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Autore: MimiRyuugu    13/11/2012    2 recensioni
Ecco qua, dopo Ultimi Ricordi, la continuazione della saga dei Tre Uragani. Riuscirà la nostra Giulia Wyspet ad avvicinarsi di più al burbero Severus Piton?
"You are the life, to my soul, you are my purpose, you are everything."
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Salveeeh *-* siamo già al cinque nè ** oramai l'idea di aggiornare due volte a settimana mi sta prendendo bene u_u anyway, spero che la storia vi piaccia *^* tengo tanto alla mia piccola Giulia, siamo cresciute assieme TwT okkeee so che è alquanto patetico considerare i propri personaggi come figli (no, forse non lo è e.e) u.u per varie ed eventuali dosi di insulita gratuite rivolgersi oramai al banco 3 <3
In questo cap abbiamo...nemmeno una canzone D: *smemorata*

Avvertenze: OCCtudine (maybe o.ò), dolciume vario e chi più ne ha più ne metta u.u

Bien, vi lascio all'aggiornamento **
Buona lettura,
Mimi : ***



5° Capitolo

Quando mi svegliai ci misi un po’ per capire dov’ero. Dapprima pensai di trovarmi nella mia camera. Aprii gli occhi a fatica e misi piano a fuoco quello che mi stava intorno. Sentii lo scoppiettio di un fuoco in un caminetto e vidi qualcosa che si muoveva sfocato verso di me. “Ha ripreso conoscenza finalmente…” osservò una voce a me più che famigliare. Con uno sforzo mi tirai su e stropicciai gli occhi per riuscire a vedere meglio. Quando li riaprii vidi Piton, davanti a me, che mi osservava incerto. Io lo guardai sorpresa. “Non si sforzi…si sdrai, altrimenti le salirà la febbre…” mi ordinò, colpendomi leggermente con una mano sulla spalla, in modo da farmi ricadere con la schiena sul letto. Non avevo forza. Severus scosse la testa. Vidi il caminetto acceso in un angolo della stanza. Nel dormitorio noi non avevamo un caminetto. E non c’erano nemmeno i letti di Hermione e Anna. Feci scorrere una mano sulle coperte verdi scuro, così morbide e vellutate, ma che tenevano molto caldo. Guardavo la mia mano scorrere sul tessuto, poi mi tirai su di nuovo. Sul mio braccio scivolò una manica viola. Solo allora mi accorsi di essere in pigiama. Mi girai e vidi i vari componenti della mia uniforme appesi a scaldarsi vicino al fuoco del caminetto. Piton stava ancora davanti a me, a braccia conserte. “Apra la bocca…” mi ordinò. Io lo guardai stranita e obbedii. Allungò una mano e mi infilò il termometro. Richiusi la bocca guardandolo ancora più interrogativa. “Stia ferma mi raccomando…” disse ancora, osservando l’orologio appeso alla parete. Dopo cinque minuti si riprese il termometro. “Trentotto e mezzo…le è scesa la febbre, ma non ci siamo ancora…” sbuffò, poggiando l’oggetto sul comodino. “Si può sapere cosa ci faceva fuori sotto la pioggia?” esclamò, acido. Solo allora me ne ricordai. Ricordai di essere uscita dal dormitorio per andare a prendere Hermione. Poi il corridoio e…Josh. Il bacio. Mi venne una fitta al cuore e abbassai lo sguardo. Tremai di poco e Piton mi sistemò la coperta. “Perché…sono nella sua camera?” chiesi, con un filo di voce. Lui scosse la testa. “Ho notato che non era a cena, e che le sue amiche erano piuttosto agitate…così, sono andato a chiedere spiegazioni, e la signorina Granger mi ha detto che quando è tornata in dormitorio non l’ha trovata…” iniziò a spiegare. Io torturavo la coperta tra le mani. Sentivo le guance che scottavano. “Stavo dando un’occhiata nei dintorni del lago, quando ho sentito quell’aggeggio babbano che suonava. L’ho trovata svenuta sotto la pioggia…scottava, così l’ho portata qui…” continuò. Io strinsi la coperta. “Le ho misurato la febbre…aveva trentanove…” raccontò Piton, sbuffando. “Grazie…” sussurrai. “Non potevo lasciarla fuori con questa pioggia…anche lei però signorina, mi vuole cortesemente spiegare cosa diamine ci faceva fuori con questo tempo? Senza nemmeno un ombrello poi!” rimbeccò, a mo di predica. Io non risposi. “È stata una vera incosciente! Poteva capitarle qualcosa! Se non l’avessi trovata a quest’ora sarebbe ancora li fuori…ha rischiato una bella polmonite, se non di peggio!” continuò a rimproverarmi. Non avevo il coraggio di guardarlo in viso. Quella sensazione di sporco che avevo addosso c’era ancora. “Se ne rende conto almeno signorina Wyspet? Mi risponda!” disse infine, arrabbiato. Io sentii gli occhi riempirsi di lacrime. Maledetto Josh. “Si…” risposi, con la voce tremante. Piton sbuffò. “Ho messo i suoi vestiti ad asciugare come vede…” continuò, freddo. Io arrossii. “Non si preoccupi…non ho visto un solo centimetro di pelle…” disse sbrigativo. Anche se non lo guardavo in viso sapevo che era in imbarazzo. “Però vorrei proprio sapere il motivo di questo suo nuovo gesto alquanto sconsiderato…” disse ancora. “Io…non…” iniziai a dire, ma poi mi bloccai. Non dovevo piangere. Non volevo piangere. “Dunque?” chiese Piton. “Non ci ho pensato…” sussurrai. “Ah davvero? Come al solito signorina Wyspet…” rimbeccò acido. “Avevo…paura…” dissi, ancora più sottovoce. “Di che cosa? Dei tuoni?” mi prese in giro. Io strinsi così tanto la coperta nelle mie mani che sentivo le dita farmi male. “Volevo andare a prendere Hermione fuori dall’aula di Antiche Rune…” iniziai a raccontare. Piton annuì. “Però sono stata bloccata in corridoio…” continuai. Iniziai a tremare. Sentivo ancora la stretta di Josh sui miei polsi. Mi fermai. “Da chi?” chiese Piton. Io rimasi zitta. “Signorina Wyspet, mi risponda!” esclamò Severus, spazientito. Silenzio. “Le sarei grato se mi rispondesse…magari guardandomi in faccia…” commentò, seccato. Alzai piano lo sguardo. Sillabai il nome del ragazzo, ma Piton non capì. “Josh…Roberts…di Corvonero” dissi, in un sussurro. Stavolta il professore capì e il suo viso si fece serio. “Le ha fatto qualcosa?” chiese ancora. “Mi ha…detto che…voleva parlare…poi però…l’ho respinto e…mi ha…” iniziai a dire. Piton tamburellava nervoso le dita sul comodino. Abbassai il viso. “Avanti, continui!” esclamò Piton spazientito. “Mi ha bloccata e mi ha baciata…” conclusi. Severus rimase zitto qualche minuto. “Ero immobilizzata dalla paura…appena ho potuto gli ho dato un calcio e sono corsa via…” finii. Le lacrime avevano iniziato a scendermi calde sulle guance. Severus mi guardò. “Perché…perché non mi lascia in pace…non voglio ricordarmi quelle brutte cose...” dissi, tra i singhiozzi. Piton si sedette sul letto accanto a me. “Non sono capace di far nulla contro Josh…la paura mi immobilizza ed ho il terrore che mi possa far qualcosa…da sola non valgo nulla…se non c’è qualcuno a proteggermi io…” dissi ancora, tra le lacrime. “Signorina Wyspet, non dica sciocchezze…è normale che abbia paura…la sua non è stata un’esperienza da poco…e quel ragazzo, non dovrebbe nemmeno azzardarsi a toccarla…” rispose Piton. Io scossi la testa. “Ogni volta che sento quella voce…lo sento pronunciare il mio nome…la testa mi fa male e rivedo quelle immagini…” spiegai. Severus sospirò e si avvicinò. “Signorina Wyspet, non deve far vincere la sua paura…in questo modo farà vincere Josh…e non è quello che vuole, vero?” mi disse. Io scossi la testa. “Io…non volevo…che mi baciasse…” precisai, nascondendo il viso fra le mani. “Mi sento come se mi avesse preso qualcosa d’importante…forse la mia sicurezza…” dissi. Piton scosse la testa. “Non si strappa mai un bacio ad una donna contro il suo volere…è da zoticoni…” osservò. “Mi sento…sporca…come se avessi tradito una persona…” singhiozzai. Non volevo dirgli direttamente che mi sentivo come se lo avessi tradito. Speravo che capisse. “Non dica così…lei non è affatto sporca…anzi, è una vittima…e sono sicuro che quella persona la perdonerà…dopotutto non ha fatto nulla di male…” disse Piton, togliendomi le mie mani dal viso. Vidi che stava sorridendo, così mi buttai tra le sue braccia singhiozzando. Lui non protestò. Mi accarezzò la testa con una mano. “Professore…mi…dispiace…” mi scusai. “Calma signorina Wyspet…non pianga…è tutto passato…ci sono io con lei ora…” mi sussurrò. Affondai il viso tra le sue braccia. “Non voglio tornare in dormitorio…ho paura di incontrarlo…non voglio vederlo più!” mi lamentai. “Ha ancora la febbre…finché non le passa è meglio non farla muovere…ora si sdrai e rimanga sotto le coperte…” mi ordinò. Io obbedii e lui mi rimboccò le coperte. “Anna ed Hermione sanno che sono qui?” chiesi. “Si…ora si riposi…” rispose. “Grazie per tutto professor Piton…io…le voglio…bene…” dissi, prima di chiudere gli occhi. Sentii il rumore degli scoppiettii del fuoco che si affievoliva. La febbre stava avendo la meglio. Mi addormentai, avvolta nel profumo intenso delle lenzuola e con quella sensazione di protezione, che sono Severus riusciva a trasmettermi.
Mi svegliai di soprassalto. Il respiro irregolare. Il cuore mi batteva a mille. Un incubo. Sospirai e mi sedetti cercando di appoggiarmi stabilmente sulle braccia. Non avevo ripreso le forze. Mi guardai in giro: la stanza era illuminata solo dal fuoco, che scoppiettava ancora nel caminetto. Il mio respiro si fece meno intenso. Odiavo avere incubi. Di solito non ne avevo, anzi, sognavo sempre. Cose strane, impossibili, ma sempre sogni. Vidi una luce traballante provenire dalla stanza vicina. La porta era aperta. Intravedevo un’ombra. Mi alzai piano, trattenendo un brivido nel sentire i piedi nudi a contatto con il pavimento freddo. Appoggiai una mano contro il muro per sostenermi. Piano andai verso la porta e mi appoggiai allo stipite. Piton era chino sulla scrivania, con una pila di compiti accanto. Rimasi a guardarlo incantata, ma dopo qualche minuto starnutii. Severus si girò di scatto e mi guardò. Io arrossii. “Cosa ci fa li? Prenderà freddo! Torni a letto immediatamente!” mi ordinò. “Ho…avuto un incubo…” risposi. Piton mi guardò alzando un sopracciglio. “Ho capito…” disse, alzandosi e fermandosi davanti a me a braccia conserte. “Avanti…le misuro la febbre…” disse, porgendomi una mano. Io mi staccai dallo stipite e la accettai. Mi condusse vero il letto, mi fece sedere e mi provò la febbre. “Trentotto…non vuole abbassarsi…se non si rinforza un po’ non guarirà facilmente…” sospirò. Io mi rimisi nel letto, ma non mi sdraiai. “Signorina Wyspet, ero convinto che sentirla in silenzio perenne fosse impossibile, quanto un piacere, ma ora mi preoccupa…è anche diventata pallida…” esordì. Io lo guardai. “Professore…?” lo chiamai. Lui annuì. “Secondo lei tornerò a sognare?” gli chiesi. Lui mi guardò stupito. “Lo so che era solo un incubo…ma…se non riuscissi più a sognare cose belle? Non basta dover rivedere quelle immagini ogni volta che lo vedo, ora anche quando dormo mi torturano…” spiegai, portandomi le mani alla testa. “Non è passato nemmeno un giorno dalla sua rimpatriata con i brutti ricordi…è normale che abbia degli incubi…però non per questo deve farne una tragedia…” sbottò. “Mi sento davvero una bambina…debole…e incapace…” sospirai, affranta. “Me lo ha detto lei stessa ieri sera…non è una bambina…e sinceramente credo che dopo un mese tornerà ad attaccar briga con ogni maschio che cerchi di importunare le sue amiche…” rispose, cercando qualcosa nel cassetto del comodino. “Però quando importunano me non riesco nemmeno a parlare…è ironico non trova? Finalmente Giulia Wyspet ha trovato qualcuno che le può tener testa, anzi, farle paura!” mi autocommiserai. Piton scosse la testa. “Lei è convinta che Josh sia più forte di lei…però io l’ho vista prendere a pugni ragazzi più robusti di lui, quando ancora lei aveva dodici anni…” rimbeccò. Io feci un debole sorriso. “Per esempio appunto in seconda, quando il signor Malfoy aveva insultato la signorina Haliwell…” ricordò, sfogliando un libricino trovato nel cassetto. “Vero…lui l’aveva chiamata Mezzosangue, e io l’ho picchiato…” continuai. “Solo quando venni io a dividervi lei la smise di tirare calci e pugni…sembrava una furia scatenata…” commentò divertito. Io arrossii. “Ero un maschiaccio quando ero piccola…” sorrisi ancora. “Vede, lo ammette anche lei che non è più una bambina!” osservò Piton soddisfatto. Sentii bussare alla porta dell’ufficio. Piton si affrettò ad andare ad aprire, chiudendo la porta della camera. Io mi alzai e sgattaiolai fino alla porta, poi l’aprii di poco. Vedevo Severus aprire la porta dell’ufficio. Uno scintillio mi fece venire in mente quale persona potesse essere. “Che ci fate qui?” chiese seccato Piton. “Vogliamo vedere Giulia! Sapere almeno come sta!” iniziò a strillare subito Anna, con le borchie del bracciale che scintillavano al buio, illuminate dalla luce flebile della candela sulla scrivania. “Per prima cosa, signorina Haliwell, la smetta di strillare…” ordinò Severus, acido. Anna ubbidì. “Vi ricordo che è mezzanotte passata, e che il coprifuoco è scattato da ben quattro ore…mi meraviglio di lei signorina Granger!” le rimproverò Piton. Vidi Hermione arrossire ed abbassare lo sguardo. “Ma noi vogliamo sapere come sta!” ripeté Anna, cercando di sbirciare oltre la porta. “Ha ancora la febbre, però vedo già un miglioramento. Deve stare tranquilla e riposare…domani non verrà a lezione, mi occuperò personalmente di avvertire la professoressa McGranitt…” spiegò, spazientito. Anna lo guardò dubbiosa. “Lei non me la racconta giusta prof….” iniziò a dire, scrutandolo. Piton sospirò esasperato. “Non è che se la sta spassando con Giulia…siete da soli dopotutto…” ipotizzò Anna. “Che cavolo dici?! Stai zitta!!” la pregò Hermione, tirandola per la manica dell’uniforme. “Non si preoccupi signorina Granger, farò finta di non aver sentito…e se volete proprio saperlo, la signorina Wyspet non ha ancora ripreso le forze, è debole, fa fatica ad alzarsi dal letto…” le informò Piton. “Seeee! E noi ci crediamo che non riesce a muoversi dal letto perché è malata!” rimbeccò per nulla convinta Anna. Hermione le diede un pugno in testa. “Grazie signorina Granger…mi ha letto nel pensiero…” si complimentò Piton. La ragazza sorrise. “Grazie a lei per quello che sta facendo…all’inizio non sapevamo cos’avesse Giulia…però a cena abbiamo sentito Josh raccontare a Keith di oggi pomeriggio, appena lei sen’è andato…” spiegò Hermione. Severus annuì. “Quel maledetto! Ma se tocca ancora solo con capello Giulia, lo uccido! Gli scateno contro un inferno!” ringhiò Anna. “Cioè? Rimarrà con lui tutto il giorno?” disse acido Piton. Hermione trattenne una risata. “Non si preoccupi professore, farò finta di non aver sentito…” lo imitò con fare superiore Anna. Io risi. Piton sbuffò, mentre Hermione le diede un altro pugno. “Herm, non mi trattare male!!” si lagnò Anna. Il professore ghignò compiaciuto. “Ora andate…domani dopo lezione vi darò altre notizie…” le congedò. Anna iniziò a sgattaiolare verso i dormitori di Serpeverde, ma Piton la prese per l’uniforme e la passò ad Hermione. “Grazie ancora professor Piton! Ci saluti Giulia e le dica che ci manca…” sorrise quest’ultima, per poi sparire dalla mia visuale. Severus chiuse la porta e io tornai di filato (per quanto la mia camminata da bradipo addormentato lo consentisse) a letto. “Erano le sue amiche…la salutano…anche se presumo che lo saprà, dato che ha origliato tutto…” mi riferì. Io arrossii. “A quanto pare il suo Josh si è accuratamente preoccupato di vantarsi delle sue imprese…” esordì Piton. “Non è il mio Josh…” precisai. Severus scosse la testa divertito e mi mise una mano sulla fronte. “Scotta ancora…questa febbre non vuole proprio andare giù!” disse poi. “È mezzanotte…non ha sonno?” gli chiesi. Piton sbuffò. “Sempre la stessa storia signorina Wyspet…quante volte le devo dire che…” iniziò a dire. “…deve correggere i compiti…lo so, ma mi dispiace usurparle il letto…” sospirai, in colpa. Severus non disse nulla. “Perché non mi ha portata in infermeria?” gli chiesi, curiosa. “Per il semplice fatto che ora la preside è la professoressa Umbridge…e che per come la penso io, la vedrebbe volentieri in un letto d’ospedale…” spiegò. Io sorrisi, mentre brividi di terrore mi percorsero la schiena, al pensiero della Umbridge che scambiava la mia medicina con del veleno. “E ora, se non le dispiace, dovrei andare a correggere i compiti…” si congedò, girandosi con un fruscio di mantello. Io mi sporsi e gli presi la manica della giacca. “Non se ne vada…mi faccia compagnia finché non mi addormento…” lo pregai. Lui sbuffò. “Per chi mi ha scambiato, per suo padre?!” rimbeccò, acido. “No...per il mio peluche!” scherzai. Piton scosse la testa, però non cercò di liberarsi della mia stretta. “Se vuole le metto della musica…” commentò, per nulla convinto. Io scossi la testa, decisa, poi mi ricordai del mio mp3. “Che fine ha fatto l’aggeggio babbano che avevo con me?” chiesi. “Da buttare…era finito sotto la pioggia…” rispose Piton. Lo guardai con occhi sbarrati dallo shock. “Non mi guardi così…se guarda nel cassetto del comodino lo troverà li, intatto e funzionante…è bastato un incantesimo di riparazione…” ghignò. Io mi tranquillizzai. “Ora crede che mi lascerà la manica prima della fine dell’anno?” mi chiese, acido. “La prego…solo per mezzora…” lo pregai ancora. Severus mi guardò, poi esasperato, prese una sedia dall’angolo della stanza e la portò vicino al letto. Io sorrisi. “Dunque, signorina Wyspet, cosa dobbiamo fare? Guardarci negli occhi finché non le verrà un attacco di sonno?” mi chiese poi, arcigno. Io ci sarei riuscita a guardalo negli occhi anche per tutta la notte. “Mi racconti qualcosa…” sorrisi. “Ora anche le favole della buonanotte?” mi prese in giro. “È che la sera nel nostro dormitorio c’è sempre caos…Anna ed Hermione fanno per cinque, e non sono abituata al silenzio…e poi…ho paura di avere ancora incubi se mi addormento…” confessai, rossa in viso. “In effetti già la Haliwell in sé fa per cinque…” commentò divertito Piton, poi si alzò dalla sedia. Non avevo ancora mollato la presa, però non stringevo forte la manica. Ero ancora un troppo debole per riuscire a tenerla stretta per molto, così, lui ne aveva approfittato e si era liberato facilmente. Con passo svelto, Severus era andato alla libreria, e ora stava scrutando gli scaffali. Io lo guardavo curiosa. Prese un libro, e tornò a sedersi. Non riuscii a vedere la copertina. Lui lo aprì e scorse le prime pagine. “Non ho libri di favole purtroppo…si dovrà accontentare di un horror…” spiegò. Io battei le mani entusiasta. “Il mio genere preferito!” esclamai, pensando che mi porgesse il libro per leggerlo. Invece, si schiarì la voce. “Parte prima. ‘Capisco…’ disse pensieroso il vampiro, poi attraversò lentamente la stanza fino alla…” iniziò a leggere, poi si fermò, notando il mio sguardo sbalordito. Voleva leggermi un libro? Cioè, avrebbe letto per me? “Qualcosa non va signorina Wyspet?” mi chiese, accavallando le gambe con eleganza e poggiandovi il libro. “No…è che…non pensavo che volesse leggermelo lei…” confessai, imbarazzata. “Se si sforza le salirà la febbre…e non è il caso…comunque, ha riconosciuto il libro da cui sto leggendo?” mi chiese. Io scossi la testa. “Intervista col Vampiro, di Anne Rice…” precisò. Io sorrisi. “Lo conosce?” disse ancora. “Si…l’ha letto Anna…me lo deve prestare da mesi, ma a quanto pare Draco è lento nella lettura, e ce l’ha ancora in prestito…” spiegai, allegra. “Bene… capita giusto di proposito…” esordì Piton, tornando ad abbassare gli occhi sul libro. Ricominciò da capo, mentre io lo guardavo incantata. Leggeva in modo divino, con la voce sensuale e scorrevole. Era un piacere sentirlo, e la sua aria concentrata, con i capelli che gli ricadevano ai lati del viso era uno spettacolo. La mia mente cercava di seguire le parole, ma il mio sguardo si perdeva su di lui. La postura perfetta, con una mano che teneva la copertina e le pagine già lette e l’altra che scorreva con un dito le pagine. Per un attimo mi immaginai come sarebbe stato avere ancora la sua mano nella mia, come un anno prima, quando ci eravamo addormentati vicini sotto l’albero. Sentii il suono della sua voce per tutta la notte. Non ci rendemmo conto del tempo che passava. Solo quando chiusi gli occhi per qualche secondo, Piton smise di leggere e si voltò verso l’orologio appeso sulla parete. “Sono le due e mezza passate…” osservò, alzandosi e spostando la sedia. “È presto! Continui a leggere la prego!” lo pregai. Lui appoggiò il libro sul comodino. “Solo un capitolo!” dissi ancora, stringendo le coperte tra le mani. Severus scosse la testa. “Un paragrafo!” continuai. “Signorina Wyspet, non insista!” mi sgridò. Io abbassai lo sguardo dispiaciuta. Lo senti sbuffare. Alzai la testa e lo vidi prendere il termometro. Aprii la bocca. Tenni il termometro per i soliti cinque minuti, poi Piton controllò la temperatura. “Ancora trentotto…eppure questa sua vitalità non è normale…” osservò, guardandomi. Pensai che la mia forza di volontà stesse controllando la febbre. Dopotutto, chi se ne voleva andare dal letto di Piton…io, no di certo! Essere coccolata da lui poi, era una pacchia! “Ora si metta sotto le coperte…” disse. Io obbedii e lui me le rimboccò. Gli sorrisi. “Professor Piton…” lo chiamai. Lui mi guardò con le braccia incrociate al petto. “La favola gliel’ho raccontata, le ho rimboccato le coperte, ora cosa vuole?” esclamò seccato. Tirai la coperta fino agli occhi, in modo che non si vedesse che ero rossa in viso. “Mi chiedevo…se…volesse…” cercai di dire. Piton mi guardò annoiato. “Volevo chiederle se…ecco…mi farebbe compagnia?” riuscii a dire. “Le ho fatto compagnia fino ad ora, cosa pretende ancora? Dovrò andare a finire quei compiti prima o poi!” rimbeccò. Poi mi guardò e capii che aveva realizzato cosa in realtà gli avevo chiesto. Si girò di scatto dandomi le spalle. “Professore?” lo chiamai ancora. Era in imbarazzo. Almeno quanto me. Tossì, ed evitò accuratamente di girarsi. Fece un passo in avanti. “Per favore… non voglio fare altri brutti sogni!” confessai, ancora più rossa in viso. Lui non rispose. “Se lei dorme accanto a me…sarò protetta da ogni incubo…” sorrisi, imbarazzata. Severus si girò senza guardarmi in viso. Le sue guance avevano preso colore. Si avvicinò a passo svelto e si sedette sul letto. “Solo finché non si addormenta…intesi?” esordì. Io annuii e gli feci spazio, spostando le coperte. Lui si tolse il mantello, poi mise accanto a me, con la schiena appoggiata contro la spalliera ed il cuscino e con le gambe allungate sul letto. Sorrisi e mi avvicinai piano, poi mi accoccolai vicino a lui. Adoravo il suo profumo. Mi sembrava un sogno potergli stare così vicino. Appoggiai la testa sul cuscino e allungai un braccio, stringendo piano un lembo della sua giacca nella mano. “Per favore…non mi lasci da sola…” sussurrai. Piton annuì. “Promesso?” sussurrai ancora, chiudendo gli occhi e stringendo il lembo di giacca. “Promesso…” rispose Severus. Sentii qualcosa che si posava sulla mia mano, poi presa dalla stanchezza e dalla febbre, mi addormentai
  
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