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Autore: Winry977    14/11/2012    1 recensioni
Incontri inevitabili, quelli scritti dal destino. Io la prima volta che ascoltai Fallen Angel ne rimasi rapita. E cosa ne potevo sapere che il mio primo concerto della mia band preferita mi avrebbe stravolto la vita? Posso solo concludere... che era destino.
Genere: Generale, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono al lavoro, e mi sto letteralmente rompendo le scatole. Non ci sono clienti, e non so cosa fare per far passare quest'ultima mezzora lavorativa. Sono le otto e mezza di sera e la libreria chiude alle nove. Non ne posso più, e sono un paio di giorni che Frank mi ronza attorno, proprio come una mosca fastidiosa. Cerca in continuazione di attaccare discorso, ma io non sono più disponibile, mi ha ferita molto e mi ha pure fatta illudere, quindi in parte ne soffro ancora anche solo vendendolo cercare di approcciarsi con me. “Nulla è facile come sembra.” penso tra me e me, ma mi rendo subito conto che non è il caso di mettersi a filosofeggiare.

Passa quella dannatissima mezzora e finalmente io posso chiudermi la porta vetrata della libreria alle spalle e posso finalmente avviarmi verso casa, anche se a piedi perché la macchina di Kaylah è stata “accidentalmente” schiacciata da un camion in retromarcia.

Sospiro divertita, ricordando come lei avesse reagito solo vedendo la sua macchina schiacciata a metà come se fosse una lattina di coca cola. Mentre cammino per le varie viuzze mi fermo a guardare qualche negozio in chiusura e mi lascio accarezzare il viso da una leggera brezza serale di fine estate che mi scompiglia di poco i capelli. Penso a quanto tempo sia passato da quando me ne sono andata da Venezia, e mi sorprendo di non aver ancora sentito i miei parenti o i miei amici di quel posto. Mentre cammino mi lascio invadere da quei piacevoli ricordi italiani e dal calore che proviene dall'interno di ogni negozio che sorpasso.

Sono così persa nei miei pensieri che non mi accorgo di qualche passo sospetto alle mie spalle e del quale mi accorgo qualche dopo qualche minuto, mentre cammino in una zona poco illuminata e con dei negozi già in chiusura, come ormai è la libreria in cui lavoro. Il suono dei passi resta lontano da me, ma la cosa mi inquieta non poco, perché nel giro di poco mi rendo conto di quanto le strade siano desolate e senza alcuna persona a parte me e quella persona che mi da l'impressione di seguirmi. Deglutisco, e cerco di vedere con la coda dell'occhio chi mi sta dietro, fingendo di guardare delle scarpe -orribili per di più- in una vetrina.

Finalmente arrivo a casa, e posso tirare un sospiro di sollievo solo quando mi richiudo la porta alle spalle, e cominciando a salire le solite scale per smaltire l'ansia appena vissuta.

 

Per la seconda volta mi sento inseguita da qualcuno, e ormai è diventata una sensazione insopportabile. “Dannazione a quel tipo che ha schiacciato la macchina a Kay! Ora devo camminare con l'ansia che qualcuno mi sta alle costole!” penso con un brivido di paura, e affretto il passo. Ovviamente anche il mio inseguitore lo affretta, e io ormai non guardo neanche dove metto i piedi, al punto che inciampo e cado a terra, prendendomi una sonora storta alla caviglia destra. Non riesco ad alzarmi e mi sento come in uno di quei film horror in cui la protagonista perde tempo per rialzarsi e infine viene ammazzata. Prego una possibile divinità di non farmi uccidere, e tutto ad un tratto mi ritrovo faccia a faccia con il mio inseguitore. E' un uomo, ma al buio non riesco a scorgerne il viso. Lo fisso terrorizzata, mentre lui armeggia con qualcosa nelle sue tasche. Io intanto cerco di riprendermi e di allontanarmi, ma lui mi afferra per la caviglia dolorante e mi riporta sotto la sua visuale, mentre mi accorgo che in mano stringe qualcosa di lungo e di affilato. Cerco di dimenarmi, ma non riesco a togliere la sua mano dalla mia caviglia, e quando vedo quello che si è rivelato un coltello alzato sopra la mia testa chiudo gli occhi. Il tempo sembra rallentare, mentre sento bruciare la pelle sotto i vestiti. Il fianco destro, lo stesso lato sul bacino, l'avambraccio sinistro, la mascella. Quando mi accorgo che tutto è finito, riapro gli occhi e mi trovo da sola, stesa sul pavimento, e con il sangue che mi sporca i vestiti che ho addosso. Mi guardo attorno, e mi rendo conto che manca solo un isolato alla mia palazzina. Mi rialzo tremante, e comincio a correre verso casa mia. Arrivo al settimo piano col fiatone e grondante di sangue.

Entro in casa e con mia grande fortuna non c'è nessuno. Sul tavolo trovo un bigliettino: -Hey, Rain! Stasera torno tardi. Baci, Kay.-

“Beh, almeno non dovrà preoccuparsi del fatto che la sua coinquilina è stata assalita e ferita da un maniaco. Mi fa male tutto, e corro in camera mia a cambiarmi i vestiti. Metto qualcosa di largo, che non aderisca con le ferite, e mi fiondo nello sgabuzzino dove teniamo la lavatrice per mettere a lavare i vestiti insanguinati. Fatto questo volo in bagno a disinfettare le ferite. Sono poco profonde ma fanno un male cane ed il sangue non accenna a smettere di scendere. Faccio una delle cose che un qualsiasi medico sconsiglierebbe perché causerebbero un'infezione: le bagno con dell'acqua, e finalmente il sangue sembra rallentare, anche se il bruciore aumenta.

Le disinfetto e le bendo con delle fasce trovate nell'armadietto delle emergenze che Kaylah è solita a tenere e la benedico per questo. Quando finisco di incerottarmi e fasciarmi fianco e bacino sussulto. Hanno appena bussato alla porta, e io temo che sia Kay.

Dopo una manciata di secondi sistemo tutto e vado ad aprire la porta, sebbene con molto nervosismo, e mi trovo davanti Jake.

-Ciao Rain.- è tutto pimpante. -Hai dei Marshmallows? Sai com'è CC ha voglia di cioccolata calda alle dieci di sera e non si può bere la cioccolata calda senza accompagnarla con i Marshmallows!

-Uh... oh... ehm.. Marshmallows. Si. Un attimo. Entra pure nel frattempo.- mi gratto la testa cercando di ricordare dove siano. E comincio ad aprire i vari cassetti e scomparti a casaccio. Poi avverto un bruciore alla mascella. “Diamine! Ho scordato di fasciarla!” cerco di coprirla con i capelli. Jake deve aver notato che mi sono bloccata davanti un cassetto, perché mi si avvicina e mi chiede se va tutto bene.

-Uh... si, tutto ok.- rispondo io, ricominciando a cercare.

-Ehi, se non ce li hai non fa niente. CC può comunque sopravvivere.- si interrompe. -Ma sei sicura che vada tutto bene? Non mi sembri tanto in forma.- mi ferma un attimo, mettendosi davanti a me, e la sua faccia sbianca.

-Ma tu... perdi sangue!

Mi acciglio, ma so perfettamente da dove proviene quel sangue. Corro in bagno a disinfettare per l'ennesima volta la ferita, e nel prendere il disinfettante, che prima avevo riposto malauguratamente troppo in alto, la maglietta a maniche lunghe mi si rialza fino alla ferita sul fianco e la manica sinistra riscende fino al gomito. “Perfetto. Ora penserà che mi taglio o chissà che.” penso mentre mi sento il suo sguardo addosso.

-E questi? Rain... da dove escono? Prima non li avevi.

Mi sta fissando, ed io non riesco a sorreggere il suo sguardo troppo a lungo, quindi abbasso il mio.

-Non pensare che sia autolesionista o cose del genere. Non me li sono fatti da sola...- dico tutto d'un fiato, mentre ricordo l'aggressione e mi scende la prima lacrima della giornata.

-E allora chi?- chiede lui cercando un pezzo di cotone disinfettato per asciugare il sangue proveniente dalla mascella. Sotto il suo tocco la pelle brucia, e altre lacrime non possono fare a meno di scendere dai miei occhi a causa del dolore.

-Se te lo dico, prometti di non reagire male e di non dirlo agli altri?

Lui indugia un po', ma poi annuisce, e io gli racconto l'accaduto. A storia finita lui rimane in silenzio con in faccia un'espressione scioccata.

-Ti prego, non dire nulla.- lo prego io. -Non dire nulla agli altri...

-E perché? È una cosa grave questa. Non hai visto chi era il tuo aggressore?

Scossi la testa. -Non dire nulla, te ne prego.

Lui sospira, ma restando con un'espressione perplessa sul viso. -D'accordo...

  
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