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Autore: Dreamer In Love    12/11/2012    6 recensioni
"Tell me somethin', girl
Are you happy in this modern world?
Or do you need more?
Is there somethin' else you're searchin' for?"
(Shallow - Lady Gaga & Bradley Cooper)
Shade si è appena trasferito in una nuova città, in una nuova scuola dove, volente o nolente, è costretto a entrare in contatto con un gruppo di scalmanati. E lui che pensava di passare un anno tranquillo… Tra lezioni, amicizie e amori, scoprirà che a volte non tutto ciò che si vede è la verità. Dovrà scontrarsi con un mondo a volte troppo crudele e inoltrarsi in strade buie e tormentate per riuscire a scorgere la luce dell'amore nell'oscurità.
La RedMoon è vita, ma in un certo senso c'è anche qualche cenno di RXS e RXB e FxB.
Genere: Azione, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Fine, Shade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cattive ragazze '
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11.
Tinte di rosso

- Chiarimenti e videogiochi -
 
Era venerdì. Un ragazzo dai capelli e dagli occhi cobalto camminava per il viale alberato. La camicia bianca metteva in risalto quel poco di muscolatura che il basket gli stava donando e, dietro di lui, delle ragazzine con la sua stessa uniforme sospiravano sognanti. Shade masticava meditabondo una brioches comprata alla stazione degli autobus. Quella mattina Mirlo gli aveva mandato un messaggio per avvisarlo che non sarebbe andata a scuola e a lui toccava fare la solita noiosa strada da solo. Ormai si era abituato alla presenza continua della castana accanto e ne sentiva la mancanza.
La notò ancor prima che lei potesse scorgerlo. Una ragazza dai lunghi capelli rossi, seduta mollemente su un muretto, serrava le labbra piene attorno al filtro di una lunga sigaretta. Che fosse bella Shade lo sapeva ma, ora che conosceva Fine, poteva facilmente notare quei segnali che rivelavano il suo nervosismo. In una decina di metri lui le sarebbe passato davanti e la rossa avrebbe, come ormai consuetudine, fatto finta di niente. Non l’avrebbe più sentita ridere spensierata come il giorno in cui per la prima volta i loro occhi si erano incontrati e uno stupido volantino lo aveva aggredito. Fine si era dimenticata di lui, era scomparso dalla sua vita in un attimo, come lei stessa aveva suggerito durante il loro litigio. 
Poi, la vide sgranare gli occhi e alzarsi velocemente dal suo scanno per afferrare malamente una studentessa che camminava davanti a lui. Ci impiegò qualche secondo a riconoscerla per colpa della chioma rossa che sfoggiava, fin troppo accesa perché fosse naturale. Lemon sorrise raggiante alla senpai prima che questa la trascinasse, furibonda, oltre i cancelli della scuola.
Shade non ci pensò due volte e le seguì senza farsi notare. Se Fine aveva di nuovo preso di mira Lemon, stavolta per il suo nuovo strambo look, doveva essere presente nell’eventualità fosse stato necessario intervenire.
 
Morivo dalla voglia di togliermi di dosso quell’assidua sensazione di aver fatto la cosa sbagliata nell’aggredirla così duramente; cercavo una prova che giustificasse la mia diffidenza nei confronti di Fine. Soprattutto, cercavo un motivo valido per continuare a stare lontano alle splendide persone che aveva conosciuto – Bright e Auler, soprattutto - e che mi mancavano terribilmente.
 
Le vide entrare nei bagni degli spogliatoi con passo trafelato e chiudersi la porta alle spalle; Fine non mancò di controllare che nel cortile nessuno le avesse viste. Shade mantenne una certa distanza per non destare sospetti, poi, si accostò all’ingresso per capire cosa stesse succedendo.
 
Stavolta non avevo scusanti: sembravo davvero un guardone pervertito.
 
Sentì l’acqua che si apriva e Lemon lamentarsi.
- Ti prego senpai. Ci ho impiegato una vita ieri a farmeli. –
- Non lo metto in dubbio. Che scema che sei. Non hai pensato a cosa diranno i tuoi compagni e i professori. Così sembri una teppista. –
- A guardarci, non ho comunque azzeccato il colore giusto. La tua tonalità è molto più scura. –
Fine sospirò sopra il rumore del rubinetto.
- Lemon, sul serio. Smettila con questa storia. Ti metterai solo nei casini. Che senso ha voler assomigliare a una persona violenta e aggressiva come me? –
A Shade non sfuggì la descrizione che ripeteva le uguali parole che lui aveva usato. E poi, Lemon voleva assomigliare a Fine? Non era arrabbiata per essere stata maltrattata?
- Aggressiva? -, il tono della ragazzina era sbalordito. – Senpai tu sei fantastica. Non c’è persona in questa scuola che non ti adori per la tua gentilezza e dolcezza. –
- Non tutti la pensano così. –
- Dimmi di chi si tratta che lo vado a pestare come si deve. –
Fine doveva aver sfoderato una delle sue occhiatacce perché Lemon tornò subito a scusarsi.
- Lo so, non devo alzare le mani su nessuno ma, insomma, Chiffon aveva proprio esagerato. –
- Santo cielo, Lemon. Mi sono solo sbucciata un ginocchio ed è subito venuta a scusarsi. Non so chi di voi due mi sia più devota. –
- Ovviamente, io. –
- Certo, certo. Trovarvi che vi schizzavate addosso l’acqua è stato davvero assurdo. –
- Oh, beh! E’ un gioco che facevamo anche quando eravamo bambine. Ma quando Mirlo mi ha detto che Chiffon aveva cominciato a sparlare di te alle tue spalle non ci ho più visto. Scoprire che non centrava nulla è stata una sorpresa. Avrei dovuto fidarmi della mia migliore amica. –
- Migliore amica, eh? –
Il tono della rossa era fin troppo ironico e Shade immaginò Lemon che arrossiva vistosamente.
- Ci sto ancora lavorando. –
- Forse aggredirla non è stato il miglior modo per conquistarla. –
- Ma lei ha aggredito me, penso di avere una speranza. E poi mi ha chiesto se ero gelosa. Magari l’ha fatto solo per attirare la mia attenzione. –
 
Mi ricordavo distrattamente quello stralcio di conversazione tra Chiffon e Lemon. Non potevo certo immaginare che si trattasse del loro modo per… corteggiarsi? Bah! Le donne!
 
Fine sbuffò divertita.
- Siete strane voi due. –
- Comunque, senpai, dovresti trovare un modo per vendicarti. –
- Non ho intenzione di mettermi allo stesso livello di quella sgualdrina. Inoltre, ha ottenuto ciò che voleva. Penso e spero che non mi darà più fastidio. –
- Il senpai Shade è proprio un bravo ragazzo. Anch’io avrei smosso mari e monti per separarvi. –
La rossa rise sommessamente.
- E’ fin troppo ottuso per i miei gusti ma hai ragione. -
Shade sorrise tristemente a quelle parole. Aveva molto su cui riflettere. Si sentiva un totale idiota e i sensi di colpa che aveva cercato di far tacere fino a quel momento scoppiarono. Fece per allontanarsi quando si accorse che di fronte a lui c’era una figura. Sobbalzò silenziosamente e sfoderò il suo ghigno sghembo.
- Con me non attacca. -, borbottò la ragazza di fronte a lui.
Altezza teneva le mani sui fianchi e lo guardava in cagnesco; il barattolo di tinta per sistemare i capelli di Lemon era in una borsina penzolante tra le dita.
- Ti prego, non dirle niente. -, sussurrò Shade supplicante.
La bionda gli mimò malamente di sparire ed entrò nel bagno. Shade sospirò per averla scampata.
 
 
Appena Mirlo vede il ragazzo venire nella sua direzione sorrise raggiante.
- Shade! -, lo salutò quando fu vicino e gli lasciò un bacio sulle labbra.
Notò subito che c’era qualcosa che non andava. Lui non aveva ricambiato il saluto e la guardava stralunato.
- Che cosa succede? –, chiese preoccupata.
- Dobbiamo parlare. –
La giovane si fece subito seria. Non lo aveva mai visto tanto deluso e abbacchiato.
- Certo, ho casa libera se vuoi. –
Avrebbe dovuto sospettare qualcosa ancora durante la mattinata quando lui non l’aveva aspettata per andare a scuola. Certo, Mirlo si era dimenticata di avvisarlo che sarebbe tornata a frequentare dopo due giorni di malattia. Quindi, non vedendolo al solito posto, gli aveva mandato un messaggio per tornare insieme a casa. Non si aspettava quell’accoglienza. Era sicuramente arrabbiato con lei e non riusciva a capirne il motivo.
Sospirò mentre inseriva le chiavi nella toppa e si spostava per farlo entrare. Erano passati una decina di giorni dal loro primo bacio e le cose tra loro stavano procedendo bene e velocemente. Avevano scoperto di avere molto in comune e Mirlo gli aveva persino fatto conoscere i suoi genitori. Studiavano quasi tutti i pomeriggi insieme e nei fine settimana si erano dedicati allo shopping e a gite fuori porta. Shade era sempre stato cordiale, dolce, così in contrasto con i mentecatti che aveva frequentato fino a quel momento. Si era innegabilmente affezionata a lui e vederlo così la confondeva.
Lo guidò verso la sua camera e lasciò che si sedesse sul tappeto al centro della stanza prima di chiudere la porta. Si sistemò di fronte a lui, dall’altro lato del tavolo.
- Mi stai facendo impazzire. Mi dici che cosa hai? –
Ci fu qualche minuto di silenzio in cui Shade sembrava meditabondo. Poi, il ragazzo alzò lo sguardo e lo puntò nelle iridi viola della giovane.
- Sei stata tu a istigare Lemon contro Chiffon. –
Non era una domanda e Mirlo se ne accorse fin troppo bene. Per qualche secondo pensò di mentire ma si arrese velocemente a quei brillanti occhi cobalto. Era giunto il momento di essere sincera.
- Sì, è vero. –
 
Rimasi incantato dalla velocità in cui la sua espressione si trasformò da dolce e mortificata a determinata e fiera. Ero abituato a una Mirlo più accondiscendente ma anche questo suo lato di lei, dopotutto, mi affascinava.
 
- Sapevi anche che Fine non ha aggredito nessuno nei bagni. Perché non mi hai detto nulla? –
- E renderla ancora migliore ai tuoi occhi? No, grazie. –
Il tono sarcastico era irritante. Infatti, il cobalto batté il palmo della mano sul tavolo, facendo sobbalzare la ragazza.
- Ti rendi conto che ho litigato con tutti per colpa di questa cosa? Pensavo almeno di avere ragione invece hai girato i fatti a tuo vantaggio per vendicarti di Fine. Per dimostrare cosa, poi? Che sei riuscita a conquistarmi? -
La castana si strinse nelle spalle.
- Ti ho deluso Shade? –
- Certo che sì. -, le rispose lui, inchiodandola con lo sguardo infuriato.
- Mi dispiace non poter essere la ragazza dolce e timida che ti aspettavi. Io sono anche questo: sono gelosa di Fine, della sua vita, dei suoi amici, del rapporto che è riuscita a creare con te in poco tempo, della sua bellezza. Toglierle almeno un trofeo mi allettava e tu ci sei cascato fin troppo velocemente. –
- Ne è valsa la pena, almeno? –
- Penso di sì. L’hai umiliata e tradita. La soddisfazione è stata enorme. –
- Scommetto, però, che è durata un secondo. -, la provocò.
Ci fu qualche minuto di silenzio in cui Shade scrutava serio la giovane davanti a lui che si ostinava a mantenere lo sguardo fiero e ottuso. Poi, sospirò.
- Credi sul serio che me ne freghi qualcosa di questa faida aperta tra te e Fine? –
La castana sgranò gli occhi, stupita.
- In che senso? Non sei arrabbiato perché ti ho usato? –
- Certo, mi ferisce ma mi preme più sapere se provi qualcosa per me o se questi giorni insieme sono stati solo l’ennesima commedia per dare fastidio a Fine. –
Mirlo rimase basita per qualche istante. Poi, scoppiò a ridere.
- Mi stai davvero chiedendo se sono innamorata di te? Non t’interessa che ti abbia mentito? Che ti abbia allontanato dai tuoi amici? –
Shade rizzò le spalle.
- Non puoi aver mentito per tutto questo tempo, Mirlo. E avevo già notato che tra te e Fine non scorreva buon sangue. Certo, non mi aspettavo una mossa tanto meschina ma da una parte sono contento che finalmente ti sia mostrata a me per quella che sei. –
La castana si era aspettata di tutto – e che se ne andasse per tornare da Fine era tra le ipotesi più papabili – ma non quell’atteggiamento di onniscienza, come di uno che aveva già previsto tutto: gli occhi fieri e strafottenti indagavano qualsiasi sua indecisione e mostravano spavaldi tutta la soddisfazione nell’averla smascherata e nella certezza che, dopotutto, lei provava qualcosa. Un battito accelerato del cuore la fece fremere. Aveva sbagliato a sottovalutarlo, a pensare che potesse essere malleabile tra le sue mani, la chiave giusta per vendicarsi di quella stronza di Fine e compiere la sua missione. Non aveva messo in conto che potesse succedere: Shade l’aveva conquistata e ora era lei la preda e lui il cacciatore.
- Provo qualcosa per te, sì. –
Non era in grado di mentire a quegli occhi, non più, almeno.
- Se ti garantissi che Fine non m’interessa? Se ti promettessi che voglio stare insieme a te e che del resto non mi importa, la smetteresti con questa storia? –
In un attimo la giovane azzerò le distanze tra loro. Baciò Shade con intensità e ben presto i sospiri si fecero corti e smorzati da gemiti.
- Sì. -, riuscì a dire in un sussurro strozzato Mirlo.
Poi, affondò le mani nei capelli cobalto e riavvicinò con forza il viso al suo. Le dita di Shade, intanto, stavano già slacciando i primi bottoni della camicetta.
 
 
Quando Auler e Bright, dopo l’allenamento di basket, l’avevano messo in un angolo con la richiesta di parlare la sua immaginazione aveva vagliato varie possibilità: erano due settimane ormai che si degnavano giusto di salutarlo, ancora arrabbiati per la faccenda con Fine, e che volessero malmenarlo era tra le opzioni più papabili. Shade era rimasto stupito, quindi, nel sentirsi invitare a casa di Auler per una sessione di videogiochi. Era da un’ora abbondante che si scambiavano i joystick in sfide a coppia per vedere chi fosse il più forte in un gioco di lotta e tutto era come prima del fattaccio: mangiavano e bevevano schifezze, mentre Bright faceva le sue battute stupide e raccontava le sue avventure con il genere femminile; Auler e Shade lo ascoltavano divertiti, filtrando quelle che erano palesemente balle colossali e cercando di capire cosa fosse vero. Il biondino, infatti, aveva una certa reputazione da dongiovanni. Con il suo fare educato e principesco, non solo aveva una fiorente stola di ammiratrici ma si divertiva anche a fare strage di cuori. Le signorine coinvolte cedevano volentieri alle sue lusinghe, credendo di essere uniche e speciali per lui. Poi, venivano gentilmente scaricate. Nessuna di loro, però, provava un minimo di risentimento. Bright era un amatore e, soprattutto, un bravissimo ciarlatano. Le sue vittime finivano, inevitabilmente, a unirsi al suo fan club ufficiale.
- C’è una ragazza del club di giardinaggio che non mi toglie gli occhi di dosso. Credo sarà il mio prossimo obiettivo. –
- Sei un mascalzone, sul serio. -, lo rimproverò malizioso Shade, guardando sullo schermo la sfida tra l’azzurro e Bright. – Tua sorella non è in casa? -, chiese all’altro amico, curioso.
Auler mise in pausa il gioco e lo guardo direttamente.
- Sono tutte a fare un pigiama party da Lione. –, spiegò.
- Pigiama party? –
- Passano tutto il tempo ad abbuffarsi di dolci di ogni tipo e a spettegolare. -, commentò Bright con un’alzata di spalle.
- In sostanza quello che stiamo facendo noi. -, rispose Shade, ridendo.
Poi, mise insieme i pezzi.
- E’ per questo che mi avete invitato. –
Auler sorrise mesto.
- Senti, per noi la faccenda è già chiusa. Cavoli tuoi cosa fai con Mirlo e se hai litigato con Fine. –
- Tecnicamente ci importa ma sappiamo anche che ti sei reso conto di aver sbagliato a giudicarla. A noi basta questo. -, puntualizzò il biondino, incrociando le braccia al petto, comunque ancora un po’ scocciato dalla faccenda.
- Altezza non è stata zitta, eh? –
Entrambi annuirono.
- Il problema sono le ragazze. Non vogliono che ti parliamo. –, borbottò Bright, dispiaciuto come un bambino sgridato dalla mamma.
- In realtà, la diretta interessata non si è nemmeno espressa. –, disse Auler meditabondo. – Ma le altre vogliono proteggerla e di conseguenza tutti noi dobbiamo evitarti. Anche Lione è del nostro parere… -
- Ma mia sorella è un arpia e entrambi sappiamo quanto possa essere fastidiosa e vendicativa. –
L’azzurrò rabbrividì alla sola idea di subire ripercussioni da parte di Altezza.
- Oggi stiamo rischiando parecchio. –
Shade non riuscì a trattenere un sorriso, comunque contento. Diede pacche sulle spalle ai due amici che, nonostante tutto, volevano passare del tempo con lui. Anche a lui erano mancati molto.
- Grazie ragazzi. -
 
  
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