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Autore: IwannabedrunkwhenIwakeup    12/11/2012    0 recensioni
Si, è buffo il modo in cui cerchi di cambiare completamente, di essere qualcun'altro.
La vita è troppo breve per essere qualcun'altro.
Eppure Aria, o Rebecca, o che dir si voglia, tenta.
Parte, per Londra, sola, con un progetto di studio, cerca di entrare nel mondo della moda.
Ma non è tutto oro quel che luccica, e lei è la prima a mollare.
Rimane però sconvolta, da due occhi color ghiaccio, e viene ipnotizzata.
Non si sa approcciare con gli sconosciuti, lei.
Ma forse non lo sara mai, lui per lei.
Storia originale al 100%, luoghi e fatti sono puramente casuali.
(Introduzione modificata il 19/10/2012)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Premessa: i dialoghi in blu sono in inglese quelli in rosso in italiano;
il racconto e'  ambientato in una Londra immaginaria
. (Per maggiori informazioni, leggi lo spazio autore o lascia una recensione)


Capitolo 5. I don't want live another life.






(Aria)

Colla. Era da ogni parte, me lo sentivo. non riuscivo a muovere piu' niente, i piedi erano piantati a terra. Immobile, davanti al bar, non riuscivo ad entrare, non ne avevo il coraggio. Sei una fifona, Aria, Rebecca. Non sei cambiata per niente anche se dicevi il contrario. Sei sempre la solita ragazza timida, altro che mondo della moda.
Quella consapevolezza mi spiazzo'. Non ce l'avrei fatta, sotto riflettori e paparazzi. Non sono quel genere di persona, tutto qui. Non si puo' cambiare da.un giorno all'altro, anche se sarebbe il sogno di molti, compreso il mio. Perche' volevo abbandonare quella parte di me timida, che amava scrivere, per diventare il burattino di qualche insulsa maison ? 
Fissavo l'insegna del bar, lampeggiava ad intermittenza. Segno che anche i posti piu' belli prima o poi cadranno a pezzi. La lettera A non si accedeva nemmeno piu', in quel br, tutto sfavillante e luccicoso a prima vista, e vecchio e in rovina per una persona attenta. Certe cose le impari a tue spese, quando dopo anni in un piccolo paesino, dove sei stata milioni di volte, in una via che facevi quasi tutti i giorni, ti rendi conto di quella vecchia casa in rovina, che ti sembra apparsa dal nulla, eppure e' sempre stata li'. A quel punto ti rendi conto della differenza tra guardare e osservare.
Ci sono cose che per essere fatte, hanno bisogno del supporto dei tuoi cari, ed ora sono lontani. 
Riuscii finalmente a muovermi, e iniziai a correre, mi sentivo persa, non sapevo cosa pensare, volevo solo sfogarmi. Poi mi resi conto, mi ero persa davvero. Ero in un posto in cui non ero mai stata e nemmeno avevo mai visto. Ero in una piccola via, piena di negozi poco importanti, mi ero allontanata di qualche chilometro dal centro. Mi ero persa cercando la strada giusta; concreto contro astratto.
Mi fermai a singhiozzare in un piccolo parchetto, mi si era persino spento il telefono, mi sentivo cosi' sola.





(Narratore esterno)
 
-Alex, ma sei cretino? Tutti, ma non lei, per favore, lo sai che e' una facile.Non avevi detto che ti eri stufato e volevi relazioni serie?!-
Si era addormentata, tra un piagnisteo ed un altro. Si sveglio' grazie alle urla di due ragazzi. Perche' urlavano? Non si sentiva altro rumore, non avevano motivo di fare rumore, e dai discorsi che facevano non poteva essere una litigata.
 
 -Eddai, cosa vuoi che sia, una ragazza in piu' o una in meno? Mi devo sfogare per quella merda di interrogazione di oggi.- 
 
A malapena riusciva a sentire la voce di quest'ultimo, invece. Pero' aveva una voce familiare, era sicura di averla gia' sentita. Calda e sensuale. Ispirava sesso selvaggio. 
Si stropiccio' gli occhi per vedere meglio, dopo essersi maledetta per la costatazione di poco prima. Nonostante avesse aperto gli occhi, pero' non riusciva a vedere molto. Era quasi buio, il sole stava tramontando, erano le sette ormai. 
Intanto, la conversazione tra i due continuava.
 
 -Ma sei pazzo!? Lo sai che se tua madre ti scopre ti uccide? Sono stata una settimana senza di te a calcio, perche' il mio caro alessandrino era in punizione perche' la mammina l'aveva scoperto a letto con una poco di buono. Insomma, non ti aveva obbligato ad aiutarla in magazzino?"- 
 
Quel Alessandrino, pronunciato con un accento strano, non faceva comunque  pensare che la parola fosse in inglese. Era convinta, era sicura. Era in italiano.
Si raddrizzo' di colpo per vedere chi fosse. Magari era Federico.
"Eh, dimmi, come mai avresti pensato che abbia una voce estremamente sensuale? E come mai si chiama Alessandro e non Federico?"
Aveva ragione, quella vocina stupida che le girava per la testa. Non era lui.
Ma la persona che vide la stupi' di piu'.
 
Continuarono a parlare li' vicino per cinque buoni minuti. Il biondo, Alex, sembrava particolarmente sicuro di se, come aveva dimostrato il giorno precedente. L'altro ragazzo, dai capelli rossi, probabilmente piu' piccolo di due/tre anni, fumava una sigaretta per la rabbia. Si dovevano conoscere da molto, visto il modo in cui parlavano, amici, ma di certo non fratelli. Erano troppo diversi. Uno calmo, l'altro preoccupato. Uno leggermente muscoloso, l'altro magrissimo. Uno strafottente e l'altro timido. Non si erano accorti di lei, di quella povera pazza che li spiava da dietro un cespuglio. Voleva andare da loro a chiedergli dove si trovasse, ma non riusciva a muoversi. Ancora colla. Non riusciva a smettere di fissarlo. Si stava dando forza mentalmente quando senti' un telefono squillare.
-Mumm, dormo da Matt, ok?- diceva lui, pronunciando la prima parola molto lentamente, tono dolce e supplichevole. -Ma per favore, dobbiamo guardare la partita di basket- -No, e' registrata, l'hanno data stamattina ma ero a scuola.- -Grazie, si passiamo a prendere il pigiama.-
Chiuse la chiamata, e si alzo' di colpo.
No, no, non mi ha visto vero? Pregava Aria.
-Su svelto, sfigato andiamo, che prima arrivo da Sara, più sarà piacevole la serata.-
-Per te sarà una bella serata, mentre a me toccherà coprirti, con mia madre e la tua. Se continui a fare così, la mia andrà a dire tutto alla tua.. E altro che punizione !-
-Si si, ma sbrigati-
Camminavano velocemente, e le ultime parole le sentì appena, confuse, come lei.
Rimase lì nascosta per qualche minuto, poi si alzò.
Non l'avevano vista, per fortuna. E lei, che era rimasta lì, nascosta, con il cuore che le batteva a mille, a cercare la risposta adatta, pronta a subirsi la peggiore figuraccia di tutta la sua vita. Esultava mentalmente mentre cercava di sistemarsi, pronta a cercare un passaggio.
Cammino' per il quartiere ma gli unici negozi aperti le incutevano terrore. Non che fosse razzista, anzi, amava la multietnicita' della citta', ma, aveva un po' paura a chiedere loro quel favore.
Si stava per dar per vinta, quando senti' una dolce melodia provenire da un negozio.
-Lo sai che i papaveri son alti, alti alti e tu sei piccolina, e tu sei piccolina, che cosa ci vuoi far..-
Sua nonna gliela cantava spesso la notte, prima di addormentarsi, le aveva sempre trasmesso serenità. La donna, aveva uno spiccato accento toscano. Il fatto che probabilmente fosse italiana, la faceva esultare mentalmente di gioia.
Entro' nel negozio, una piccola pasticceria, saltellando.
La padrona della voce, si volto', la guardo' e le disse, con un inglese precario, come il suo, daltronde, le disse che stavano chiudendo, e che avevano finito quasi tutto.
Come poteva dirlo, che si era persa, e che non sapeva come tornare a casa? 
La signora, visto che lei non le rispondeva, le chiese cosa non andava. Poi scosse la testa, ridendo, rendendosi conto di aver parlato nella lingua madre, e non in inglese.
La giovane le salto' letteralmente addosso, stringendola forte. Inizio' a balbettare parole senza un senso logico, partendo da casa, Italia, persa finendo con aiuto.
La donna, cercando di capire il perche' dell'improvviso attacco d'affetto della sconosciuta italiana, si divincolo' da quello strano abbraccio, e le propose una chiaccherata con una tazza di cioccolato fumante.



 
(Maria pov.)
 
Misi a bollire il latte in un pentolino. L'avevo fatta accomodare in uno degli sgabelli della parte bar del mio negozio, dicendole di aspettare qualche minuto. Mi era passata pe la testa l'idea di farla salire in casa, ma la scartai subito. Pareva una brava ragazza, non sembrava volesse fare male a una mosca, ma cosa ne potevo sapere io, che non fosse una tattica per rubare?
Ma soprattutto, cosa poteva volere da me? Non poteva essere una figlia segreta del mio ex marito, doveva avere l'eta' di mio figlio, anno in piu' anno in meno. A quei tempi eravamo molto affiatati, vedevo il suo amore per me semplicemente guardandolo negli occhi. Non mi avrebbe mai tradito. Passarono gli anni, lui ricevette un'importante promozione come ricercatore in Ohio e ci separammo. Ricevo una cospiqua somma per il mantenimento del mio figlioletto, ma non voglio realmente divorziare da lui.
Quando la cioccolata fu pronta andai da lei. 
A guardarla bene, era una bellissima ragazza, a lui sarebbe piaciuta.
-Ecco la tua cioccolata, cosa ti e' successo?-
Mi racconto' di essersi persa e di non sapere come tornare a casa. Capii subito che voleva un passaggio, casa sua era dall'altra parte di Londra, e gli autobus erano rari a quell'ora. 
Beveva il cioccolato come se fosse il nettare degli dei, con il sorriso stampato in bocca. Mi resi conto di non sapere il suo nome, così glielo chiesi.
-Aria.. Si, Aria- mi rispose, confusa, come se non sapesse il suo nome, ma poi riprendendosi con più sicurezza.
-Io Maria, quindi, a quanto ho capito vuoi un passaggio in macchina fino a casa tua?- le chiesi schietta, ero stanca e continuando così me l'avrebbe chiesto il giorno dopo.
Annuì silenzisamente, porgendomi la tazza sporca. Mi alzai, andai a chiudere il negozio per bene e le dissi di seguirmi. Entrai nel garage, la feci accomodare nel sedile dietro. Mi guardò contrariata e le dovetti spiegare che non avevo mai fatto sedere nessuno tranne quello che era, o è mio marito. Lei non si mise a fare domande, così misi in moto la macchina e partimmo.
-Non c'è bisogno che mi accompagni a casa, se mi lascia in prossimitá del centro, posso prendere il bus fino a casa- mi disse.
-Oh, non ti preoccupare, tanto devo andare a casa di una mia vecchia amica che abita lì vicino. E, dammi del tu, per favore-
Accesi la radio, e nella mia stazione preferita c'era una di quelle canzonette orribili, che vanno tanto di questi tempi, che non hanno né testo né ritmo, fatte per non essere ricordate. Facevano ribrezzo ero cresciuta con i Beatles, e ora la musica era arrivata a questo stato. Mi voltai per chiederle se potevo cambiare, e vidi che stava ridendo. 
-Perché ridi?-
-No, cioè, la canzone, è orribile, oppagnamgnam style, ma pperfavore- disse spezzandosi dalle risate.
-Oh, grazie al cielo, posso cambiare! È una cosa inconcepibile questa canzone- le dissi, sollevata.
Iniziammo a parlare di musica, finché non fummo nel suo quartiere. Venti minuti dopo riuscimmo a trovare casa sua, a causa delle sue indicazioni precarie. Mi maledissi mentalmente per essermi dimenticata il navigatore satellitare a casa.
-Grazie mille! Non so cosa fare per sdebitarmi.. Mi puo' dare l'indirizzo del suo negozio, così appena mi ambiento un po' la vengo a trovare?- Mi chiese lei.
Presi una penna e un foglietto, gli scrissi ciò che mi aveva chiesto e glielo porsi.
La salutai e ripartii. 
Non ci speravo, che mi sarebbe venuta a trovare, si sarebbe dimenticata di me, come tutti. 
Arrivai a casa di Ylenia, parcheggiai la macchina ed andai a suonare al campanello.
Mi aprì e mi fece salire.
-Yle, si è dimenticato il portafoglio, sono venuta a portarglielo-
-Ehm, Mery, entra, dobbiamo parlare-.










 
SPAZIO AUTORE. (1)
Sono in ritardissimo. Scusate, scusate, scusate. Tre settimane fa avevo iniziato il capitolo, ma poi il tablet mi e' morto e sono riuscita a rianimarlo solo ieri sera, e ho finito il capitolo oggi, tra gli insulti di mia madre e il tempo del cazzo. Si, so di avere fatto degli errori. Il titolo della canzone l'ho scritto male apposta, e si, mi fa letterlmente schifo. Poi, ho stravolto la storia, continuando come pensavo all'inizio sarebbe venuta un disastro. Si, e' strano che rincontri Alex, la citta' e' grande. MA IL MONDO E' PICCOLO. Maria la reincontreremo presto. Alex ci creera' molti casini, ma anche il figlio di Mary non sara' da meno. Ho anticipato troppo!  Recensite e fatemi felici. Taanto amore. Ketty.


SPAZIO AUTORE (2)
Sono una cretinuss, ho fatto due spazi autore. Quello che vedete su l'ho scritto ieri, ma volevo pubblicarlo.
Allora.
Mi sono resa conto che faceva leggermente schifo, con i dialoghi sottolineati e corsivi, quindi ho deciso di variare il colore, e di lasciare il testo piu' uniforme.
Comunque, salvo cambiamenti, gli unici a parlare italiano saranno appunto Maria, un po' il figlio, le persone della sua vecchia vita e forse un'altra ragazza molto piu' avanti. Gli altri inglese.
Poi, si, ho stravolto la storia. Ha avuto un motivo per dire che si chiama Aria, e non Rebecca.
Perche' parla in italiano con lei? O perche' si vuole identificare come la vecchia lei?
Votate il sondaggio.
Vabbe', le recensioni sono gradite, magari cosi' scrivo piu' velocemente il prossimo capitolo.
Insultatemi, ditemi che fa schifo, ma sinceramente lo preferisco che allo stare completamente senza recensioni, amo quando la gente mi risponde.
Grazie mille.
Kei.
  
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