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Autore: lallinachan    13/11/2012    2 recensioni
Alex è una ragazza come tante e come nessuna. Sogna di trovare un lavoro nel magico mondo della musica e lotta per farcela. Cosa centra con i Bigbang? Ha una sorella minore Annie che stravede per loro e la trascinerà da concerto a evento con la speranza di poterci parlare.
-Perché sforzarsi tanto, a cosa serve?- Alex ricambiò lo sguardo confuso del ragazzo e sorrise.
-Forse a trovare un sollievo momentaneo al terrore del vivere!- un ghigno le si dipinse sul volto mentre constatava che tutto sommato, ogni tanto, sembrava persino una filosofa.
-Ah, sì.... come?!- l'aria confusa del ragazzo la fece ridere di gusto.
-Mi fa sentire felice, che altra ragione devo avere?- ecco perché si era affezionato, Alex faceva sempre di testa sua, nel bene e nel male.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, T.O.P., Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve, ecco il terzo capitolo! Volevo ringraziare tantissimo chi mi sta leggendo, grazie mille ^^
In questi giorni ho riavuto il mio vecchio computer quindi ho avuto modo di giocare con photoshop e volevo farvi vedere come mi immagino (in maniera molto approssimativa perché purtroppo io e photoshop non andiamo poi così tanto d'accordo) i personaggi..
Vediamo... lei è Alex con i capelli neri e qui con i capelli blu, lei invece è Aya con i capelli rossi e con i capelli rosa
Loro sono Annmarie (la sorella minore). Elise (la sorella maggiore), Samuel (il fratello minore) e Jou (lavora con Alex, non potevo non farlo vedere, non so nemmeno perché)
Più in là dirò anche perché tutta la famiglia di Alex di Coreano non ha proprio nulla. Finito di spiattellare sul web la mia inutilità con photoshop spero che questo capitolo vi piaccia e vi chiedo di nuovo di recensire perché mi piacerebbe davvero molto sapere cosa ne pensate, grazie mille ^^





Quattro ore della sua vita passate a scaldare il banco, ecco cosa erano state le ore che Alex aveva trascorso a scuola, un'inutile spreco di tempo e oltretutto era stata una delle giornate più corte. Sapeva che serviva una cultura nella vita ma non capiva davvero perché, vivendo in Corea, lei fosse obbligata a studiare materie decisamente europee come latino e filosofia, non aveva senso. Dicevano che serviva ad ampliare la mente ed esercitarla, un po' come il sudoku e l'unica cosa che Alex riusciva a pensare era: "E allora perché io non faccio tre ore di Sudoku alla settimana e la facciamo finita?".
Il ticchettio insistente del timer della cucina le stava dando irrimediabilmente sui nervi, almeno quando le cuffie dell'ipod che erano state distrutte dalla palla di pelo con la quale ora divideva la stanza. Aveva due minuti per finire di cucinare per sua sorella minore e poi, finalmente, sarebbe andata a prendere il suo scricciolo preferito per portarselo a lavoro e poi in sala prove.
-Allora? Sto morendo di fame!- la vocina di sua sorella le giunse alle orecchie come il trillo della sveglia al mattino, obbligandola a prendere un respiro profondo per evitare di cacciare un urlo: era la centesima volta in due minuti che sua sorella le chiedeva quanto mancava per il suo cibo e no, non le era venuto in mente di fissare il timer che ticchettava insistentemente davanti al suo naso.
-Dovresti imparare a cucinare... alla tua età io cucinavo sempre da sola- Annie sospirò passandosi una mano tra i corti capelli, annoiata dalle chiacchiere inutili di sua sorella che non voleva proprio capire che lei in cucina non avrebbe mai fatto nulla.
-E allora? Tu vivevi da sola con papà, io invece vivo con la mia famiglia e ho una sorella maggiore che è obbligata a cucinare per me... veloce, ho fame!- Alex in tutta risposta si limitò ad annuire e metterle davanti un piatto fumante di ramen mentre dava una manata al timer perché smettesse di emettere l'odioso rumore metallico.
-Ma io ti avevo detto di farmi il sushi!- per la centesima volta nella sua corta vita Annie si chiese quanto potesse una sola persona darle il nervoso.
Non era una cosa così complicata distinguere la parola sushi dalla parola ramen, eppure Alex ogni singola volta le metteva davanti un piatto di ramen ed usciva di casa senza nemmeno chiederle com'era andata a scuola. Come a confermare i suoi pensieri Alex le sfilò davanti mentre finiva di raccogliersi i capelli in una coda alta ed afferrava il suo panino, ficcandolo nell'enorme borsa che emise un uggiolio. Un uggiolio?
-Cosa hai messo in quella borsa? Qualunque cosa sia appena lo scopro lo dico alla mamma, non le piacciono gli animali!- Alex diede uno scossone alla borsa e si tirò il cappuccio sulla testa.
-Fatti i fatti tuoi, Annie! Adesso mangia o giuro che domani non ti preparo nulla e ti arrangi- fece per andarsene ma un tossicchiare basso le fece capire che la sua adorabile sorellina non aveva la minima intenzione di chiudere lì la questione.
-Non dovresti usare le gonne che la mamma ti compra? O almeno i jeans attillati! Guardati, non sembri nemmeno una ragazza! Quei pantaloni hanno il cavallo troppo basso e sono troppo larghi per essere adatti ad una signorina! Per non parlare della maglia enorme e della felpa! E poi... la smetti di metterti il cappellino e il cappuccio in testa anche mentre sei in casa? Sei inguardabile!- in tutta risposta ricevette uno sguardo annoiato.
-Finito la predica? Mi vesto come mi pare, io quelle schifezze che vi mettete voi non le sopporto! Adesso mangia e taci o arriverò in ritardo- finalmente prese in mano le bacchette ed Alex fu libera di infilarsi le comode scarpe da ginnastica ed uscire per le strade di una Seoul intenta a pranzare.
Buttò un occhio all'orologio appeso davanti alla porta del negozio all'angolo e tirò fuori il cucciolo mettendolo a terra per poi prendere a correre, inseguita dalla palla di pelo. Arrivò alla scuola elementare giusto sul suono della campanella dell'una che annunciava la fine delle lezioni. Sospirò appoggiandosi alla parete per riprendere fiato, ignorando le occhiate spaventate dei genitori tutti rigorosamente in tailleur che stavano sfruttando la pausa pranzo per recuperare i loro marmocchi. Era assurdo vedere così tanta gente in tiro in un solo posto, quasi peggio delle feste che suo padre ogni tanto organizzava per stringere nuovi rapporti d'affari o cose simili. Fece per rispondere male ad una madre che la indicò mentre parlottava con una guardia ma fu distratta da una marea di bambini, anch'essi nelle loro perfettissime divise, che correvano fuori dalla scuola per raggiungere i loro genitori. Attese circa quindici minuti prima di rassegnarsi alla triste evidenza, suo fratello si era cacciato di nuovo nei guai e lei doveva salvarlo. Sospirò facendo cenno al cane di stare fermo ed entrò nella scuola dove ad attenderla c'erano una madre alquanto seccata con il suo bambino tra le braccia, il preside e suo fratello.
-Speravo fosse sua madre... questo bambino ha preso a pugni il mio bambino!- Alex alzò un sopracciglio con aria scettica, osservando il volto immacolato del bambino tra le braccia della madre per poi osservare il volto pieno di tagli di suo fratello.
-Sinceramente a me sembra il contrario... Sammy, cosa è successo?- il bambino scosse la testa mettendo il broncio e si sistemò meglio sulla sedia dove l'avevano messo a sedere.
-Non riusciamo a capire chi abbia cominciato, fatto sta che la divisa del figlio della signora è inutilizzabile ormai... oltretutto vorrei farle notare che Samuel si rifiuta ancora di indossare propriamente la cravatta- la ragazza annuì osservando la cravatta che ora era in testa al bambino, come una bandana.
-Signora, sinceramente ho molta fretta, quanto le devo per la divisa?- la signora sbuffò impettita.
-Non sono certo i soldi che mi mancano! Il problema qui è che ad ogni consiglio salta fuori che questa piccola peste- Alex emise un verso seccato -Si chiama Samuel... mi dica cosa vuole e noi ce ne andiamo- la donna divenne tutta rossa per la rabbia e le lanciò uno sguardo di fuoco.
-Volevo chiedere al preside, davanti ad un parente del bambino, che venga allontanato dalla sezione di mio figlio poiché non sono l'unica madre preoccupata per il comportamento di... Samuel- Samuel aggrottò le sopracciglia, sorpreso fa quanto schifo potessero mettere i grandi in una sola parola.
-Poteva evitare di dirlo davanti a Samuel... fate come volete, nemmeno per noi i soldi sono un problema, dovrebbe saperlo. Sammy, vieni qui- il bambino scosse la testa imbronciato e costrinse Alex a prenderlo in braccio.
-Come vuoi... non capisco perché lasciano la figlia più preoccupante ad occuparsi di un bambino- l'ennesimo sbuffo uscì dalle labbra della ragazza mentre si voltava e se ne andava, ignorando le parole farfugliate del preside.
-Ah, Sammy, io però la prima volta che ho rischiato l'espulsione di anni ne avevo tredici, non sei...- il bambino sorrise stringendosi al collo della sorella -guarda cosa c'è qui, è un nuovo amico ma deve essere un segreto...- un sorrisone si disegnò sul suo piccolo volto mentre si lanciava a terra per giocare con il cucciolo.
-Dammi la mano, devi venire con me a lavoro- Samuel annuì obbediente e si lasciò scortare attraverso le vie di Seoul fino al vicolo che stava sul retro del bar dove lavorava la sorella.
-Posso lavorare anche io oggi?- sporse il labbro inferiore sfoderando la migliore occhiata da cucciolo che aveva e prese a strusciare la testa sui pantaloni della sorella che lo osservava con aria leggermente seccata.
-Non se ne parla, tu ti siedi dietro al bancone con Aya e stai buono con la tua cioccolata calda... andiamo a cambiarci- appena entrarono nello spogliatoio tirò fuori dalla borsa una tuta per suo fratello e si cambiò alla svelta, mettendosi la solita attillatissima divisa.
-Guarda che bell'ometto! Come mai sei pieno di lividucci?- Samuel alzò gli occhi al cielo, imitando l'espressione che aveva visto fare a sua sorella un centinaio di volte quando qualcuno diceva qualcosa di noioso.
-Inizia ad essere una tua piccola fotocopia... ha fatto di nuovo a botte a scuola?- Alex annuì afferrando il blocchetto per le ordinazioni ed uscendo dallo spogliatoio, seguita da Aya che si stava divertendo a strapazzare le guance del bambino.
-Allie! Mi sta pizzicando le guance! Divertente- Aya ridacchiò mettendo il bambino a sedere dietro al bancone, divertita dal tono sarcastico che aveva usato, copiando alla perfezione la sorella maggiore.
-Diventerà un mini Alex se continua così... gli do la solita cioccolata calda?- Alex annuì passandosi una mano tra i capelli, riscoprendoli di un anonimo nero pece che di colpo le diede ai nervi.
-Più tardi andiamo a farci la tinta...- Aya annuì macchinando che colore farsi e si preparò alla lunga giornata che si stava preparando.
-Oddio, è lei! Vi dico che è lei!- una mano picchiettò sulla spalla di Alex che si voltò. trovandosi messa a confronto con una foto su internet.
-Ma tu sei la ragazza di Taeyang!- il volto su internet era decisamente quello, non c'era modo di confonderla con qualcun'altra.
-Come prego? Io starei lavorando...- la ragazza che l'aveva interpellata sorrise bonaria e le mostrò la foto che aveva trovato in un articolo su internet.
-Il numero esce domani... non vedo l'ora di saperne altro!- il vociare sommesso delle ragazze che si erano accomodate al tavolo, scortate da Jou.
In poco più di mezz'ora il bar si ritrovò pieno di ragazze con cellulari in mano che osservano Alex con sguardo di invidia e curiosità allo stesso tempo. Uno sbuffo uscì forzato dalle labbra della ragazza che scosse la testa mentre finiva di ripulire l'ennesimo tavolo per far sedere l'ennesimo gruppo di ragazze che era arrivato, armato di cellulare con connessione internet.
-Secondo me passerà a prenderla...- -No! Dopo che la notizia si è sparsa sul web? Non se ne parla! Secondo me si incontreranno in segreto da qualche parte- possibile che bastassero un paio di foto ed un articolo da esaltati per creare un pettegolezzo così enorme? Alex fece per andare in spogliatoio a cambiarsi ma un ragazzo completamente bardato la afferrò per la vita, trascinandola vers un tavolo.
-Mi molli, non ho tempo per i maniaci oggi...- il ragazzo sbuffò seccato e digrignò i denti.
-Ti avevo chiesto per favore di non dire nulla...- Alex annuì realizzando davanti a chi si trovava.
-Oh, sei Young Bae! Non ho detto nulla... c'era uno di quei pazzi furiosi fuori che ha preso a farmi foto e farfugliare frasi sconnesse su uno scoop... e comunque dovresti imparare ad essere un po' più educato- fece per alzarsi ma venne di nuovo tirata a sedere.
-Come faccio a sapere che non mi stai mentendo?- la ragazza si sistemò meglio i capelli e lo osservò con fare annoiato.
-Perché da quel poco che ho visto la stessa persona ha fotografato anche te... ora se non ti spiace vorrei evitare di finire su internet di nuovo o venir licenziata, quindi torno a lavoro- detto questo si rimise in piedi e lasciò il ragazzo nel suo brodo, conscia che, per quanto potesse impuntarsi a pensare il contrario, infondo nemmeno Young Bae aveva colpe in quell'enorme casino.


***         ***         ***         ***         ***


-Alexia Warm, hai cinque secondi per spiegarmi perché diavolo le tue foto sono su internet!- le urla di sua madre riuscirono persino a bucare l'aura di pace che Alex era riuscita a crearsi grazie alle sue nuovissime cuffie a tutto volume attaccate alle orecchie dalla sera prima, quando era rientrata a casa con fare sospetto ed il cappellino di lana ben calcato in testa.
Con uno scatto felino si sbilanciò verso la scrivania per afferrare il suo cappello di lana e coprirsi alla svelta i capelli blu elettrico, giusto in tempo per vedere sua madre entrare come una furia in camera sua con una copia dello stupido giornale che aveva pensato bene di pubblicare una sciocchezza simile.
-E io che ne so... io ero a- non finì la frase, sua madre stava fissando con sguardo omicida un ciuffo blu che era sfuggito al suo controllo, spuntando da sotto il cappello.
-Sarà meglio per te che sia una semplice ciocca colorata...- fece un paio di passi indietro, mantenendo comunque la solita espressione indifferente, e si lasciò sfilare il cappellino, rivelando una cascata di capelli blu elettrico che fecero emettere un grido di orrore a sua madre.
-Cosa diavolo significano?- Alex si guardò i capelli e fece spallucce con calma.
-Che mi sono fatta la tinta... ovvio, no?- sua madre prese a respirare profondamente per poi mostrare il suo miglior sorriso omicida mentre le si avvicinava a passo di carica.
-Io questa volta te li raso a zero i capelli!- Alex sbuffò superandola con un solo movimento e ringraziò l'intero universo per aver avuto la brillante idea di chiudere il cane a chiave nel bagno.
-Alexia Warm, ti sto parlando!- evitò di nuovo sua madre ma un paio di braccia sottili la afferrarono per la vita, bloccando la sua fuga e segnando la fine della sua giovane vita alle otto di mattina di un gelido sabato di ottobre.
-Alexia, di nuovo?- lei si limitò ad annuire, chiedendosi perché anche di sabato fosse costretta a subire gli strilli dei suoi adorabili parenti.
-Direi proprio di sì...- sua sorella maggiore sospirò lasciandola andare e si ritirò in camera per evitare di assistere all'ennesima scenata che stava causando.
-Non fate rumore, devo preparare un esame- il sussurro della figlia maggiore obbligò la donna ad amettere un verso seccato e fermarsi ad osservare la figlia di mezzo in silenzio, indecisa su cosa fare.
-Alexia, ti ho ripetuto un migliaio di volte che il tuo comportamento non è adatto ad una signorina per bene come dovresti essere! Da quanto gira questa voce?- fece mente locale velocemente ed emise un pacato -Da mercoledì- che fece sobbalzare sua madre.
-Due giorni e sei già sui giornali... avrei preferito scoprirlo in un altro modo che frequenti qualcuno... sempre meglio dei tuoi ultimi amichetti ma continuo a pensare che dovresti fare amicizia con i figli dei miei colleghi, sono tutti giovani per bene, tutti universitari... sono sicura che ti farebbero rinsavire!- lo sguardo freddo di Alex convinse la madre a desistere con un sospiro deluso.
-Sei la causa delle mie preoccupazioni... come posso fare, come posso fare?- Alex osservò impassibile la figura minuta di sua madre scomparire in cucina e tornò in camera sua, mettendosi le cuffie in testa e buttandosi sul letto matrimoniale con la grazia di un ippopotamo.
-Allie, mi porti al parco?- Samuel si guardò intorno prima di entrare e tirare la maglietta di sua sorella, impegnata ad ascoltare la musica.
-Cosa c'è Sammy? Oggi non è giornata, scusa- il bambino sospirò salendo sul letto e si accoccolò al fianco di sua sorella, ascoltando la musica che proveniva dalle cuffie.
-Allie, balliamo?- sapeva benissimo che non avrebbe ricevuto risposta quindi sgattaiolò a chiudere la porta e sottrasse l'iPod a sua sorella per poi connetterlo alle casse con un sorrisone.
-Sammy, cosa combini?- Alex osservò pacata suo fratello che cercava di imitare i passi della coreografia che gli aveva fatto vedere in sala prove e scese dal letto, unendosi al fratellino.
-Mi insegni, Allie?- lei in tutta risposta annuì e prese a spiegare con calma i passi al bambino che prendeva ogni singola parola come oro colato.
Ballarono insieme per un bel po', abbastanza da far venire il fiatone ad entrambi e costringerli a buttarsi sul letto sfiniti. Samuel sorrise fiero, tronfio del fatto che in famiglia lui fosse l'unico che riceveva così tante attenzioni da sua sorella. Non capiva proprio perché le sue sorelle strillassero sempre contro alla sua Allie, in fondo lei era buona e preparava il miglior ramen di tutta la Corea, o almeno era così dal suo punto di vista di bambino di sei anni. Oltretutto era lei che si toglieva la giacca per coprirlo quando faceva freddo ed era sempre lei a farlo dormire nel suo letto quando faceva gli incubi per colpa dei quadri inquietanti che erano stati appesi in camera sua con l'intento di sviluppare la sua capacità di osservazione. In qualsiasi caso chi faceva la cioccolata calda alle due del mattino quando aveva gli incubi non poteva essere cattivo, quindi la sua sorellona era per forza di cose una brava persona.
-Alex, c'è la tua amica strana al telefono!- con uno sbuffo Alex aprì la porta ed afferrò il telefono, attendendo che la voce di Aya le bucasse i timpani con chissà che notizia di poca importanza su chissà quale nuovo drama che stava seguendo.
-Vieni velocemente alla YG, ho già dato il tuo nome, le audizioni cominciano tra un'ora- la voce squillante di Aya le parve tremendamente surreale mentre la sentiva pronunciare quella frase.
-Scherzi, vero?- Aya dall'altro lato del telefono scosse la testa, scordandosi del fatto che Alex non era in grado di vederla.
-Non eri tu che non volevi vedermi nei guai?- Aya sospirò mordicchiandosi un labbro con aria colpevole.
-Sì, solo che mi sentivo in colpa... oltretutto io sono già all'accademia di arte e tu non sai nemmeno se potrai entrarci, non mi sembra giusto...- Alex annuì lentamente, aprendo le porte del suo armadio e facendo cenno a suo fratello di uscire.
-Arrivo- riattaccò alla svelta e mise alla svelta il necessario nel suo borsone, cucciolo compreso.
Prese un respiro profondo mentre finiva di legarsi i capelli ed uscì di casa a passo di carica, sorprendendo sua madre con un'aura di nervosismo che non le vedeva addosso dalla prima volta che l'aveva beccata a fumare.
Appena fu fuori dal palazzo mise a terra il cucciolo e prese a correre verso la YG, presa da una frenesia tremenda che le percorreva tutto il corpo, rompendo l'aura di menefreghismo che normalmente indossava. Quando si trovò davanti al palazzo prese un respiro profondo per riprendere il controllo ed entrò, notando subito la capigliatura rosa della sua amica che si stava scaldando in un angolo.
-Eccoti! Cambiati in fretta, ecco il tuo numero- si fiondò in bagno e ne uscì nel giro di pochi minuti, pronta per l'audizione, la primissima che faceva in Corea, la seconda della sua giovane vita.

  
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