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Autore: Astrea_    11/11/2012    12 recensioni
Era dalle otto di quella mattina che me ne stavo in piedi, cercando di entrare in quella stramaledettissima sala per far autografare quello stramaledettissimo cd da quegli stramaledettissimi mocciosetti, che, tra l’altro, erano arrivati appena due ore fa, alle undici, con ben tre quarti d’ora di ritardo sulla scaletta del programma di quella giornata. [...]
Sì, lei e il suo maledettissimo concerto, ecco perché non me n’ero ancora andata. [...]
Non seppi neanche io il perché, ma prima di uscire definitivamente dalla sala mi voltai per guardare un ultima volta in direzione di quel tavolo e per uno strano motivo i miei occhi si incrociarono per un’altra frazione di secondo con quelle pozze verdi.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Every piece of your heart

Everything about you.

Non vedevo Harry dalla sera in cui eravamo stati all’Hyde Park ed il fatto che in quei giorni fosse pieno di impegni per la pubblicazione del video della canzone girato in Italia ne era la causa.
Ci eravamo divertiti tanto quella sera, davvero, ma al mio rientro in hotel ero stata accolta da una brutta, bruttissima scena.
Rossella, in lacrime, si disperava tra le braccia di Ludo, di Niall non c’era più neppure la traccia.
Zayn le aveva appena comunicato che la loro storia, se tale si potesse chiamare, non poteva più continuare. Solo quando la vidi in quello stato, con il trucco tutto colato e le lacrime che scendevano senza tregua, la voce rotta dal pianto ed il corpo tremolante, capii che forse in realtà per lei Zayn non era mai stato solo quello con qui aveva fatto sesso qualche volta.
Mi sentii male quando realizzai che, così presa da Harry com’ero, non mi ero neppure resa conto di quello che stava succedendo alla mia amica.
Il giorno successivo, dunque, lo passammo in giro per Londra a cercare di farla divertire, non con troppi risultati ovviamente.
“La smettete di fare le coglione?”, aveva provato a dire per l’ennesima la rossa con le braccia incrociate al petto mentre io e Ludo ci fingevamo conigli in giro tra i prati verdi di un parco londinese.
“Ma se siamo superdivertenti!”, mi ero difesa allora, con un sorriso sulle labbra, sperando di contagiare anche lei con il mio buon umore.
“Siete solo ridicole!”, aveva borbottato Ross a denti stretti.
“Dai, vieni anche tu con noi!”, aveva esclamato Ludo prendendola sotto braccio, trascinandola di peso, ovviamente.
“Giuro che se non ridi all’istante ti butto nel laghetto lì dietro!”, l’avevo minacciata con aria giocosa.
“Non mi va di ridere.”, aveva bofonchiato.
Io mi ero avvicinata, prendendola sottobraccio dall’altro lato, poi insieme a Ludovica ci eravamo dirette verso un piccolo laghetto che si apriva nel bel mezzo del verde.
“Ne sei ancora convinta?”, aveva replicato Ludo lanciandole un’eloquente occhiata in direzione dell’acqua.
Lei aveva sospirato, poi aveva messo su un finto sorriso, poi mi aveva guardata quasi come a chiedere se ora fossi soddisfatta.
“Potresti fare di meglio… ma per ora mi accontento.”, le avevo concesso con aria titubante ma bonaria.
“Invece di stare qui a fare le cretine, se proprio volete che mi riprenda, andiamo a conoscere qualche bel londinese, che almeno mi distraggo un po’!”, aveva proposto lei e noi avevamo accettato di buon grado.
Era il minimo che potessimo fare per non farle pensare, anche solo per qualche minuto, a Zayn.

Quel giorno, invece, il quarto da quando ero a Londra, avrei dovuto incontrare Harry, o per meglio dire sarei dovuta andare a casa sua nel tardo pomeriggio.
Io e lui non stavamo propriamente insieme, anche se il termine niente terzi implicava comunque una certa serietà nel nostro rapporto. Non eravamo pronti a parlare di sentimenti, ma ad entrambi piaceva la compagnia dell’altro, ma soprattutto a me lui piaceva e forse poteva ricambiare anche lui.
Mi preparai alla svelta, dopo essere tornata dall’ennesima passeggiata per le strade di Londra, ma quella mattina il tempo non aveva affatto aiutato. Il sole era praticamente sparito per lasciar spazio alle peculiari caratteristiche climatiche per cui era nota quella città.
Eravamo state all’immancabile Hard Rock, tappa obbligatoria secondo le teorie di Rossella, poi avevamo camminato fino a raggiungere Piccadilly Circus ed infine avevamo fatto un giro al National Gallery, ovviamente costrette da Ludovica e le sue manie da persona saggia e culturalmente attiva, ma almeno in quel modo ci eravamo riparate dalla pioggia che era cominciata a scendere a catinelle.
Ogni volta che dovevo vedere Harry ero scossa da una strana agitazione.
Da una parte non vedevo l’ora che giungesse il momento in cui i nostri sguardi si sarebbero incontrati, dall’altro mi preoccupavo di non essere mai pronta, di aver indossato qualcosa di non adatto, di non essermi truccata nel modo giusto, insomma, temevo di apparire brutta ed il confronto con le sue ex non aiutava affatto.
Così, quando finalmente arrivai a casa sua, ancora tremavo come una foglia, più per l’emozione che per la maglietta leggermente bagnata dalla pioggia che non aveva smesso di venir giù neanche per un attimo quel pomeriggio.
“Juls.”, mi salutò lui venendomi ad aprire, accolta subito dal suo sorriso.
Al solito, maledetto ragazzo, non indossava la maglietta, ma almeno apprezzai, ovviamente non del tutto, che indossasse i pantaloni della tuta.
“Hazza.”, ricambiai entrando in casa.
“Ma tu e il nudismo andate molto d’accordo a quanto pare!”, commentai sarcastica mentre lui chiudeva il portone alle sue spalle.
“Sì, in effetti si tratta più di una filosofia di vita. Insomma, sarebbe un torto a madre natura nascondere tutto questo splendore!”, scherzò lui sventolandosi una mando davanti al busto nudo.
Evitai di seguire con lo sguardo la direzione da lui suggerita, consapevole che i miei ormoni avrebbero gradito anche troppo, e accennai ad un mezzo sorriso.
“Attento Michelangelo, a quanto pare c’è qualcuno in giro che crede di essere migliore del tuo David!”, lo presi in giro.
Lui sogghignò, mentre si avvicinava a me. Mi prese le mani ed intrecciò le dita con le sue, poi con il volto si fece sempre più vicino.
Mi sentivo tremare. Il cuore batteva forte, tanto che temetti riuscisse a sentirlo persino lui.
Mi sarei mai abituata a tutto questo?
“Sono contento di rivederti.”, soffiò ad una spanna dal mio viso, con il fiato sulla mia pelle.
Il mio cuore batteva ancora, vero? Vero?
Sorrisi al suono di quelle parole, ma non ebbi eppure il tempo di rispondergli che le sue labbra furono sulle mie per un leggero e dolce bacio.
“Non prenderci la mano, Styles.”, lo ammonii cercando di camuffare la voce ansante e roca, di certo effetto di quel suo fottutissimo bacio a fior di labbra.
“Se la smetti di lamentarti ti porto in camera mia.”, mi propose, ammiccando con fare malizioso.
Ecco, e ora cosa avrei fatto?
“Io ti dico di non prenderci la mano a baciarmi e tu mi chiedi di fare sesso?”, borbottai scettica ed imbarazzata come non mai per le parole che avevo appena detto.
Lui sorrise, prendendo a giocare con una ciocca dei miei capelli.
“Ed io che volevo solo mostrarti il mio letto!”, si difese con tono falsamente ingenuo ed un’espressione scandalizzata in volto.
Sbaglio o aveva calcato la parola letto?
Avvampai tutta d’un colpo.
“E poi sarei io il pervertito.”, continuò a scherzare lui.
“Smettila di fare il deficiente e andiamo a vedere questa camera!”, gli ordinai io, dandogli un leggero scappellotto sulla nuca.
“Adoro le ragazze che vanno dritte al sodo!”, dichiarò ancora facendomi l’occhiolino.
Bene, Harry era davvero impossibile!
Sbuffai facendo roteare gli occhi, poi lui mi prese per mano e ancora sorridendo mi portò al piano superiore.
Entrammo nella seconda stanza sul corridoio di destra e subito capii che doveva essere quella di Harry.
Era costellata di foto, tante foto, che lo ritraevano con quelli che dedussi essere i suoi genitori. In alcune aveva ancora i capelli biondi, come in quella che avevo visto qualche giorno prima su uno scaffale della libreria.
Era in disordine, ma me lo sarei aspettata.
Notai subito i tre pacchetti di caramelle Haribo sul comodino accanto al letto, ma uno solo era quello ancora intero, gli altri erano già a metà.
Sulla scrivania era poggiato un portatile, sovrastato da mille post-it che gli ricordassero tutti i suoi impegni.
Sulla sedia c’era la giacca della tuta ed un sacchetto che mi sembrava contenere peluche e bigliettini.
Notai subito la foto che c’era su una mensola. Ritraeva Harry abbracciato ad una ragazza.
In un primo momento ne fui quasi… gelosa.
Sì, insomma, perché mai teneva la foto con lei in camera sua?
Ed io per qualche cazzo di motivo ne ero gelosa?

La osservai meglio, notando alcune caratteristiche del suo viso. Aveva i capelli scuri e lisci, la pelle chiara e gli occhi chiari quasi quanto quelli di Harry. Ma fu altro a darmi la conferma: il suo sorriso.
Il suo sorriso era perfettamente identico a quello del riccio, persino la fossetta sulla guancia sinistra che si vedeva in quella posizione.
“È tua sorella?”, gli chiesi facendo qualche passo in direzione della foto.
“Ed io che volevo farti credere fosse la mia amante.”, bofonchiò lui scherzando, lasciandosi cadere a peso morto sul letto.
“Dai, vieni qui! Giuro che tengo le mani a bada!”, disse poi ancora scherzando.
Poggiai la borsa sulla scrivania, poi mi sedetti al suo fianco.
Lui spostò un braccio sotto la testa, così da rivelare quel tatuaggio a forma di stella che avevo notato anche l’altro giorno.
“Che cos’è?”, gli chiesi allora, indicandoglielo.
“Una stella.”, rispose facendo spallucce.
Ma grazie!
Non voleva parlarmene?

Lui parve intuire le mie perplessità con uno sguardo.
Mi circondò le spalle con il braccio destro, fino a farmi stendere accanto a lui.
Bene, cioè male.
Il mio corpo era in completo subbuglio. Il mio stomaco faceva le capriole, si contorceva e poi si accartocciava come una foglia secca, il mio cuore sembrava stesse per uscire da un momento all’altro fuori dal petto per quanto battesse forte.
Le braccia erano tese lungo il mio corpo.
“Rilassati.”, mi sussurrò ad un orecchio Harry, per poi sorridermi in maniera dolce.
Provai a seguire il suo suggerimento, così mi misi più comoda seguendo l’istinto per una volta.
Scollegai il cervello e poggiai la testa sulla sua spalla, mentre con un braccio gli circondavo il busto poco più su della vita, girandomi leggermente di fianco in sua direzione, in modo tale che almeno di sottecchi riuscissi a guardarlo in viso.
Per un attimo lui parve irrigidirsi al tocco della mia mano con la sua pelle nuda, forse sorpreso da tutto quello spirito d’iniziativa che neppure sapevo di avere.
“Rappresenta i One Direction, una punta per ognuna di noi. E la frase ‘won’t stop till we surrender’ parla da sola.”, mi spiegò con un filo di voce in risposta alla domanda che gli avevo fatto poco prima.
Il suo respiro sulla mia pelle mi solleticava piacevolmente.
“Ne hai altri di tatuaggi?”, gli chiesi allora e la mia voce mi sembrò anche fin troppo annaspata.
“Qualcuno.”, disse solo.
Fremetti ancora quando il suo respiro sfiorò la mia pelle.
“Il più bello comunque è quello con la lettera A che ho sul braccio.”, aggiunse poco dopo mormorando.
Non riuscivo a capire perché continuassimo a parlare così a bassa voce.
In casa non c’era nessuno e quelle parole sussurrate non mi aiutavano affatto a mantenere saldo il mio autocontrollo, ma non potevo non apprezzare quell’atmosfera intima che si era creata.
Sussultammo entrambi quando fummo colti dal rumore assordante di un tuono.
Harry portò il braccio che teneva sotto la testa intorno ai miei fianchi, stringendomi più forte.
“Non avrai mica paura dei tuoni, cowboy?”, gli chiesi scherzando, non avendo però dimenticato il discorso lasciato in sospeso su quella A.
Che fosse di Amber? Alice? Alexis? Alyssa? Alyssa non era il nome di una sua ex?
“Potresti anche abbracciarmi, invece di ridere dei miei timori.”, borbottò lui con un finto broncio sul viso.
Lo strinsi di più a me, facendo affondare la mia testa sulla sua spalla.
“La A, invece, è per Alyssa?”, gli chiesi ancora sulla sua pelle, non avendo il coraggio di guardarlo in faccia.
Lui teneva la testa poggiata alla mia nuca.
“Potrebbe essere.”, disse in un sussurro tra i miei capelli.
Mi scostai di poco, affinché potessi guardarlo in faccia.
Aveva un’espressione seria e mi scrutava attentamente con quegli occhi verdi.
“È… è stata… è stata così importante per te?”, balbettai con la voce rotta dall’insicurezza.
Lui sorrise soltanto.
“Sei gelosa.”, sbottò tutto d’un tratto allegro e ilare.
“Ma se ti ho solo fatto una domanda.”, controbattei.
Sì, ero gelosa, gelosa marcia! Gelosa che sarei andata a casa di quella e gli avrei distrutto l’auto o tutto quello che mi capitava a portata di mano.
“Sei gelosa, sei gelosa, sei gelosa.”, iniziò a cantilenare lui sornione.
“Non sono gelosa!”, negai cercando di liberarmi da quella sorta di abbraccio, ma lui mi strinse ancora di più, così da tenermi incatenata a lui.
“Ammettilo che sei gelosa!”, provò a dire lui ad un soffio dalle mie labbra.
“Io non dico le bugie.”, dichiarai con fare risoluto mantenendo il contatto visivo che si era appena creato.
“Ne hai appena dette due allora.”, mi fece notare con aria da saputello.
“Andiamo, non è una cosa brutta da dire! Anche a me dava fastidio vederti con quel bamboccio che ti ritrovavi per fidanzato.”, disse scrollando le spalle.
Il mio cuore perse un battito quando quelle parole giunsero al mio orecchio.
Si poteva morire di gioia?
“Tu non hai detto che sei geloso, hai detto solo che ti dava fastidio!”, sottolineai mettendo in risalto la piccola differenza che sussisteva tra i due termini.
Lui sorrise, dando vita a quelle due fossette sulle sue guance, mentre ancora mi guardava negli occhi.
“Ma era solo per non fare una ripetizione.”, spiegò lui a pochi centimetri dalle mie labbra.
“Sono geloso.”, confessò poi in un sussurro che arrivò forte e chiaro al mio orecchio.
Smisi di respirare, godendomi ogni attimo di quel momento. Era tutto perfetto.
Poi fummo entrambi scossi da un altro tuono. Sogghignai quando Harry d’istinto si avvicinò ancora di più a me, stringendomi forte.
“Forse potrei esserlo anche io.”, ammisi con un mezzo sorriso e voce tremolante.
Lui sorrise.
“Forse la A potrebbe essere l’iniziale di Anne, mia madre.”, mi spiegò ancora troppo vicino per permettermi di pensare con lucidità.
Sua madre? Cioè dico, sua madre?
“Sei un imbroglione!”, mi lamentai, mentre con la mano destra passavo le dita tra i suoi ricci.
Lui si mordicchiò il labbro, trattenendo una risata.
“Forse potremmo provare a stare insieme, ufficialmente dico.”, sussurrò ancora, continuando quel gioco dei forse, scrutandomi bene con gli occhi.
Ma voleva farmi morire quel giorno?
Si, oui, yes, ya! Certo! Come, dove e quando vuoi!
Bastava come risposta?

Mandai giù della saliva, cercando di rimanere concentrata.
Lui era Harry Styles ed io semplicemente Giulia, non poteva funzionare.
Lui aveva avuto tante di quelle storie da perderne il conto, mentre le mie si potevano contare sulle dita di una sola mano.
Quanto tempo sarebbe passato prima che si fosse stancato di me?
“Forse non sarebbe proprio una buona idea.”, mormorai con il cuore in gola che si dimenava per raggiungere il mio cervello e ammazzarlo sul colpo.
Harry si scostò di poco, guardandomi  basito e sorpreso.
“Perché?”, mi chiese soltanto con un filo di voce talmente flebile che lo sentii a stento.
Scrollai le spalle, non sapendo come, ma soprattutto cosa avrei dovuto dirgli.
“Andiamo Harry, tutti sono a conoscenza della tua vivace vita sentimentale.”, riuscii solo a dire, facendomi del male con le mie stesse parole.
“Juls, io sono qui. Sono con te ora.”, sussurrò per rassicurarmi.
“Appunto!”, sbottai con tono isterico senza neppure rendermene conto sotto il suo sguardo incredulo.
“Ora sei con me, chissà tra un’ora o tra un giorno!”, continuai.
Bene, se prima avevo dato la parvenza di essere una donna aperta alle varie prospettive e matura, in quel momento invece sembravo la classica fidanzatina gelosa, possessiva ed insicura dei film romantici, drammatici e strappalacrime.
Lui avvicinò il suo viso al mio, facendo sfiorare i nostri nasi, poi passò una mano sui miei capelli, sistemandomi meglio una ciocca dietro all’orecchio.
“Il mo primo bacio l’ho dato ad undici anni, a scuola, la mia prima fidanzata a dodici. La prima volta che ho fatto sesso ho avuto paura di aver messo incinta la ragazza anche se avevo usato il preservativo ed avevo quindici anni. È vero, sono stato con una donna ben più grande di me ed anche con una sposata, negli ultimi tempi ho avuto molte frequentazioni, ma sono tutte storie passate.”, confessò tutto d’un fiato, con un filo di voce, quasi si vergognasse di dire quelle cose o temesse la mia reazione.
Rimasi immobile per qualche secondo, analizzando le sue parole, poi fui scossa da un altro tuono.
Presi un respiro profondo prima di parlare.
Non avevo molta scelta. Era il suo passato quello, non potevo cambiarlo ed  escluderlo dal mio futuro era un’opzione che non prendevo neppure in considerazione.
“Ah, ed il mio vero primo amore è stato Louis Tomilinson.”, disse cercando di rimanere serio, senza scoppiare a ridermi in faccia, ma dai suoi occhi si capiva benissimo che mi stava prendendo in giro.
Forse voleva solo far alleggerire la tensione. Mi lasciai andare anch’io ad una risata soffocata.
“E riusciresti a sedare i tuoi bollenti spiriti?”, gli chiesi cercando di sembrare ironica, ma in realtà pendevo dalle sue labbra, dalla risposta che mi avrebbe dato.
“Sì.”, disse soltanto con tono deciso e sicuro, guardandomi negli occhi.
Sì.
Sorrisi, mentre con una lentezza estrema colmavo quella breve distanza che separava le nostre bocche, mentre sentivo l’attesa logorarmi.
Sfiorai le sue labbra con le mie e lui, ovviamente, non perse l’occasione per approfondire il bacio, procurandomi una serie di frastornate sensazioni che mi scorrevano veloci nelle vene raggiungendo ogni parte del mio corpo, dalla punta estrema dei miei capelli a quella dei miei piedi.
Ogni cellula voleva esplodere di gioia, ma allo stesso tempo mi sentivo mancare il fiato.
“Dovresti smetterla di leggere tutte quelle idiozie sul mio conto.”, dichiarò Harry non appena allontanammo di poco i nostri visi, incrociando i nostri sguardi.
I suoi occhi erano verdi e limpidi.
“Per credere solo a quello che dici tu?”, gli chiesi scettica sulle sue labbra.
“Sarebbe un’ottima idea.”, sogghignò lui.
“Hazza, mi stai chiedendo il permesso per tradirmi e farmi credere che non sia vero?”, scherzai io guardandolo torva.
Harry si fece scappare una leggera risata, prima di stringere più forte le mie spalle, così da fare aderire i nostri corpi.
“Lo sai che non lo farei. Però per valutare l’ipotesi del tradimento vuol dire che stiamo insieme.”, mi fece notare lui giocando con il mio naso.
Inutile descrivere tutte le sensazioni che provai in quel momento.
Gioia, felicità, completezza, persino un briciolo di imbarazzo e… amore.
“Diciamo che ci proviamo.”, asserii io prima di ribaciarlo.
E diamine come baciava!

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Angolo Autrice
E rieccomi, ragazzuole!!:D
Non sono mai andata di fretta come in questo momento, quindi sarò brevissima
visto che tra un'ora devo partire e sono ancora in pigiama e
la valigia ancora disfatta.-.-"
Comunque sia, il momento è finalmente giunto!!
Insomma, questi due stanno insieme!!
Anche se... Tra Ross e Zayn non va più tanto bene...
Il capitolo è piuttosto romantico,
quasi mi sono venute le carie quando l'ho scritto!xD
Vorrei ringraziare quelle magnifiche persone che
hanno inserito la storia tra ricordate, preferite o seguite...
veramente grazie!!*.*
Ringrazio anche i lettori, quasi non riuscivo a credere alle cifre delle visite!!:D
E grazie a quelle splendidissime persone che hanno lasciato una recensione!!!<3
Cercherò di rispondere a tutti,
appena trovo anche un solo attimo, giuro!!!;)
Anche perché vi adoro troppo per non ringraziarvi uno ad uno!!!:D
Il capitolo è dedicato alla cara giu_giu_ che oggi compie 18 anni!!!
Tantissimi auguri carotina!!!:D
Ok, ora devo davvero scappare...
Spero il capitolo vi piaccia,
in ogni caso mi fareste davvero molto felici lasciando anche solo un piccolissimo commento!!;)
Sabato nuovo capitolo!:D
Alla prossima!!!:*
                                                                 Astrea_

  
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