Every piece of your heart
Everything
about you.
Non vedevo
Harry dalla sera in cui eravamo stati all’Hyde Park ed il fatto che in quei
giorni fosse pieno di impegni per la pubblicazione del video della canzone
girato in Italia ne era la causa.
Ci eravamo
divertiti tanto quella sera, davvero, ma al mio rientro in hotel ero stata
accolta da una brutta, bruttissima scena.
Rossella, in
lacrime, si disperava tra le braccia di Ludo, di Niall non c’era più neppure la
traccia.
Zayn le
aveva appena comunicato che la loro storia, se tale si potesse chiamare, non
poteva più continuare. Solo quando la vidi in quello stato, con il trucco tutto
colato e le lacrime che scendevano senza tregua, la voce rotta dal pianto ed il
corpo tremolante, capii che forse in realtà per lei Zayn non era mai stato solo
quello con qui aveva fatto sesso qualche volta.
Mi sentii
male quando realizzai che, così presa da Harry com’ero, non mi ero neppure resa
conto di quello che stava succedendo alla mia amica.
Il giorno
successivo, dunque, lo passammo in giro per Londra a cercare di farla
divertire, non con troppi risultati ovviamente.
“La smettete di fare le coglione?”, aveva
provato a dire per l’ennesima la rossa con le braccia incrociate al petto
mentre io e Ludo ci fingevamo conigli in giro tra i prati verdi di un parco
londinese.
“Ma se siamo superdivertenti!”, mi ero
difesa allora, con un sorriso sulle labbra, sperando di contagiare anche lei
con il mio buon umore.
“Siete solo ridicole!”, aveva borbottato
Ross a denti stretti.
“Dai, vieni anche tu con noi!”, aveva
esclamato Ludo prendendola sotto braccio, trascinandola di peso, ovviamente.
“Giuro che se non ridi all’istante ti butto
nel laghetto lì dietro!”, l’avevo minacciata con aria giocosa.
“Non mi va di ridere.”, aveva bofonchiato.
Io mi ero avvicinata, prendendola
sottobraccio dall’altro lato, poi insieme a Ludovica ci eravamo dirette verso
un piccolo laghetto che si apriva nel bel mezzo del verde.
“Ne sei ancora convinta?”, aveva replicato
Ludo lanciandole un’eloquente occhiata in direzione dell’acqua.
Lei aveva sospirato, poi aveva messo su un
finto sorriso, poi mi aveva guardata quasi come a chiedere se ora fossi
soddisfatta.
“Potresti fare di meglio… ma per ora mi
accontento.”, le avevo concesso con aria titubante ma bonaria.
“Invece di stare qui a fare le cretine, se
proprio volete che mi riprenda, andiamo a conoscere qualche bel londinese, che
almeno mi distraggo un po’!”, aveva proposto lei e noi avevamo accettato di
buon grado.
Era il minimo che potessimo fare per non
farle pensare, anche solo per qualche minuto, a Zayn.
Quel giorno,
invece, il quarto da quando ero a Londra, avrei dovuto incontrare Harry, o per
meglio dire sarei dovuta andare a casa sua nel tardo pomeriggio.
Io e lui non
stavamo propriamente insieme, anche se il termine niente terzi implicava
comunque una certa serietà nel nostro rapporto. Non eravamo pronti a parlare di
sentimenti, ma ad entrambi piaceva la compagnia dell’altro, ma soprattutto a me
lui piaceva e forse poteva ricambiare anche lui.
Mi preparai
alla svelta, dopo essere tornata dall’ennesima passeggiata per le strade di
Londra, ma quella mattina il tempo non aveva affatto aiutato. Il sole era
praticamente sparito per lasciar spazio alle peculiari caratteristiche
climatiche per cui era nota quella città.
Eravamo
state all’immancabile Hard Rock, tappa obbligatoria secondo le teorie di
Rossella, poi avevamo camminato fino a raggiungere Piccadilly Circus ed infine
avevamo fatto un giro al National Gallery, ovviamente costrette da Ludovica e
le sue manie da persona saggia e culturalmente attiva, ma almeno in quel modo
ci eravamo riparate dalla pioggia che era cominciata a scendere a catinelle.
Ogni volta
che dovevo vedere Harry ero scossa da una strana agitazione.
Da una parte
non vedevo l’ora che giungesse il momento in cui i nostri sguardi si sarebbero
incontrati, dall’altro mi preoccupavo di non essere mai pronta, di aver
indossato qualcosa di non adatto, di non essermi truccata nel modo giusto,
insomma, temevo di apparire brutta ed il confronto con le sue ex non aiutava
affatto.
Così, quando
finalmente arrivai a casa sua, ancora tremavo come una foglia, più per
l’emozione che per la maglietta leggermente bagnata dalla pioggia che non aveva
smesso di venir giù neanche per un attimo quel pomeriggio.
“Juls.”, mi
salutò lui venendomi ad aprire, accolta subito dal suo sorriso.
Al solito,
maledetto ragazzo, non indossava la maglietta, ma almeno apprezzai, ovviamente non
del tutto, che indossasse i pantaloni della tuta.
“Hazza.”,
ricambiai entrando in casa.
“Ma tu e il
nudismo andate molto d’accordo a quanto pare!”, commentai sarcastica mentre lui
chiudeva il portone alle sue spalle.
“Sì, in
effetti si tratta più di una filosofia di vita. Insomma, sarebbe un torto a
madre natura nascondere tutto questo splendore!”, scherzò lui sventolandosi una
mando davanti al busto nudo.
Evitai di
seguire con lo sguardo la direzione da lui suggerita, consapevole che i miei
ormoni avrebbero gradito anche troppo, e accennai ad un mezzo sorriso.
“Attento Michelangelo,
a quanto pare c’è qualcuno in giro che crede di essere migliore del tuo David!”,
lo presi in giro.
Lui
sogghignò, mentre si avvicinava a me. Mi prese le mani ed intrecciò le dita con
le sue, poi con il volto si fece sempre più vicino.
Mi sentivo
tremare. Il cuore batteva forte, tanto che temetti riuscisse a sentirlo persino
lui.
Mi sarei mai abituata a tutto questo?
“Sono
contento di rivederti.”, soffiò ad una spanna dal mio viso, con il fiato sulla
mia pelle.
Il mio cuore batteva ancora, vero? Vero?
Sorrisi al
suono di quelle parole, ma non ebbi eppure il tempo di rispondergli che le sue
labbra furono sulle mie per un leggero e dolce bacio.
“Non
prenderci la mano, Styles.”, lo ammonii cercando di camuffare la voce ansante e
roca, di certo effetto di quel suo fottutissimo bacio a fior di labbra.
“Se la
smetti di lamentarti ti porto in camera mia.”, mi propose, ammiccando con fare
malizioso.
Ecco, e ora cosa avrei fatto?
“Io ti dico di
non prenderci la mano a baciarmi e tu mi chiedi di fare sesso?”, borbottai
scettica ed imbarazzata come non mai per le parole che avevo appena detto.
Lui sorrise,
prendendo a giocare con una ciocca dei miei capelli.
“Ed io che
volevo solo mostrarti il mio letto!”, si difese con tono falsamente ingenuo ed
un’espressione scandalizzata in volto.
Sbaglio o aveva calcato la parola letto?
Avvampai
tutta d’un colpo.
“E poi sarei
io il pervertito.”, continuò a scherzare lui.
“Smettila di
fare il deficiente e andiamo a vedere questa camera!”, gli ordinai io, dandogli
un leggero scappellotto sulla nuca.
“Adoro le
ragazze che vanno dritte al sodo!”, dichiarò ancora facendomi l’occhiolino.
Bene, Harry era davvero impossibile!
Sbuffai
facendo roteare gli occhi, poi lui mi prese per mano e ancora sorridendo mi
portò al piano superiore.
Entrammo
nella seconda stanza sul corridoio di destra e subito capii che doveva essere
quella di Harry.
Era
costellata di foto, tante foto, che lo ritraevano con quelli che dedussi essere
i suoi genitori. In alcune aveva ancora i capelli biondi, come in quella che
avevo visto qualche giorno prima su uno scaffale della libreria.
Era in
disordine, ma me lo sarei aspettata.
Notai subito
i tre pacchetti di caramelle Haribo sul comodino accanto al letto, ma uno solo
era quello ancora intero, gli altri erano già a metà.
Sulla scrivania
era poggiato un portatile, sovrastato da mille post-it che gli ricordassero
tutti i suoi impegni.
Sulla sedia
c’era la giacca della tuta ed un sacchetto che mi sembrava contenere peluche e
bigliettini.
Notai subito
la foto che c’era su una mensola. Ritraeva Harry abbracciato ad una ragazza.
In un primo
momento ne fui quasi… gelosa.
Sì, insomma, perché mai teneva la foto con
lei in camera sua?
Ed io per qualche cazzo di motivo ne ero
gelosa?
La osservai
meglio, notando alcune caratteristiche del suo viso. Aveva i capelli scuri e
lisci, la pelle chiara e gli occhi chiari quasi quanto quelli di Harry. Ma fu
altro a darmi la conferma: il suo sorriso.
Il suo
sorriso era perfettamente identico a quello del riccio, persino la fossetta
sulla guancia sinistra che si vedeva in quella posizione.
“È tua
sorella?”, gli chiesi facendo qualche passo in direzione della foto.
“Ed io che
volevo farti credere fosse la mia amante.”, bofonchiò lui scherzando,
lasciandosi cadere a peso morto sul letto.
“Dai, vieni
qui! Giuro che tengo le mani a bada!”, disse poi ancora scherzando.
Poggiai la
borsa sulla scrivania, poi mi sedetti al suo fianco.
Lui spostò
un braccio sotto la testa, così da rivelare quel tatuaggio a forma di stella
che avevo notato anche l’altro giorno.
“Che
cos’è?”, gli chiesi allora, indicandoglielo.
“Una
stella.”, rispose facendo spallucce.
Ma grazie!
Non voleva parlarmene?
Lui parve
intuire le mie perplessità con uno sguardo.
Mi circondò
le spalle con il braccio destro, fino a farmi stendere accanto a lui.
Bene, cioè male.
Il mio corpo
era in completo subbuglio. Il mio stomaco faceva le capriole, si contorceva e
poi si accartocciava come una foglia secca, il mio cuore sembrava stesse per
uscire da un momento all’altro fuori dal petto per quanto battesse forte.
Le braccia
erano tese lungo il mio corpo.
“Rilassati.”,
mi sussurrò ad un orecchio Harry, per poi sorridermi in maniera dolce.
Provai a
seguire il suo suggerimento, così mi misi più comoda seguendo l’istinto per una
volta.
Scollegai il
cervello e poggiai la testa sulla sua spalla, mentre con un braccio gli
circondavo il busto poco più su della vita, girandomi leggermente di fianco in
sua direzione, in modo tale che almeno di sottecchi riuscissi a guardarlo in
viso.
Per un
attimo lui parve irrigidirsi al tocco della mia mano con la sua pelle nuda,
forse sorpreso da tutto quello spirito d’iniziativa che neppure sapevo di
avere.
“Rappresenta
i One Direction, una punta per ognuna di noi. E la frase ‘won’t stop till we surrender’ parla da sola.”, mi spiegò con un
filo di voce in risposta alla domanda che gli avevo fatto poco prima.
Il suo
respiro sulla mia pelle mi solleticava piacevolmente.
“Ne hai
altri di tatuaggi?”, gli chiesi allora e la mia voce mi sembrò anche fin troppo
annaspata.
“Qualcuno.”,
disse solo.
Fremetti
ancora quando il suo respiro sfiorò la mia pelle.
“Il più
bello comunque è quello con la lettera A che ho sul braccio.”, aggiunse poco
dopo mormorando.
Non riuscivo
a capire perché continuassimo a parlare così a bassa voce.
In casa non
c’era nessuno e quelle parole sussurrate non mi aiutavano affatto a mantenere
saldo il mio autocontrollo, ma non potevo non apprezzare quell’atmosfera intima
che si era creata.
Sussultammo
entrambi quando fummo colti dal rumore assordante di un tuono.
Harry portò
il braccio che teneva sotto la testa intorno ai miei fianchi, stringendomi più
forte.
“Non avrai
mica paura dei tuoni, cowboy?”, gli chiesi scherzando, non avendo però
dimenticato il discorso lasciato in sospeso su quella A.
Che fosse di Amber? Alice? Alexis? Alyssa?
Alyssa non era il nome di una sua ex?
“Potresti
anche abbracciarmi, invece di ridere dei miei timori.”, borbottò lui con un
finto broncio sul viso.
Lo strinsi
di più a me, facendo affondare la mia testa sulla sua spalla.
“La A,
invece, è per Alyssa?”, gli chiesi ancora sulla sua pelle, non avendo il
coraggio di guardarlo in faccia.
Lui teneva
la testa poggiata alla mia nuca.
“Potrebbe
essere.”, disse in un sussurro tra i miei capelli.
Mi scostai
di poco, affinché potessi guardarlo in faccia.
Aveva
un’espressione seria e mi scrutava attentamente con quegli occhi verdi.
“È… è stata…
è stata così importante per te?”, balbettai con la voce rotta dall’insicurezza.
Lui sorrise
soltanto.
“Sei
gelosa.”, sbottò tutto d’un tratto allegro e ilare.
“Ma se ti ho
solo fatto una domanda.”, controbattei.
Sì, ero gelosa, gelosa marcia! Gelosa che
sarei andata a casa di quella e gli avrei distrutto l’auto o tutto quello che
mi capitava a portata di mano.
“Sei gelosa,
sei gelosa, sei gelosa.”, iniziò a cantilenare lui sornione.
“Non sono
gelosa!”, negai cercando di liberarmi da quella sorta di abbraccio, ma lui mi
strinse ancora di più, così da tenermi incatenata a lui.
“Ammettilo
che sei gelosa!”, provò a dire lui ad un soffio dalle mie labbra.
“Io non dico
le bugie.”, dichiarai con fare risoluto mantenendo il contatto visivo che si
era appena creato.
“Ne hai
appena dette due allora.”, mi fece notare con aria da saputello.
“Andiamo,
non è una cosa brutta da dire! Anche a me dava fastidio vederti con quel
bamboccio che ti ritrovavi per fidanzato.”, disse scrollando le spalle.
Il mio cuore
perse un battito quando quelle parole giunsero al mio orecchio.
Si poteva morire di gioia?
“Tu non hai
detto che sei geloso, hai detto solo che ti dava fastidio!”, sottolineai
mettendo in risalto la piccola differenza che sussisteva tra i due termini.
Lui sorrise,
dando vita a quelle due fossette sulle sue guance, mentre ancora mi guardava
negli occhi.
“Ma era solo
per non fare una ripetizione.”, spiegò lui a pochi centimetri dalle mie labbra.
“Sono
geloso.”, confessò poi in un sussurro che arrivò forte e chiaro al mio
orecchio.
Smisi di
respirare, godendomi ogni attimo di quel momento. Era tutto perfetto.
Poi fummo
entrambi scossi da un altro tuono. Sogghignai quando Harry d’istinto si
avvicinò ancora di più a me, stringendomi forte.
“Forse
potrei esserlo anche io.”, ammisi con un mezzo sorriso e voce tremolante.
Lui sorrise.
“Forse la A
potrebbe essere l’iniziale di Anne, mia madre.”, mi spiegò ancora troppo vicino
per permettermi di pensare con lucidità.
Sua madre? Cioè dico, sua madre?
“Sei un
imbroglione!”, mi lamentai, mentre con la mano destra passavo le dita tra i
suoi ricci.
Lui si
mordicchiò il labbro, trattenendo una risata.
“Forse
potremmo provare a stare insieme, ufficialmente dico.”, sussurrò ancora, continuando
quel gioco dei forse, scrutandomi bene con gli occhi.
Ma voleva farmi morire quel giorno?
Si, oui, yes, ya! Certo! Come, dove e quando
vuoi!
Bastava come risposta?
Mandai giù
della saliva, cercando di rimanere concentrata.
Lui era
Harry Styles ed io semplicemente Giulia, non poteva funzionare.
Lui aveva
avuto tante di quelle storie da perderne il conto, mentre le mie si potevano
contare sulle dita di una sola mano.
Quanto tempo sarebbe passato prima che si
fosse stancato di me?
“Forse non
sarebbe proprio una buona idea.”, mormorai con il cuore in gola che si dimenava
per raggiungere il mio cervello e ammazzarlo sul colpo.
Harry si
scostò di poco, guardandomi basito e
sorpreso.
“Perché?”,
mi chiese soltanto con un filo di voce talmente flebile che lo sentii a stento.
Scrollai le
spalle, non sapendo come, ma soprattutto cosa avrei dovuto dirgli.
“Andiamo
Harry, tutti sono a conoscenza della tua vivace vita sentimentale.”, riuscii
solo a dire, facendomi del male con le mie stesse parole.
“Juls, io
sono qui. Sono con te ora.”, sussurrò per rassicurarmi.
“Appunto!”,
sbottai con tono isterico senza neppure rendermene conto sotto il suo sguardo
incredulo.
“Ora sei con
me, chissà tra un’ora o tra un giorno!”, continuai.
Bene, se
prima avevo dato la parvenza di essere una donna aperta alle varie prospettive
e matura, in quel momento invece sembravo la classica fidanzatina gelosa,
possessiva ed insicura dei film romantici, drammatici e strappalacrime.
Lui avvicinò
il suo viso al mio, facendo sfiorare i nostri nasi, poi passò una mano sui miei
capelli, sistemandomi meglio una ciocca dietro all’orecchio.
“Il mo primo
bacio l’ho dato ad undici anni, a scuola, la mia prima fidanzata a dodici. La
prima volta che ho fatto sesso ho avuto paura di aver messo incinta la ragazza
anche se avevo usato il preservativo ed avevo quindici anni. È vero, sono stato
con una donna ben più grande di me ed anche con una sposata, negli ultimi tempi
ho avuto molte frequentazioni, ma sono tutte storie passate.”, confessò tutto
d’un fiato, con un filo di voce, quasi si vergognasse di dire quelle cose o
temesse la mia reazione.
Rimasi
immobile per qualche secondo, analizzando le sue parole, poi fui scossa da un
altro tuono.
Presi un
respiro profondo prima di parlare.
Non avevo
molta scelta. Era il suo passato quello, non potevo cambiarlo ed escluderlo dal mio futuro era un’opzione che
non prendevo neppure in considerazione.
“Ah, ed il
mio vero primo amore è stato Louis Tomilinson.”, disse cercando di rimanere
serio, senza scoppiare a ridermi in faccia, ma dai suoi occhi si capiva
benissimo che mi stava prendendo in giro.
Forse voleva
solo far alleggerire la tensione. Mi lasciai andare anch’io ad una risata
soffocata.
“E
riusciresti a sedare i tuoi bollenti spiriti?”, gli chiesi cercando di sembrare
ironica, ma in realtà pendevo dalle sue labbra, dalla risposta che mi avrebbe
dato.
“Sì.”, disse
soltanto con tono deciso e sicuro, guardandomi negli occhi.
Sì.
Sorrisi,
mentre con una lentezza estrema colmavo quella breve distanza che separava le
nostre bocche, mentre sentivo l’attesa logorarmi.
Sfiorai le
sue labbra con le mie e lui, ovviamente, non perse l’occasione per approfondire
il bacio, procurandomi una serie di frastornate sensazioni che mi scorrevano
veloci nelle vene raggiungendo ogni parte del mio corpo, dalla punta estrema
dei miei capelli a quella dei miei piedi.
Ogni cellula
voleva esplodere di gioia, ma allo stesso tempo mi sentivo mancare il fiato.
“Dovresti smetterla
di leggere tutte quelle idiozie sul mio conto.”, dichiarò Harry non appena
allontanammo di poco i nostri visi, incrociando i nostri sguardi.
I suoi occhi
erano verdi e limpidi.
“Per credere
solo a quello che dici tu?”, gli chiesi scettica sulle sue labbra.
“Sarebbe
un’ottima idea.”, sogghignò lui.
“Hazza, mi
stai chiedendo il permesso per tradirmi e farmi credere che non sia vero?”,
scherzai io guardandolo torva.
Harry si
fece scappare una leggera risata, prima di stringere più forte le mie spalle, così
da fare aderire i nostri corpi.
“Lo sai che
non lo farei. Però per valutare l’ipotesi del tradimento vuol dire che stiamo
insieme.”, mi fece notare lui giocando con il mio naso.
Inutile
descrivere tutte le sensazioni che provai in quel momento.
Gioia,
felicità, completezza, persino un briciolo di imbarazzo e… amore.
“Diciamo che
ci proviamo.”, asserii io prima di ribaciarlo.
E diamine come baciava!
Angolo Autrice
E rieccomi, ragazzuole!!:D
Non sono mai andata di fretta come in questo momento, quindi sarò brevissima
visto che tra un'ora devo partire e sono ancora in pigiama e
la valigia ancora disfatta.-.-"
Comunque sia, il momento è finalmente giunto!!
Insomma, questi due stanno insieme!!
Anche se... Tra Ross e Zayn non va più tanto bene...
Il capitolo è piuttosto romantico,
quasi mi sono venute le carie quando l'ho scritto!xD
Vorrei ringraziare quelle magnifiche persone che
hanno inserito la storia tra ricordate, preferite o seguite...
veramente grazie!!*.*
Ringrazio anche i lettori, quasi non riuscivo a credere alle cifre delle visite!!:D
E grazie a quelle splendidissime persone che hanno lasciato una recensione!!!<3
Cercherò di rispondere a tutti,
appena trovo anche un solo attimo, giuro!!!;)
Anche perché vi adoro troppo per non ringraziarvi uno ad uno!!!:D
Il capitolo è dedicato alla cara giu_giu_ che oggi compie 18 anni!!!
Tantissimi auguri carotina!!!:D
Ok, ora devo davvero scappare...
Spero il capitolo vi piaccia,
in ogni caso mi fareste davvero molto felici lasciando anche solo un piccolissimo commento!!;)
Sabato nuovo capitolo!:D
Alla prossima!!!:*
Astrea_