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Autore: LadyBlake    28/05/2007    12 recensioni
Primo di settembre. King’s Cross. Una ragazza che spinge un carrello stracolmo di stranezze si fa largo, a fatica, tra la moltitudine di pendolari che affollano le banchine della stazione. Guardiamo l’orologio, sono quasi le undici. È in ritardo. Ovviamente. Attenta a non attirare l’attenzione su di sè, eccola avviarsi tra il binario 9 e il 10, scomparendo alla vista di tutti. Il suo nome è Isabella. Ma nessuno la chiama così. È la signorina Bothwell per i professori. È Stellina per la mamma e Bells per suo fratello maggiore. Il resto del mondo la conosce da sempre come Bella. Oh, sì…sì, certo. Dimenticavo. C’è poi un ragazzo che l’ha ribattezzata ‘Torta alla Vaniglia’. Già. Proprio così. È accaduto precisamente oggi. Oggi, un anno fa.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Eccomi di nuovo!!!

Ho aspettato il tempo giusto (piove, piove…), l’ispirazione giusta ed ecco il risultato, che a me piace.

Un ringraziamento e un bacione a tutti voi, oh carissimi, che avete la pazienza di aspettare i miei aggiornamenti!

Buona lettura!!

Tess

 

Capitolo 26

Hic et nunc

 

La prospettiva che il terzo giorno della scommessa stesse per volgere al termine, fu la sola cosa che impedì a Bella di chiudersi nel bagno delle ragazze e gareggiare con Mirtilla Malcontenta per il pianto più disperato e il viso più pallido.

Non che questo pensiero l’avesse risparmiata da una notte insonne, né da ore di lezioni noiosissime spedite direttamente nel dimenticatoio.

Ad ogni modo Roberts non si era nemmeno avvicinato e di Draco nessuna traccia, fino a quel momento.

Halleluja.

Anche e soprattutto perché Bella aveva accuratamente e astutamente evitato ogni possibile incontro con lui.

In ordine aveva, per inciso: saltato la colazione – cosa di cui il suo stomaco si era sonoramente lamentato per ore, girato alla larga dalle aule di Trasfigurazione e Erbologia – le lezioni di Draco previste per quella mattina, saltato addirittura anche l’amato pranzo – facendosi tenere da parte e poi recapitare qualcosa sottobanco da Ginny.

Eccola lì, ora, durante la pausa pomeridiana, rintanata nella Torre Grifondoro –quando si dice il coraggio…- a buttar giù un boccone dopo l’altro, accoccolata ai piedi del letto, con le gambe ripiegate sotto di sé e lo sguardo fisso sulle goccioline di pioggia, che, scivolando in basso, disegnavano tante piccole scìe sul vetro della finestra.

Non pensava a niente in particolare, Bella, e non faceva altro che sospirare, sentendosi schiacciare da uno strano peso, piazzato a metà dello sterno, che non andava né su né giù.

Era stata pure infettata dalla sindrome ‘della lacrima facile’. Una parola sbagliata, un commento poco gentile, la vista di Draco in lontananza e giù che si aprivano i rubinetti.

Ginny le aveva chiaramente fatto intendere che era ora di finirla, altrimenti ci avrebbe pensato lei a buttar giù Malfoy dalla Torre di Astronomia.

E anche Roberts, se necessario.

E Bella li avrebbe seguiti a ruota, se non si fosse decisa a uscire dallo stato catatonico in cui si ostinava a ‘sopravvivere’.

Fu circa a metà del suo lauto pasto che la porta della camera si aprì talmente di scatto da farle rischiare un soffocamento da cibo, l’ennesimo andato a vuoto, seguito da alcuni passi frettolosi sul tappeto che copriva il pavimento della stanza.

Bella si costrinse a non prestare la minima attenzione alla scocciatrice di turno.

Voleva restare da sola.

Non voleva dare spiegazioni. Sostanzialmente, non ne aveva di valide.

Così rimase tranquilla in silenzio, facendo finta di niente, con la speranza che la nuova arrivata non le facesse troppe domande e se ne andasse in fretta.

Lasciandola sola.

Ron Weasley l’aveva ormai bollata come ‘matta da legare quella lì, te lo dico io’.

Qualcun altro, a tavola, la guardava con un misto di curiosità e compassione. Sentiva bisbigliare al suo passaggio.

Che fastidio.

Nessuno, a parte pochissime persone fidate, sapeva dell’umiliazione subita, della ‘scommessa’. Quei pochi si ostinavano a dirle che Malfoy andava reciso come un ramo morto. Che era meglio così.

Non si capacitavano della calma di Bella, soprattutto. Si sarebbero aspettati fuoco e scintille da parte sua. Ginny aveva addirittura sperato che fosse la volta buona per vederla rinsavire e mandare Draco al diavolo.

Non capivano.

Neppure lei si capiva bene, a dirla tutta.

Sta di fatto che, di tutte le alternative possibili, quella di mandare Draco al diavolo era di sicuro l’ultima.

Assolutamente. Da. Scartare.

Ma era la soluzione più ovvia.

Solo l’idea, però, la mandava letteralmente in panico.

Si sentiva masochista.

E pure questo la faceva star male. Non voleva essere masochista.

Ma era masochista.

Non voleva farsi trattare come un giocattolo.

Ma si faceva trattare come tale.

Trangugiando una gran sorsata d’acqua, si maledisse ancora una volta.

Maledisse la sua debolezza, la sua dipendenza da Draco, la sua non capacità di reagire in un momento tanto critico.

E, cosa da non sottovalutare, Bella aveva paura.

Si faceva schifo da quanto aveva paura.

Ecco perché evitava Draco: perché sapeva come sarebbe finita. Tutto lì.

A lui non fregava granchè di tutta quella storia. E se Bella si fosse dimostrata troppo lagnosa o fastidiosa, era sicurissima che lui avrebbe perso anche quel minimo interesse che provava nei suoi confronti.

Quindi cosa fare?

Starsene nascosta come un topo di fogna. Ecco.

Risolto tutto? Neanche per idea.

Aveva anche accarezzato l’idea di far ingelosire Draco, cedendo alle avances di Roberts.

Ma quel piano presentava molte falle.

In primo luogo, dopo una scommessa del genere, Bella dubitava che Draco potesse essere veramente geloso di lei.

Magari infastidito per aver perso, quello sì. D’altronde non faceva altro che ripeterlo, no?

Non voleva fare la figura dello zimbello. Odiava letteralmente perdere. Essere umiliato lo faceva infuriare.

Però umiliare gli altri, quello sì, invece, che andava bene.

Era la vocetta irritata dentro di lei che le dava quei suggerimenti di poco aiuto.

Bella non poteva permettersi di infuriarsi. Lasciarsi vincere dalla rabbia avrebbe significato solo due cose, strettamente legate: litigare con Draco, ergo perdere Draco.

Seconda cosa. Fare la smorfiosa con Roberts l’avrebbe fatta star male.

Non voleva altri ragazzi. Diamine. Era così difficile da capire?

Intendiamoci.

Se le loro strade, la sua e quella di Draco, non si fossero mai materialmente incontrate, lui sarebbe rimasto solo un sogno.

Un sogno irrealizzato, un ricordo serbato gelosamente e legato agli anni di scuola.

Malfoy sarebbe stato, nel futuro, la fonte del suo sospirare di nostalgia ripensando a Hogwarts.

Bella aveva già programmato tutto. La vita va avanti, dicono.

Ma era successo il patatrac.

Ora sapeva bene cosa significava guardarlo negli occhi, accarezzargli i capelli, baciarlo, averlo tutto per lei.

Bè, quasi tutto.

Il cuore, quello le mancava, per esempio.

Trasportata da queste riflessioni, Bella addentò ferocemente un pezzo di pane.

Non le fregava nulla del dopo-Hogwarts, al momento.

Una volta immersa nella vita vera, se ne sarebbe fatta una ragione. Ognuno per la sua strada. Mica avrebbe implorato Draco di sposarla e stare per sempre con lei, finchè morte non ci separi. Lei non implorava. Faceva cazzate e poi se ne pentiva.

Non scherziamo.

Nemmeno Bella Bothwell arrivava a tal punto.

MA.

Al momento calcavano ancora entrambi il suolo di Hogwarts.

E B.B. voleva stare con Draco.

Fino alla fine dell’anno, almeno.

Fino al momento in cui, con il suo mantello nero svolazzante e l’aria altezzosa se ne fosse andato definitivamente, con il diploma sottobraccio.

Lasciandola sola a leccarsi le ferite e a fargli ciao-ciao con la manina.

Che rottura. Ma mica poteva evitare Draco fino a giugno, no?

Senza contare che tra un paio di settimane sarebbero dovuti andare al concerto di Will.

Che rogna assoluta.

Prese a pugni il tappeto sotto di lei.

Cosa fare? Cosa fare?

-Che palle – sbuffò irritata, prima di addentare nuovamente il panino.

-Complimenti.

Bella si dimenticò di masticare, mentre il suo cuore perdeva un battito chissà dove.

Panico.

-Allora è questo ciò che fai? Il ratto che mangia di soppiatto?

Una risatina soffocata per la rima non voluta raggelò definitivamente Bella.

Pietrificata.

Zero ossigeno nei polmoni.

Salivazione annullata.

-Cazzo – squittì, odiandosi per il tono della voce.

-Complimenti di nuovo. Questa volta per la finezza.

Non aveva il coraggio di voltarsi. Non ce l’aveva proprio. Aveva le allucinazioni sonore? Di sicuro. Guardò sospettosa il panino che teneva in mano. Un tiro mancino di Ginny? Una pozione tra le fette di roastbeef?

Udì un paio di passi attutiti dal morbido tappeto e avvertì un movimento sul materasso del letto. Qualcuno ci si era sdraiato sopra.

Okay. Non erano allucinazioni sonore.

E fin qui.

Sentì qualcosa sfiorarle i capelli e chiuse gli occhi, trattenendo il respiro.

La sindrome della lacrima facile era in agguato, pronta a balzarle addosso.

 Non era pronta. Nel modo più assoluto.

La cosa che le stava toccando i capelli, anzi no, le cose – ce n’erano due-  calde che le stavano toccando i capelli, erano scese piano piano fino a catturarle le guance e poi il mento.

Softly, softly.

Piano piano.

Il soffio di un respiro vicino all’orecchio causò contemporaneamente due reazioni: un brivido lungo la schiena e lo scattare nella sua testolina dell’allarme rosso di pericolo.

Un allarme che avrebbe dovuto metterla in guardia, farle capire che era giunto il momento di muoversi. Ma lei non lo fece.

Non ancora.

-Bella.

Poi bastò il suono di quella voce che pronunciava il suo nome per farla scattare. Con un mugolio di protesta e il respiro affannato, si liberò dalle cose che l’avevano imprigionata e, a gattoni, si allontanò il più velocemente possibile dal suo letto, rannicchiandosi sotto alla finestra.

Pessima, pessima figura. Ma non riusciva a controllarsi.

Non le interessava capire né perché, né come, ma Draco era lì.

Draco!

Hic et nunc.Qui e ora.

-Vattene – riuscì a soffiare.

-No.

-Vattene. Vai via, vai via!

-No, no, no!

Se solo l’avesse guardato, se soltanto avesse incrociato i suoi occhi…

Poteva permetterselo, per un secondo.

Lui era lì, a un passo da lei, inginocchiato di fronte a lei.

E Bella cedette all’impulso di guardarlo in viso.

I capelli, gli occhi. Tutto perfetto. Troppo.

-Cavolo…

Un paio di respiri. Sniff sniff e la diga cedette.

Bella sapeva che avrebbe dovuto smetterla subito, sapeva che Draco avrebbe finito per provare pietà per lei e se ne sarebbe andato.

-Dannazione, dannazione. È tutto più difficile del…tieni, tieni…- Draco le stava porgendo un fazzoletto, imbarazzato al limite del possibile.

Bella afferrò il fazzoletto e lo usò per nascondere il viso, tutto rosso e sfigurato dal pianto isterico.

Lo usò anche per soffiarci sonoramente il naso.

Passò qualche minuto, il silenzio li avvolse e lei ne approfittò per darsi un contegno.

Bè, per quanto possibile, almeno.

-Come hai fatto?

-A fare che? – chiese lui, sorpreso…cauto. In attesa di un possibile nuovo cedimento.

-A venire qui, no? – sbottò lei, come fosse la cosa più ovvia del mondo.

Il tono lamentoso mise Draco in allarme. Non era capace di assistere a scene di quel tipo. Una gli era bastata e avanzata…lo mettevano a disagio.

-Ci sono questioni più importanti da discutere al momento, ti pare?- l’impazienza e l’imbarazzo l’avevano portato a usare un tono seccato.

Troppo, forse, perché lei lo guardò con tanto d’occhi e il labbro tremulo.

-No! Smettila di guardarmi così! – sbottò. E, con somma sorpresa della ragazza, si alzò di scatto, allontanandosi da lei e tornando a sedersi sul letto, fissandola più arcigno di quanto non volesse.

L’irritazione e la frustrazione di Bella, aumentate a dismisura dall’irruzione di Draco nella sua intimità, stavano spingendo per venire allo scoperto.

-No! TU smettila di guardarmi così! E poi, se dobbiamo finirla qua, vediamo di finirla in fretta sai?

Parlando sempre più velocemente, alzando il tono senza rendersene conto, Bella si mise prima in ginocchio e poi si levò in piedi, per guardarlo dall’alto in basso.

-Di cos-

-Non ti sopporto più! - urlò lei, interrompendolo, senza guardarlo. – Sei u-u-un arrogante e-e-e presuntuoso, maledetto Serpeverde! Tu, con tutta la tua corte di idioti al seguito! Roberts! Idiota pure lui! Cosa…vi…fa credere di poter gestire la mia vita? Io non sono di vostra proprietà!! Chi diavolo - cosa – come - avete-osato!! E tu? Tu! Anche tu e soprattutto tu! Non ci arrivi? Non ci arrivi, dannazione? Sono qua, vivo in pratica, aspettando un tuo maledetto cenno! Cazzo! U-u-un po’ di considerazione! Non mi sembra di chiedere tanto, no? A Natale fai quella cosa! Vieni a casa mia! A mangiare! Fai tutto così e poi mi—mi metti all’asta! Se ti do fastidio, basta dirlo, sai? Basta dirlo! E io mi levo dai piedi! Idiota!!

Tornò a fissarlo, in attesa che lui prendesse e se ne andasse, sbattendosi la porta alle spalle e ringraziandola per aver messo fine a quella farsa tra loro due.

-Sei una stupida, Isabella Bothwell.

Il tono della voce, così calmo, pacato e intenso di Draco la bloccò all’inizio della sequela di insulti che avrebbe dovuto - così almeno Bella si era immaginata la scena - accompagnare Draco Malfoy fuori dalla stanza e fuori dalla sua vita.

-Stupida io?

-Sì! Guarda un po’!! È questo che pensi? Che tu sia un fastidio per me?

-Mi sembra ovvio, no? – sputò lei acida.

Lui picchiettò con la mano sul materasso.

-Vieni qui, Bella.

-No. – rispose lei, accompagnando il monosillabo con un deciso movimento della testa.

C’era puzza di bruciato.

-Vieni qui, ho detto – le ordinò.

Lei si costrinse a sederglisi di fianco. Non troppo vicino, però. Ma lui non si scompose e, senza dire una parola, abbracciandola, la tirò a sé. E senza troppa gentilezza.

Poi, prendendole la testa tra le mani, la costrinse a guardarlo. Erano a pochi centimetri l’uno dall’altra.

-Sei conciata da far schifo, lo sai? – non potè trattenersi dal dire lui.

Bella stava già per tirargli un pugno nello stomaco – davvero! Stava per farlo davvero! – quando lui la baciò.

Così, senza preavviso. Con un ardore che poco si adattava alla freddezza e alla crudeltà delle parole dette poco prima.

Bella pensò, in modo poco coerente, che le labbra di Draco erano in grado di ucciderla e, un secondo dopo, di ridarle la vita. Così si aggrappò a lui con tutte le forze che aveva.

Non doveva andarsene. Non voleva che se ne andasse. Non voleva perderlo.

Stai con me.  Ti prego. Stai con me.

Lui l’allontanò di scatto, tenendole sempre il viso tra le mani, fissandola intensamente.

Si leccò le labbra, come un gatto.

-Ascoltami bene, perché non ripeterò queste parole. Io sono come sono, Bella. Posso essere un idiota. Posso essere un bastardo. Un verme dentro e fuori, come ha detto qualcuno. Posso farti soffrire. Ma so quello che voglio. E ciò che voglio sei tu.

-Io non sono un giocattolo, Draco. Posso essere un’ingenua, un’illusa, una stupida Grifondoro del sesto anno…ma non sono l’ingrediente di una pozione o un premio messo in palio in una gara di idioti. Da vincere e poi dimenticare. Da usare solo quando ti fa comodo.

-Hai sentito quello che ho detto, B.B.? Io ti voglio!

Glielo disse con una tale intensità da farle tremare le ginocchia.

Ma Bella non cedette.

Sorrise, invece, sconsolata. E capì una cosa fondamentale.

-Mi spiace Draco.

Lui la fissò senza capire, un’ombra di panico negli occhi.

-Che cosa?

-Non mi basta. – spiegò lei, allontanandosi, senza che lui opponesse resistenza.

-Cosa? Bella, perché? Non ti basta? Che diavolo significa? – sbottò lui, alzandosi a sua volta.

Lei, mordendosi il labbro inferiore, si voltò e, andandogli vicino, gli posò le mani e la guancia sul petto.

Con il dito indice – il famoso dito assassino – indicò mesta un punto ben preciso del torace di Draco, prima di staccarsi nuovamente da lui, in modo da guardarlo negli occhi.

-Questo è ciò che voglio…che vorrei…da te. Ma non credo sia possibile…quindi, sai, credo che, sì, insomma… qualunque cosa sia ciò che c’è tra  di noi…credo sia meglio finirla qui.

Per qualche secondo Bella temette di averle solo pensate quelle cose, dato che lui non le rispondeva.La guardava e basta. Poi, assottigliando gli occhi e piegando la testa di lato le disse soltanto:

-Curioso.

Curioso. L’unica cosa che sapeva dire era ‘curioso’? Bella provò l’istinto poco umano e decoroso di azzannarlo.

-Cosa è ‘curioso’??

La prese per mano e, senza dire niente, la trascinò lentamente verso il letto. Si sedette, appoggiandosi allo schienale di legno e se la fece sedere in grembo.

-Ho avuto una rivelazione pochi giorni fa. Tre giorni fa, per l’esattezza.

Bella non capiva dove stesse andando a parare, ma si decise di assecondarlo. Anche perché quella posizione le piaceva. E le piaceva anche che Draco le accarezzasse i capelli. Non la coccolava spesso.

Rarità preziose, quei momenti.

-La scommessa?

-No. Dopo la scommessa. Anzi, quando ti ho rivelato la scommessa.

-Eh?

-Tu mi hai piantato in mezzo al corridoio come un idiota.

-Sì. Te lo meritavi.

-Io non ne sono tanto sicuro. Comunque. Non è questo il punto. Il punto è che quando ti ho visto andare via, ho sentito male qui. Un male tremendo.

Posò l’indice dove l’aveva posato Bella pochi istanti prima e la guardò, assorto.

-In quel momento è stato come se qualcuno infilasse una mano qua dentro e mi strappasse via qualcosa senza pietà, B.B.

-Ci sei rimasto male? – chiese lei, con un tono vagamente esultante.

Draco alzò gli occhi al cielo.

-Secondo te?

-Questo dovrebbe cambiare qualcosa?

-Certo! Questo cambia tutto, grande genio!

-Draco, è lì che uno sente dolore, quando si tratta di sentimenti.

-Io no.

-Non dire scemenze.

-Non dico scemenze. Mai.

-Tutti hanno un cuore. Persino tu.

-Sì, ma ho scoperto di averlo soltanto tre giorni fa.

Bella assimilò quelle parole senza battere ciglio. In silenzio.

-Tu l’hai risvegliato dal torpore.

-Io?

-Già. E quindi… posso affermare in tranquillità che…bè, qualunque cosa ci sia qua dentro, è tua di diritto – concluse bruscamente Draco.

Silenzio.

-Sempre se la vuoi – aggiunse poi, con lo stesso tono.

-Non capisco.

-Come fai a non capire?

-Esprimiti meglio – Bella non era intenzionata a cedere.

-Santo Merlino! Sei una carogna! Vuoi umiliarmi!

-Non è questione di umiliazione, Draco! È questione di sincerità e chiarezza.

Si fissarono in cagnesco per qualche istante.

-Devo mettermi a piangere, per costringerti a dirlo?

-Arriveresti alla tortura?

-Certo.

-Oh, diamine, d’accordo, allora!

A sorpresa, invertì le posizioni, spingendo Bella sul materasso e sdraiandolesi praticamente sopra, bloccandole le braccia ai lati della testa.

-Tu sei la mia ragazza, Bella. Così ti considero io e così dovranno cominciare a considerarti tutti gi altri idioti di questa scuola. Non ammetto troppe libertà. Non ammetto troppe intromissioni negli affari nostri. Non so come tu abbia fatto, ma mi sei entrata nella testa e in mezzo ai polmoni-

-Nel cuore- lo corresse subito lei.

-…mmm. Nel cuore. Fa quasi senso come parola. Comunque – continuò, iniziando a baciarle una guancia – tu.mi.piaci. Troppo, perché possa fare a meno di te. Non so perché. Avrei bisogno di uno specialista per indagare a fondo in questa mia malsana ossessione.

-Quindi noi stiamo insieme.

-A quanto pare.

-Qui e ora.

-Qui e ora, sì. Dove e quando, sennò?

-Si fa per dire. Tu sei il mio ragazzo, quindi.

-Bella!

-Devo capire. Ufficialmente. Se mi chiedono: stai insieme a Malfoy? Io devo rispondere di..?

-Di sì. Ma chi te l’ha chiesto? Quel tizio del tuo anno! Non può essere che lui.Giusto? O la sorella della donnola?

-Smettila! Comunque, se ti può interessare, tutti me lo chiedono e anche tu mi piaci.

-Non poteva essere altrimenti.

-Stupido, arrogante Serpeverde!

-Ma è per questo che ti piaccio, no?

Bella ebbe improvvisamente voglia di cancellare quel ghigno insolente con un pugno. O con una testata sui denti.

Ma ci pensò su.

E nell’indecisione, lo cancellò con un bacio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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