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Autore: itsjudsie    12/11/2012    5 recensioni
(...) Sobbalzai, non me l'aspettavo.
No, in realtà forse sì.
C'era sotto qualcosa, e quel 'qualcosa' non mi piaceva. (...)
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3. La verità.

 
Di solito, al Cbi, le prime luci si accendono alle 5:00, con l’arrivo dei ragazzi.
Successivamente, Lisbon viene a svegliarmi, e poi scendiamo giù, lei nel suo ufficio e io sul mio divano.
Ma questa volta non sarebbe andata così.
Alle 5:00 precise mi svegliai. Aprii gli occhi, impastati dalle lacrime di qualche ora prima. Avevo dormito seduto sul pavimento, appoggiato al letto. A quanto pare non avevo avuto la forza di alzarmi neanche da lì.
Sentii subito una fitta al braccio e d’istinto guardai, dato che mi ricordavo poco niente della sera prima.
Ero sporco di sangue fino al gomito e ce n’era anche per terra.
Mi alzai e andai a lavarmi la faccia e mi cambiai. Non potevo presentarmi giù in quello stato.
Sistemai la scrivania e pulii per terra i pezzi di bottiglia. Poi decisi che era arrivato il momento: presi il cellulare e chiamai Cho, dicendogli di venire su sa me con gli altri due.
10 minuti, ed erano già alla porta.
Entrarono, e spiegai loro della telefonata di poco prima.
Eravamo tutti e quattro seduti sul mio letto: io alla fine, Cho dall’altra parte e Grace e Wayne in mezzo. Alle mie parole, lo sguardo di Cho per la prima volta da quando lo conosco (e credo in tutta la sua vita) cambiò. Da impassibile diventò preoccupato.
Aveva capito la gravità della situazione e aveva realmente paura.
Cominciò a giocherellare con le mani, nervoso, e la cosa fece preoccupare anche me. Dopotutto, però, era contenuto.
Al contrario, Grace scoppiò in lacrime, e Rigsby dovette tenerla ferma per far si che non impazzisse. L’abbracciò e le poggiò la testa sul suo petto, come se volesse proteggerla.
Lei smise per un momento di piangere, allora lui lasciò la presa. Si rimise al suo fianco e con un braccio le cinse le spalle, mentre lei gli prese l’altra mano nelle sue.
Con la mano ferita le asciugai un po’ le lacrime come potevo. Mi faceva morire vederla in quello stato. Ma per fortuna c’erano i ragazzi.
 
Dopo aver dato il tempo a Grace di risistemarsi, scendemmo giù negli uffici.
Io mi diressi al mio divano e mi stesi a pensare.
I ragazzi tornarono alle loro scrivanie, come se non fosse successo niente. Non doveva saperlo nessuno, avremmo agito noi quattro da soli.
Rigsby fu chiamato dal direttore perché aveva la camicia sporca (era il trucco di Grace, ma non glielo disse). Si limitò a un «Mi scusi» e tutto tornò come prima.
Solamente, si vedeva che lei era ancora scossa.
Povera ragazza.

Note: capitolo un pò più corto, ma comunque descrittivo.
Avrei voluto raccontare di più, ma mi serviva una pausa tra questa scena e la prossima, e non potevo fare altrimenti.
Spero che il prossimo venga un po' più lungo, ma secondo me va bene anche così.
Io penso che più un capitolo è lungo, più un lettore si stufa. Io personalmente non finirei di leggere e lascerei a metà;)
Quindi preferisco così, almeno leggete tutto, e c'è un po' più di suspance.
Un bacio!

Ps: lo so che Rigsby ha un figlio, ma a me piace immaginare che ami ancora Grace, quindi ci saranno alcune scene Rigspelt, come qui. ;)

  
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