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Autore: Lushia    14/11/2012    2 recensioni
La vita di una giovane Arina, costretta a crescere immersa nella vita quotidiana di una famiglia mafiosa, con i suoi problemi adolescenziali e le situazioni strane e nonsense che la circondano.
La sua allieva, una bambina di sette anni tutto pepe che non riesce a stare un attimo tranquilla assieme ai suoi amichetti.
Cosa è accaduto in passato e cosa accadrà?
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 15 - Verso la luce

cover

L'uomo si trovava di fronte alla vetrata, osservando l'esterno con sguardo pensieroso.
I suoi pensieri scorrevano veloci agli avvenimenti della settimana prima e a tutto ciò che era successo negli ultimi giorni.
Alzò la mano, poggiandola sul freddo vetro e si ritrovò ad osservare l'anello che portava al dito, un anello d'argento con una pietra bluastra al centro, la scritta “Vongola” era intarsiata attorno al nucleo ed era circondata da raggi color arcobaleno.
Abbozzò un sorriso nostalgico.

Tempo prima ne indossava uno molto più grande, decorato con una catenina, aveva una pietra al centro con il simbolo del decimo.
Soltanto cinque anni fa aveva infine richiamato il mastro fabbro che forgiò Vongola Gear dai frammenti dei Vongola Ring, all'epoca distrutti a causa dei Simon, per chiedergli di riportarli alla loro naturale e legittima forma. Con le tecnologie acquisite in quell'epoca non fu un problema per l'anziano Talbot, anche se ci impiegò ben sette mesi per rimetterli a posto.
L'uomo era davvero affezionato al suo Gear, così come lo erano gli altri membri della famiglia. Purtroppo, però, essi erano plasmati sul loro corpo, tenendo conto delle loro esigenze, perciò dovevano ritornare all'aspetto originale per poter essere indossati da coloro che sarebbero stati i futuri successori.

Si voltò, avvicinandosi alla scrivania e sedendosi sulla sua poltroncina, accavallando le gambe e afferrando dei documenti.
Alzò lo sguardo pochi secondi dopo, notando un uomo che era appena entrato e che si era avvicinato alla scrivania. Indossava un completo scuro e portava un cappello, aveva due curiose basette arricciate.
Sorrise.

- Sei arrivato presto, Reborn. -
L'uomo si accomodò su una sedia accanto alla scrivania e si aggiustò il cappello, abbozzando un sorriso.
- Cosa ti aspettavi, Tsuna? Appena ho saputo mi sono precipitato. Non è una bella situazione. -
Decimo sospirò, tornando a scrutare i documenti. In alcune note c'era un nominativo a lui ben noto: “Neo Vongola Primo”.
Ancora?
Eppure gli sembrava di essere stato chiaro in proposito.

Alzò gli occhi, incrociando lo sguardo dell'uomo seduto davanti a lui.
Se la sua vita era cambiata, se adesso si trovava in quel luogo e se ormai possedeva una famiglia unita era grazie a lui.
Reborn era il suo partner, il suo migliore amico, il suo compagno di avventure. Gli doveva tutto.
Un giorno, dopo un suo ulteriore rifiuto di diventare Decimo, lui era andato via. Temeva di aver perso un amico, di essere tornato alla vita da perdente.
Ma lui si fece nuovamente vivo come suo tutore, per portarlo al comando dei nuovi Vongola con il nome di Neo Vongola Primo.
Era strano, quasi assurdo, seppur divertente. In realtà non gli interessava, bastava che lui fosse tornato nella sua vita per condividere nuove avventure e nuovi momenti preziosi.
Eppure quel titolo buffo, che in fin dei conti poteva anche rispecchiare la sua visione dei Vongola, non gli stava per nulla bene.
I simboli come Decimo riempivano la sua vita, l'X-Burner, gli X-Gloves, i Vongola Gear e il modo in cui Gokudera-kun l'aveva sempre chiamato.
Era stupido cambiare, ormai. Un nome non poteva cambiare il suo animo o le sue intenzioni, né avrebbe influenzato i Vongola in sé per sé.
Lui era Vongola Decimo, volente o nolente, e il resto dipendeva solo dalla sua volontà.
Eppure, talvolta ancora lo chiamavano “Primo” o “Neo Primo”. Era davvero imbarazzante, poiché di Primo ne conosceva già uno e non voleva di certo sostituirlo.
Sospirò.

- Sono già arrivati tutti, ti stanno aspettando. -
- Bene, allora andiamo. -

Decimo si alzò, seguito dal suo ex tutore, avviandosi verso il corridoio e percorrendolo rapidamente, passo dopo passo, giungendo in un'enorme sala con un lungo tavolo in legno scuro, attorniato da sei uomini già seduti.
Il boss si avvicinò ad una estremità del tavolo e si sedette, aspettando che Reborn facesse lo stesso, all'altro capo.

Guardò i presenti con sguardo serio. Alla sua sinistra c'era il suo braccio destro, Gokudera Hayato, che stava spegnendo l'ennesima sigaretta in un posacenere. Yamamoto Takeshi stava riordinando dei fogli in una cartellina verdastra e, accanto a lui, Chrome Dokuro osservava il boss con la stessa serietà degli altri, ma con un velo di preoccupazione. Di fronte a lei c'era, con sorpresa di tutti, Hibari Kyoya. Il suo sguardo non era rivolto a nessuno, aveva gli occhi chiusi e sembrava perso nel suo mondo. Lambo giocherellava con le sue treccioline e non sembrava essere molto attento a ciò che gli accadeva attorno. Alla destra di Tsuna c'era Ryohei, suo cognato, che aveva il mento appoggiato sulle mani congiunte, attendeva l'inizio della riunione con nervosismo.
Reborn, dall'altra estremità del tavolo, osservava i presenti con un'espressione che non lasciava trasparire nulla.
- Gokudera-kun. -
L'albino prese alcuni documenti dalla cartellina che aveva Yamamoto poco prima, posizionandoli sul tavolo con fare meticoloso.
- Io e Yamamoto ci siamo occupati delle informazioni e di tutti i file trovati nel vecchio edificio. -
- Hanno praticamente lasciato tutto nelle nostre mani, prima di fuggire. - spiegò Yamamoto.
- Gli impiegati? - chiese Tsuna.
- Ci ho pensato io, li abbiamo presi tutti. - Ryohei annuì con soddisfazione.
- Anche io ho contribuito, eh... - borbottò Lambo.
- Boss, abbiamo fatto in modo che nessun esterno si accorgesse di quanto fosse accaduto. - disse Chrome.
- Capisco, anche la “riparazione” è andata a buon fine. Per quanto riguarda i collegamenti all'estero? -
- Li ho già azzannati. -
I presenti si voltarono preoccupati verso Hibari.
- … Quindi li hai già trovati tutti. - Tsuna lo osservò con attenzione.
- Abbiamo preso le basi nel Tennessee, in Georgia e nel Connecticut. Inoltre avevano dei contatti con alcune postazioni in Cina e in Svezia. Ovviamente abbiamo preso anche quelle. - spiegò Hibari.
- Perfetto. -
- Manca ancora il corpo. - aggiunse.
Calò un silenzio preoccupante.
- Abbiamo setacciato la zona più volte, ma non c'è l'ombra del cadavere di Miles. - rivelò Gokudera.
- Il sospetto è che qualcuno l'abbia preso. - disse Ryohei.
- Sicuramente, qualcuno che ci è sfuggito. Ma è davvero strano, tutti i dipendenti schedati sono stati presi... - Yamamoto sembrava pensieroso.
- Evidentemente c'era qualcuno di non schedato. - ipotizzò Gokudera.
- Ma almeno è morto, no? - Lambo scrollò le spalle.
- Tsk, stupido erbivoro ignorante. Una persona non è morta finchè non vedi chiaramente il suo corpo esanime. - spiegò Hibari, annoiato.
Il fulmine si zittì, storcendo il naso e appoggiandosi allo schienale della sedia.
- Ciò che ci preoccupa, oltre alla sparizione del corpo del Miles, riguarda gli esatti avventimenti di quel giorno. - disse Yamamoto.
- Secondo l'autopsia dei corpi ritrovati all'ultimo piano, la causa del decesso è da attribuirsi a innumerevoli colpi di pistola. - spiegò Gokudera - Ma c'è un problema ... -
- I proiettili non sono stati ritrovati né sul luogo del delitto né nei cadaveri. - rivelò Yamamoto.
Decimo sospirò.
- Quindi la spiegazione è sola una. - l'albino della tempesta si voltò verso la donna dalla chioma violacea, che incrociò il suo sguardo con l'occhio sinistro, quello non coperto dalla benda.
- Sì, si tratta di illusioni. - disse Chrome.
- Quindi i proiettili erano creati con la fiamma della nebbia? - chiese Reborn.
- E' un'evidenza. - affermò Chrome - L'arma da fuoco, con annessi proiettili, è sicuramente stata creata con la nebbia. -
- Qui la domanda è d'obbligo. E' stata Nozomi a creare quella pistola? Da quando ha la fiamma della nebbia? - chiese Gokudera.
- La cosa lascia perplessa anche me, non avevo avvertito la fiamma in lei e ancora non l'avverto. - disse la donna.
Decimo sospirò nuovamente.
- … E' assurdo. -
- Cosa c'è, Tsuna? - Reborn osservò il suo ex allievo con curiosità.
- Nemmeno io l'ho mai percepita. Nozomi non può avere la fiamma della nebbia, eppure solo lei potrebbe averla usata... ma come? - si chiese il boss.
- Di solito si nasce con hado prestabiliti, non si possono acquisire. - disse Gokudera, perplesso. - Forse era predisposta? -
- Ma Nozo-chan non ne aveva già due? Intendo, oltre quella del cielo ne aveva un'altra... - disse Lambo.
- E' la fiamma del sereno all'estremo!!! - urlò Ryohei.
- Sì, cielo e sole. - disse Tsuna.
- Beh, ha preso tutto dallo zio! … e da Kyoko, anche. - Ryohei ammiccò.
- Non siamo sicuri che Kyoko-chan abbia la fiamma del sole, è solo una supposizione... - disse Chrome.
- questo non è importante, ora. Per favore. - Tsuna sembrava abbastanza nervoso.

Scese nuovamente il silenzio, che durò per alcuni secondi.
- Quindi, possiamo asserire che Nozomi ha tre fiamme, tra cui la nebbia, con la quale ha creato la pistola che ha colpito tre impiegati e due guardie della Lhumor. - spiegò Gokudera.
- No. - rispose Tsuna, scuotendo il capo - Sono sicuro che Nozomi non sia predisposta. Ma se dovessi spiegare come ha fatto... non saprei dirlo. -
- Non è possibile che la fiamma si sia sviluppata rapidamente, fluendo attraverso il suo status mentale e il suo desiderio di ricreare qualcosa che soddisfasse la sua rabbia? - chiese Yamamoto.
- voleva vendicare il suo amico appena ucciso, ma non è possibile. Non riusciamo ancora a percepire la fiamma. - disse Hibari.
- Ah, vero... Claudio-kun è morto... - lo sguardo di Lambo divenne triste.
- … posso capire la sua disperazione. Non avrei mai immaginato che potesse vedere una scena così orribile. … Non così presto, almeno. - Tsuna scosse il capo.
- Prima o poi sarebbe accaduto. - gli disse il braccio destro.
- Avrei preferito il poi. -
- Questo è il mondo in cui vivi, Tsuna. - affermò Reborn -Per questo avresti dovuto prepararla. -
- Nozomi è piccola, ha una vita davanti e voglio che la viva come una normale ragazzina. E' già tanto se ho lasciato che imparasse a difendersi, dopotutto Kyoko-chan ha insistito... si tratta pur sempre di una ragazza e ha bisogno di sapere come proteggersi. -
- Ma ora come sta? E' da un paio di giorni che non passo a salutarla. - disse Yamamoto, con sguardo apprensivo.
- L'ultima volta che l'abbiamo vista non era in buone in condizioni... - Lambo alzò il capo, osservando il soffitto.
- E' distrutta. Shamal dice che ha bisogno di tempo per accettare ciò che è successo. Si sta accusando di quanto è accaduto... E io sto iniziando a pensare di mandarla via di qui. -
- Che intendi dire? - chiese Reborn.
- Ho deciso di mandarla in Giappone da mia madre. Sono sicuro che l'aria di Namimori non potrà che farle bene. -
Gli uomini si voltarono ad osservare Decimo con sorpresa. Reborn stesso alzò un sopracciglio, perplesso.
- Davvero pensi che sia la cosa giusta? Sicuramente Namimori è un luogo più tranquillo, ma non ritengo opportuno separarla così da te e Kyoko. Una bambina ha bisogno dei genitori, ricorda cosa hai provato tu a causa della lontananza di Iemitsu. -
- So cosa significa e non ho certo intenzione di svanire nel nulla come mio padre. Telefono, internet e quant'altro, ormai le comunicazioni a distanza sono agevolate. Cercherò di sentirla spesso, ma l'importante è che non resti qui. -
- E separarla da Kyoko? - il suo tutore lo scrutò attentamente.
- Penso che Kyoko-chan debba andare con lei. -
- Eh?! Ne sei sicuro, Tsuna? - Ryohei sembrava incredulo.
- Una madre deve stare con la propria figlia. Nemmeno io vorrei separarmi da lei, è pur sempre la mia bambina... ma devo pensare anche al suo bene. Non può crescere qui, in mezzo a queste confusioni. -
- Ma lei lo accetterà? Hai pensato alla sua reazione? - chiese Reborn.
- Non importa. Nozomi deve crescere in un posto migliore di questo, lontana dai pericoli. Volente o nolente, si dovrà trasferire. - la sua voce sembrò tremare per un istante, l'uomo aveva preso una decisione sofferta e non aveva intenzione di cambiare idea. Ma quella scelta gli faceva male al cuore.
- Capisco. Quindi vuoi forzare la bambina. -
- Ci farà l'abitudine, è per il suo bene. Non voglio che venga coinvolta in guerre mafiose o che cresca sapendo già cosa le aspetta. Voglio che ne sia conscia il più tardi possibile. Per quanto mi riguarda, non voglio nemmeno darle tutto questo... -
- Ti faccio presente che attualmente tu, Nozomi e Iemitsu siete gli unici ad avere sangue Vongola. -
- … Sai che non mi importa di questo, Reborn. -
- Sì, lo so. Era solo per metterlo in chiaro. -

Decimo fissò l'anello che aveva al medio, giocherellandoci con le dita della mano sinistra.
- Dici tanto di non volerle mostrare questo mondo quando sai benissimo che lei è a conoscenza di molte più cose rispetto a noi. Non sei coerente, Sawada Tsunayoshi. - disse Hibari, con sguardo provocativo.
- ...ti stai riferendo ai sogni? - Gokudera l'osservò dritto negli occhi.
- Ma è stato appurato? Non abbiamo le prove. - Yamamoto era perplesso.
- Non servono ulteriori prove e sappiamo che in nessun documento pubblico sono scritte vicende come quelle che la piccola va narrando. - spiegò Gokudera.
- Già, Hibari-san ha ragione. - Tsuna annuì - Però, anche se questa sua strana capacità l'ha già messa al corrente di ciò che siamo e di tutto ciò che ne comporta, voglio comunque che non sia attorniata dalle guerre e dalle situazioni che sogna, ma da una vita tranquilla e spensierata. Tra sogno e realtà c'è comunque differenza. -
- Bene. Possiamo quindi concludere. - affermò Reborn - Per quanto riguarda Miles, invece? L'allarme c'è ancora. -
- Per lui... -
- Io continuerò a cercarlo. Ho voglia di azzannarlo. - disse Hibari.
- … bene. Sì, proseguite con le ricerche e lasciamo in atto lo stato d'allerta, meglio tenere gli occhi bene aperti per evitare colpi alle spalle. -
- Abbiamo un tempo? - chiese Gokudera.
- … un paio di anni. Se oltre questo limite non riusciamo a venirne a capo e non otteniamo ulteriori indizi, dichiarerò la fine dell'emergenza. - decimo si alzò, prendendo i documenti che aveva portato Gokudera-kun e riordinandoli.
Gli uomini imitarono il loro boss e la riunione fu conclusa.

***

- Tsu-kun, non c'è altro modo...? -
L'uomo, che si trovava accanto alla bambina dagli occhi vacui, annuì deciso.
- … non voglio lasciarti solo. - disse Kyoko.
- Ma Nozo-chan non può stare qui. Non più. -
- … però... -
- Dovete andare a Namimori da mia madre. Devi starle accanto, Kyoko. Sei la madre, ha bisogno di te. -
- Anche di te! - esclamò - Tu sei suo padre! … e anche io ho bisogno di te, Tsu-kun. -
- Anche io, Kyoko... però... è a lei che dobbiamo pensare, ora. -
La donna portò la sua attenzione sulla bambina, stava accarezzando una gattina bianca e nera che faceva le fusa. Il suo viso era impassibile, gli occhi quasi spettrali, non parlava. Non apriva bocca da quel giorno, come se la sua anima fosse sparita.
Si chinò e la abbracciò, accarezzandole i capelli.
- … Nozo... -

Tsuna fissò le due con dolcezza, erano le donne della sua vita. La sua splendida moglie e la loro creatura, le due cose più importanti per lui, ed era suo dovere proteggerle.
- Tsu-kun... l'accompagnerò, però non ho intenzione di restare a Namimori. -
Lo sguardo dell'uomo si incupì.
- Per quale motivo? -
- Saprà crescere bene anche e solo con le cure amorevoli di Nana-san, non c'è bisogno che io resti lì. -
- Ma ha bisogno di sua madre! -
- Come ha bisogno di suo padre! Ha bisogno di entrambi, Tsu-kun. E io non voglio lasciarvi, nessuno dei due. -
- Non sono da solo, ci sono Gokudera-kun e gli altri. -
- Tsu-kun, ci sono anche problemi e lavoro, lavoro e lavoro. L'unica persona con cui puoi parlare di tutto tranne che del lavoro... sono io. E voglio essere qui per alleggerirti il peso dei tuoi doveri. -
L'uomo sospirò, osservando la piccola.
- Starò con lei ogni tanto, ma non voglio trasferirmi a Namimori in modo fisso. Voglio stare accanto a te. - la donna abbozzò un sorriso che il bruno ricambiò, chinandosi verso di lei e lasciando che le sue labbra toccassero quelle della moglie in un tenero bacio. - E poi... Fortuna le farà compagnia, no? E' stato davvero un bel pensiero da parte tua... -
L'uomo osservò la micia che si accoccolava sulle gambe della bambina.
- Già. Ma non voglio che stia solo con lei o potrebbe diventare come una di quelle anziane circondate solo da gatti... -
La donna ridacchiò.
- Sono sicura che avrà anche moltissimi amici. -
- E' quello che spero dal profondo del mio cuore. -
- E comunque... non dimenticarti di Arina-chan! -
- … Arina-chan in questo momento è davvero depressa. Anche lei pensa che la colpa sia sua. -
- Si stanno entrambe dando la colpa di quanto è accaduto. - lo sguardo di Kyoko era triste.
- Nessuna delle due ha colpe, è successo quel che è successo. Entrambe si sono ritrovate di fronte ad una realtà insormontabile e hanno reagito d'istinto. Mi dispiace di aver dato troppe pressioni ad Arina-chan, era troppo anche per lei. -
- No, Tsu-kun. Arina-chan è molto matura, anche se solo per alcuni versi. Ma, dopotutto, ha quindici anni. Sono sicura che crescendo migliorerà molto di più, per Nozo-chan è una delle migliori guide che potesse mai avere, oltre che un'importante amica. E' una tutrice perfetta.
- … una tutrice, eh? - abbozzò un sorriso, ricordando Reborn. - Ad ogni modo andrà con lei. Hanno bisogno entrambe di aria fresca e di un luogo tranquillo. -
- Sono sicura che saprà prendersi cura di lei. -
- Già. -


***



Soltanto il giorno dopo un aereo aveva lasciato l'Italia per dirigersi in Giappone.
Sawada Nana aveva accolto a braccia aperte la sua nipotina, che non vedeva dallo scorso capodanno, sapendo che si sarebbe presa cura di lei per il tempo a venire.
La bambina non sapeva a cosa andava incontro, il suo sguardo restò vacuo ancora per qualche giorno.
Una cosa, però, era certa.
Arina non l'aveva mai abbandonata, nonostante tutto.


Vongola no Uta – END
Continua nella Saga di Clover

Bonus

- Nee, Nozo... ma è vera la storia del boss? - chiese la piccola Arashi.
- Uh? Quella dei Vongola? -
- Sì, che tu diventerai il capo della famiglia! -
- Certo che lo è! Quando papa deciderà, io prenderò il suo posto! - la bambina salì su un muretto, piroettando.
- Forte! Allora sei tipo una principessa che diventerà una regina! -
- Uh... non molto, diciamo che sono una che comanda! - scoppiò a ridere e Arashi la seguì.
- E io posso stare con te, quando sarai una regina? -
La brunetta la scrutò, perplessa.
- Tu puoi stare con me quanto vuoi! -
- Posso fare quella che ti sta sempre vicino? -
- Allora puoi fare il mio braccio destro! -
- Cos'è un braccio destro? -
- E' quello che sta sempre con il boss, il suo migliore amico, che lo protegge sempre... ed è il secondo a comandare! -
- Sì, mi piace! E' tipo un cavaliere, no? -
- Un cavaliere? ... beh, più o meno sì! -
- Bene, è figo! - la rossa sembrò molto soddisfatta.

Due giorni dopo, le bambine uscirono da scuola e percorsero assieme il vialetto verso le rispettive case. Erano sorridenti, camminavano mano nella mano, e avevano appena finito di fare un compito in classe molto diffuso nelle scuole primarie.
- Nee, Nozo. Che cosa hai scritto riguardo il tuo futuro? -
- Oh, io ho detto che diventerò il leader di una grande organizzazione che protegge le persone e realizza i sogni! -
- Ah! Così nessuno capisce cosa sia! -
- E tu? Cosa hai scritto? -
- Mh... segreto! - la rossa saltellò in avanti, voltandosi dietro di sé e ammiccando all'amica. - In realtà, ho scritto che da grande diventerò il cavaliere di Nozomi. -
La piccola arrossì, strabuzzando gli occhi.
- ... davvero? -
- Sì. Ti proteggerò da tutto, ti renderò sempre felice e non ci separeremo mai più. -

   
 
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