Parte 13
Angel era uscito da qualche ora e Buffy si godeva il
silenzio dell’Hyperion Hotel. Quel posto le piaceva molto, l’hotel richiamava
alla mente il senso di precarietà delle loro vite, dove niente era stabile. Non
ancora. Tutto si reggeva su delicatissimi e fragili equilibri. Per ora, era solo
l’inizio di qualcosa.. qualunque cosa
fosse, ma ancora senza radici stabili. Con Angel, c’era ancora molto da
chiarire, da raccontare, da farsi perdonare a vicenda ..o forse no, ma avevano deciso, che per
ora, valeva la pena tentare. Angel, forse più di Buffy, era molto determinato a
far si, che fra loro le cose funzionassero. Almeno per una volta, disse quasi
implorando, quando rispose alla sua domanda. Fra noi le cose funzioneranno?
Non avevano fatto grandi progetti per il futuro,
avevano deciso di comune accordo, di vivere nel presente. Ora erano in fase di
adattamento. Entrambi. Volevano stare insieme, e fin tanto che lo volevano
insieme, avrebbe potuto funzionare. Le ombre però, erano ancora tutte lì, ma
lei, al momento, non aveva alcuna intenzione di tornare a Londra. Non subito
almeno.
Non lo disse ad Angel, ma la decisione di rimanere a
L.A, non dipendeva solo dal fatto che voleva stare con lui. Aveva preso questa
decisione, anche perché era
preoccupata per Connor. L’ultima volta che l’aveva visto, era seduto per terra
nella loro camera, con lo sguardo allucinato. In mano teneva quella foto che a
Buffy trasmetteva molta inquietudine. Era passata una settimana da allora,
Connor non si era più fatto vedere, né rispondeva al telefono. Lei
istintivamente sentì che doveva restargli accanto. Inutile dire che Angel era
preoccupatissimo per suo figlio e tutte le sere usciva per controllare da lontano che lui stesse
bene.
Ed era per questo che era uscito al calar del sole,
non stava via molto, solo qualche ora, non voleva lasciare Buffy da sola,
nonostante lei insistesse nel ricordargli che aveva vissuto più di una vita, in
compagnia solo di sé stessa. Ma questo era Angel e lei lo amava anche per
questo.
Buffy gironzolò un po’ qua e là, godendosi il ‘non aver grossi impegni per la serata’.
Pensò che adesso avrebbe voluto preparare una torta per Dawn, domani sarebbe
arrivata con il primo volo da Londra, visto che il college chiudeva per le
vacanze di Halloween. Non voleva però usare il microonde. Angel non l’aveva
fatto e lei percepì che quell’oggetto apparteneva a lui, a Connor e alla loro
storia recente. Era stato proprio Connor a confessarglielo e Buffy ricambiò la
stessa attenzione che lui aveva riposto nei confronti di un altro banalissimo
oggetto. La loro teiera, la cui
storia invece apparteneva al passato di Buffy e Angel. Niente microonde, pensò. Non l’avrebbe
usato finché Connor non fosse tornato e in quel momento, decise che sarebbe
accaduto presto. Lui l’aveva ricondotta da Angel e lei lo avrebbe riportato a
casa. Da Angel.
Corse su in camera e prese una busta che aveva riposto
nell’armadio. La sera prima erano usciti insieme per negozi e Buffy aveva
comprato una felpa per Connor, pensò che fosse una buona scusa per giustificare
la sua presenza al campus. Infilò il cappotto, decisa più che mai, che era la
cosa giusta da fare. Voleva parlare con Connor.
“Penso voglia stare da solo.” La voce la fece
trasalire, non era più abituata a veder Angel comparire dal nulla. “Angel?” Lui
sorrise, si sedette sul letto osservando ancora quella foto, e non riuscì a
nascondere la sua ansia. Disse che comunque era riuscito a parlare con Connor.
“e..?” chiese Buffy in ansia.
“al telefono dice
che sta bene, ma..”
“..ma tu non gli
credi”
Neppure lei gli
credeva e confidò ad Angel la strana sensazione che sentiva nel guardare quella
foto. Lui però non vedeva nulla di anomalo, ricordava anche quando era stata
scattata. “Non lo so Angel, ma quella foto è.. non lo so.. è strana..” L’istinto
le diceva che dovevano parlare con Connor e dovevano farlo subito. “Sai una
cosa? stasera si cena tutti insieme.. da domani sarò occupata con Dawn per tutta
la settimana, ma stanotte Connor deve essere a casa, con noi. Qualcosa lo ha
spaventato, e lo sta allontanando dalla sua famiglia. Io non starò a guardare
mentre accade. Andiamo a riprendercelo ..e intendo dire.. con le buone o con le
cattive..”
Angel era
assolutamente affascinato dai suoi gesti, dalla rabbia che infiammava le sue
parole, e dalla dolcezza implicita dei suoi sorrisi. Si chiese quanto sarebbe
stata diversa la sua vita, se in tutti quegli anni, avesse avuto lei accanto.
Connor avrebbe tentato il suicidio? Lui sarebbe finito alla W&H? Doyle,
Cordelia, Fred, Wesley, Gunn e Lorne sarebbero ancora vivi? Si alzò, la prese
per mano, e uscendo dalla stanza, disse. “Andiamo a
riprendercelo.”
Intanto Connor era
più depresso dei giorni precedenti. Risentire Angel aveva riacutizzato la
ferita, che lui aveva tentato di nascondere con l’iperattività, ma non ingannava
nessuno, men che meno Tommy. “Secondo me.. è una cazzata, Connor” Disse, mentre
finiva di riempire lo zaino. “Hai deciso di stare qua mentre tutti noi torniamo
a casa per le vacanze.. beh, è una pessima idea. Questo è esattamente quello che
non si deve fare quando si è depressi..”
“Non sono depresso. Ho un sacco di roba da recuperare.
Mi sono già preso una vacanza di una settimana, ricordi? ne approfitterò per
rimettermi in pari ..e il campus deserto è perfetto..”
Tommy sentì il suono del clacson di un furgone che
conosceva bene e sbirciò dalla finestra. Sorrise. “È mio padre.. devo andare”
Aveva sorriso non perché vide suo padre, ma perché lui stava abbracciando una
vecchia amica che non vedeva da tempo. Buffy Summers. Tommy non disse nulla a
Connor, ma sapere che lui non sarebbe rimasto da solo al campus, lo rassicurò
molto. Non vedeva Angel, ma l’importante era che qualcuno si prendesse cura di
Connor.
“ok,
vado.. comunque stare soli quando si è depressi è una gigantesca cazzata, Connor..”
Lui stava per ribattere quando sentì una
voce..
“Connor non è solo, nonostante gli piaccia crederlo.
Suo padre è venuto a prenderlo”
..quella voce, che lo fece sobbalzare e lo fece saltar
giù dal letto, in cui era ormai sdraiato da ore, circondato da libri che non
aveva nessuna voglia di leggere. Non poté nascondere né la sorpresa, né la gioia
che sentiva in quel momento, ma non disse nulla. Si limitò a guardare Angel.
Stava proprio davanti a lui, poggiato allo stipite della porta, in mano teneva
una busta e gli sorrideva, scrutandolo intensamente. Connor salutò
distrattamente Tommy che usciva. Così fece Angel, che gli sorrise, spostandosi
per farlo passare. “Tuo padre è giù che aspetta”
Poi rivolse di nuovo l’attenzione a suo figlio e come
sempre, parlarono solo con gli sguardi. Connor si avvicinò di più, senza mai
interrompere il contatto visivo. Accidenti, era strafelice di vederlo.
Cercò di captare il suo stato d’animo. Percepì grande forza e determinazione in
lui, come non sentiva da tempo. Immaginò che l’artefice di questo miracolo fosse
Buffy.
“Ciao” disse sottovoce “Cosa.. ci fai qui a
quest’ora?” Se ora Angel avesse smesso di guardarlo come se volesse fargli la
radiografia, gli sarebbe stato molto grato. Si sentiva a disagio, e distolse lo
sguardo. Perché stava lì immobile e non entrava? Era passato solo per un
salutino?
“Posso entrare?”
“Cosa?”
“Devi invitarmi ad entrare, Connor ..se non mi inviti
non..”
“Ohhh, certo.. giusto..” Connor annuì, ancora più a
disagio. Angel rise “Sarebbe un si?”
“SI. È un
si. Scusa non ci aveva pensato.. non sei mai venuto qui.. ohhh scusa il casino..
c’è un po’ di disordine. Tommy ha buttato tutto all’aria mentre faceva la
valigia per.. oh, lo sai che suo padre è.. si lo sai.. l’hai visto giù. Entra
pure.. aspè.. libero il letto, puoi sederti.. se
vuoi”
Accidenti,
era nervosissimo, ma assolutamente felice che lui vedesse finalmente la sua
stanza.
Angel l’aiutò a spostare i libri dal letto e si
sedette accanto a lui, guardandosi un po’ in giro, per memorizzare quanti più
particolari poteva, nel tentativo di capire qualcosa di più di suo figlio. Era
quella la stanza in cui aveva vissuto negli ultimi cinque anni. Si rese conto di
quanto davvero poco sapesse della sua vita. Ricordò di aver provato la stessa
sensazione, quando anni prima, era entrato nella stanza di Buffy, al college, e
come allora, anche adesso si sentì perso.
Ora avrebbe voluto che Buffy fosse lì ad aiutarlo,
perché parlare con Connor non era mai stata un impresa facile. Ricordò a sé
stesso il motivo della sua presenza lì. Era lì per riprendersi suo figlio, era
lì per riportarlo a casa ad ogni costo. Non sarebbe più successo quello che
successe anni prima in quel maledetto centro commerciale. Connor non era solo,
non lo era mai stato, e lui era lì per dirgli questo. Suo figlio doveva sapere
con certezza assoluta che lui lo amava.
“Connor? cosa è successo? Sei.. sei andato via così..
senza salutare.. hai detto quelle cose..”
Vide il suo nervosismo e pensò che forse stava
sbagliando tutto, ancora una volta. Ma quando Connor lo guardò dritto negli
occhi, vide la sua emozione e comprese che lui era spaventato.
“Stanno succedendo delle cose strane.. è da un po’ che
volevo parlartene, ma sembra che non sia mai il momento giusto.. vorrei.. vorrei
aggiustare le cose, papà.. ma per quanto io tenti.. succede sempre qualcosa che
manda tutto all’aria e sono stanco di tutto questo..”
Angel posò la busta sul letto e con un braccio gli
circondò le spalle “Isolarsi però, non è il modo migliore di aggiustare le cose.
Qualunque cosa stia accadendo, noi la risolveremmo insieme.. non c’è nulla che
non si possa sistemare..”
“È l’uomo che ha vissuto isolandosi dal mondo per gli
ultimi quattro anni, a parlare? Perché non è che tu hai fatto meglio di me ..e
per quanto riguarda il risolvere le cose insieme.. dimentichi tutta la storia
dell’accordo? Solo un giorno al mese
..e ora pare non ci sia più neppure quello.. io non riesco a.. ci sono un
sacco di cose che non riesco a capire..”
“Di che parli? Connor, cosa non riesci a capire? Ti ho
già detto che il nostro accordo..”
“NO. Il tuo accordo, papà. Quello era il tuo accordo,
ed era l’unico modo per poterti vedere..”
“Ok, è vero.. erano le mie condizioni, ma ora le cose
sono diverse. Ti ho già detto che non c’è più quell’accordo.. sul resto.. hai
ragione. Ho vissuto isolato per quattro anni, ma ti ho anche detto che avevo le
mie ragioni ed ora le conoscerai, ma se ti allontani da me, come faccio a..
okkk, ora dimmi cosa non capisci, a me puoi dire
tutto..”
Connor aveva molti dubbi su questo. Poteva dirgli che
era certo che la vita che stavano vivendo era solo una bugia? E lui avrebbe
davvero capito? gli avrebbe creduto? E su
questa cosa dell’accordo, perché accidenti non era più chiaro? “Cosa vuol
dire non c’è più l’accordo?”
Angel
sospirò in frustrazione. A volte Connor comprendeva al volo, anche aldilà delle
parole, a volte doveva spiegargli anche le cose più elementari e questa era una
di quelle volte.
“Vuol dire che non c’è più nessun limite di tempo.
Vuol dire che possiamo stare insieme tutte le volte che vogliamo. Vuol dire che
potremo anche decidere, che tu ti trasferisci in modo permanente da me.
Insomma.. non c’è più quell’accordo..” Sospirò ancora, ma stavolta per la
stanchezza. Parlare lo svuotava di molte energie e lui non era mai stato un
chiacchierone.
Connor si morse le labbra nervosamente, abbassò lo
sguardo, dandosi mille volte dello stupido. Lui aveva capito esattamente il
contrario. Per lui, “il nostro accordo
non esiste più” significava che non potevano più vedersi, neppure una volta al mese. Per questo era
scappato via, perché dopo aver avuto quella visione, e aver visto la loro vita reale, sapere
che in questa realtà suo padre non volesse più vederlo, faceva male da morire.
Aveva trascorso una settimana terribile e ora scopriva che molte delle sue paure
erano infondate. Forse era meglio non dirlo ad Angel, era certo che l’avrebbe
ferito, ed era l’ultima cosa che voleva. Si limitò a sorridere visibilmente
sollevato dalle sue parole.
Angel però non è era uno che si accontentava della
superficie e sapeva che doveva battere il
ferro finché era caldo. “Hai pensato che non volessi più vederti, non è
vero? Connor? ..ma allora tu non mi stai a sentire quando parlo? ..come hai
potuto pensare che io..”
“Ero.. ero un po’ sconvolto in quel momento.. io ero..
okkk, noi dobbiamo parlare, papà..”
Angel annuì “Si,
ma non qui. Prendi le tue cose e andiamo a casa.. questo posto deserto
non..”
“Non lo so se è
una buona idea.. voglio dire.. c’è anche Buffy. Voi avete bisogno dei vostri
spazi. Poi, io devo recuperare un sacco di lezioni perse.. ho un esame fra dieci
giorni. Questa vacanza è l’ideale per.. qua non avrò distrazioni.. ho davvero un
sacco da fare.. dico sul serio”
“Buffy non è affar
tuo.” Disse Angel con voce decisa, poi gli sorrise “Chi pensi abbia deciso che
stasera noi tre abbiamo una cena da preparare insieme? Non resterai qua, in
questo dormitorio deserto, tutto solo per una settimana. Chiaro? Hai molto da
studiare? Bene, l’Hyperion è perfetto. Hai tutto lo spazio e il silenzio che
vuoi, e la tua camera è.. beh, la vedrai”
“Sembra
interessante..” Connor sorrise “..ma”
“Niente ma.. hai
solo due opzioni, Connor. O vieni con me a casa, oppure, se preferisci, vieni lo
stesso con me e ti accompagno dai Reilly.. ma TU non resti qui. IO non ti lascio
qua da solo per una settimana a.. a inseguire pensieri che.. è già accaduto in
passato Connor, non accadrà mai più. Se solo io fossi stato un padre più
presente, tu non avresti.. NO, Connor.. siamo già stati lì.. e non vogliamo
tornarci. Né io né tu, e noi non siamo più quelli di prima..” Aveva alzato la
voce, forse un po’ troppo, forse voleva sedare anche le sue paure, non solo
quelle di suo figlio, ma comunque funzionò, perché Connor annuì acconsentendo ad
andare con lui.
“No, dai Reilly
no. È
davvero l’ultimo posto in cui voglio stare adesso. Va bene, vengo con te.” Aveva però bisogno di non
far trapelare eccessiva emozione, perché al momento non sarebbe riuscito a
gestirla, quindi ridacchiò nervosamente e chiese. “Cos’hai dentro quella
busta?”
“È
per te.. è una cosa che Buffy ha preso per te..”
“Wow.. una felpa
rossa.. sembra un po’ grande ma.. è carina.. grazie ..e questi? Cosa
sono?”
Adesso fu Angel a
ridere. Aveva completamente dimenticato di aver acquistato dei gadget per Connor
e aveva anche dimenticato che erano in quella busta. Ormai la sorpresa era
andata, tanto valeva dirgli subito cosa aveva in mente. “Ohhh.. quelli sono per
te.. cioè.. per noi..”
“Due cappellini
con il logo della Los Angeles Kings?
Buffy ha.. lei ha comprato questi cosi?”
“Non essere stupido, adesso..” disse Angel tutto
soddisfatto del suo acquisto “è ovvio che non gli ha comprati Buffy.. gli ho
comprati io.. hai visto che cosa c’è scritto sotto il
logo?”
“Ah, ecco.. così va già meglio, perché stavo perdendo
tonnellate di stima per Buffy, se.. fosse stata lei a comprare questi cosi ..e invece no.. sei stato
tu.. ma che sorpresa..”
Il tono di Connor era divertito e rideva apertamente.
I cappellini erano davvero strani, ma Angel gli aveva comprati per una ragione e
lui gli avrebbe conservati fra le sue cose, quelle private che appartenevano
solo a lui. Lesse la scritta sotto il logo. Sorrise e pensò che suo padre
riusciva sempre, in un modo o nell’altro, a mettergli l’anima in subbuglio.
Let’s Go, Los Angeles Kings. We Are
the Champions.
Era un incitazione ad andare avanti, era un invito a
non fermarsi davanti alle difficoltà, perché loro erano campioni. Comprese il
messaggio di suo padre e ora voleva abbracciarlo, ma non voleva cedere alle
emozioni, perché sentiva di essere ancora vulnerabile in quel momento, e come
sempre, anche questa volta rispose con ironia. “Io ti ringrazio, papà.. sono
carini, ma non penserai sul serio che indosserò questo.. cappellino.. perché
mai..”
Non osò continuare, perché quando vide ciò che gli
mostrava Angel, le sue difese andarono in frantumi. Accidenti, suo padre era
straordinario e ancora una volta era riuscito a
sorprenderlo.
“Mai?
Neppure domani notte? Quando saremo in prima fila a vedere la partita? Ci pensi,
Connor? Los Angeles Kings contro
Philadelphia Flyers.
È
un evento unico
e giocano la loro prima partita in notturna, qui a L.A ..e noi due saremo
proprio là, in prima fila. Certo, se hai parecchio da studiare posso rivendere
questi a biglietti a qualcuno..”
Angel aveva estratto due biglietti dalla tasca interna
della sua giacca e li sventolava, tutto soddisfatto, sotto il naso di Connor che
non sapeva più che fare o pensare. I suoi amici aveva parlato per giorni di
questo evento sportivo unico e irripetibile. Connor sapeva che trovare i
biglietti era impossibile e men che meno in prima fila. Invece suo padre c’era
riuscito, e loro due ci sarebbero andati insieme. Era commosso e davvero non
sapeva cosa dire. Aveva sognato che questo accadesse da.. beh, da un vita intera
e ora sembrava tutto così reale.
“Io non so che dire.. sono così.. sono sorpreso.. ma
anche di più.. non so cosa dire, papà..”
“Puoi dirmi che sei
contento”
“Contento? Sono molto più di contento, questa partita
passerà alla storia, potrò dire IO C’ERO”
Per Angel era sufficiente. Vedere gli occhi di Connor,
che brillavano di gioia e d’eccitazione, per l’anticipazione dell’emozione che
provava, per la partita di domani, lo ripagava per tutta l’ansia che aveva
vissuto nell’ultima settimana. Questo era tutto ciò che voleva. Ma quando arrivò
il suo abbraccio, si rese conto che era
davvero questo tutto ciò che voleva. L’approvazione di suo figlio. “Grazie
papà” Il suo abbraccio lo colse impreparato, ma gli fu immensamente grato per
questo dono inaspettato. Le nuvole oscure, per ora parevano dissolversi nel
nulla.
Angel era euforico quanto Connor e l’aiutò a preparare
la valigia, non riusciva a stare fermo. Prese lo zaino e dentro vi mise le cose
che Connor gli lanciava dal suo armadio. Mise dentro anche la felpa rossa di
Buffy e i cappellini, mentre Connor prendeva i libri e il suo portatile.
“Buffy
è giù che aspetta.. meglio muoversi” disse Angel e Connor fu velocissimo a
racimolare le sue cose ..e accidenti, questa vacanza di Halloween non voleva
perdersela. “Sei una continua sorpresa, papà. Non sapevo che eri appassionato di
Hockey su ghiaccio”
disse ancora ridendo.
Aprendo un cassetto, Angel rispose “Ci sono molte cose
che non sai di me..” Poi si ritrovò fra le mani una rivista e mormorò a se
stesso “..a quanto pare non sono il solo, ci sono molte cose che non so di te..”
Gli sventolò il giornale davanti “Connor? questo cos’è? questa è robaccia.. è
spazzatura.. questa è una cosa che.. sei una continua sorpresa, lo sai? queste
sono schifezze..”
Connor gli strappò il giornale dalle mani,
rimettendolo al suo posto e richiuse subito il cassetto.
“Non è come pensi”
“Ah no? Connor, la tua risposta è troppo vecchia
persino per me.. inventane una migliore..”
Connor rise, questa volta rise davvero, perché la
faccia di Angel era divertente. “Papà, quella rivista NON è mia.. perché quel
cassetto NON è il mio cassetto, è di Tommy ..e no, io non leggo riviste porno..
ma Tommy.. beh, lui dice che sono molto istruttive e che invece dovrei..”
Vedere la faccia di Angel era uno spasso.
“Ohhh..”
Discussero un po’ animatamente, quando Angel minacciò
di dire tutto al padre di Tommy.
“Sono certo che Oz non la prenderà affatto bene questa
cosa ..e comunque, Tommy sembrava un ragazzo a posto, non credevo che..”
Connor sbuffò “stai scherzando? Tommy mi ucciderà per
questo e tu non dovresti frugare nei cassetti altrui ..e comunque, ai tuoi tempi
cosa leggevate alla nostra età? la bibbia?”
Infine risero entrambi e Angel preferì non ricordare
quali fossero i passatempi preferiti di Liam. No, Liam di certo non leggeva la
bibbia ..ma neanche quelle schifezze.
Connor indicò poi
il suo cassetto e Angel prese calze e tutto ciò che pensava potesse servirgli.
Praticamente lo svuotò del tutto, non aveva idea di cose servisse e decise di
prendere tutto.
Connor lo fermò,
questa volta parlò molto seriamente. “È solo per una settimana, papà.. non..
credo di essere ancora pronto per.. per trasferirmi
in modo permanente da te..”
Rimise al loro
posto molte delle cose che Angel aveva preso. “Possiamo andare” disse. Angel
annuì e lo seguì fuori. Per ora andava
bene anche così. Connor chiuse a chiave la stanza e scendendo le scale, fece
per prendere lo zaino che Angel teneva in mano, ma lui lo bloccò.
“No, lascia.
Voglio portarlo io”
Con l’altro
braccio libero, cinse le spalle di suo figlio, mentre si dirigevano verso
l’uscita.
“È una cosa che ho
sempre desiderato fare. Andare a prendere mio figlio a scuola, mentre gli tengo
lo zaino.. perché.. perché è troppo pesante per lui. Ho sempre invidiato molto
quei padri che potevano farlo e ho invidiato molto anche quelli che portavano i
figli a vedere le partite..”
Connor si limitò
ad annuire. Non disse che anche lui, aveva sempre invidiato molto i figli di
quei padri. Ma ora, in questo momento, non avrebbe scambiato suo padre per
nessuno di loro.
Prima di uscire,
Connor diede uno sguardo al corridoio davanti a lui. Era buio, desolatamente
silenzioso e sinistramente desertico. Tommy aveva ragione, quello non era un
posto in cui stare quando si era tristi. Ma suo padre era venuto a prenderlo per
riportarlo a casa. Ancora una volta, Angel gli aveva ridato la speranza. Sapeva
che Buffy era l’artefice di tutto questo, era stato proprio Angel a dirlo e
sentì di amarli moltissimo ..sentì anche la voce di Buffy che rideva, infatti..
per fortuna lei non era rimasta sola tutto il tempo, ad aspettarli.
Tommy e suo padre
erano ancora lì, e insieme ricordavano i gloriosi vecchi tempi del mitico liceo
di Sunnydale. A dire il vero, Buffy aveva parlato molto, mentre Oz, come sempre,
annuiva laconicamente. Lui, come Angel, non era mai stato un grande oratore.
Angel e Connor si
avvicinarono a loro e Connor fu letteralmente sommerso dall’abbraccio di Buffy.
Non vi era alcun dubbio che lei fosse felice di vederlo e questo fugò le ultime
sue paure. Intravide Tommy che rideva, ma al momento, a Connor non importava di
nient’altro.
“Stasera, zuppa di
verdure irlandese e un sacco di altre cose buonissime. Abbiamo il nuovo
microonde che aspetta solo di essere usato, e poi qualcuno avrà una bella
sorpresa, promesso”
Disse Buffy
abbracciandolo ancora e Connor rispose all’abbraccio, senza badare agli altri. A
dire il vero, non avrebbe voluto interromperlo mai più e i suoi occhi si
riempirono di lacrime. Stava abbracciando
sua madre. Provò un profondo senso di nostalgia, si
sentiva bene fra le sue braccia. Per lui non era più una sensazione sconosciuta.
Impossibile dimenticare quello che aveva provato, solo una settimana prima, in
quella visione delle loro reali esistenze.
Sentì
ancora quanto fosse potente l’amore rassicurante di sua madre, ma a lei non poteva dire nulla. Né a lei né a suo
padre e questo era insopportabile. La strinse più forte e notò che la luce
intorno lui era leggermente cambiata. Era più luminosa, e provò la stessa
sensazione che provò durante la sua visione. Il parcheggio del campus era
esattamente lo stesso, era solo più luminoso. Forse stava vedendo le cose come
erano nell’altra realtà? come se.. come se.. una parte delle loro vite,
filtrasse attraverso l’abbraccio di Buffy? I due mondi potevano incontrarsi? Era
riuscito a creare un legame fra le due realtà? Era Buffy la chiave d’accesso
alla verità?
I suoi vertiginosi
pensieri furono interrotti dall’arrivo di un auto, che frenò bruscamente nel
parcheggio ormai deserto del campus, fermandosi proprio davanti a loro. I fari
illuminarono la zona circostante, e Connor fu certissimo che stava per accadere
qualcosa di insolito. Era solo una sensazione, ma fu grato ad Angel e Buffy che
ora erano vicinissimi a lui.
Prima che i fari si spensero, tutti sentirono una voce di donna ..le sorprese non erano finite.
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