Tutto è completamente diverso ora: una bella casa, studi assicurati per l’Università, libertà di scelta. Ma soprattutto un evento, cambiò radicalmente la mia vita …
19th July
Come al solito dormivo malissimo, il letto era troppo morbido. I cuscini mi soffocavano e sudavo. Buttai coperte e cuscini per terra scocciata. Dopo essermi girata e rigirata nel letto, mi convinsi che non mi sarei più addormentata. Così stupidamente andai a prendere le sigarette chiuse dentro il bauletto sotto chiave. Solo dopo essermi girata e aver visto una sola finestra, chiusa. Mi accorsi che non mi sarei abituata tanto facilmente a non avere più il mio comodo terrazzo. Mi diedi un pizzicotto per tirare indietro le lacrime. Mi misi una giacca a vento e preso anche il cellulare uscii dalla stanza. Era buio, solo una luce automatica illuminava fioca il lungo corridoio. Lo percorsi lenta e tremolante. Il pavimento era congelato e mi resi conto solo in quel momento che non avevo le ciabatte ai piedi. “Maledetta moquette!”- pensai. Arrivai fortunatamente senza problemi al piano inferiore (grazie ai tanti giretti fatti a mezzanotte per bere o mangiare qualcosa). Dalla portafinestra della cucina si usciva sulla parte nascosta del giardino che dava dietro la casa. Furtiva uscii facendo piano. Mi si gelò il sangue, i piedi diventarono pietra quando vidi seduto sul divanetto Spencer che si fumava il sigaro. Nascosi dietro di me il pacchetto di sigarette e feci un passo indietro. “Tranquilla puoi restare”- sussurrò voltandosi poi verso di me. “Ma … no, guarda. Stavo giusto per andare a letto, io …”- tradii di un tono la voce, mentre cercavo una via d’uscita.
“Non dirò niente a tua madre, anche se già sa che alla tua età certe cose si provano …”- disse questo, buttando poi fuori il fumo.
Mi feci seria. “Non so di cosa stai parlando”- risposi decisa.
“Le sigarette. Ogni adolescenti ha mai provato a fumare. Perfino tua madre l’ha fatto e alla tua età faceva ben’altre cose. Mi capisci? Lei non vuole far ripetere a te gli stessi errori che ha commesso lei alla tua età”- spense il sigaro e si mise in bocca una sigaretta. “Hai da accendere?”- mi chiese infine.
“Non mi prendere per il culo”- gli risposi furiosa.
Soffocò una risatina e tirò fuori l’accendino argentato che portava sempre con sé.
“E’ felice con te, vero?”- gli chiesi tremolante. Sapevo che Spencer mi avrebbe lasciata in pace a fumare, solo che non ero certa volesse andarsene davvero.
Prima di rispondermi si accese la sigarette, aspirò un po’ di fumo, si fermò a riflettere poi nel mentre buttava fuori il fumo, iniziò a gesticolare sputando fuori un semplice ed efficace: “sì”.
Rimasi un po’ titubante e quella decisione nel suo tono era incredibilmente convincente. Sospirai e mi misi a sedere accanto a lui.
“Fuma pure. Non ti stiamo chiedendo di cancellare il passato e ricominciare tutto da capo. Questo deve essere ben chiaro..”- si allontanò per farmi spazio.
Scrutai bene il suo volto poco illuminato dalle candele di citronella. Non riuscivo a capire bene cosa di preciso di quel volto attirò mia madre, ma mi diedi pace pensando che non tutti siamo perfetti. Solo in quel momento realizzai che non sapevo esattamente nulla della vita di Spencer. Solo in quel momento mi accorsi che ero tristemente infantile.
“Prima della mamma eri sposato?”- chiesi accendendo finalmente la sigaretta.
“No”- biascicò.
“Figli?”
“Nessuno”-replicò ancora.
Abbozzai un sorriso. Finalmente sapevo qualcosa di lui: non è una persona di molte parole.
“Che lavoro fai?”- chiesi ancora. Non mi volevo dare per vinta.
“Manager”- mi sorrise.
Gli piaceva sicuramente quel lavoro.
“Davvero? Fantastico! Con chi hai lavorato?O lavori ancora con gli stessi artisti? Dai dimmene alcuni, li conosco sicuramente, sai mi piace tantissimo la musica, non so cosa farei senza. Hai lavorato con Ed Sheeran? E’ il mio cantante preferito”- blaterai in continuazione euforica e speranzosa.
“No, ho iniziato da poco questo lavoro. Attualmente sto lavorando con una boyband, non so se la conosci, si chiama One Direction. In questo periodo qui in Inghilterra stanno avendo molto successo. La conosci sicuramente …”- rispose sorridendo.
Avete presente quando, il giorno dell’incidente nel campo da calcio, scoprii che Zayn era il figlio della mia Preside, mi crollò il mondo addosso? Stessa sensazione che provavo in quel momento. Sentivo che i polmoni, occupati a prendere e buttare fuori il fumo, mi si schiacciassero sotto una pressione dalla forza indefinita. In quel momento sarei stata capace di spegnermi la sigaretta sul braccio piuttosto che aver sentito quel nome.
“Li conosco”- dissi infine seria.
“Lo sapevo”- rispose soddisfatto Spencer- “ora ti lascio un po’ da sola, io me ne torno dentro. Buonanotte”- mi disse incamminandosi verso la portafinestra.
Schiacciai con forza il mozzicone ancora integro nel posacenere. Mi distesi sul divanetto e incominciai a scrutare le stelle. Portai alla mente il biglietto da visita datomi da Zayn.