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Autore: Nimel17    09/11/2012    8 recensioni
E se Regina non avesse mai rapito e rinchiuso Belle, e questa fosse restata con Rumpelstiltskin? Come avrebbe potuto cambiare la vita di Gold a Storybrooke, insieme a quella degli altri personaggi delle fiabe?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Cosa ti serve, Paige?”
“Alice ne Paese delle Meraviglie. Ce l’hai? Ti prego…”
Belle sorrise alla bambina e le chiese:
“Preferisci l’edizione illustrata? Ne ho una molto bella.”
“Si, grazie, grazie, grazie.”
Gli occhi castani della bambina erano luminosi e sorrideva apertamente; la piccola fessura sugli incisivi la rendeva particolarmente tenera.
Henry allungò la testa e tirò la manica del grembiule di Paige.
“Forza, è tardi! Dobbiamo andare o la signorina Blanchard ci rimprovererà.”
Belle accarezzò i capelli di entrambi.
“Dubito che Mary Margaret lo farà, ma se dovete andare andate. Salutatela da parte mia.”
I due ragazzini uscendo urtarono Ruby, che vacillò un istante sui tacchi. Belle le si avvicinò per aiutarla, ma l’altra arretrò e si aggrappò allo stipite. Gli occhi della cameriera erano pieni di cauta diffidenza e il suo sorriso era appena accennato.
“Salva, grazie.”
Belle si sentì piena di rancore verso Regina, verso gli abitanti di Storybrooke per credere al sindaco.
“Volevi un libro, Ruby?”
“Immagino sia una biblioteca, no?”
Lei si sentì ferita senza alcuna ragione, così incrociò le braccia sul petto e fissò negli occhi la ragazza, raffreddando il suo sguardo e irrigidendosi per la rabbia.
“Non lo so, Ruby. Forse volevi solo fare un salto a vedere la mentecatta del paese, come tutti gli altri.”
Ruby sbatté le palpebre e Belle le chiuse la porta in faccia, tornando a mettere a posto i libri. I suoi veri amici, che non se ne andavano mai e non la giudicavano. Quando sentì la porta aprirsi, stava per voltarsi e dire qualcosa di scortese a Ruby, ma dopo si accorse del solito tap-tap del bastone di Rumpelstiltskin e la sua espressione si addolcì in un sorriso.
“Signor Gold. È qui per l’affitto?”
Fece fatica a trattenere una risatina nel vedere il viso di suo marito falsamente triste.
“Perché me lo chiede sempre, signorina French?”
Lei abbassò lo sguardo e nascose il sorrisetto con tanto di fossette,  fingendo di controllare il libro dei conti.
“Ma perché è quello che fa.”
“Ragionevole.”
Rumpelstiltskin si avvicinò e le diede un bacio sul collo.
“Ecco, è a posto per il resto del mese, signorina French.”
“Come può questo piccolo bacio coprire tutto il mese?”
“Lei è molto più saggia di me. Ed è anche bellissima.”
Belle lo abbracciò di slancio e gli stampò un bacio sonoro sulle labbra, salendo sulla cassa.
“Spero che tu non l’abbia mai fatto nel mio negozio, dearie.”
“Solo quando non ci sei.”
Lui le sorrise e le prese le mani.
“Ho una grande notizia.”
“Sono tutta orecchi.”
“Sai, immagino, che Ashley Boyd, o meglio il signor Herman per suo conto, ha fatto un contratto con me per dare il figlio in adozione.”
“Certo. Non avevi forse giurato che avresti avuto il suo bambino, in un mondo o nell’altro?”
“Ebbene, ho due possibilità. Ho una lista di nomi di famiglie affidabili e benestanti, cui posso dare una conferma da un momento all’altro. Oppure…”
“Oppure…”
Lei trattenne il respiro. Il sangue le scorreva così veloce da poterlo quasi sentire, e il cuore le si fermò per un attimo, non osando credere all’opzione che la mente le stava suggerendo.
“Possiamo tenerlo noi.”
Belle rimase senza parole. Si toccò il ventre e pensò a tutto quel tempo passato senza avere figli. Forse non poteva averne, semplicemente. Sollevò lo sguardo e ricacciò l’improvviso groppo di commozione che le era salito in gola.
“Dici sul serio? Un figlio nostro?”
“So che volevi averne uno tuo, ma nel frattempo possiamo adottarne uno. Se in seguito ne avremo uno… non sarà una tragedia averne due, no?”
Lei non riuscì a fermare le lacrime e scoppiò in singhiozzi, ridendo nello stesso tempo.
“Grazie, grazie…”
Rumpelstiltskin l’abbracciò, facendole posare il viso sulla spalla.
“Su, su, dearie. Ancora poco tempo e saremo genitori anche noi. Pensa, la gente ci vedrà uscire in tre e penserà…”
“Ci mancava solo una miniatura della pazza e del Terrore del paese.”
Lui smise di sorridere e strinse i denti, lasciando scorgere per un istante il fantasma dell’Oscuro Signore.
“Chi? Chi è che osa chiamarti così?”
“Sai che non te lo dirò mai. Le mie battaglie le combatto da sola.”
Rumpelstiltskin appoggiò il bastone sulla cassa e le mise le mani sulle spalle, stringendole leggermente.
“Non puoi sempre reggere tutto da sola, Belle. Non qui.”
Lei gli sorrise e gli sfiorò le mani.
“Ma ora sarà diverso. Avremo un figlio.”
“Avremo un figlio.”
Negli occhi di lui c’era una luce che Belle non aveva mai visto prima. Sapeva, dai suoi racconti, quanto avesse amato Baelfire, ma pur con tutta la sua immaginazione e la sua intelligenza, non aveva potuto rendersene effettivamente conto.
“Scusa, Isabeau, sono…”
Ruby era alla porta, le guance arrossate e gli occhi un po’ lucidi. Si raggelò letteralmente nel vedere il temibile signor Gold abbracciato a sua moglie e, peggio ancora, che stava sorridendo. Non nel suo solito modo da far accapponare la pelle, ma affettuosamente.
“Scusate, posso tornare più tardi…”
Lo sguardo di Belle non era molto amichevole, ma riuscì a mascherarlo bene e le sorrise.
“Non preoccuparti, Ruby, mio marito deve tornare al lavoro.”
Lui la guardò con un sopracciglio inarcato.
“Devo?”
Lei gli porse il bastone e fece un mezzo sorriso.
“Hai qualcosa di cui devi occuparti, ricordi?”
Rumpelstiltskin le sistemò una ciocca dietro l’orecchio e le parlò a voce molto bassa per farsi sentire solo da lei.
“Stasera festeggiamo.”
Rivolse un cenno di saluto a Ruby e se ne andò, accentuando volontariamente la sua zoppia e appoggiandosi più pesantemente al bastone di quanto fosse necessario.
Belle tornò seria e fissò interrogativamente la ragazza vestita di rosso. Ruby si stava torcendo le mani dietro la schiena, come un’alunna che attendeva la punizione della maestra.
“Mi dispiace, Isabeau. Avevi ragione. Pensavo di esser stata sempre diversa dagli altri, di mentalità aperta, ma… mi sono accorta che con te mi sono comportata seguendo le opinioni degli altri e non le mie. Ti chiedo scusa.”
Belle era presa in contropiede.  Non si aspettava questa sincerità. La vocina di Rumpelstiltskin nella sua testa le stava già suggerendo due o tre possibilità d’interesse per la ragazza per trattarla bene tutto d’un tratto, ma la mise a tacere.
“Sei sicura? Non hanno mentito su di me. Sono davvero stata in un reparto psichiatrico per sei anni.”
“Perché? Mi sono resa conto… l’iniziatrice di tutto è stata Regina e quindi…”
“Regina ha calcato parecchio la mano su alcuni episodi privi di significato.”
“Ma tuo padre, voglio dire, ti avrà difesa…”
“Mio padre mi ha sbattuta fuori di casa. Ma non ho voglia di parlarne. Di cos’hai bisogno?”
Ruby sorrise.
“Un libro di leggende sui lupi, se ce l’hai.”
Belle scomparve dietro gli scaffali. Sapeva cosa cercare. Un libro in particolare che era stato dato a Rumpelstiltskin dalla vedova Lucas, come prezzo per la mantellina per Cappuccetto Rosso.
Tornò da Ruby, porgendole soddisfatta il volume.
“Ecco qui. È piuttosto antico, ma sono sicura che ti piacerà.”
La ragazza lo prese in mano e lo sfogliò rapida. Gli occhi chiari le si accesero, le labbra si dischiusero e l’intero viso s’illuminò di gioia.
“Proprio quello che stavo cercando. Grazie, Isabeau. Quando te lo devo…?”
“Facciamo un accordo.”
Ruby tornò ad essere sospettosa e Belle rimproverò mentalmente Rumpelstiltskin per aver causato quelle reazioni in tutte le persone che conosceva. Ma non poteva negare di amarlo anche per quello.
“Tienilo per un po’. Dubito che qualcun altro lo chieda in prestito. Se qualcuno si farà vivo, te lo richiederò indietro, altrimenti… puoi tenerlo. Questo libro ti ha chiamata, Ruby, so riconoscere quando una persona è fatta per una certa storia.”
“E… cosa dovrei fare in cambio?”
Lei rise e scosse la testa.
“Certi cavilli li lascio a mio marito. Forse il termine accordo era un po’ improprio. Se proprio vuoi, basta che non lo dici in giro.”
Ruby sembrò completamente spaesata. Uscì senza smettere di guardarla, indietreggiando lentamente. Belle ebbe difficoltà a non ridere e tornò a sedersi pensosa, appoggiando i gomiti sul bancone. Ora che era sola, poteva rielaborare la notizia. Un bambino. Si passò inconsciamente la mano tra i capelli e vide davanti a sé Rumpelstiltskin, seduto sul divano, con una bimbetta dai capelli chiari che gli si arrampicava sul petto. Lui avrebbe finto di protestare, ma ne sarebbe stato felice. Poi si sarebbero accorti che lei era lì con loro e la piccola sarebbe corsa anche da lei, supplicando d’esser presa in braccio, mentre lui le guardava con quell’espressione che solo lei gli aveva visto. Tenera, affettuosa, felice.
“Sogni ad occhi aperti, signorina French?”
Belle sussultò. Davanti a lei c’era Regina, l’ultima persona che volesse vedere quel giorno. Ma non le avrebbe permesso di contaminare la sua gioia.
“Signora Gold, non French.”
“Naturalmente. Non so come abbia potuto dimenticarmene.”
La regina non era cambiata molto in questo mondo, ma al tempo stesso era a stento riconoscibile. I capelli erano più corti, formavano un’aureola bruna intorno al viso della donna, era truccata ma non in modo aggressivo come la prima volta che l’aveva incontrata, su quella strada. Il suo tailleur non era neanche lontanamente stravagante o rivelatore come i vestiti che portava prima e non indossava solo il nero o il rosso.
“Ha bisogno di un libro, signor sindaco?”
“No. A dire il vero, volevo scambiare due parole con lei.”
Belle nascose le mani dentro un cassetto per nascondere il loro involontario tremolio.
“A che proposito?”
“So che mio figlio viene spesso qui. La voglio mettere in guardia, Isabeau: stia lontana da lui. Non voglio che lui debba fare le spese delle sue nevrosi.”
Se Regina avesse detto quelle parole a Isabeau Gold, l’avrebbe sicuramente fatta piangere. Ma stava parlando a Belle di Avonlea, di tutt’altra pasta.
Suo figlio? Ho saputo che Emma intende rimanere. Non è forse lei la sua vera madre?”
Oh, questo non le era piaciuto per niente. Gli occhi del sindaco erano freddi come ossidiana nera.
“Fossi in lei, misurerei bene le mie parole, signora Gold.”
Belle sorrise. In qualche modo, quello era il suo territorio. La regina era venuta nella sua biblioteca e quello era il suo habitat.
“Fossi in lei, signora Mills, me ne andrei prima che chiami lo sceriffo per minacce.”
“Mi prende in giro? Graham è una mia creatura.”
“E non appena mio marito saprà cos’è successo, se ne starà buono e zitto, vero?”
Un altro nervo scoperto. Regina aveva sempre avuto… non timore, ma coscienza della potenza di Rumpelstiltskin.
“Molto bene. Se la mette così… la saluto, Isabeau. Ma mi dica, si ricorda di prendere le sue medicine?”
Belle si ficcò le unghie nei palmi, ma riuscì a mantenere la sua voce piana e controllata.
“Non sapevo fosse diventata medico. Il dottor Whale sarà contento di averla come aiutante. Ora se ne vada. La biblioteca chiude, adesso, per un paio d’ore.”
Regina la fissò dura per qualche secondo, poi le voltò le spalle e se ne andò, facendola sembrare come una sua scelta.
Fa’ una cosa coraggiosa, e il coraggio verrà.
Belle guardò l’orologio: era ora di andare a fare compere per il bambino.
 
 
 
Le nove e tre quarti. Perché Rumpelstiltskin era così in ritardo? Belle era da sola, con il suo vestito bianco, le sue perle e la sua paura. Non avrebbe dovuto sfidare Regina così apertamente, doveva saperlo che si sarebbe vendicata su chi le stava caro. Si prese la giacca e uscì, portando la sua piccola pistola. C’erano alcuni vantaggi in questo mondo per le donne, che potevano difendersi con delle armi così piccole e potenti. Doveva andare dalla regina o passare prima per il negozio?
E se lui fosse stato investito? Purtroppo lei sapeva che molti avrebbero accelerato vedendolo e che nessuno gli avrebbe prestato soccorso.
Il negozio era buio, non c’erano luci. Belle vide con sgomento che un vetro era rotto. Qualcuno si era introdotto lì… e se Rumpelstiltskin lo avesse sorpreso e ci fosse stata una lotta? La porta era aperta e lei la spinse, facendola sbattere conto il muro.
Soffocò un grido con la mano. Come nei suoi incubi peggiori, Rumpelstiltskin giaceva a terra, incosciente, con il sangue che gli usciva da una tempia. Belle s’inginocchiò al suo fianco e gli tastò il polso, cercando il battito. Sospirò di sollievo quando sentì pulsioni regolari. Ma perché non si svegliava? Aveva avuto una commozione cerebrale?
“Rumpelstiltskin, svegliati. Non osare lasciarmi qui in mezzo a tutto questo casino. Non osare lasciarmi sola, hai capito? O ti perseguiterò, all’Inferno o in Paradiso.”
“Abbassa la voce, Belle, mi stai uccidendo la testa.”
Lei cadde all’indietro per lo spavento. Gli occhi di lui erano aperti, un po’ confusi, ma coscienti.
“Qual è il mio nome, Rumpelstiltskin?”
“Belle, mi pare di avertelo già detto. Non ho preso una botta grave, è meglio di quanto sembri.”
Lo aiutò ad alzarsi e lo fece sedere mentre gli bagnava via il sangue con una pezza bagnata.
“Cos’è successo? Chi è stato ad intrufolarsi qui?”
“Ashley Boyd.”
Lui evitò il suo sguardo, non volevo vedere la consapevolezza nel suo sguardo.
“Ha rubato il contratto, Belle. Quello per il bambino.”
“No!”
Lei si girò e fece due o tre giri intorno alla stanza, stringendosi le braccia per impedire alle sue mani di fare gesti sconsiderati.
“Aveva acconsentito a dare via il figlio. Perché ha cambiato idea?”
“Parlava di voler riprendersi in mano la sua vita.”
“E ti ha colpito?”
“Mi ha spruzzato lo spray al peperoncino, sono caduto e ho battuto la testa. Niente di grave o irrimediabile, dearie. Domani chiederò alla signorina Swan di cercarla.”
Belle si mise le mani sui capelli.
“Tenterà sicuramente di lasciare Storybrooke, in un modo o nell’altro. E accadono cose brutte a chi ci prova… Rumpelstiltskin, avremo il bambino, vero?”
“Non aver paura, Belle. Nessuno rompe un contratto con me.”
Lei parlava rabbiosamente, a scatti.
“La odio. È a causa sua che ti avevano imprigionato, nel nostro vecchio mondo. E adesso vuole farci ancora del male.”
“Stai tranquilla. Shh, shh…”
Lui la prese tra le braccia e le diede baci rassicuranti sul capo, cullandola nell’abbraccio.
“Mi dispiace che la cena sia saltata.”
“Non importa. L’importante è che tu adesso stia bene.”
Lui tirò fuori dalla tasca una piccola scatola di velluto rosso e gliela porse.
“Dovevo dartela con il lume della candela e lo champagne, ma a quanto pare bisogna accontentarsi di un buio banco dei pegni, dearie.”
Belle aprì e sfiorò l’anello con le dita tremanti. Le lacrime minacciavano di scendere, ma non voleva piangere, sapendo che lo avrebbe fatto preoccupare che il suo dono non fosse gradito.
“Rumpelstiltskin… è uno zaffiro?”
“Ha lo stesso colore dei tuoi occhi.”
Fu lui a metterlo al suo dito, come aveva fatto anni prima nella piccola chiesa di Storybrooke, baciandole la mano.
 
 
Belle stava bevendo del succo di mela, guardando l’ora. Erano le quattro.  Emma doveva ormai aver trovato Ashley. Si sentiva lo stomaco chiuso, un’emicrania e molto freddo. Aveva un pessimo presentimento. Il telefono al suo fianco squillò e lei fece un salto sulla sedia.
“Pronto?”
“Belle, sono in ospedale. Ashley sta avendo il bambino.”
Lei non perse tempo e mise velocemente un biberon pieno di latte caldo e una coperta morbida in borsa, poi uscì senza nemmeno chiudere a chiave la porta. Partì con la sua macchina accelerando bruscamente, tanto che sollevò parecchia polvere, ma le sembrava di sentire il ticchettio di un orologio ben chiaramente dietro di lei.
Passò con il rosso, superò di gran lunga il limite di velocità consentito, ma arrivò in dieci minuti all’ospedale. Entrò correndo, catapultandosi attraverso le porte girevoli, e si rivolse ansimando all’infermiera di turno.
“La signorina Boyd, sta partorendo, dove…?”
“Secondo corridoio a destra.”
Lei ringraziò con un cenno del capo, riprendendo fiato. Si sentiva le guance scottanti e gli occhi lucidi, tanto che si chiese come potesse apparire alle altre persone in attesa. Tutto il suo rossore si dileguò quando vide Rumpelstiltskin che parlava con Emma. Lo sguardo dell’amica era freddo, fermo. Doveva aver scoperto tutto. Cercò di catturare lo sguardo di suo marito, voleva supplicarlo di non cedere, ma era coperto. Si avvicinò cauta, trattenuta da qualcosa che non voleva farla scoprire.
“Stracci il contratto.”
“Non è quello che faccio di solito.”
Queste furono le prime parole che sentì.
“Scommetto che è illegale.”
Rumpelstiltskin si accorse di lei proprio in quel momento. Sorpassò Emma senza nemmeno darle spiegazioni per andare da lei. Era preoccupato.
“Belle, cos’hai? Sei pallida…”
Lei gli strinse la mano, le pupille dilatate.
“Ha scoperto anche che l’accordo è illegale? Non può impedirci di avere il bambino…”
“Bambina. È una femmina.”
Il cuore di Belle si strinse dolorosamente. Una figlia… tutto quello che aveva sempre sognato. Lui le mise una mano sulla guancia, che si accorse essere bagnata di lacrime.
“Belle, Belle, ascoltami…”
Lei lo ignorò e si avvicinò ad Emma. Cercò di mettere nella voce il tono più implorante che potesse usare.
“Emma, non farlo. Non far tenere la piccola ad Ashley. Lei ci aveva rinunciato…”
“È comunque la sua vera madre. Tuo marito non può vendere bambini come mercanzia.”
Belle si arrabbiò.
“Non osare parlare così di lui! Tu non sai niente, Emma Swan!”
Sentì suo marito toccarle il braccio e cercò di calmarsi.
“Abbiamo discusso della possibilità soltanto ieri, ma in me c’è già la speranza di diventare madre. Sai che posso essere una buona mamma per la bambina, vero Emma? Ti prego, lascia che succeda.”
Emma sospirò, in difficoltà. Belle poteva vedere tuttavia che era sempre decise nei suoi propositi.
“Se Ashley vuole provare a diventare madre, Alexandra è sua figlia.”
“Ma l’ha data via come una vecchia borsa di vestiti!”
“Non lei, il signor Herman.”
Belle in quel momento capì, semplicemente: non sarebbe stata madre. Non sarebbe uscita dall’ospedale reggendo un fagotto morbido tra le braccia. Si sentì pericolosamente vicina al crollo e la vista si annebbiò un poco. Non riconobbe nemmeno la sua voce che parlava ancora con Emma.
“Tieni. Avevo… avevo portato qualcosa per la bambina. Io, io…”
Non riusciva più a continuare. Le spalle erano già scosse dai singhiozzi, così si voltò e uscì, di corsa com’era entrata. Era consapevole del battito energico del bastone di Rumpelstiltskin sul pavimento, ma non si fermò fino a quando non furono nel parcheggio, lontani dall’entrata. Lei appoggiò il braccio alla colonna e vi nascose il viso, piangendo come se le si stesse spezzando il cuore. Rumpelstiltskin la fece voltare quasi con forza, stringendola forte e lei pianse ancora più intensamente, lasciando le braccia inerti lungo i fianchi.
“Belle, ti prego, non posso sopportare di vederti piangere.”
“No, no, no….”
Iniziò a tempestargli il petto di pugni, troppo deboli per ferire.
“Perché? Perché? Perché?”
Lo abbracciò e riprese a singhiozzare, senza curarsi delle persone che uscivano e li osservavano curiosi.
“Ti chiedo una sola cosa, Rumpelstiltskin. Immagino… la bambina, è p-perduta, vero?”
“Sì, Belle. La signorina Swan ha ragione. Il contratto è illegale.”
“Allora, in cambio della distruzione del contratto, chiedile di doverti un favore.”
Non aveva più lacrime e la voce era fredda.
“Non le piacerà. E ogni volta che ci penserà, quando le chiederai di assolvere il suo debito, ripenserà a quello che ci ha fatto.”
 
 
 
Angolo dell’autrice: Questo capitolo mi ha dato filo da torcere, pur essendo tra i miei preferiti, ma spero che il risultato sia di vostro gradimento! Niente presa in giro di Charming, per stavolta, ma mi rifarò nel prossimo episodio! Ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia, non vorrei deludere aspettative. Buon weekend!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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