Camminava
per i corridoi del college, nel silenzio che lo circondava riusciva ad udire
soltanto lo scricchiolare delle scarpe classiche che non era abituato ad
indossare, a contatto con il pavimento lucido. Lesse ancora una volta il
bigliettino con aveva tra le mani, doveva cercare la stanza 68 del piano terra.
Vagò per le stanze esaminando ogni numero,che però spesso era illeggibile
perché sovrastato da scritte, cartelli o altre cose che i ragazzi avevano
appeso alle loro porte per personalizzare quella che era diventata ormai la
loro camera. Arrivò in un corridoio buio, dove dapprima aveva deciso di non
guardare, ma proprio alla fine di esso trovò la stanza numero 68. La porta era
vecchia, la vernice marrone che la rivestiva sembrava fosse stata grattata via
e a differenza delle altre questa non aveva nulla che la caratterizzasse. Bussò
vigorosamente e a stento riuscì a sentire un flebile e leggero sussurro dargli
il permesso di entrare. Quando fece il suo ingresso notò una
stanza completamente asettica: il materasso non
era ricoperto dalle lenzuola, le pareti erano macchiate e le valige che aveva
fatto la ragazza quando la avevano trasferita da quella che era la sua vecchia
stanza e anche la scena del crimine a quella che adesso occupava, non erano
ancora state disfatte. In un angolo vicino alla finestra, su di una sedia dai
piedi di metallo ormai arrugginiti, era
seduta una ragazza con le ginocchia raccolte verso il petto ed un espressione
vuota. Il ragazzo ricordò il viso che aveva visto sul rapporto della polizia,
un viso florido di una ragazza allegra, ma in quella che aveva davanti agli
occhi non vi era più traccia di felicità. I capelli che un tempo risplendevano
di un intenso colore ramato ora le ricadevano sfibrati sulle spalle, i dolci
occhioni color caramello erano spenti e vacui, la bellezza che segnava il suo volto niveo era sparita. Il ragazzo si era rivolto a lei per farle alcune domande
fingendosi come sempre, un detective e
le aveva letto il rapporto della polizia: una ragazza aveva trovato il corpo
della sua compagnia di camera fuori dalla finestra della loro stanza, all’inizio
si era sospettato di lei, ma poi le accuse erano state sciolte e il caso stava
per essere chiuso come suicidio. Loro non ne erano assolutamente sicuri, né del
suicidio della ragazza né della sicura innocenza dell’altra. Il ragazzo a passo
incerto si avvicinò alla giovane che le rivolse uno sguardo vuoto e privo di
alcuna emozione, si presentò ma la ragazzo non ascoltò quello che disse.
Il dolore e la solitudine regnavano in lei, aveva parlato con
tante di quelle persone che ormai non le importava più di capire quale ruolo ricoprissero, voleva
solo che tutto finisse. Si sentiva sola, ora come non mai. Si sentiva come
imprigionata in un cubo dalle pareti trasparenti che via via
si stringeva sempre di più schiacciandola, si perché la solitudine nella sua
vita l’aveva sempre oppressa. E ora che la sua
amica non c’era più, era sola. In più un senso di colpa le mordeva
insistentemente l’anima, era certa che non si fosse uccisa, non ne avrebbe
avuto nessun motivo, ma non aveva neanche idea di chi avesse potuto ucciderla.
Di una cosa però era certa: era morta per colpa sua, avrebbe dovuto capire che
c’era qualcosa che non andava nella sua amica, avrebbe dovuto rimanere con lei
quella sera, avrebbe dovuto proteggerla come lei aveva fatto con lei.
Il ragazzo
le porse la mano che lei automaticamente strinse ma in quel frangente di
secondo, quando le mani dei due si unirono, il ragazzo ebbe una strana
sensazione: d’un tratto si sentì solo, il suo senso di colpa accentuato, e poi
rabbia e ancora malinconia. Tutto durò solo un secondo e tutte quelle sensazioni
che lo avevano assediato scomparirono quando la mano della ragazza si staccò
dalla sua. Ma bastò quel poco per scuotere il ragazzo che, se pur era abituato
ad ogni tipo di stranezza, non aveva mai vissuto una cosa del genere. Certo che fosse solo uno scherzo giocatogli dalla sua congenita sensibilità
influenzata dalla vista di quella povera ragazza scosse la testa e decise di
ignorare l’accaduto, si mise a sedere di fronte a lei e le rivolse uno dei suoi
dolci sorrisi per incoraggiarla.
“Salve,tu sei Allison Carter, giusto?” la ragazza non
rispose, si limitò a fare un cenno affermativo con la testa. “Ti va di raccontarmi cosa è successo
l’altra sera quando hai trovato il corpo di Meredith?
La ragazza
rimase in silenzio ancora per un po’, prese un respiro e ammassò tutta la forza
che le era rimasta in corpo per costringersi a parlare.
“Ero stata per tutta la sera in biblioteca e studiare e quando
sono tornata ho visto che la camera era tutta disordinata ed ho capito subito
che c’era qualcosa che non andava. Meredith è una persona molto ordinata. La
finestra era spalancata e aveva freddo così mi sono avvicinata per chiuderla e
l’ho vista…” le lacrime che le pizzicavano gli occhi
fermarono le sue parole, era decisa a non lasciarle andare e con sforzo riuscì a
trattenerle.
“Hai notato qualcosa di strano in lei, o in qualcun altro,
prima che succedesse?” Sam capiva quanto la ragazza soffrisse nel rivivere
quella situazione, ma dovette continuare estraendo il suo blocchetto nero
fingendo di prendere appunti.
“Ma a cosa
servono queste altre domande? Ho già risposto alla polizia! E poi avevate detto
che il caso era stato archiviato come suicidio?” gli occhi di Allison lo
stavano pregando di non continuare a torturarla.
“Ma io non
sono sicuro che si tratti di suicidio. E tu?” cercò di arrivare subito al sodo
il ragazzo motivato a chiudere in fretta il caso.
“Bè neanche
io riesco a crederci! Conoscevo Meredith, era felice e non aveva nessun motivo
per farlo!” una luce si accese negli occhi della ragazza, un fuoco di rabbia
prese vita nelle sue iridi.
“Ed è
proprio per questo che ho bisogno di te. Devi aiutarmi a capire chi è che a
fare questo alla tua amica. Allora ricordi di aver notato qualcosa di strano?” ripetè la domanda. Sam di una cosa era certo, la ragazza
che aveva davanti era innocente. Allison lo guardò accigliata mentre pensava ad
una risposta da dargli, tutto le era sembrato strano a cominciare dalla morte
della sua amica. “Qualsiasi
cosa. Anche un dettaglio che a te può sembrare irrilevante per noi può essere
importante” cercò di incoraggiarla il ragazzo.
“Mi dispiace
ma non riesco a pensare a nulla di così strano. Anche lei non era cambiato
nulla. E a parte la nostra camera distrutta e una odore tremendo non ho notato
nulla di strano.” alla ragazza tornò improvvisamente in mente quel odore
pungente che l’aveva assalita appena era entrata in camera e a cui inizialmente
non aveva fatto molto caso.
“Uno odore strano dici? Che tipo di odore?” un campanello d’allarme
risuonò nella mente esperta del cacciatore. Un odore che invade la stanza in
cui è stato ritrovato un cadavere non è mai un buon segno pensò.
“Si era un odore
pungente. Tipo di uova marce” spiegò meglio la ragazza sperando di non sbagliarsi.
“Tipo zolfo?”
“Si si proprio quello!”
rispose scuotendo energicamente la testa. “All’inizio pensavo si trattasse
delle tubature ma non mi è mai successo di sentirle emanare un odore così strano…”
“Bravissima Allison. Così mi sei di grandissimo aiuto!” disse
Sam soddisfatto per aver avuto la conferma che in quella città i demoni stavano
tramando qualcosa.
“Ti ho solo parlato di un odore. Non credo che sia così
rilevante per un’indagine” la ragazza era confusa.
“Per me
invece è un grande indizio. Ma non posso dirti altro perché le indagini sono
ancora riservate.” Disse il ragazzo alzandosi. “E se dovesse venirti in mente
qualcosa altro, o se avessi bisogno di aiuto, chiamami.” Aggiunse porgendogli il bigliettino da visita, ancora
una volta quando la mano di Allison sfiorò la sua percepì quelle strani sensazioni,
ma anche questa volta durarono solo per un istante . Decise ancora una volta di
non dargli importanza e salutando la giovane uscì dalla stanza e si diresse verso
l’uscita del college diretto verso il cortile. Si avvicinò al luogo in cui
il corpo era stato ritrovato, ma niente appariva fuori dalla norma. Tornò alla macchina
aspettando suo fratello. Dean uscì dopo qualche minuto anche esso dalla porta
principale guardandosi intorno alla ricerca del fratello. Quando i suoi occhi
verdi incontrarono quelli dell’altro si avvicinò a lui camminando velocemente e
allentando il nodo della cravatta che non era solito indossare.
“Allora? Cosa hai trovato nella camera?” Gli chiese Sam
curioso.
“La camera è distrutta, la polizia è convinta che sia stata
la ragazza a farlo in un impeto di rabbia prima di uccidersi. Ma sono convinto che
non sia così. Avevi ragione, la ragazza è stata uccisa. Sul davanzale della
finestra indovina cosa ho trovato?” lasciò la frase in sospeso aspettandosi una
risposta dall’altro.
“Zolfo?” Azzardò l’altro sicuro che fosse la risposta giusta.
“Zolfo! Si
tratta di un demone Sammy!” sentenziò Dean aprendo lo sportello dell’auto.
“Si, anche
Allison mi ha detto di averne sentito l’odore.”
“A proposito
della tua Allison, ho parlato con alcuni dei suoi compagni del college e hanno
detto che è una persona poco socievole, Meredith era l’unica amica che aveva.” Disse
a titolo informativo il ragazzo.
“A me è sembrata un ragazza normale distrutta per la morte
della sua migliore amica.”
“D’accordo
Freud. Comunque ho parlato anche con Josh Sanders, il ragazzo della vittima, e mi è sembrato un po’
strano”
“Vuoti di
memoria?”
“Si, e in più aveva un graffio sulla mano. Quando gli ho
chiesto come se lo fosse fatto ha detto che non se lo ricordava.” Spiegò entrando
in auto insieme al fratello.
“Allora il
demone deve aver posseduto lui per uccidere la ragazza!” esclamò Sam
spalancando gli occhi.
“Potrebbe,
ma anche se fosse, la rondine ha abbandonato il nido! Gli ho rovesciato addosso
dell’Acqua Santa e non gli è successo niente.” Disse Dean indicando la tanica di metallo che
aveva nella tasca interna della giacca colma di acqua benedetta.
“Ma hai
visto che avevo ragione? C’è un lavoro da fare qui!”
“Si, ma cosa può mai volere un demone da una
povera studentessa?” chiese l’altro mettendo in moto l’Impala.
“Non ne ho
idea, ne sono usciti così tanti quando abbiamo aperto le porte dell’inferno…” abbozzò Sam.
“Bè allora
scopriamo cosa vuole quel bastardo e rispediamolo all’inferno!” lo bloccò il
fratello prima di girare la macchina verso il Motel in cui ricerche da fare
stavano solo aspettando il loro ritorno.
Salve! Forse qualcuno ha letto il primo capitolo di questa
storia quasi un anno fa… Bè ora l’ho terminata (quasi
mi mancano solo tre capitoli ma li scriverò presto) e ho raccolto il coraggio
per pubblicarla! Non esagero se vi dico che la sto scrivendo da ben due anni
e plotando da tre! È una delle fan fiction che ho
scritto a cui tengo di più quindi trattatemela bene ^_^
Sarei molto felice di sapere cosa ne pensate, se fino ad ora
è tutto chiaro o se avete qualsiasi altra cosa da dirmi io vi aspetto!
Spero di avervi un po’ incuriosito, o meglio che Allison vi
abbia un po’ incuriosito, o anche meglio quasto nuovo
caso per i Winchester. Vabbè spero che qualcosa vi
abbia incuriosito!
Al prossimo capitolo che questa volta non tarderà ad arrivare! Promesso!
Baci!!