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Autore: Shi_Yurei    13/11/2012    4 recensioni
Questa è una delle due storie partecipanti al contest Horror indetto da " Sole :) "(qui conosciuta anche come pollama).
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Ad Harry viene affidata dal Ministero una missione in uno sperduto villaggio per via di numerosi morti e sparizioni. Ma quella non è una giornata comune.
Saranno i Tarocchi la strada che ti porterà, forse, alla soluzione?
Scopritelo da voi; ed... Happy Halloween Harry Potter.
Genere: Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Tarocchi

Il vento gli sferza nuovamente il volto. E, non contenta, anche la gelida tempesta gli dava man forte, inzuppando e raffreddando in maniera quasi allarmante il suo corpo protetto da inutili incanti.

Il cappuccio nero, ormai calato, lasciava libera l’indisciplinata zazzera corvina; le guance, ormai rosse dal freddo, erano percorse da innumerevoli rigagnoli, mentre gli occhiali tondi, che s’ostinava ancora ad indossare, erano divenuti appannati e coperti d’acqua. Persino gli incantesimi faticavano a tenere chiuso il mantello, da cui la pioggia penetrava ugualmente, infradiciandogli gli abiti.

Nonostante tutto, lui, continuava ad arrancare silenzioso ed ostinato lungo la strada deserta.


Da quanto tempo continuava a camminare? Se l’era dimenticato, ma ormai doveva essere quasi arrivato al suo obbiettivo.

Malediceva ancora mentalmente il ministero per questa stupida missione affidatagli e che l’aveva spedito in un posto dimenticato persino da Dio. L’avevano costretto a partire quasi all’una di notte. Non aveva potuto nemmeno materializzarsi o arrivarci via camino, ovviamente non gli era neppure spettata una minima spiegazione; trovandosi ad affrontare questa ‘meravigliosa scampagnata’ da solo. Aveva dovuto persino attraversare un vasto cimitero.

Mentre sorpassava con passo faticoso le lapidi, si ritrovò a riflettere.
Sapeva che doveva farlo, gli ordini erano ordini, ma non capiva perché doveva succedere proprio quel giorno. Perché proprio in quella data così tanto nefasta per lui, che pareva ormai perseguitarlo da anni. Già, doveva sempre succedere qualcosa in quel giorno.

Era poi quello il vero problema, quella stupida data che lo tormentava ancora una volta. Il 31 ottobre era arrivato anche quell’anno, pronto col suo ‘scherzo’, poiché da Harry pareva non voler accettare ‘dolcetti’, ma fargli tanti orridi ‘scherzetti’.

Mentre usciva dal cimitero vide i lampioni, ancora accesi, illuminare con luce soffusa la nebbia che aveva arricchito il panorama.

Sospirò pesantemente, continuando a chiedersi mentalmente perché certe cose assurde capitassero sempre a lui, sapendo che se Ron fosse stato lì gli avrebbe risposto: “Perché sei il dannato-bambino-che-è-sopravvissuto ed ora eroe-salvatore-che-è-sopravvissuto.”

Sconfortato proseguì sotto le intemperie, guardando le poche luci accese nei locali e nelle case che si erano svegliate e messe al lavoro certamente da poco. Dirigendosi così verso un piccolo albergo a gestione famigliare che rientrava nella categoria sopraelencata.

Una volta entrato nell’anticamera tolse il mantello appesantito dall’acqua, lasciandolo scolare sull’attaccapanni. Una donna gli si avvicinò affrettata avendo sentito il campanello, portando con sé un candido asciugamano di cotone prima di porglielo con premura.

“Sta bene? Da quando è sotto a quest’acquazzone? Venga presto, è gelato. Desidera qualcosa di caldo?”

“Accetterei molto volentieri la sua offerta, la ringrazio. Effettivamente  è da parecchio che cammino… ehm… scusi la domanda improvvisa, ma lei è per caso la signora McFrost?”
Le domandò sfoggiando uno dei suoi sorrisi, cominciando poi a seguirla verso una piccola cucina ben tenuta.

Le pareti d’un caldo color crema, percorse però in certi punti da piccole crepe, con due dei muri coperti dalle credenze in cui alloggiavano le spezie e le varie scorte, vi era anche una cappa sopra ai fornelli; e sulla parete opposta si trovava il camino acceso, in cui vi era già un pentolone a sobbollire ed il cui contenuto era occultato alla vista dal coperchio; al centro della stanza si trovava una tavolata rettangolare in legno di noce che occupava il rimanente spazio.

La donna lo invitò a sedere, rispondendo al suo sorriso donandogli il responso positivo al suo quesito.
“Quindi l’ha mandata il Ministero. Ho già pronta una camera se vuole riposare… ma la prego di fare attenzione in questo villaggio, sono sparite molte persone… cerchi di stare alla larga dal cimitero, la prego, è già un miracolo che sia riuscito ad arrivare qui sano e salvo… ecco a lei si serva pure.”

Terminò con tono cortese, ponendogli davanti un piatto caldo di zuppa ed una tazza di cioccolata affianco. Lo osservò mangiare con la coda dell’occhio, impegnata ad affaccendarsi in cucina. Lo vide pian piano socchiudere gli occhi e lo sguardo divenire sempre più vuoto, sino a che non crollò sul pavimento con un tonfo sordo.

Con un incantesimo gli asciugò i vestiti e lo condusse nella camera dedicatagli.

Gli dispiaceva, ma non poteva fare altro. Se solo fosse riuscito ad arrivare qualche ora prima, se solo le vie camino funzionassero ancora e sarebbe arrivato anche solo un’ora dopo la sua denuncia… ma questi erano solo se che non erano avvenuti.
    
Con la coscienza ed il senso di colpa che pesavano come un macigno sbloccò la sicura della finestra con mani tremanti ed uscì dalla porta, dando un ultimo sguardo a quel giovane disteso tra le coltri, sussurrando un semplice: mi dispiace.


Aveva freddo. La mente ancora vinta dal sonno continuava a riproporgli le urla morenti dei caduti della guerra trascorsa, come ogni volta che si calava tra le crudeli braccia di Morfeo. Eppure percepiva un fiato sul collo. Una lingua di qualcuno che gli percorreva il collo, scendeva sul petto fino a fermarsi all’altezza del cuore e poi risalire ancora fino alla guancia, rendendogli la pelle più sensibile al freddo e donandogli una sensazione di disgusto.

Una voce maschile con tono roco e sibilante, quasi volesse essere ammaliante, gli sussurrò all’orecchio.
“Dimmi. Dimmi chi sei. Chi ti rappresenta maggiormente? La giustizia? Forse per gli altri, ma non per te. Quindi dimmi, dimmi chi sei. Sei forse il Signore del Valore con i tuoi sette bastoni? O magari il Signore dell’Oppressione, non con sette, ma col carico di dieci? O ancora il nobile Cavaliere di questo seme? Anche il dodicesimo arcano maggiore, l’Appeso che a testa in giù è costretto a subire ciò che l’universo porta, ti potrebbe assai rispecchiare. Enigmatica persona, che ho avuto l’immenso piacere d’incontrare, sii svelto e vienimi a trovare. Tra i tuoi arcani sono impaziente di sbirciare.”

Sbarrò gli occhi all’istante, ma ciò che riuscì a vedere fu semplicemente un’ombra che scompariva oltre la finestra da cui entrava la pioggia ed il vento soffiava arrogantemente la sua aria gelida nella stanza.

Si guardò agitato attorno e non dovette preoccuparsi che per la vista lievemente offuscata dal sonno, visto che gli occhiali li aveva già indosso.
Era una camera ben tenuta, pareti del solito color crema ed il pavimento in legno. Conteneva un armadio, un caminetto acceso per riscaldare la stanza, due poltrone davanti a questo, con un tavolino basso in legno tra le due ed un tavolo rotondo in un angolo, con le rispettive quattro sedie.

Ciò che stonava erano i sette bastoni piantati nel parquet alla destra del letto, la parte verso la finestra, ed i dieci conficcati invece alla sinistra, dove al contrario era situata la porta, ma non era tutto. Ai piedi del letto, mossa dal vento vi era una carta; penzolava dal soffitto, appesa con un gancio ed una cordicella, si trovava perfettamente all’altezza dei suoi occhi.

S’avvicinò per vedere cosa rappresentasse. Vi era raffigurato un giovane legato a testa in giù ad un albero a forma di T; le mani erano dietro al corpo e la gamba sinistra era incrociata dietro la destra e per finire lo sfondo era grigio plumbeo. In cima ad essa vi era scritto XII, mentre in appendice portava la scritta: THE HANGED MAN.

“L’appeso” mormorò il moro, memore di quelle parole sussurratagli, senza alcun apparente senso per lui, nell’orecchio.

Con la mente confusa s’alzò per poi dare un occhiata complessiva alla collocazione di quegli elementi, che circondavano tre quarti del letto, per vedere che anche la parete dove si poggiava la testata del letto non era stata risparmiata.

Vi era infatti, affissa con un piccolo pugnale, un’altra carta; questa volta rappresentava un giovane cavaliere a cavallo, con in mano un corto bastone, ma che non pareva voler essere utilizzato in modo aggressivo. Il cavallo era chiaramente in ‘azione’, mentre sullo sfondo celeste s’intravedevano delle piramidi. Nell’apice non portava alcuna scritta, ma in appendice questa volta riportava il nome: KNIGHT of WANDS.

Questa cosa l’avrebbe fatto diventare matto. Che diavolo significava ora il cavaliere di bastoni, l’appeso e diciassette bastoni piantati nel pavimento. Tutti a circondare il suo letto.

Se solo Hermione fosse stata lì, lei sicuramente ci avrebbe capito qualcosa, era una vera enciclopedia. Ma ormai era già da qualche anno che non poteva più contare su di loro.
Anche il Ministero continuava a mandarlo in missione da solo, visto che di solito si doveva essere in due, ma lui era il ‘Salvatore’, nessuno riusciva più ad affiancarlo, ad aiutarlo. Quei pochi che ci avevano provato erano finiti al S.Mungo perché magari presi come ostaggi o avevano sottovalutato i rischi; si erano trovati a rappresentare un ulteriore ostacolo per lui, visto che finiva per dover proteggere anche loro.
Comunque Hermione era finita nella amministrazione di qualche dipartimento della struttura.
Sebbene anche Ron fosse divenuto un Auror, lui, era stato assegnato ad un team di più elementi.

Era inutile pensare a queste cose ora, ma ne sentiva la mancanza. Ormai era sempre solo. Il Ministero gli assegnava sempre le missioni più complesse e che spesso avevano anche una lunga durata.

Fu con queste ormai inutili riflessioni per la testa che andò a chiudere la finestra, rabbrividendo quando camminò a piedi nudi sul legno bagnato e solo allora si rese conto di essere a torso nudo.

Si diresse verso l’armadio sperando di trovarci abita caldi, non avendo visto la sua dolcevita nera da nessuna parte.
Ma, quando aprì le ante, si trovò schiacciato dal un corpo di una donna.

Provò a chiamarla un paio di volte, ma non ottenendo risposta la scostò da sé, quel tanto che bastava per poterla guardare.

Le tirò indietro i capelli scuri e secchi che le celavano il volto, per poi ritrarsi come scottato e col respiro mozzato dall’orrore. Si guardò le mani e la spalla per scoprirle imbrattate di rosso. La pelle del volto della donna era stata asportata. I bulbi oculari erano ancora lì e privi di palpebre l’osservavano vuoti e fissi, mettendogli angoscia. Quella che doveva essere la bocca era aperta, il muscolo orbicolare della bocca era assente e solo qualche fascio muscolare collegava ancora la mandibola con la mascella. La lingua era stata amputata ed al suo posto vi era una specie di carta ripiegata.

Fece un profondo respiro, deglutendo rumorosamente, per farsi coraggio prima di prenderla, cercando di non infierire sul corpo tumefatto. Era effettivamente una carta, come quella dell’appeso e del cavaliere, ma questa rappresentava il diavolo.

Lanciò uno sguardo all’armadio ancora aperto e vide che vi era qualcosa all’interno.
S’avvicinò, evitano il cadavere martoriato, e vi vide all’interno sedici coppe, divise in un gruppo da dieci e uno da sei da quattro spade. In un angolo vi era un morbido maglione a dolcevita nero, che non era il suo, con una felpa sempre dello stesso colore e sopra di questi vi era un biglietto.

“Mi scuso per il corpo. Stia tranquillo che non c’entra nulla con il resto, ma ho dovuto riscuotere il pagamento e volevo essere sicuro venisse ritrovato presto: per evitare le fastidiose conseguenze dalla putrefazione.

Ho trovato che il suo abbigliamento fosse troppo leggero ed ho voluto farle un dono che spero apprezzerà, anche per scusarmi del fastidio.

Non vedo l’ora che venga da me. Non mi faccia attendere.
Non ho resistito, è stato più forte di me, volevo vederla così tanto. Sfortunatamente per me questo mio desiderio non s’è chetato come pensavo, anzi mi si è solo acuito maggiormente.

Sii svelto e vienimi a trovare, che tra i tuoi arcani sono impaziente di sbirciare.”

Avvertì un brivido percorrergli la colonna vertebrale leggendo quella lettera. Perché i pazzi psicopatici dovevano sempre capitare a lui? Ma, soprattutto, perché andava sempre a finire come loro obbiettivo primario?

Lui davvero non riusciva a capire, ma andò comunque a chiamare la signora McFrost per avvertirla dei danni e dei cadaveri apparsi nella sua stanza, fermandosi anche a lavarsi via il sangue ed indossare, nonostante tutto, i capi lasciatogli da quello psicopatico (in fondo lui si era portato via la sua dolcevita).
Doveva ammettere che quegli indumenti gli stavano benissimo e tenevano caldo, al contrario dei suoi ormai ex abiti.

Ma ora erano anche altre le domande. Se i bastoni, la carta dell’appeso e il cavaliere di bastoni erano collegati alle parole inquietanti sussurrategli dal pazzo, quelle coppe e quelle spade non avevano significato. Per quanto riguardava la carta del diavolo era chiaramente riferita e dedicata alla deceduta.

Perché?

Non riusciva proprio a darvi risposta. L’unica cosa che poteva fare era domandare in giro per trovare quello psicopatico che non vedeva l’ora d’incontrarlo.

Giunse in cucina e vide la donna far passare la posta, bloccandosi su d’una lettera, mentre le altre le scivolarono velocemente dalle dita tremanti, aprendola poi con foga per trovarsi in mano anche lei una di quelle strane carte. Da quella distanza non riusciva però a distinguerne l’immagine.
Fu curiosa la reazione della strega appena gli fece notare la sua presenza; sobbalzò come se fosse una bambina beccata con la mano nella biscottiera e s’affrettò a nascondere il contenuto di quella missiva.

La vide impallidire alla notizia del cadavere, ma notò anche l’atteggiamento evasivo di quando gli chiese se avesse un’idea di cosa rappresentassero il reso degli oggetti estranei alla stanza, premurandosi solamente di ripristinare la situazione originale della camera.

Non ottenendo però nulla dalla strega, provò a domandare in giro. Ma appena venivano nominate le carte tutti gettavano un’occhiata colma di terrore in direzione del cimitero, per poi svignarsela con qualche scusa. L’unica cosa che aveva scoperto erano le molte morti e l’altrettanto elevato numero di persone scomparse, la cui più recente era proprio la figlia della signora McFrost.

Osservò attorno. Le facce della gente avevano un colore malsano, tendente al grigino. Un’aria lugubre pesava sul villaggio. Aveva una brutta sensazione, e quell’oppressione non aiutava di certo.

Ignorando l’avvertimento della strega cominciò a girovagare tra le lapidi, poiché era chiaro che era lì che si celava ciò di cui gli abitanti avevano paura; e se loro non volevano parlare, toccava a lui scoprirne il motivo.

Vagò per circa un paio d’ore prima di trovare una casa diroccata che si ergeva tra le tombe.
La nebbia, che s’era infittita da quella mattina presto, lasciava però vedere le sagome delle statue cimiteriali, dandogli il lugubre aspetto di ombre umane.

Si girò di scatto sentendo un rumore, giusto per vedere un piccolo stormo di corvi scomparire nella nebbia. Abbassò lentamente la bacchetta che aveva estratto d’istinto.

Ok, doveva ammettere che quella situazione l’aveva reso un ‘tantino’ troppo teso forse…e anche paranoico, poiché si voltò ancora in un’altra direzione, bacchetta nuovamente alzata. Ora cominciava davvero a preoccuparsi, era sicuro di aver visto un’ombra scura scorrere tra le sagome delle lapidi… a questo punto non si sarebbe granché stupito di veder comparire un dissennatore da un momento all’altro.

S’avviò verso l’ingresso della catapecchia imprecando, perché una cosa era ormai certa per lui: il nome Harry Potter attira solo la sfiga, con gli allegati pazzi psicopatici e le situazioni più assurde. Merlino; gli sembrava di essere in uno di quei film che gli era capitato d’intravedere quando era piccolo dai Dusley.

Il legno della porta era ormai marcio ed i cardini arrugginiti stridettero fastidiosamente. Vi era un lungo corridoio che pareva tortuoso che gli si snodava di fronte. Sulle pareti l’intonaco era quasi completamente scrostato e si riversava sul pavimento.

Percorse quattro metri prima che la porta venne richiusa con un tonfo e le fiaccole appese sui muri s’accesero a catena, illuminando con luce soffusa il percorso.

Era entrato nella tana del lupo.

Aveva ormai perso l’orientamento a causa di quel corridoio che si continuava a snodare, senza biforcazioni, per tutta la proprietà, sino a che non si trovò di fronte delle scale in pietra che scendevano verso le segrete.

Si voltò parecchie volte indietro, avvertendo uno strano scricchiolio, tintinnio, che non era causato dai suoi passi, ma non vedeva mai nessuno.

Quando gli scalini finalmente terminarono si trovò in una piccola anticamera. Una luce verdognola penetrava dalla piccola fenditura sotto il battiscopa della porta che aveva di fronte.

Bacchetta alla mano l’aprì, producendo il solito scricchiolio, trovandosi poi di fronte ad una tenda violacea, su cui si muovevano inquietanti delle ombre che parevano deformate.

Inspirò profondamente prima di scostarla, mentre lo sguardo scorreva confuso all’interno.
Parevano non esserci più le persone che davano vita alle ombre che sino ad un secondo prima si mobilitavano agitate sulla tenda ed anche la lieve voce che aveva sentito sin dall’anticamera ora era scomparsa.

Che fosse diventato pazzo?

Fece qualche passo in avanti. Le fiamme verdi del camino, in cui era collocato un paiolo, espandevano una luce alquanto inquietante se combinata col luogo. La sala era percorsa da vari strati di tende viola, sfalsate, poste ai lati. Davanti a lui a destra vi era un tavolo pieno d’ampolle e canali, che ai babbani avrebbero ricordato gli utensili tipici degli alchimisti. Direttamente di fronte a lui, rivolti verso il camino, si trovavano due poltrone. Sui mobili e scaffali, che riusciva a vedere tra i tessuti, si trovavano vasi ermetici riempiti d’una soluzione apposita per conservarne il contenuto; tra cui si distinguevano bulbi oculari, organi interni vari e di differenti misure e creature, lingue di animali e molti, molti alti oggetti che era meglio non vedere e non sapere cosa fossero.

Avanzò ancora un po’prima di bloccarsi. Notando, posto sul bracciolo, una manica d’una giacca.
Intimò di stare fermo e non opporre resistenza come da protocollo, ma non ottenne alcuna risposta. Aggirò  quindi lentamente la poltrona, per poi trovarsi davanti uno scheletro vestito. Subito dopo avvertì un respiro sul collo ed una voce direttamente nell’orecchio “Sono felice di conoscerla. Gradisce qualcosa da bere?”

Si ritrasse immediatamente, non trovando però nessuno dietro di se.

“Noto che ha già conosciuto Oscar. Lo perdoni, è uno scheletro che non conosce le buone maniere. Prego si segga. Oscar non fare il cafone e lasciami il posto; abbiamo ospiti.” Parlò con tono accomodante, in piedi di fianco alla poltrona.

Mentre osservava un uomo alto dalla carnagione ambrata, capelli castani portati con taglio sbarazzino, occhi color ambra, ed un fisico snello fasciato da un abito formale; vide lo scheletro alzarsi realmente ed aggirare la seduta, dirigendosi ad una piccola vetrina contenente bicchieri ed alcolici. Riconobbe il rumore delle giunture ossee che si strofinavano tra loro a permetterne il movimento, era lo stesso suono che lo seguiva nel corridoio.

“Oh, non si preoccupi, è inoffensivo. Non c’è bisogno di fare quella faccia stupita e sospettosa. Io Sono il mago dei Tarocchi Bromix, ed il voodoo è la mia specialità, ma temo che lei non mi abbia mai sentito sfortunatamente. Venga. S’accomodi e si rilassi…non vuole proprio farlo, vero? D’accordo, allora passiamo agli affari.
Mi dica, ora sa dirmi a chi corrisponde? Anche se forse bisognerebbe forgiare una carta solo per lei. Abbassi la bacchetta la prego.” Comparendogli improvvisamente alle spalle per terminare nel suo orecchio “Io sono qui solo per lei. Cosa desidera?”

“Di qualunque cosa stia parlando non sono interessato. S’allontani. È lei il problema di questo villaggio.” Gli rispose con tono duro, cercando di tirargli una gomitata, ma colpendo ancora solo l’aria.

“Mi dica, non è stanco? Non pensa di meritarsi un po’ di riposo? La carta dei tarocchi delle quattro spade potrebbe rappresentare questo suo bisogno. Il Signore del Riposo dopo la Lotta la potrebbe aiutare.” Cercò di persuaderlo girandogli attorno, porgendogli la carta raffigurante un cavaliere sdraiato su un sepolcro, con tre spade appese alla parete sullo sfondo ed una traversa sul bordo dell’altare pietroso.

“Capisco, non è questo che davvero desidera. Sono gli affetti, le cose semplici che lei anela davvero mio delizioso arcano. Il sei di coppe, il Signore del Piacere, ed il dieci sempre di questo seme, il Signore del Successo Ottenuto, sono quelli che rappresentano meglio ciò.” Continuò suadente mostrandogli le due carte, la prima raffigurante due bambini con sei coppe piene di fiori, la seconda una famiglia felice sotto ad un arcobaleno contenente dieci coppe.

Non rispose ancora, ma gli lanciò uno schiantesimo che riuscì ad evitare seriamente per qualche millimetro, mentre andava a colpire lo scheletro che, alle spalle dell’uomo, continuava a cercare di bere alcolici inzuppando le vesti dall’interno.

“Povero Oscar. Lei è davvero pericoloso. Non capisco perché è così ostile nei miei confronti, mi sarebbe piaciuto che mi concedesse più tempo per stare con lei. Che ne dice allora di giocare? Temo però che non sarò molto leale, ho chiamato ‘qualcuno’ per rallentarla sa?” Disse con tono suadente prima di scoccare le dita, facendo entrare nella stanza gli abitanti del villaggio.

“Ma che… che diamine gli hai fatto!” Gli urlò contro, notando lo stato della gente, che pareva sotto imperius. Osservò meglio e notò che ognuno aveva con se una carta dei tarocchi.

La prima ad attaccare fu proprio la signora McFrost, affiancata da una giovane mai vista prima.

“Non trova commoventi le riunioni famigliari? Non mi guardi così, non sono il cattivone che lei pensa. Ho semplicemente esaudito i loro desideri: riavere la propria figlia o i propri cari scomparsi, riuscire a vendicarsi, ottenere più coraggio per fare ciò che non si riusciva a fare prima, eccetera, eccetera… il tutto semplicemente in cambio della loro anima e servigi; mi sembra un prezzo onesto. Anche se le confesso che con lei avrei fatto un’eccezione. Non mi sarebbe andato di privarla di un’anima così particolare. Ma visto che non vuole nemmeno ascoltarmi, non posso fare altro che dire questo: Che il gioco cominci.” Rispose, prima di svignarsela da un’uscita laterale, mentre lui rimaneva impegnato a fermare gli abitanti, senza ferirne nessuno.

Ci mise parecchio a renderli inoffensivi tutti, prima d’inseguirlo.

Corse per qualche minuto per il corridoio scuro, prima di spuntare all’esterno.
A quanto pare era nel bosco che circondava il cimitero. La pioggia s’era ormai chetata e le foglie inzuppate sul cammino fangoso non aiutavano nell'inseguimento.

Non sapeva per quanto tempo era rimasto bloccato nella catapecchia, ne per quanto continuò a correre all'inseguimento del mago e nemmeno sapeva quanti altri abitanti cercarono ancora di fermarlo durante l’inseguimento, ma il sole era riuscito a liberarsi dalle nubi e far vedere il suo tramonto quando riuscì finalmente a raggiungerlo e metterlo in trappola.
L’aveva ormai braccato. Non aveva molti modi per sfuggirgli sul bordo di quel precipizio.

Eppure, quando gli intimò di arrendersi e che ormai il gioco era finito, lui gli sorrise gioivo, accondiscendendogli la vittoria. Prendendo infine a borbottare qualcosa riguardo l’arcano del matto e di se stesso, sul fatto che ora si trovava come quel tarocco a camminare verso il burrone. Lasciando cadere a terra la carta appena citata.
Questo prima di lasciarsi cadere a braccia spalancate all’indietro, nel vuoto.
Le ultime parole che pronunciò furono: “Happy Halloween Harry... Happy Halloween.” Con quello stramaledetto sorriso gioivo ancora sulle labbra.

Quando tornò indietro scoprì che tutto era tornato alla normalità. Le persone erano tornate padrone di sé e stavano molto meglio di prima, il colore era tornato sul loro volto e sembravano liberi. Ma si sentiva ancora quella brutta sensazione addosso.

Aveva persino passato quattro giorni a cercare invano il cadavere del mago, ovviamente senza alcun risultato, in questo modo il tempo passò e la faccenda finì nel dimenticatoio. I superiori erano soddisfatti del risultato ottenuto e non badarono alla mancanza o presenza del cadavere del colpevole.

Ed il tempo passò come ogni volta, tra missioni, lavoro ed ancora missioni, senza molti attimi di tregua per lui. E quella data tornò ancora.

Erano le quattro del mattino del 31 ottobre, quando avvertì un leggero abbassamento del materasso e quella voce maschile sussurrargli roca direttamente nell’orecchio, prima di leccargli il padiglione auricolare.

“Sai Harry, mi sei mancato tanto, non vedevo l’ora di rivederti. È passato un anno ormai. Non vedo l’ora di giocare ancora assieme a te. Happy Halloween mio arcano Harry Potter... Happy Halloween…”

The End

Angolo della Sadica sanguinaria

Salve a tutti, eccomi approdare anche sul fandom di Harry Potter, col primo contest concluso a cui partecipo(non immaginate quanto sia felice di essere riuscita ad ottenere 39.9/40 come punteggio). Mi trovo però costretta ad ammettere che purtroppo non ho la minima idea di come fare ad aggiungere l'immagine che ha creato per questa mia storia sole :) (o pollama che dir si voglia) e quindi me la terrò salvata sul mio pc come caro ricordo ^_^

Qui di seguito v’inserisco il link e le caratteristiche delle carte relative ad Harry e subito sotto inserirò il meraviglioso giudizio datomi dalla giudicia:

http://www.leggere-i-tarocchi-per-crescere.com/sette-di-bastoni.html
Sette di Bastoni: il Signore del Valore

Parole chiave
* Coraggio
* Ostacoli da affrontare
* Determinazione
* Scontro
* Successo

Significato
Questo Arcano Minore indica un momento in cui è necessario credere in sé stessi e nei propri sogni, ed essere pronti a lottare per essi. La strada, infatti, è costellata di ostacoli e nemici. Bisogna avere coraggio e non arretrare: procedendo con fermezza si riuscirà piano piano a migliorare la propria posizione e a raggiungere infine il successo. Devi attingere alle tue riserve interiori per sviluppare la fede e la tenacia. Questo è un momento cruciale: la scelta è fra ritirarsi o continuare a combattere. Il Signore del Valore ti invita a lottare.


http://www.leggere-i-tarocchi-per-crescere.com/dieci-di-bastoni.html
Dieci di Bastoni: il Signore dell'Oppressione

Parole chiave
* Responsabilità
* Grande impegno
* Affaticamento
* Lavoro
* Servizio

Significato
Il Signore dell'Oppressione ci mostra un uomo col capo chino e la schiena curva, intento a portare un pesante carico. Questo Arcano rappresenta un momento in cui c'è un grande lavoro da svolgere o un pesante fardello da sopportare. Non vi è modo di scappare ai propri doveri, quindi è opportuno farsene una ragione e fare di necessità virtù. Questa carta ti consiglia di accettare con serenità le tue responsabilità: la strada della crescita passa attraverso il servizio.


http://www.leggere-i-tarocchi-per-crescere.com/cavaliere-di-bastoni.html
Cavaliere di Bastoni

Caratteristiche
* Impetuoso
* Incline all'azione
* Passionale
* Coraggioso
* Ispirato

Significato
Questa Carta di Corte combina il simbolismo del Cavaliere col simbolismo del seme di Bastoni. L'immagine rappresenta un individuo già ben avviato sul suo percorso di crescita, che non è tuttavia ancora concluso. Egli dispone già del dominio di molti aspetti del suo essere collegati all'elemento Fuoco: vigore, passione, entusiasmo, tendenza all'azione. Capace di coinvolgere gli altri col suo esempio e la sua energia, questo Cavaliere sta sviluppando le proprie capacità di leader. La sua crescita tuttavia non è ancora esente da rischi: a volte può essere irritabile, collerico, poco tollerante. La sua facilità ad entusiasmarsi potrebbe degenerare in fanatismo, oppure spegnersi in un fuoco di paglia con conseguente dispersione di energia.


http://www.leggere-i-tarocchi-per-crescere.com/appeso.html
Tarocchi l'Appeso

Parole chiave
* Sacrificio
* Attesa
* Conversione
* Rinnovamento
* Iniziazione

Significato
Un uomo si è sottoposto volontariamente a un processo di iniziazione da cui emergerà trasformato. Attraverso il sacrificio di sé e il dolore emergerà un nuovo individuo. In questo momento il suo corpo è immobilizzato, e deve accettare tutto ciò che l'universo gli porta: freddo, pioggia, sofferenza. Attraverso l'accettazione egli giungerà a un rinnovamento totale del proprio essere. Anche se non può agire all'esterno per il momento, il suo spirito è libero di lavorare all'interno, su di sé, nel profondo della sua anima.



http://www.leggere-i-tarocchi-per-crescere.com/sei-di-coppe.html
Sei di Coppe: il Signore del Piacere

Parole chiave
* Piaceri quotidiani
* Semplicità
* Ricordi
* Desideri realizzati
* Armonia

Significato
Questa carta rappresenta una gioia semplice e pura, che nasce dall'apprezzamento dei piccoli piaceri della vita. Vi è un senso di equilibrio e di armonia, di soddisfazione meritata. La gentilezza tra le persone, la dolcezza e l'affetto sono i temi chiave di questo Arcano. Se vogliamo seguire i suoi consigli dobbiamo prestare particolare attenzione a come trattiamo gli altri, cercando di farli stare bene e suscitare in loro sentimenti positivi. Inoltre, è importante capire che i semi positivi gettati nel passato sono alla base delle nostre attuali realizzazioni.


http://www.leggere-i-tarocchi-per-crescere.com/dieci-di-coppe.html
Dieci di Coppe: il Signore del Successo Ottenuto

Parole chiave
* Felicità raggiunta
* Famiglia
* Amicizie
* Sostegno emotivo
* Appagamento

Significato
Il 10 di Coppe mostra una famiglia felice che gode le gioie dell'amore e dell'affetto. Il vero successo, ci insegna questa carta, proviene dal creare dei legami durevoli con le persone attorno a noi, condividendo emozioni ed esperienze di vita. Anche nei contesti di lavoro, la chiave consiste nel creare una sorta di 'famiglia', una squadra affiatata i cui membri condividono i medesimi valori e si danno sostegno e aiuto reciproco. In questa fase è particolarmente importante prendersi cura del benessere emotivo, proprio e altrui.


http://www.leggere-i-tarocchi-per-crescere.com/quattro-di-spade.html
Quattro di Spade: il Signore del Riposo dopo la Lotta

Parole chiave
* Riposo
* Quiete
* Convalescenza
* Ritiro spirituale
* Guarigione

Significato
Il Quattro di Spade è il Signore del Riposo dopo la Lotta. In generale esso rappresenta una fase di recupero delle forze in seguito a un periodo di intensa attività. Questo recupero deve avvenire in un ambiente protetto, e questo è il motivo per cui questa carta può indicare anche il ricovero in ospedale o in clinica. Se è l'anima a doversi rigenerare, allora il luogo della guarigione può essere un monastero, un tempio, una comunità spirituale. Il consiglio è limitare gli stimoli e attenersi a uno stile di vita semplice e ritirato, che permetta il ripristino dell'equilibrio interno. Bisogna isolarsi, perché non si è in grado al momento di assorbire armoniosamente le influenze esterne. Ciò che serve adesso è pace, quiete, serenità.



Qui di seguito inserisco comunque il meraviglioso giudizio datomi dalla giudicia:
Grammatica e stile: 9.9/10
Tutto scritto in modo impeccabile. Il tuo stile aggancia l’attenzione saldamente. Brava! ^__^
C’ è un piccolo appunto: “, mi sei manca tanto” penso che volevi scrivere “mancato” ^___^
(Ma ovviamente prima di pubblicarlo ho corretto questa svista)

Utilizzo creatura: 10/10
Il dieci è meritato al 100% il mago voodoo è stato utilizzato alla grande. Mi hai messo i brividi addosso e mi piace il fatto che è stata l’anima della storia ^___^

IC personaggio: 10/10
Il tuo Harry è Harry. L’IC l’ho trovato molto coerente e perfetto ^__^ Complimenti!

Gradimento personale: 10/10
Il 10 anche qui è meritato, sia perché è stato un racconto che si addice allo stile Horror, ho gradito la caratterizzazione del personaggio e il tuo modo di scrivere. Brava!

Totale: 39.9/40


Comunque sia, lasciando perdere i miei scleri causati dall'euforia del risultato, spero che vi sia piaciuta anche a voi e che mi lascerete un commentino per lasciare una piccola traccia del vostro passaggio e dare una piccola gioia ad una come me.

Ringrazio infinitivamente chi la leggerà, ma soprattutto recensirà testa mia shot.

Sinceramente non so che altro dire oltre a ringraziare ancora, sperando anche nella vostra bontà di utilizzare ancora un pelino del vostro tempo per lasciarmi un commentino (lo so sono ripetitiva e me ne scuso, ma ci tengo a sapere che ne pensate, anche se fossero commenti che voi potreste pensare essere banali)
Statemi tutti bene.
Bye. xXx

  
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