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Autore: Giuliuli    14/11/2012    5 recensioni
Poi Sirius gli afferrò il braccio ad occhi chiusi, smettendo di ridacchiare.
La sua fronte sudata bruciava, per il delirio della febbre.
Remus fece per alzarsi, per cercare una pozione che lo facesse stare meglio.
- Non lasciarmi... non andare James...-.
Remus s'immobilizzò, con il cuore che batteva all' impazzata nel silenzio della casa vuota.
(No slash).
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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inverno

Buffo.





L'inverno era alle porte.
Batteva contro i vetri delle finestre di quella sporca casa in Grimmauld Place.
Tac, tac,tac. Con determinazione.
Come un leone che insegue una gazzella tra le erbe roventi della savana.
"Buffo pensare all' inverno in termini di paesaggi assolati africani", si disse Remus. Ma molte cose potevano ormai essere definite buffe, ovviamente usando un termine leggero. Come il fatto che si trovava in una casa insieme a quel migliore amico che non vedeva da anni, ma che si era intrufolato nella sua vita all'improvviso. Di nuovo.
Come aveva sempre fatto. Come quella volta di ventiquattro anni prima, su un treno pieno di risate, di sogni e di timori espressi sottovoce. Quel migliore amico che era un concentrato di ghigni strafottenti, occhi lucidi di ribellione e quella freschezza dolceamara di chi vuole spremere la vita fino in fondo.
Buffo.
Orribilmente buffo.
Perchè Sirius Black voleva spremere la vita e la vita aveva spremuto Sirius Black, come un'arancia matura. Ovviamente sempre usando un termine leggero. Ma di leggero non c'era niente di niente in quella situazione e Remus lo sapeva.
Aveva passato... quanto? Dodici anni.
Dodici anni a scappare dai ricordi, perchè affondarci dentro era un po' come ubriacarsi: prima ti senti il padrone del mondo e poi ti crolla tutto addosso.
Ma non ce l'aveva fatta il nostro Remus, capelli più ingrigiti e sguardo più maturo.
Troppo dolore dentro, troppa rabbia addosso.
Troppa voglia di tornare ad essere quel bambino stropicciato ma felice.
Felice.
Felice.
Maledetta parola dimenticata in un passato di corse sotto le stelle e di risate perse nel sole.
E poi all'improvviso era tornato Sirius, come un uragano, con gli occhi più spenti e tanti fantasmi dentro al petto.
I ricordi gli erano piombati addosso tutti insieme e Remus adesso era costantemente ubriaco.
Ubriaco di ricordi.
Perchè da solo poteva anche far finta di dimenticare, ma adesso c'era Sirius.
E quando Remus e Sirius si guardavano, ogni dannata, fottuta volta che i loro sguardi s'incrociavano, ecco che arrivava James. E con lui gli echi di un passato nascosto sotto fiumi di urla, lacrime e perchè gridati al vento. Forse era per questo che Remus si sentiva così vulnerabile quando c'era Sirius.
Lo stesso Sirius che in quel momento aveva un febbrone da cavallo e se ne stava sdraiato sul divano sporco e nero del salotto, cantando a squarciagola. Perchè da sempre, da quando Remus riusciva a ricordare, Sirius quando aveva la febbre alta, semplicemente cantava.
Non proprio con intonazione.
-Sirius scotti da morire-, Remus gli si era avvicinato, posandogli preoccupato una mano sulla fronte.
-SCOTTO DA MORIREEEE! OH SIIII! SCOTTO DA MORIREEEHIEHIEHI!-, Sirius continuava il suo canto sfrenato, poi scoppiò a ridere. Quella risata pazza e triste che Remus gli aveva sentito fare solo nei suoi momenti peggiori.
-Ma io sono già morto-. Remus a queste parole gelò, mentre Sirius continuava a ridacchiare isterico, con gli occhi lucidi e la fronte bruciante di febbre che gli faceva perdere di vista la realtà. Ma forse la realtà era proprio quella.
Buffo.
Terribilmente buffo, quasi spaventoso.
-Sirius...-, Remus cercava le parole migliori, ma la verità che pian piano aveva imparato a conoscere era che le parole giuste non arrivano mai al momento giusto.
Buffo, davvero buffo.
Orribile, triste, sbagliato. 
Poi Sirius gli afferrò il braccio ad occhi chiusi, smettendo di ridacchiare, completamente sudato. Remus fece per alzarsi, per cercare una pozione che lo facesse stare meglio.
- Non lasciarmi... non andare James...-.
Remus s'immobilizzò, con il cuore che batteva all' impazzata nel silenzio della casa vuota.
Improvvisamente se lo rivide davanti, il James di una volta, con i capelli ribelli, gli occhiali storti e il sorriso grande. Il suo ricordo non era mai stato così vicino a lui come in quel momento. Era come se Prongs fosse lì con loro, bastava il suo nome pronunciato da Sirius, per farlo ritornare con tutta la felicità e il dolore del passato.
-Non lasciarmi James-
-Non ti lascio Sirius-, gli occhi di Remus brillavano mentre pronunciava la più assoluta delle verità,
-sono qui, sempre-.
Perchè James viveva in loro, non se n'era mai andato. Remus se n'era reso conto solo allora. Non li avrebbe mai abbandonati, ci sarebbe stato sempre, nascosto dietro gli occhi grigi di Sirius e nel sorriso di Remus. Li avrebbe tenuti vicini, li avrebbe aiutati a farsi forza l'un con l'altro in nome di quell'amicizia antica, forte e mai dimenticata. Avrebbe permesso ai loro due cuori sciupati di continuare a battere con determinazione.
Buffo averlo scoperto soltanto in quel momento.

Oh sì, buffo.
Ma dannatamente meraviglioso.











Note:

sono un po' triste, per caso si nota? Però alla fine la speranza c'è, non è tutta disperazione. Era da tanto che volevo scrivere di Remus e Sirius insieme da adulti, spero di non aver scritto una schifezza. Mi rendo conto di essere un po' lagnosa a volte. Ma l'ispirazione mi era venuta e dovevo scrivere. Ovviamente non è una slash, qui tra loro c'è soltanto amicizia. Volevo solo scrivere una sorta di chiarimento interiore dopo il loro incontro, non deve essere stato facile vivere insieme, con tutti quei ricordi addosso. La parola "buffo" non vuole sminuire il momento, in questa one-shot ha un significato più inquietante, non saprei neanche spiegarlo bene, lascio interpretare a voi.
Spero tanto che vi piaccia.
Grazie per la lettura!
Fatemi sapere,
Giuly      

  
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