Eccomi di
nuovo!!!
Ho aspettato il
tempo giusto (piove, piove…), l’ispirazione giusta ed ecco il risultato, che a
me piace.
Un ringraziamento e un bacione a tutti voi, oh carissimi, che avete la pazienza di aspettare i miei
aggiornamenti!
Buona
lettura!!
Tess
Capitolo
26
Hic
et nunc
La prospettiva
che il terzo giorno della scommessa stesse per volgere al termine, fu la sola
cosa che impedì a Bella di chiudersi nel bagno delle ragazze e gareggiare con
Mirtilla Malcontenta per il pianto più disperato e il viso più pallido.
Non che questo
pensiero l’avesse risparmiata da una notte insonne, né da ore di lezioni
noiosissime spedite direttamente nel dimenticatoio.
Ad ogni modo
Roberts non si era nemmeno avvicinato e di Draco nessuna traccia, fino a quel
momento.
Halleluja.
Anche e
soprattutto perché Bella aveva accuratamente e astutamente evitato ogni
possibile incontro con lui.
In ordine
aveva, per inciso: saltato la colazione – cosa di cui il suo stomaco si era
sonoramente lamentato per ore, girato alla larga dalle aule di Trasfigurazione e
Erbologia – le lezioni di Draco previste per quella mattina, saltato addirittura
anche l’amato pranzo – facendosi tenere da parte e poi recapitare qualcosa
sottobanco da Ginny.
Eccola lì, ora,
durante la pausa pomeridiana, rintanata nella Torre Grifondoro –quando si dice
il coraggio…- a buttar giù un boccone dopo l’altro, accoccolata ai piedi del
letto, con le gambe ripiegate sotto di sé e lo sguardo fisso sulle goccioline di
pioggia, che, scivolando in basso, disegnavano tante piccole scìe sul vetro
della finestra.
Non pensava a
niente in particolare, Bella, e non faceva altro che sospirare, sentendosi
schiacciare da uno strano peso, piazzato a metà dello sterno, che non andava né
su né giù.
Era stata pure
infettata dalla sindrome ‘della lacrima facile’. Una parola sbagliata, un
commento poco gentile, la vista di Draco in lontananza e giù che si aprivano i
rubinetti.
Ginny le aveva
chiaramente fatto intendere che era ora di finirla, altrimenti ci avrebbe
pensato lei a buttar giù Malfoy dalla Torre di Astronomia.
E anche
Roberts, se necessario.
E Bella li
avrebbe seguiti a ruota, se non si fosse decisa a uscire dallo stato catatonico
in cui si ostinava a ‘sopravvivere’.
Fu circa a metà
del suo lauto pasto che la porta
della camera si aprì talmente di scatto da farle rischiare un soffocamento da
cibo, l’ennesimo andato a vuoto, seguito da alcuni passi frettolosi sul tappeto
che copriva il pavimento della stanza.
Bella si
costrinse a non prestare la minima attenzione alla scocciatrice di turno.
Voleva restare
da sola.
Non voleva dare
spiegazioni. Sostanzialmente, non ne aveva di valide.
Così rimase
tranquilla in silenzio, facendo finta di niente, con la speranza che la nuova
arrivata non le facesse troppe domande e se ne andasse in
fretta.
Lasciandola sola.
Ron Weasley
l’aveva ormai bollata come ‘matta da legare quella lì, te lo dico
io’.
Qualcun altro,
a tavola, la guardava con un misto di curiosità e compassione. Sentiva
bisbigliare al suo passaggio.
Che
fastidio.
Nessuno, a
parte pochissime persone fidate, sapeva dell’umiliazione subita, della
‘scommessa’. Quei pochi si ostinavano a dirle che Malfoy andava reciso come un
ramo morto. Che era meglio così.
Non si
capacitavano della calma di Bella, soprattutto. Si sarebbero aspettati fuoco e
scintille da parte sua. Ginny aveva addirittura sperato che fosse la volta buona
per vederla rinsavire e mandare Draco al diavolo.
Non capivano.
Neppure lei si
capiva bene, a dirla tutta.
Sta di fatto
che, di tutte le alternative possibili, quella di mandare Draco al diavolo era
di sicuro l’ultima.
Assolutamente.
Da. Scartare.
Ma era la
soluzione più ovvia.
Solo l’idea,
però, la mandava letteralmente in panico.
Si sentiva
masochista.
E pure questo
la faceva star male. Non voleva essere masochista.
Ma era
masochista.
Non voleva
farsi trattare come un giocattolo.
Ma si faceva
trattare come tale.
Trangugiando
una gran sorsata d’acqua, si maledisse ancora una volta.
Maledisse la
sua debolezza, la sua dipendenza da Draco, la sua non capacità di reagire in un
momento tanto critico.
E, cosa da non
sottovalutare, Bella aveva paura.
Si faceva
schifo da quanto aveva paura.
Ecco perché
evitava Draco: perché sapeva come sarebbe finita. Tutto
lì.
A lui non
fregava granchè di tutta quella storia. E se Bella si fosse dimostrata troppo
lagnosa o fastidiosa, era sicurissima che lui avrebbe perso anche quel minimo
interesse che provava nei suoi confronti.
Quindi cosa
fare?
Starsene
nascosta come un topo di fogna. Ecco.
Risolto tutto?
Neanche per idea.
Aveva anche
accarezzato l’idea di far ingelosire Draco, cedendo alle avances di
Roberts.
Ma quel piano
presentava molte falle.
In primo luogo,
dopo una scommessa del genere, Bella dubitava che Draco potesse essere veramente
geloso di lei.
Magari
infastidito per aver perso, quello sì. D’altronde non faceva altro che
ripeterlo, no?
Non voleva fare
la figura dello zimbello. Odiava letteralmente perdere. Essere umiliato lo
faceva infuriare.
Però umiliare
gli altri, quello sì, invece, che andava bene.
Era la vocetta
irritata dentro di lei che le dava quei suggerimenti di poco
aiuto.
Bella non
poteva permettersi di infuriarsi. Lasciarsi vincere dalla rabbia avrebbe
significato solo due cose, strettamente legate: litigare con Draco, ergo perdere
Draco.
Seconda cosa.
Fare la smorfiosa con Roberts l’avrebbe fatta star male.
Non voleva altri ragazzi. Diamine. Era così
difficile da capire?
Intendiamoci.
Se le loro
strade, la sua e quella di Draco, non si fossero mai materialmente incontrate,
lui sarebbe rimasto solo un sogno.
Un sogno
irrealizzato, un ricordo serbato gelosamente e legato agli anni di
scuola.
Malfoy sarebbe
stato, nel futuro, la fonte del suo sospirare di nostalgia ripensando a
Hogwarts.
Bella aveva già
programmato tutto. La vita va avanti,
dicono.
Ma era successo
il patatrac.
Ora sapeva bene
cosa significava guardarlo negli occhi, accarezzargli i capelli, baciarlo,
averlo tutto per lei.
Bè, quasi
tutto.
Il cuore,
quello le mancava, per esempio.
Trasportata da
queste riflessioni, Bella addentò ferocemente un pezzo di
pane.
Non le fregava
nulla del dopo-Hogwarts, al momento.
Una volta
immersa nella vita vera, se ne sarebbe fatta una ragione. Ognuno per la sua
strada. Mica avrebbe implorato Draco di sposarla e stare per sempre con lei, finchè morte non ci separi. Lei non
implorava. Faceva cazzate e poi se ne pentiva.
Non
scherziamo.
Nemmeno Bella
Bothwell arrivava a tal punto.
MA.
Al momento
calcavano ancora entrambi il suolo di Hogwarts.
E B.B. voleva
stare con Draco.
Fino alla fine
dell’anno, almeno.
Fino al momento
in cui, con il suo mantello nero svolazzante e l’aria altezzosa se ne fosse
andato definitivamente, con il diploma sottobraccio.
Lasciandola
sola a leccarsi le ferite e a fargli ciao-ciao con la
manina.
Che rottura. Ma
mica poteva evitare Draco fino a giugno, no?
Senza contare
che tra un paio di settimane sarebbero dovuti andare al concerto di
Will.
Che rogna
assoluta.
Prese a pugni
il tappeto sotto di lei.
Cosa fare? Cosa
fare?
-Che palle –
sbuffò irritata, prima di addentare nuovamente il panino.
-Complimenti.
Bella si
dimenticò di masticare, mentre il suo cuore perdeva un battito chissà
dove.
Panico.
-Allora è
questo ciò che fai? Il ratto che mangia di soppiatto?
Una risatina
soffocata per la rima non voluta raggelò definitivamente Bella.
Pietrificata.
Zero ossigeno
nei polmoni.
Salivazione
annullata.
-Cazzo –
squittì, odiandosi per il tono della voce.
-Complimenti di
nuovo. Questa volta per la finezza.
Non aveva il
coraggio di voltarsi. Non ce l’aveva proprio. Aveva le allucinazioni sonore? Di
sicuro. Guardò sospettosa il panino che teneva in mano. Un tiro mancino di
Ginny? Una pozione tra le fette di roastbeef?
Udì un paio di
passi attutiti dal morbido tappeto e avvertì un movimento sul materasso del
letto. Qualcuno ci si era sdraiato sopra.
Okay. Non erano
allucinazioni sonore.
E fin
qui.
Sentì qualcosa
sfiorarle i capelli e chiuse gli occhi, trattenendo il
respiro.
La sindrome
della lacrima facile era in agguato, pronta a balzarle
addosso.
Non era pronta. Nel modo più
assoluto.
La cosa che le
stava toccando i capelli, anzi no, le cose – ce n’erano due- calde che le stavano toccando i capelli,
erano scese piano piano fino a catturarle le guance e poi il
mento.
Softly, softly.
Piano
piano.
Il soffio di un
respiro vicino all’orecchio causò contemporaneamente due reazioni: un brivido
lungo la schiena e lo scattare nella sua testolina dell’allarme rosso di
pericolo.
Un allarme che
avrebbe dovuto metterla in guardia, farle capire che era giunto il momento di
muoversi. Ma lei non lo fece.
Non
ancora.
-Bella.
Poi bastò il
suono di quella voce che pronunciava il suo nome per farla scattare. Con un
mugolio di protesta e il respiro affannato, si liberò dalle cose che l’avevano imprigionata e, a
gattoni, si allontanò il più velocemente possibile dal suo letto,
rannicchiandosi sotto alla finestra.
Pessima,
pessima figura. Ma non riusciva a controllarsi.
Non le
interessava capire né perché, né come, ma Draco era lì.
Draco!
Hic et nunc.Qui
e ora.
-Vattene –
riuscì a soffiare.
-No.
-Vattene. Vai
via, vai via!
-No, no,
no!
Se solo
l’avesse guardato, se soltanto avesse incrociato i suoi
occhi…
Poteva
permetterselo, per un secondo.
Lui era lì, a
un passo da lei, inginocchiato di fronte a lei.
E Bella cedette
all’impulso di guardarlo in viso.
I capelli, gli
occhi. Tutto perfetto. Troppo.
-Cavolo…
Un paio di
respiri. Sniff sniff e la diga
cedette.
Bella sapeva
che avrebbe dovuto smetterla subito, sapeva che Draco avrebbe finito per provare
pietà per lei e se ne sarebbe andato.
-Dannazione,
dannazione. È tutto più difficile del…tieni, tieni…- Draco le stava porgendo un
fazzoletto, imbarazzato al limite del possibile.
Bella afferrò
il fazzoletto e lo usò per nascondere il viso, tutto rosso e sfigurato dal
pianto isterico.
Lo usò anche
per soffiarci sonoramente il naso.
Passò qualche
minuto, il silenzio li avvolse e lei ne approfittò per darsi un
contegno.
Bè, per quanto
possibile, almeno.
-Come hai
fatto?
-A fare che? –
chiese lui, sorpreso…cauto. In attesa di un possibile nuovo
cedimento.
-A venire qui,
no? – sbottò lei, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
Il tono
lamentoso mise Draco in allarme. Non era capace di assistere a scene di quel
tipo. Una gli era bastata e avanzata…lo mettevano a
disagio.
-Ci sono
questioni più importanti da discutere al momento, ti pare?- l’impazienza e
l’imbarazzo l’avevano portato a usare un tono seccato.
Troppo, forse,
perché lei lo guardò con tanto d’occhi e il labbro
tremulo.
-No! Smettila
di guardarmi così! – sbottò. E, con somma sorpresa della ragazza, si alzò di
scatto, allontanandosi da lei e tornando a sedersi sul letto, fissandola più
arcigno di quanto non volesse.
L’irritazione e
la frustrazione di Bella, aumentate a dismisura dall’irruzione di Draco nella
sua intimità, stavano spingendo per venire allo scoperto.
-No! TU
smettila di guardarmi così! E poi, se dobbiamo finirla qua, vediamo di finirla
in fretta sai?
Parlando sempre
più velocemente, alzando il tono senza rendersene conto, Bella si mise prima in
ginocchio e poi si levò in piedi, per guardarlo dall’alto in
basso.
-Di
cos-
-Non ti
sopporto più! - urlò lei, interrompendolo, senza guardarlo. – Sei u-u-un
arrogante e-e-e presuntuoso, maledetto Serpeverde! Tu, con tutta la tua corte di
idioti al seguito! Roberts! Idiota pure lui! Cosa…vi…fa credere di poter gestire
la mia vita? Io non sono di vostra proprietà!! Chi diavolo - cosa – come -
avete-osato!! E tu? Tu! Anche tu e soprattutto tu! Non ci arrivi? Non ci arrivi,
dannazione? Sono qua, vivo in pratica, aspettando un tuo maledetto cenno! Cazzo!
U-u-un po’ di considerazione! Non mi sembra di chiedere tanto, no? A Natale fai
quella cosa! Vieni a casa mia! A mangiare! Fai tutto così e poi mi—mi metti
all’asta! Se ti do fastidio, basta dirlo, sai? Basta dirlo! E io mi levo dai
piedi! Idiota!!
Tornò a
fissarlo, in attesa che lui prendesse e se ne andasse, sbattendosi la porta alle
spalle e ringraziandola per aver messo fine a quella farsa tra loro due.
-Sei una
stupida, Isabella Bothwell.
Il tono della
voce, così calmo, pacato e intenso di
Draco la bloccò all’inizio della sequela di insulti che avrebbe dovuto - così
almeno Bella si era immaginata la scena - accompagnare Draco Malfoy fuori dalla
stanza e fuori dalla sua vita.
-Stupida
io?
-Sì! Guarda un
po’!! È questo che pensi? Che tu sia un fastidio per me?
-Mi sembra
ovvio, no? – sputò lei acida.
Lui picchiettò
con la mano sul materasso.
-Vieni qui,
Bella.
-No. – rispose
lei, accompagnando il monosillabo con un deciso movimento della
testa.
C’era puzza di
bruciato.
-Vieni qui, ho
detto – le ordinò.
Lei si
costrinse a sederglisi di fianco. Non troppo vicino, però. Ma lui non si
scompose e, senza dire una parola, abbracciandola, la tirò a sé. E senza troppa
gentilezza.
Poi,
prendendole la testa tra le mani, la costrinse a guardarlo. Erano a pochi
centimetri l’uno dall’altra.
-Sei conciata
da far schifo, lo sai? – non potè trattenersi dal dire
lui.
Bella stava già
per tirargli un pugno nello stomaco – davvero! Stava per farlo davvero! – quando
lui la baciò.
Così, senza
preavviso. Con un ardore che poco si adattava alla freddezza e alla crudeltà
delle parole dette poco prima.
Bella pensò, in
modo poco coerente, che le labbra di Draco erano in grado di ucciderla e, un
secondo dopo, di ridarle la vita. Così si aggrappò a lui con tutte le forze che
aveva.
Non doveva
andarsene. Non voleva che se ne andasse. Non voleva
perderlo.
Stai con me.
Ti prego. Stai con
me.
Lui l’allontanò
di scatto, tenendole sempre il viso tra le mani, fissandola
intensamente.
Si leccò le
labbra, come un gatto.
-Ascoltami
bene, perché non ripeterò queste parole. Io sono come sono, Bella. Posso essere
un idiota. Posso essere un bastardo. Un
verme dentro e fuori, come ha detto qualcuno. Posso farti soffrire. Ma so
quello che voglio. E ciò che voglio sei tu.
-Io non sono un
giocattolo, Draco. Posso essere un’ingenua, un’illusa, una stupida Grifondoro
del sesto anno…ma non sono l’ingrediente di una pozione o un premio messo in
palio in una gara di idioti. Da vincere e poi dimenticare. Da usare solo quando
ti fa comodo.
-Hai sentito
quello che ho detto, B.B.? Io ti voglio!
Glielo disse
con una tale intensità da farle tremare le ginocchia.
Ma Bella non
cedette.
Sorrise,
invece, sconsolata. E capì una cosa fondamentale.
-Mi spiace
Draco.
Lui la fissò
senza capire, un’ombra di panico negli occhi.
-Che
cosa?
-Non mi basta.
– spiegò lei, allontanandosi, senza che lui opponesse
resistenza.
-Cosa? Bella,
perché? Non ti basta? Che diavolo significa? – sbottò lui, alzandosi a sua
volta.
Lei, mordendosi
il labbro inferiore, si voltò e, andandogli vicino, gli posò le mani e la
guancia sul petto.
Con il dito
indice – il famoso dito assassino – indicò mesta un punto ben preciso del torace
di Draco, prima di staccarsi nuovamente da lui, in modo da guardarlo negli
occhi.
-Questo è ciò
che voglio…che vorrei…da te. Ma non
credo sia possibile…quindi, sai, credo che, sì, insomma… qualunque cosa sia ciò
che c’è tra di noi…credo sia meglio
finirla qui.
Per qualche
secondo Bella temette di averle solo pensate quelle cose, dato che lui non le
rispondeva.La guardava e basta. Poi, assottigliando gli occhi e piegando la
testa di lato le disse soltanto:
-Curioso.
Curioso.
L’unica cosa che sapeva dire era ‘curioso’? Bella provò l’istinto poco umano e
decoroso di azzannarlo.
-Cosa è
‘curioso’??
La prese per
mano e, senza dire niente, la trascinò lentamente verso il letto. Si sedette,
appoggiandosi allo schienale di legno e se la fece sedere in
grembo.
-Ho avuto una
rivelazione pochi giorni fa. Tre giorni fa, per
l’esattezza.
Bella non
capiva dove stesse andando a parare, ma si decise di assecondarlo. Anche perché
quella posizione le piaceva. E le piaceva anche che Draco le accarezzasse i
capelli. Non la coccolava spesso.
Rarità
preziose, quei momenti.
-La scommessa?
-No. Dopo la
scommessa. Anzi, quando ti ho rivelato la scommessa.
-Eh?
-Tu mi hai
piantato in mezzo al corridoio come un idiota.
-Sì. Te lo
meritavi.
-Io non ne sono
tanto sicuro. Comunque. Non è questo il punto. Il punto è che quando ti ho visto
andare via, ho sentito male qui. Un male tremendo.
Posò l’indice
dove l’aveva posato Bella pochi istanti prima e la guardò,
assorto.
-In quel
momento è stato come se qualcuno infilasse una mano qua dentro e mi strappasse
via qualcosa senza pietà, B.B.
-Ci sei rimasto
male? – chiese lei, con un tono vagamente esultante.
Draco alzò gli
occhi al cielo.
-Secondo te?
-Questo
dovrebbe cambiare qualcosa?
-Certo! Questo
cambia tutto, grande genio!
-Draco, è lì
che uno sente dolore, quando si tratta di sentimenti.
-Io
no.
-Non dire
scemenze.
-Non dico
scemenze. Mai.
-Tutti hanno un
cuore. Persino tu.
-Sì, ma ho
scoperto di averlo soltanto tre giorni fa.
Bella assimilò
quelle parole senza battere ciglio. In silenzio.
-Tu l’hai
risvegliato dal torpore.
-Io?
-Già. E quindi…
posso affermare in tranquillità che…bè, qualunque cosa ci sia qua dentro, è tua
di diritto – concluse bruscamente Draco.
Silenzio.
-Sempre se la
vuoi – aggiunse poi, con lo stesso tono.
-Non capisco.
-Come fai a non
capire?
-Esprimiti
meglio – Bella non era intenzionata a cedere.
-Santo Merlino!
Sei una carogna! Vuoi umiliarmi!
-Non è
questione di umiliazione, Draco! È questione di sincerità e
chiarezza.
Si fissarono in
cagnesco per qualche istante.
-Devo mettermi
a piangere, per costringerti a dirlo?
-Arriveresti
alla tortura?
-Certo.
-Oh, diamine,
d’accordo, allora!
A sorpresa,
invertì le posizioni, spingendo Bella sul materasso e sdraiandolesi praticamente
sopra, bloccandole le braccia ai lati della testa.
-Tu sei la mia
ragazza, Bella. Così ti considero io e così dovranno cominciare a considerarti
tutti gi altri idioti di questa scuola. Non ammetto troppe libertà. Non ammetto
troppe intromissioni negli affari nostri. Non so come tu abbia fatto, ma mi sei
entrata nella testa e in mezzo ai polmoni-
-Nel cuore- lo
corresse subito lei.
-…mmm. Nel
cuore. Fa quasi senso come parola. Comunque – continuò, iniziando a baciarle una
guancia – tu.mi.piaci. Troppo, perché possa fare a meno di te. Non so perché.
Avrei bisogno di uno specialista per indagare a fondo in questa mia malsana
ossessione.
-Quindi noi
stiamo insieme.
-A quanto
pare.
-Qui e
ora.
-Qui e ora, sì.
Dove e quando, sennò?
-Si fa per
dire. Tu sei il mio ragazzo, quindi.
-Bella!
-Devo capire.
Ufficialmente. Se mi chiedono: stai insieme a Malfoy? Io devo rispondere
di..?
-Di sì. Ma chi
te l’ha chiesto? Quel tizio del tuo anno! Non può essere che lui.Giusto? O la
sorella della donnola?
-Smettila!
Comunque, se ti può interessare, tutti me lo chiedono e anche tu mi
piaci.
-Non poteva
essere altrimenti.
-Stupido,
arrogante Serpeverde!
-Ma è per
questo che ti piaccio, no?
Bella ebbe
improvvisamente voglia di cancellare quel ghigno insolente con un pugno. O con
una testata sui denti.
Ma ci pensò
su.
E
nell’indecisione, lo cancellò con un bacio.