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Autore: rosa_bianca    12/11/2012    3 recensioni
"Suo padre voleva che si sposasse. Nulla di più normale. Se fosse stata cresciuta come una ragazza, ovviamente.
Ma lei era speciale. Lei. Oscar François de Jarjayes, il “figlio” del Generale, il futuro erede di tutti i suoi possedimenti. Un soldato abile, determinato e capace."
Il Generale decide che Oscar si sposerà con Girodelle...ma, attenzione, la storia non è quella dell'anime! come vedrete, prenderà pieghe diverse...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Galoppò finché poté, sotto una pioggia incessante che non voleva saperne di smettere.
La caserma..devo raggiungere la caserma!,si convinceva, stremata, mentre cavalcava.
Era zuppa d’acqua e si sentiva vicino al perdere i sensi.
Era sulla via di Parigi, quella che tante volte aveva percorso con André per andare alla Guardia Metropolitana, quella che sapeva ormai a memoria.
Mi starà aspettando!
-Vai, Cesar, corri!- le uniche parole che sovrastavano il rumore dei tuoni nella campagna addormentata.
Grida strazianti, ma piene di forza e decisione.
La gola le faceva male, e tossì diverse volte: impallidì sgranando gli occhi quando vide la sua mano insanguinata.
Oh no! Un’altra volta!,era spaventata, ma in quel momento la sua tosse poteva aspettare. Doveva aspettare.
Ecco Parigi!
Era l’una di notte e neanche i vicoli delle locande dove gli uomini usavano passare la serata erano affollati.
Sarà il brutto tempo….acc! Ho la pioggia nelle ossa!
Probabilmente non era mai stata così bagnata, sentiva l’acqua penetrarle al di sotto della pelle.
Era sfiancata, sentiva di non poter proseguire. Anche il suo cavallo stava dando segno di stanchezza.
Ma  non si volle arrendere.
Un altro colpo di tosse. Un'altra macchia scarlatta sull'elegante vestito di seta, pieno di merletti e trine.
Ma ora non aveva importanza.
Continuò al trotto, risoluta.
Ce la devo fare!,si convinse, sorridendo al pensiero di poter vedere André.
Ma poi fu un attimo.
Cesar slittò sulla strada bagnata, facendo cadere  violentemente la donna, che scivolò sbattendo sulla porta di una casa.
-André,Andrééé!- fu il grido che le uscì spontaneamente dalla gola.
Poi il buio.
                                                                                                               ***********
Si era appena svegliato ed era intontito dal dolore sovrumano che provava.
-O…Oscar, dove sei?—mormorò flebilmente, steso su una branda decisamente troppo stretta e corta per lui.
Lo aveva destato il tuono che proveniva da fuori. Pioveva a dirotto, sebbene stesse arrivando la primavera.
Aveva dimenticato tutto ciò che le aveva detto la sua amata appena tre ore prima…era certo che Oscar dovesse venire a fargli visita proprio in quel momento.
Dove sei, amore?
Così, convinto che la giovane fosse nel suo ufficio, lottò contro il dolore lancinante delle sue membra mortificate, alzandosi senza svegliare il guardiano, che dormiva.
Ad ogni passo gli pareva di morire ma, più si avvicinava alla stanza di Oscar, più gli sembrava che il dolore si alleviasse.
Quando, abbassando lentamente la maniglia, non trovò nessuno, il giovane si ricordò improvvisamente delle parole che si erano scambiati e si accasciò a terra, vinto dalla stanchezza e dal dolore.
Un lampo attraversò la stanza, facendola brillare per qualche momento.
-Oscar, Oscaaar!- gridò debolmente, prima di svenire.
              ***********
Il Generale accese la sua vecchia e fidata pipa, preoccupato.
-E ora?- chiese, davanti ad un impaziente Girodelle che camminava in tondo, nel suo ombroso studio.
Era sprofondato sulla sua poltrona, girato verso al finestra.
La pioggia produceva un ticchettio fastidioso che non faceva che aumentare il nervosismo del Conte e del Generale, che però riusciva a mantenere un'impressionante calma esteriore.
Dannata pioggia! 
-Signore, penso che l’unica soluzione sia quella di far pattugliare la zona da persone fidate. Non penso potrebbe essere un bene che lo venga a sapere tutta Versailles- affermò continuando i suoi girotondi, guardandosi gli stivali.
-Avete ragione, Conte. Dobbiamo mantenere l’affare segreto, la Corte non deve venirne a conoscenza. Manderò alcuni miei uomini domattina presto. Direi di iniziare dalle vicinanze, non può essersi allontanata molto, con quest’alluvione…
-Già. Sono preoccupata per lei, Generale. Dopotutto, è la mia futura moglie…
Le labbra di Augustin si incresparono lievemente.
-Preoccuparvi? Conte, vi rivelerò un segreto: per mia figlia non bisogna mai preoccuparsi. Sa cavarsela in tutte le situazioni, state tranquillo.-esclamò ,tirando placidamente una boccata alla pipa.
Poi osservò Girodelle che prendeva un altro bicchiere di brandy, un altro, ed un altro ancora…
Diamine! È veramente preoccupato!- pensò mentre lo vedeva tracannare un calice dopo l’altro.
Poi il Conte decise di andare, dimenticando di fare il saluto militare, ed ondeggiò malamente fino alla carrozza, bagnandosi sotto l'acqua,stordito  all’alcol.
Il Generale si sedette sulla sua poltrona, sovrappensiero.
-Oh, sì, ci potete scommettere…la mia Oscar sa cavarsela in tutte le situazioni…
                                                                                                             ***************
Lo svegliò Alain, che lo aveva trovato sdraiato accanto allo stipite della porta della stanza di Oscar, appena tornato da una nottata a Parigi.
Aveva diluviato tutto il tempo, e lui era rimasto rintanato in una locanda a bere birra.
Non che in quel momento non piovesse: l'acqua entrava nelle pareti della caserma, creando delle venature scure sui soffitti.
-Ma chi casp…?- aveva esclamato sorpreso -André?!- realizzò, vedendolo stretto nella sua divisa insanguinata, privo di coscienza.
-Lasalle, chiama il medico! Corri!- ordinò all’amico.
Perché è qui,davanti all’ufficio della De Jarjayes? Possibile che non sappia che la Comandante se n’è andata…sicuramente non gliel’avrà detto, ha voluto giocare coi suoi sentimenti, quella lurida nobilastra!
Intanto André aveva iniziato a sbattere le palpebre, confuso.
-O…Oscar?
-Cacchio,ma sei davvero cieco, allora!- schiamazzò l’altro, divertito e preoccupato al contempo.
-Sono Alain e non ti ho svegliato col bacio del vero amore come farebbe la tua Comandante, sappilo!- scherzò, come suo solito - Che ci fai qui, André?
-Dov’è Oscar?
Alain non seppe che rispondere.
-Si assenta per qualche giorno…- mentì, evasivo.
Se per ‘ per qualche giorno’ s’intende ‘per il resto della sua vita’, allora non ho detto una bugia! , rifletté il gigante, con un lieve sorriso.
Intanto, Lasalle arrivò, col fiatone, accompagnato dal dottore.
-André, perché ti sei spostato? Saresti dovuto rimanere nel tuo letto!- lo incalzò il medico, che chiamava per nome tutti i soldati.
Ma il giovane era rimasto spiazzato dalla notizia.
-Aveva detto che mi sarebbe venuta da me, non capisco….
Era come se tutto ciò attorno a lui gli fosse estraneo, come se esistesse solo lei. Ed, effettivamente, in quel momento per André esisteva solo lei, tutto il resto passava in secondo piano.
Il Dottor De Bois lo guardò negli occhi e scosse la testa.
È proprio confuso, poveraccio!,pensò.
-André, ora ti riporteremo in infermeria, e dovrai starci per altri 5 giorni. Poi dovresti essere nelle condizioni per affrontare un breve viaggio, penso che ti farà meglio l’aria di Versailles che quella di Parigi.- disse, non sapendo che la Comandante aveva lasciato il lavoro,ed aggiunse –Alain, Lasalle, portatelo in infermeria, devo cambiargli le bende e somministrargli del laudano.
André era confuso, non riusciva a realizzare ciò che gli succedeva attorno: riusciva solo a fissare i lampi che squarciavano il cielo buio.
Vieni da me, Oscar, come quando da bambini durante le tempeste t'intrufolavi nella mia stanza e nelle mie coperte...io ti porgevo la mano Oscar, ti aiutavo a salire sul mio letto...vieno qui da me,Oscar, porgimi la mano...
   
 
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