse indicandomi la mora alla quale cingeva la vita.
“Però parla
solo inglese.”, aggiunse poco dopo.
“Nice to
meet you.”, la salutai porgendole una mano.
“She’s Hazza’s
girlfrie… Hazza’s italian friend.”, si corresse probabilmente intimorito
dall’occhiata omicida che gli avevo lanciato al suono delle parole che aveva
utilizzato per presentarmi.
La ragazza
mi sorrise, lanciandomi un’occhiata d’intesa, chissà per cosa poi.
“Ok, noi
usciamo. Harry è tutto tuo, è in salotto.”, mi comunicò Louis.
“Grazie.”,
gli dissi soltanto prima che andasse via con la sua ragazza.
Oltrepassai
l’ingresso e mi inoltrai in un largo e luminoso corridoio, sul cui lato
sinistro c’era una libreria.
Era piena di
cornici, alcune molto buffe, altre colorate, ed in ognuna c’era una foto che
ritraeva i ragazzi in diversi momenti della loro carriera.
Una in
particolare attirò la mia attenzione. Aveva una cornice di un rosa vivace ed
energico, i cui contorni erano ondulati, modellati come le onde del mare.
Riconobbi subito il faccino di Harry nel bambino della foto. Aveva i capelli
corti, lisci e chiari, l’esatto contrario di come li aveva ora, ma gli occhi
erano esattamente gli stessi, così come il sorriso e le fossette sulle guance.
Sorrideva
all’obiettivo ed era davvero bellissimo.
Notai anche
una serie di libri, gialli, thriller ed horror, ma non capii a chi
appartenessero.
“Louis, sei
ancora qui?”, chiese una voce che riconobbi subito.
Era Harry.
Non risposi,
piuttosto mi feci guidare dalla traccia d’eco che aveva lasciato nella mia
testa e forse, ma solo forse, anche nel mio cuore.
“Ciao
Harry.”, gli dissi quando me lo ritrovai davanti sulla soglia di quello che
doveva essere il salotto.
Lui si era
alzato, forse per cercare il suo amico, ed ora era in piedi a qualche passo di
distanza da me.
Arrossii
violentemente quando realizzai che quell’unico indumento che aveva indosso
erano dei boxer neri.
Ma questo proprio in mutande doveva girare
per casa?
Spostai lo
sguardo sul suo viso, solo su quello, cercando di rimanere concentrata e non
pensare a quello che c’era sotto di esso.
Lui sbatté
più volte le palpebre, come per avere la conferma che non fossi solo il frutto
della sua immaginazione.
“Cosa ci fai
tu qui?”, mi chiese poi con tono rude e secco.
“Ricambio la
visita di cortesia.”, risposi facendo spallucce, dicendo la prima cosa che mi
passò per il cervello.
Di certo non
avrei mai ammesso che ero lì perché mi sentivo in colpa, in fottutissima colpa.
“E hai
intenzione di restare lì impalata ancora per molto o vai via subito?”, continuò
lui quasi attaccandomi, ma infondo quasi capivo la sua reazione.
Io al suo
posto avrei fatto molto peggio.
“Devo dirti
una cosa.”, sbottai allora con un sospiro.
“Non so se
ti crederei.”, ammise lui tanto sincero quanto affranto.
“Almeno puoi
provare ad ascoltarmi.”, proposi allora accennando ad un mezzo sorriso.
“Non so se
ne ho voglia.”, borbottò in risposta a quella mia richiesta.
Spostai lo
sguardo di lato, stando attenta a non farlo cadere neppure per una frazione di
secondo sul suo corpo.
“Da quando
sei così insicuro proprio tu?”, provai a dire cercando di sembrare scherzosa,
ma il mio tono di voce si incrinò non appena tornai con gli occhi nei suoi.
Non rideva,
non sorrideva o sogghignava neppure ed era strano vederlo così serio.
Lui non
rispose, ovviamente.
Dovevo farmi
coraggio e spiegargli bene le cose, non c’era altra soluzione.
“Io e
Massi…”, iniziai ma fui interrotta da Harry.
“Ti ho detto
che non so se ho voglia di sentirti.”, tuonò in un sussurro, stringendo la mano
destra in un pugno.
Mi
immobilizzai all’istante, rimanendo rigida e tesa davanti ai suoi occhi carichi
di rabbia e rancore.
Da quando ero così codarda?
Harry era un amico, no? Più o meno sì e per
gli amici si era disposti a tutto!
Volevo perderlo? No.
Volevo baciarlo? Si.
Bene, forse allora non era proprio un amico.
Tralasciai
l’ultima riflessione, davvero poco opportuna in quel momento, per concentrarmi
sulle altre.
Mi sentii
come rinascere, mentre una nuova forza ardeva dentro di me.
“Ed io
voglio che tu mi senta.”, replicai con tono più sicuro, alzando di poco la
voce.
Lui sembrò
scosso dal cambiamento repentino che aveva assunto non solo la mia voce, ma
probabilmente anche la mia espressione.
Sentivo le
fiamme ardermi negli occhi e le mani tremare.
“Io e Massi
ci eravamo già lasciati quando mi hai baciata! Cioè, in teoria eravamo in
pausa, in pratica era finita da un pezzo.”, gli dissi tutto d’un fiato.
Lui non
proferì parola, rimase in silenzio, ad aspettare che continuassi.
“Quando mi
ha baciata quella sera, l’ha fatto perché credeva di poter recuperare il
rapporto con me e se io non l’ho respinto subito è soltanto perché mi aveva
presa alla sprovvista. Non volevo venir meno alla parola che ti avevo dato. Ho
provato a dirti che ci eravamo già lasciati, ma tu continuavi ad interrompermi
dicendomi che ne avremmo parlato con calma, dopo e a me quella prospettiva del
tempo futuro piaceva. Non volevo prenderti in giro e non volevo che tu assistessi
a quella scena, ma è successo. Poi abbiamo chiarito e ti assicuro che ora anche
lui ha capito che è inutile stare dietro ai miei cambi d’umore e alle mie
sbadataggini perché…”, delirai senza sosta fino ad essere interrotta
dall’indice destro di Harry che si posò sulle mie labbra, per farmi tacere.
Mentre io
continuavo con quell’assurdo, imbarazzante e patetico sproloquio senza senso,
lui si era avvicinato a me, restando solo a qualche spanna dal mio viso.
Avevo già detto che indossava solo i boxer?
“Shhh”, fece
in un sussurro che al mio orecchio parve estremamente roco e sensuale.
“Facciamo
che ricominciamo daccapo.”, mormorò lui a pochi centimetri dalle mie labbra,
con gli occhi incatenati ai miei.
Con una
lentezza estenuante ritrasse il dito, poi mi sorrise.
Pantaloni e maglia no, eh?
Sorrisi
anche io, cercando di rimanere concentrata solo sul suo viso.
“Piacere,
Giu…”, iniziai scherzando, ma lui mi bloccò un’altra volta.
“Io il tuo
nome lo so già, ti chiami Giulia.”, terminò esattamente come aveva fatto la
prima volta.
Sorrisi per
quel piccolo ma significativo gesto: ricordava anche lui quel momento.
“Questa
volta anche io conosco il tuo, Harold Edward Styles detto Harry.”, dissi
guardandolo ancora negli occhi, mentre sentivo le labbra incurvarsi nel tipico
sorriso da pesce lesso.
“Uffa, ma
così cambia tutta la storia!”, si lamentò lui sbuffando come un bambino.
Feci roteare
gli occhi e, disgraziatamente non proprio, caddero sul suo fisico.
Non era
eccessivamente muscoloso, non come i palestrati delle spiagge americane dei
film, ma nel giusto avrei detto. Era praticamente perfetto ai miei occhi. Le
sue spalle erano piuttosto grandi, ma ben proporzionate al resto del corpo. I
pettorali non erano particolarmente accentuati, ma si distinguevano
perfettamente, mentre man mano che scendevo con gli occhi potevo notare i suoi
addominali scolpiti in una leggera tartaruga.
Deglutii
quando con lo sguardo partii dall’estremità dei suoi fianchi, seguendo la v ben
scolpita sulla sua pelle, fino a giungere all’elastico dei boxer che erano
troppo, davvero troppo calati.
Alzai di
scatto gli occhi, trovando però i suoi che mi scrutavano per capire cosa stessi
facendo.
Ecco, grande figura di merda!
Sentii
immediatamente le guance andare a fuoco, imbarazzata com’ero.
“Va a
metterti qualcosa addosso, Styles.”, gli suggerii con voce flebile allora,
consapevole che ormai non avrei potuto ridicolizzarmi oltre.
Lui
sogghignò.
“Tanto l’ho
visto come mi guardavi e come sei arrossita! E poi non mi hai mai chiamato per
cognome!”, borbottò lui, sorridendo sornione.
“Guarda che
lo dicevo per te, potresti prenderti una broncopolmonite!”, provai a dire, ma
lo feci solo ridere.
“A luglio?”,
mi chiese con un’espressione scettica sul viso.
Sbuffai.
“Va a
metterti qualcosa addosso e basta.”, gli ordinai ormai al limite.
Era davvero difficile far finta di nulla con
tutto quel ben di dio sotto gli occhi!
“Va bene, va
bene!”, acconsentì lui ridendo ancora sotto i baffi mentre si allontanava ed io
ne approfittai per squadralo bene anche dietro.
Si, era proprio un gran bel pezzo di figo!
Angolo Autrice
Ed eccomi qui!:)
Appena tornata a casa sono stata accolta da una meravigliosa sorpresa:
ben 14 recensioni!!*.*
Ma dico, 14!!!!*.*
Grazie mille, di cuore!!<3 Vi adoro tutte, carotine!!!:3
Questo nuovo capitolo è tutto per voi
e per una volta c'è qualcosa che va per il verso giusto!:D
Juls ha finalmente messo le cose in chiaro, più o meno!
Ma, soprattutto, si è data una mossa!!:D
Ed Hazza... vabbè, rimane sempre Hazza!<3
Comunque, non mi dilungo che domani ci risentiamo con il prossimo chap!;)
Ancora grazie a tutti i lettori,
coloro che inseriscono la storia tra seguiti, preferiti o ricordati
e grazie a quelle spelndide personcine che hanno commentato!!*.*
A MASSIVE THANK YOU!!!<3
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va!:D
Alla prossima!:*
Astrea_