Un urlo di dolore spezzò il silenzio di quella notte.
Il ragazzino si alzò spaventato dal letto, stava sognando?
No, l’urlo lo aveva sentito davvero e gli aveva fatto gelare il sangue nelle vene.
“Harry…”
Era la voce di sua madre.
Arrancando nel buio, con difficoltà riuscì ad arrivare alla camera della donna, con la mano tastò la parete per trovare l’interruttore della luce e lo spinse …
Sua madre era distesa sul letto, bianca in volto e completamente sudata, ansimava.
Harry non poteva, non voleva crederci ma dentro di sé lo sapeva. 
I medici l’avevano previsto. Sua madre glielo aveva detto.
La donna sorrise al figlio e gli tese la mano; Harry gliela prese con le lacrime agli occhi e le disse: “Mamma chiamo l’ambulanza, va bene?”
“Tesoro, i medici non possono più fare niente e tu lo sai, non piangere, ricordati che anche se non fisicamente io sarò con te, SEMPRE, ti voglio bene.”
“Mamma ma..”
La donna gli pose l’indice sulla bocca e il ragazzino si zittì ma le lacrime non avevano intenzione di smettere di scendere.
Rimaserò lì, tenendosi la mano, uno accanto all’altra.

La mattina dopo, Louis, il migliore amico di Harry, bussò per chiamare l’amico e andare a scuola insieme.
Nessuna risposta. 
Louis disse a sua madre che nessuno apriva. La donna si allarmò.
Venne chiamata la polizia e la porta venne sfondata. 
Trovarono Harry e la madre abbracciati. La donna era morta.
Staccare il ragazzo dalla madre fu un’impresa ardua, si dimenava, urlava, piangeva, ma i due poliziotti alla fine ce la fecero.

La storia di Harry parte da qui.