L’astroporto era sorvegliato da carri armati, sensori sensibilissimi e
centinaia di soldati, ma per Vegeta fu uno scherzo eluderli tutti.
Con una facilità estrema erano riusciti ad
entrare a bordo di una delle astronavi più agili e veloci a disposizione, ma ora
il problema era partire e andarsene alla svelta senza essere catturati.
«Non ce la faremo mai» piagnucolò Bulma in
preda al panico.
«Zitta, così mi innervosisci» la rimproverò
Vegeta mentre trafficava con i comandi della nave. «Fortunatamente ci sono dei
missili. Possiamo partire in tutta tranquillità: se ci inseguono,
spariamo.»
«Vuoi scherzare?! Così potremmo fare del male
a qualcuno!» protestò la ragazza.
«Se noi non facciamo male a loro, loro ne
faranno a noi» le fece notare il Sayan. «Ma mi è venuta un’idea migliore:
facciamo un po’ di casino dall’altra parte della pista, e mentre tutti
accorrono, noi ce la svignamo.»
«E come credi di “fare un po’ di
casino”?»
Vegeta le sorrise
sornione:
«Hai mai sentito parlare di
ki-blast?»
Non poteva crederci, era filato tutto
liscio.
Vegeta aveva scatenato un vero bombardamento
dall’altra parte della pista di atterraggio per astronavi, e mezzo esercito era
partito in quarta per andare a controllare, temendo qualche
attacco.
Lui e Bulma avevano nel frattempo fatto
partire la navicella e non avevano trovato nessuno a sbarrare loro la
strada.
In fondo avevano entrambi bisogno di un po’
di fortuna, se l’erano meritata.
Nel giro di mezz’ora erano fuori dall’orbita
terrestre e poterono finalmente rilassarsi.
Vegeta inserì il pilota automatico, si alzò
dal posto di comando e senza dire niente uscì dalla cabina di pilotaggio, mentre
Bulma sonnecchiava sul suo sedile.
Quando riaprì gli occhi e si accorse che lui
mancava, temette di essere stata abbandonata, ma poi constatò, dandosi della
scema, che ciò non poteva accadere.
Non ancora.
Si alzò per andare a
cercarlo.
Lo trovò in una delle cuccette della nave,
profondamente addormentato.
Durante la loro fuga non aveva mai dato segni
di cedimento, ma doveva essere veramente esausto.
E anche affamato.
Bulma decise di preparargli qualcosa che
avrebbe trovato pronto al suo risveglio, e con quel poco che trovò nella cambusa
riuscì a cucinare un ottimo pasto.
Mentre gironzolava per la nave si chiese che
ne sarebbe stato di loro, e se Vegeta l’avrebbe veramente abbandonata su un
altro pianeta.
Lei desiderava con tutto il cuore restare con
lui, ma il Sayan non aveva lei aveva mai esternato altri sentimenti oltre alla
riconoscenza per avergli salvato la vita.
Non era certa che lui provasse ciò che lei
provava.
Quando si risvegliò e trovò la tavola
imbandita, si sedette in silenzio senza guardarla negli occhi ma con le guance
leggermente imporporate, e iniziò a trangugiare tutto quello che c’era senza
spiccicare parola.
«Spero che ti piaccia» disse lei
sorridente.
Lui mugugnò qualcosa di indecifrabile con la
bocca piena, ma sembrò essere un cenno di apprezzamento.
Quando si alzò da tavola non se ne andò
subito, ma si fermò a guardarla pensieroso.
«Desideri qualcos’altro?» gli chiese lei con
voce morbida e suadente.
Il respiro di Vegeta si fece più forte, e il
Sayan distolse lo sguardo nuovamente.
«Non… non sto con una donna da molto tempo»
ammise infine. «Solitamente non esiterei a prendermi subito ciò che voglio, ma
nel tuo caso, una ragione d’onore mi impone di… chiederti
se…»
«Se voglio venire a letto con te?» gli tolse
le parole di bocca la ragazza.
Erano a pochissima distanza l’uno dall’altra,
e finalmente lui fu in grado di sostenere il suo sguardo.
Qualcosa, durante la sua permanenza in
prigione, gli aveva tolto la sfrontatezza di un tempo, ma ora stava a poco a
poco riaffiorando.
«Sei sveglia, donna…» sorrise
malizioso.
«Mi pareva di avertelo già dimostrato» fece
notare Bulma. «Dal momento che affermi di essere un uomo d’onore, non vedo
perché non dovrei accettare la tua proposta…»
Senza aggiungere altro, Vegeta annullò la
distanza tra sé e la donna portandole le mani sui fianchi e spingendola contro
il suo corpo.
Per essere la prima scopata dopo mesi di
astinenza, voleva godersi ogni sensazione con calma, e decise di fare tutto
molto lentamente.
Inoltre, aveva raggiunto con quella donna un
grado d’intimità che oltrepassava il rapporto fisico senza averlo mai sfiorato,
ed era una novità per lui.
Ricordava
che, nella sua cella, nelle poche ore in cui riusciva ad addormentarsi, aveva
sognato spesso
Nelle sue fantasie notturne l’aveva vista
nuda e gemente sotto di sé, e la sua immaginazione era arrivata a fargli sentire
perfino la sua pelle calda e morbida.
Ora Vegeta poteva finalmente toccare quella
pelle liscia che aveva tanto bramato, e il suo profumo era decisamente migliore
di quello che aveva fantasticato.
Sì, era stato in astinenza per molto tempo,
ma era un soldato, ci era abituato.
La sua richiesta era nata solo dal suo
desiderio di fare sua
Lei e solo lei.
Quel pensiero, così carico di risolutezza e
desiderio di possesso, lo spaventò, ma non ci badò troppo, tanta era la passione
che stava annebbiando i suoi sensi.
Sfiorò con le labbra il suo viso e i suoi
capelli, e a quel tocco Bulma lasciò cadere la testa all’indietro dischiudendo
le labbra in un flebile sospiro, in attesa di sentire la bocca di lui sulla
propria.
Quel bacio non si fece attendere molto, e fu
come una tempesta di incredibile forza che fece tremare la ragazza; temette di
non riuscire a reggersi in piedi e si aggrappò a lui allacciando le braccia
attorno al suo collo.
Non capì come mai dopo un po’ si ritrovarono
nella stanza dove lui aveva dormito, ma era talmente ipnotizzata che in quel
momento avrebbero potuto farle di tutto e lei non avrebbe
protestato.
Aveva desiderato così a lungo di poter
toccare il Sayan, di poter sentire quelle forti braccia avvolgerla in una presa
calda e sicura…
Si lasciò andare alle sensazioni che lui le
stava trasmettendo, a quella passione che aveva frenato per così tanto tempo, e
all’amore che provava per quel crudele, spietato Sayan.
Lui la depose sulla branda rudemente e si
liberò in fretta dei vestiti, aveva lo sguardo annebbiato dall’eccitazione e non
sapeva per quanto avrebbe resistito, doveva prenderla subito, sentirla su di sé,
attorno a sé.
Quando si svegliò, molte ore più tardi, Bulma
si trovò di nuovo sola.
Da tempo non provava quel calore che Vegeta
le aveva trasmesso quella notte, si sentiva bene.
Ma lui era nuovamente
sparito.
Si mise addosso una maglietta e, uscita dalla
stanza, lo incontrò nella sala comandi, intento a studiare le possibili
coordinate da selezionare.
Non sapeva con quale atteggiamento porsi,
ora, si trovava in imbarazzo, ma lui si comportò come se tra loro non fosse
successo niente:
«Potremmo scendere a Noogat e cambiare nave
per far perdere le nostre tracce: quello è un pianeta di
anarchici.»
«Non sarà pericoloso?» ipotizzò
Bulma.
«Dimentichi che sono io l’essere più
pericoloso di tutta la galassia» le fece notare Vegeta con un sorrisetto
malizioso.
«Dipende da chi lo dice. Allora, posso
restare con te?» Bulma si fece più intraprendente e gli si sedette in braccio,
avvolgendo le braccia attorno la suo collo.
Lui la fissò per qualche
momento.
«Vedremo» rispose sommessamente prima di
affondare il viso nell’incavo del collo di lei. «Vedremo.»
NdLefteye: premetto che l’altro finale,
quello originale, rimane il mio preferito. Ma ho scritto quest’altra versione
per chi me l’aveva chiesto e per curiosità, per vedere come sarebbe venuta
fuori.
Devo dire che se avessi seguito i consigli di
vit, l’avrei scritta meglio ^//^
Ma spero che vi sia piaciuta lo stesso: è
dedicata alle più romantiche, e spero chiuderete un occhio se i personaggi sono
un po’ OOC! (In ogni caso, aggiungo l’avvertimento)
Ho terminato qui la storia perché… beh, non
era il mio scopo dare il via a un’altra epopea di Bulma e Vegeta nello spazio,
solo di farvi sapere che se la sono cavata. E, se fossi andata troppo avanti,
allora vegeta mi sarebbe sfuggito di mano e l’avrei fatto ancora più OOC di
quanto non sia già.
Un grazie di cuore a tutti quelli che hanno
commentato!
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