Immerso in una radura di salici stava Picto. Era ancora
assonnato, ma l’ispirazione era stata talmente repentina, bruciante a
dir poco, che non aveva resistito e si era cacciato a forza fuori dal letto. Aveva
imparato che l’ispirazione andava seguita in qualunque luogo o momento. Il
giovane pittore si era difatti trovato già più volte ad “inseguirla” mentre era
a tavola, per esempio. Risolse la questione nel modo diplomatico che lo
contraddistingueva. Con una mano reggeva la posata, mentre con l’altra in gesti
rapidi e soavi faceva volare l’agile pennello sulla tela.
Ora il Vento Notturno si alzava dalla terra, con tutta la
sua forza. L’elegante figura snella di Picto sfrecciava nel bosco senza alcuna
difficoltà. Per lui, luce o buio non facevano la differenza e così si muoveva
sicuro nei suoi passi leggeri. Persino il felino più dotato avrebbe potuto invidiare
la sua capacità di schivare rami bassi o infide radici d’albero in piena notte.
Placida la Luna osservava la sua corsa e le stelle trattenevano il fiato nel
vederlo inseguire la propria Ispirazione tra la fitta boscaglia, con tanto di
tela e cavalletto sotto il braccio. Infine il richiamo che aveva sentito cessò.
Quel filo luminoso d’attrazione, che aveva fatto muovere i suoi passi agili e senza
incertezza, si era perso tra l’erba bagnata. Sentì il proprio cuore palpitante
di rapita concitazione, piombare nello smarrimento. Ma no invece. Era giunto a
destinazione! L’ampia radura lo accoglieva tra le sue braccia di salice che al
passaggio del pittore era come se chinassero a dargli il benvenuto. Tirò
finalmente il fiato. Aveva percorso tutta la distanza, dalla sua abitazione
fino alla familiare radura di salici, in apnea. Ed eccola. Sistemò il
cavalletto davanti alla roccia su cui si sedette a gambe incrociate. Tirò fuori
accuratamente, dalla tasca dei pantaloni, il suo pennello di crine di Pavone
marino. I crini bianco-ghiaccio del pennello d’argento risplendettero alla luce
notturna. Occhi delle creature del bosco, incuriosite, si fecero avanti tra il
fogliame. Picto sorrideva. Era di carattere gioviale ed umoristico e pensava a
cosa avrebbero potuto dire gli abitanti del villaggio casomai l’avessero visto
sfrecciare via di casa con la tela sotto il braccio, in tenuta per dormire. Sicuramente
qualcosa di molto simile a –Te guardalo. Dove mai andrà a quest’ora… Si può
avere attacchi di demenza senile già alla sua età? Mah, povero ragazzo… sono
cose da Picto comunque!-
Aveva aspettato abbastanza. Iniziò. L’ispirazione che aveva
avuto era stata, stranamente, vaga, ma ben sapeva che una volta cominciato le
pennellate sarebbero sgorgate fuori dal pennello come acqua da una fonte. Continuò
così per l’intera notte e nulla lo disturbò. Sentiva la presenza degli Animali Notturni
alle sue spalle, seguire i suoi tratti veloci con innocente curiosità, ma non
poteva e non voleva fermarsi. Non era stanco quando, soddisfatto intinse nella
boccetta d’acqua marina, il pennello. Aveva finito. Con la manica del pigiama
si asciugò la goccia di sudore che per l’intensità del lavoro svolto, gli
rotolava sulla fronte. Il pigiama doveva essere veramente lercio dopo quella
notte. Altri commenti dei compaesani sarebbero, sicuramente, sorti a riguardo. Scese
dalla roccia su cui era stato appollaiato per l’intera notte, l’aggirò e fece
qualche passo indietro. Alla fine si voltò.