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Autore: Me91    02/06/2007    6 recensioni
Ciao!!! Raccolta di one-shot sulla piccola coppia Goten&Trunks. Cosa accadrà in un pomeriggio passato insieme? Siete pronti a vivere avventure appassionanti e comiche insieme a queste due pesti? Scopritelo leggendo!
Genere: Generale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Goten, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E se una goccia, anche piccola, facesse traboccare il vaso? E se l’ira si impadronisse del nostro corpo, ci facesse impazzire, ci dominasse, ci facesse fare cose orribili contro la nostra volontà? Eccomi con una one-shot un po’ diversa dalle altre raccolte qui, ma comunque sempre rispondente ai Generi che ho indicato. Beh, buona lettura!


Impossibile...

Ore 18 circa

Trunks pensò che il cuore gli si sarebbe fermato da un momento all’altro. No... era... era impossibile... Si, impossibile. Non c’erano altre parole per descrivere quella scena.
Goten cadde lentamente in ginocchio tenendosi una mano sul ventre, da cui usciva copiosamente sangue. Tantissimo sangue. Le pupille di Goten si dilatarono e lui prese ad ansimare silenziosamente. Poi, di colpo, tossì e sputò così altro sangue. Appoggiò l’altra mano a terra, senza fiato, sempre più senza fiato...
Trunks pensò veramente di morire. Quella scena, a qualche metro da lui, si svolgeva con un’infinita lentezza... una lentezza soprannaturale, forse quasi magica. Trunks non riusciva a muoversi. Percepì ancora dolore in diversi punti del corpo, ma non ci fece caso. Era come ipnotizzato dalla figura di Goten che lentamente, con dei leggeri spasmi, si accasciava a terra. Forse Trunks riuscì a balbettare un rauco: “Go... Goten...”  o forse se l’era immaginato. Già a Trunks tutto quello sembrava assurdo e non riusciva a farsene una ragione. Goten... il suo amico... lì, a terra... morto.
L’altro si avvicinò con calma al corpo esamine di Goten e lo guardò gelido, senza far trasparire alcuna espressione sul volto impassibile, se no forse l’ira che gli induriva in modo spaventoso il volto. Trunks, risvegliandosi improvvisamente da quella specie di tranche in cui era caduto, riuscì a chiudere forte i pugni e a digrignare i denti dalla rabbia, mentre delle calde lacrime gli scendevano a fiotti dagli occhi lucidi... lacrime piene di dolore.
“Come hai potuto...” mormorò Trunks stringendo ancor di più i pugni. La rabbia si impossessò di lui e immediatamente, senza muoversi o dire una parola, si trasformò in Super Sayan.
“Come hai potuto?” ripeté a voce più alta mentre la sua aurea aumentava sempre più. L’altro, vicino Goten, si voltò verso Trunks, rivolgendogli un impassibile sguardo. Questo fece andare su tutte le furie Trunks che, fuori di se, urlò:
“Non dovevi farlo!” e si gettò rapido in volo contro il suo avversario alzando nuvoli di polvere. Gohan, di fianco il corpo del fratello, aumentò la sua aurea dorata e si mise in posizione d’attacco, mentre Trunks gli gridava:
“Non dovevi uccidere Goten!”

Cosa significa tutto questo? Per capirlo bisognerebbe tornare indietro di qualche ora............

Ore 8      

Trunks aprì lentamente un occhio e sbirciò l’ora dalla sveglia vicina al suo letto. Erano appena le 8. I raggi del sole filtravano dalle tendine blu e gli accarezzavano il volto dolcemente. Domenica. Sembrava quasi un sogno. Trunks si mise seduto sul letto e si stiracchiò per bene, sbadigliando sonoramente. Sbiascicando assonnato barcollò fino la porta della camera e l’aprì. Si trovò davanti un Vegeta altrettanto assonnato che gli lanciò un brevissimo sguardo inespressivo per poi allontanarsi verso le scale. Quando Trunks finì il suo lungo sbadiglio riuscì a mormorare un:
“Buongiorno papà...” per poi sentirsi rispondere da Vegeta un secco e pastoso:
“Um...” infine Trunks si strascinò fino il bagno.
Era infinitamente stanco. La domenica gli faceva sempre questo effetto; forse perché il sabato andava a dormire più tardi e sua madre che si alzava presto o il sole che spuntava nella stanza alle prime ore del giorno oppure suo padre che iniziava a russare, come sempre, un po’ dopo l’alba... beh, fatto sta che si svegliava sempre presto.
Riuscì ad uscire dal bagno dopo una buona mezzora di lavaggi di faccia con acqua fresca per riuscire a tornare lucido e così si diresse in cucina. Bulma stava preparando altre frittelle, mentre Vegeta, seduto al tavolo con le gambe appoggiate lì sopra, leggeva tranquillamente il giornale.
“ ’Giorno, mamma.” fece Trunks sedendosi e addentando una ciambella.
“Ciao piccolo.” Bulma posò le frittelle sul tavolo e gli scompigliò i folti capelli lilla “Cosa pensi di fare oggi?”
“Penso di andare da Goten fra poco.” rispose allegramente Trunks, poi sorseggiando... ops, intendevo: trangugiando il latte tutto d’un fiato.
“Andare dal figlio di Kakaroth?” sbottò Vegeta senza staccare gli occhi dal giornale “Prima o poi ti rimbecillirai come lui.”
“Vegeta smettila.” lo rimproverò Bulma e gli spinse le gambe giù dal tavolo “E togli questi piedi puzzoni dalla tovaglia!”
“Ehi donna, io faccio come voglio!” ringhiò Vegeta scattando in piedi. Però Bulma riuscì tranquillamente a sostenere il suo sguardo. Trunks rimase immobile ad aspettare quale sarebbe stata la prossima mossa di sua madre, che non tardò a mostragliela. Infatti Bulma con calma ma con determinazione disse al marito:
“Vegeta, ti vorrei ricordare un paio di cosette... del tipo, mi spieghi chi è che tira avanti la famiglia qui? Oppure, chi è che ti lascia vivere qui lasciandoti ai tuoi comodi? O anche...”
“Va bene, va bene! Piantala, però!” brontolò Vegeta e, imbronciato, si allontanò dalla cucina. Quando Bulma iniziava con le sue ramanzine era davvero insopportabile! L’orgoglioso Principe riusciva a capire quando uno scontro era perso e per questo, ragionevolmente, aveva il buon senso di abbandonare il campo di battaglia. E con Bulma la solfa era sempre questa.
Trunks sogghignò sotto i baffi. Sua madre era troppo forte persino per suo padre. Anzi, soprattutto per suo padre. Bulma, soddisfatta, sorrise al figlio e tornò ai fornelli.

Il vento gli scompigliò leggermente i capelli dorati e gli smosse la tuta blu notte. Però Gohan non ci fece caso. Era concentrato al massimo. Stava perfettamente in equilibrio su un sottile paletto di legno, tenendosi in piedi con una gamba e con l’altra tesa di lato, le braccia incrociate e gli occhi chiusi. Era immobile da diverso tempo ormai. Aveva raggiunto la massima concentrazione. Nulla avrebbe potuto distoglierlo dai suoi esercizi... nulla? O meglio, nessuno?
“FRATELLOOONEEE!!!!”
Gohan si riscosse subito, perse l’equilibrio e cadde seduto a terra imprecando:
“Acci...”
Intanto Goten correva verso di lui saltellando felice e gridando:
“Fratellone! Fratellone, posso stare con te? Mi sto annoiando!!!”
“Certo Goten...!” Gohan riuscì a rimettersi in piedi e Goten gli si aggrappò ad una gamba.
“Oh Gohan! Cosa facciamo insieme?”
“Oh, beh... non lo so! Eh, eh!” Gohan, imbarazzato, si grattò la nuca, affondando le dita nei folti capelli dorati di Super Sayan. Infatti aveva deciso di rimanere Super Sayan per un periodo, per i suoi allenamenti.
“Decidi tu Goten.” gli suggerì Gohan.
“Si, va bene! Dunque...” Goten si mise a pensare, poi si illuminò:
“Combattiamo un po’ insieme, ti va?”
“Si! Coraggio, cominciamo!” si gettarono l’uno contro l’altro, anche Goten trasformato in Super Sayan, e combatterono a lungo, divertendosi un mondo, come sempre.
“Forza Goten, mettici più impegno!” lo spronò Gohan.
“Te ne pentirai!” scherzò Goten e partì ancora alla carica, muovendosi molto agilmente... per Gohan era una vera sfida schivare gli attacchi del fratello. Però c’è da dire che Gohan non si impegnava poi così tanto... Goten capì dopo un po’ che il fratello non stava dando il meglio di se, perciò, imbronciato si fermò e incrociò le braccia, offeso.
“Non è giusto Gohan! Perché non combatti al massimo delle tue possibilità?”
“Ecco... io...” Gohan era sorpreso da quella domanda e, non sapendo cosa rispondere, disse la prima cosa che gli era venuta in mente: la verità.
“Ecco Goten... io... io non voglio farti male...!”
“Non vuoi farmi male?” ripeté Goten con gli occhi lucidi “Non è giusto! Perché mi sottovaluti?!” poi scoppiò a piangere sonoramente.
“Goten!” Gohan, imbarazzato e impreparato a questa reazione, tornò allo stadio normale e si avvicinò di corsa al fratello che strillava disperato. Gohan si inginocchiò davanti a lui e gli disse:
“Va bene Goten! Ti prometto che domani combatteremo ancora e io aumenterò al massimo la mia aurea! Solo un po’, però! E... non è per non farti male, perché so che sei molto bravo, ma è perché... beh, perché devo imparare bene a controllare la mia forza! Va bene?”
Goten smise immediatamente di piangere e cambiò subito espressione, esibendo un enorme sorriso.
“Si, grazie fratellone!”
Gohan notò che Goten non aveva nemmeno più gli occhi lucidi.
“Mi ha fregato per l’ennesima volta...” pensò Gohan sconsolato, mentre Goten esclamava:
“Allora domani mi mostri la tua forza al massimo! Evviva! Così anch’io potrò mostrarti al massimo la mia!”
“Che cosa?! Non stai combattendo al massimo delle possibilità?!” gridò sbalordito Gohan rimanendo a bocca aperta. Goten, divertito, incrociò le mani dietro la testa e, sorridente, esclamò:
“Certo che no! Tu non mi mostravi la tua vera forza e io non ti mostravo la mia!”
“Questo bambino non finirà mai di stupirmi...” pensò incredulo Gohan ricordandosi di come suo fratello lo aveva stupito, qualche settimana prima, trasformandosi in Super Sayan ad una così tenera età!

Ore 9.30

Trunks volava spedito verso casa Son, fantasticando su cosa avrebbe potuto fare quella mattina con Goten.
“Uhm... direi che la cosa più sensata sarebbe di allenarci un po’. In fondo il Torneo di Arti Marziali è vicino, manca meno di una settimana, e se vogliamo, uno di noi (o meglio: io), vincere bisogna che ci alleniamo!” ragionò Trunks avvistando in lontananza la casa di Goten. Guardò l’ora all’orologio e lesse le 9.30, poi non poté fare a meno di sorridere pensando che faccia avrebbe fatto Goten quando gli avrebbe parlato di quel orologio.
“Oh si, mamma ha fatto proprio una cosa eccezionale! Che fortuna riuscire a trovarlo incustodito sul tavolo del laboratorio! Devo proprio mostrarlo a Goten!”

“Come? Ah, Goten! Beh, penso si stia allenando con Gohan nel bosco!” rispose allegramente Chichi, già pregustando i soldi della vincita. Era sicurissima che il suo Gohan o magari il suo amato Goku sarebbe riuscito a vincere il primo premio. E se uno dei due arrivava primo e l’altro secondo... oh, non riusciva nemmeno ad immaginare una tale somma di denaro!
“Nel bosco? Va bene, li raggiungo lì!” disse felice Trunks e corse verso gli alberi, mentre Chichi, sognante, gli gridava dietro:
“Mi raccomando, però! Non disturbare Gohan nei suoi preziosi allenamenti!”
“Certo signora, non si preoccupi!” rispose Trunks e si alzò in volo.
“Eh...” sospirò Chichi guardando il cielo “... 15 milioni...”

“Ehi! Goteeenn!!!”
Goten si voltò e vide così Trunks volargli incontro salutandolo.
“Trunks! Ciao!” esclamò Goten entusiasta.
“Eh? Trunks?” fece Gohan alzando la testa e vedendo Trunks raggiungerli “Cosa ci fa qui?”
“Goten! Ti va di allenarti un po’ con me?” chiese Trunks atterrando.
“Si certo! Però...” Goten si voltò verso Gohan “Non lo so... tu fratellone volevi che mi allenavo ancora un po’ con te?”
“No, no, Goten! Vai pure a giocare con Trunks! Ci vediamo dopo! Io mi alleno un po’ per conto mio...”
“Allora va bene!” Goten e Trunks si allontanarono insieme ridendo e scherzando, veloci. Gohan trasse un sospiro di sollievo.
“Fiù.... per un attimo avevo creduto che ci fosse anche Vegeta con Trunks... no, decisamente questo non è proprio il momento di incontrare Vegeta! Pensa che malumore che avrà! Mancano pochi giorni all’inizio del torneo... sono sicuro che mi vorrà battere a tutti costi... a me e a papà! Anche a costo di allenarsi giorno e notte!”

*
In quel momento, alla Capsule Corporation....

“Vegeta! Ti sembra questo il momento di ronfare? E in che modo poi!” strillò Bulma trovandolo straiato a terra sotto un albero del giardino, a torso nudo e con un paio di calzoncini addosso. Vegeta grugnì e brontolò:
“Taci donna! Mi hai svegliato!”
“Ti ho svegliato? Ma come! Non hai detto tu che dovevi sconfiggere Kakaroth e suo figlio a tutti costi?! Anche a costo di non dormirci su!?!”
“Non è certo colpa mia, donna!” sbottò Vegeta “O almeno non tutta! Ricordi questa notte insonne...? Sbaglio o sei stata tu...”
“Piantala Vegeta!” lo interruppe Bulma tutta rossa ricordandosi del suo completino nero letteralmente mangiato dal sayan quella notte... nel letto...
Vegeta sogghignò e si appisolò di nuovo.

*

“Uff... sono proprio sfinito!” Trunks si gettò a terra a pancia in su, con le braccia e le gambe larghe.
“A chi lo dici...” Goten crollò seduto, con le mani appoggiate indietro, e alzò la testa verso il cielo.
“Eh già... ci alleniamo da tanto tempo...” commentò Trunks asciugandosi con il torso della mano la fronte imperlata di sudore. In quel momento notò l’orologio e si ricordò.
“Goten! Ti devo mostrare questo!” si mise seduto e gattonò fino a Goten che si avvicinò all’amico, pieno di curiosità. Trunks, allora, gli mostrò l’orologio. Goten alzò un sopracciglio.
“E’ un orologio.” affermò ingenuamente.
“Non è un semplice orologio, Goten!” lo corresse Trunks sorridente “Questo è un prototipo modificato del passatempo! Penso che ti ricorderai del passatempo... vero?” (nota: vedi capitolo 3 “Per un vaccino”)
“Oh si!” esclamò Goten “Il cubo di latta!”
“Non è...” Trunks decise di lasciar perdere e continuò la sua spiegazione:
“Si, quello lì. Beh, devi sapere che ha ricevuto delle modifiche! Ora basta tener premuto questo pulsante, impostare di quanto si vuole tornare indietro o avanti con il tempo e premere quest’altro bottone! Poi il gioco è fatto!”
“Ah, ora è così semplice?”
“Oh si! Adesso è molto più comodo, non trovi?”
“Già! E’ semplicemente fantastico!”
“Ma le novità non sono solo queste! Mamma ha trasformato questo passatempo in una vera e propria macchina del tempo! Basta solamente impostare la modalità macchina del tempo con questa rotellina qui e torni letteralmente indietro del tempo e ti ritrovi esattamente nel punto in cui ti trovavi nell’ora, nel giorno o dell’anno in cui vuoi tornare!”
“E cioè?”
“Ok, ok! Ti faccio un esempio...” disse Trunks e si alzò. Goten fece altrettanto.
“Vieni.” gli ordinò Trunks e insieme fecero dieci passi avanti precisi e si misero seduti a terra di nuovo.
“Allora” disse Trunks manipolando l’orologio “sono passati esattamente due minuti dall’istante in cui ti ho mostrato il passatempo modificato. Perciò ora imposto la modalità macchina del tempo e dico di voler tornare indietro di due minuti. Bene. Ora attaccati a me Goten.” Goten afferrò eccitato il braccio di Trunks che premette un pulsante...
Trunks si ritrovò immediatamente qualche metro indietro, supino, a gambe larghe e con il dorso della mano appoggiato sulla fronte. Era precisamente il momento in cui aveva notato l’orologio e si era ricordato di mostrarlo a Goten che, invece, si ritrovò seduto, con le mani appoggiate dietro, con la testa all’insù a guardare il cielo. Goten si rizzò immediatamente e scattò in piedi.
“Che forza!” esclamò “Siamo tornati alle posizioni di prima!”
“Esatto.” Trunks si mise in piedi “Però, se tu non avessi afferrato il mio braccio, solo io sarei tornato consapevolmente indietro nel tempo. In poche parole io mi sarei reso conto, come noi ora, di essere tornato indietro nel tempo, ma tu ne saresti stato all’oscuro. Mi sono spiegato?”
“Insomma, io avrei creduto che non fosse accaduto nulla?”
“Infatti per te non sarebbe accaduto nulla, chiaro?”
“Beh... meglio lasciar perdere...” rinunciò Goten con l’idee confuse.
“Beh, lo penso anch’io...” approvò Trunks.
“Ehi, ragazzi!” Gohan sopraggiunse in quel momento.
“Ciao fratellone! Vuoi giocare un po’ con noi?” lo invitò Goten.
“Si Gohan! Sarà divertente!” concordò Trunks.
“Ehm, vi ringrazio ma magari dopo... la mamma dice che il pranzo è pronto! E... ah, Trunks! Se vuoi puoi rimanere a pranzo!”
“Oh si, sarebbe fantastico!”
“Perfetto. Da casa potrai chiamare tua madre per avvertirla.” gli disse Gohan.
“Evviva! Trunks rimane a pranzo!” Goten saltava dalla gioia. Tutti e tre insieme tornarono a casa, dove trovarono la tavola imbandita di ogni tipo di pietanza e Chichi, sfinita, crollata su una sedia.
“Mamma, non ti senti bene?” si preoccupò Gohan.
“Uff...” sbuffò stanca Chichi “Ehi, preparare un pranzo per tre sayan affamati è proprio un’impresa, sai?”
“Oh si, quanto hai ragione!” commentò Trunks sedendosi leccandosi i baffi.
“Buon appetito!” esclamò Goten e lui, Trunks e Gohan si affondarono nei loro piatti, mentre Chichi, che ormai non si sorprendeva più di tanta voracità, mangiava lentamente e con eleganza la sua porzione di riso.
Il pranzo si consumò abbastanza in fretta. Ad un certo punto Gohan dovette litigare con il fratello per impossessarsi dell’ultima palla di riso, poco dopo Trunks quasi si metteva a piangere perché non era riuscito a prendere l’ultima fetta di torta, fregata da Gohan per darla a Chichi che, poverina, aveva mangiato ben poco. Infine Goten e Trunks si esibirono in una gara a chi faceva il rutto più grosso, rumoroso e puzzolente. Vinsero entrambi, sotto lo sguardo di disapprovazione di Chichi.
“Aaaahhh....” sospirò Goten scoccando le labbra “Che mangiata!”
“Era tutto buonissimo!” fece i complimenti a Chichi Trunks e la donna lo ringraziò con un sorriso, forse un po’ forzato. Infatti non era affatto piacevole guardare quella tavola piena di piatti, vassoi, bicchieri e pentole da lavare!

Ore: quasi le 18

“Tanto non mi acchiappi!” gridò Goten saltando da una roccia all’altra del fiume con un’agilità sorprendente. Trunks, alle sue spalle, non lo perdeva però un attimo di vista.
“Questo è quello che dici tu!” Trunks spiccò il volo e si gettò contro Goten. Riuscì così ad afferrarlo e, entrambi, ruzzolarono sull’erba, ridendo come pazzi. Dopo aver lottato un po’ sul prato si fermarono mettendosi seduti, tutti e due senza fiato.
“E’ stato bellissimo oggi!” esclamò Goten con un enorme sorriso.
“Si! Mi sono divertito tanto!” concordò Trunks ridendo.
“Anch’io!”
Rimasero qualche altro minuto lì a scherzare, poi Trunks guardò l’ora e gridò:
“Accidenti! E’ proprio tardi! Avevo detto alla mamma che sarei tornato alle 17!”
“Ti conviene andare, allora...” Goten era dispiaciuto. E anche Trunks.
“Mi spiace di non potere rimanere altro tempo qui a giocare con te.” mormorò sconsolato Trunks alzandosi in piedi.
“Beh, non importa!” gli tirò su il morale Goten, allegro come sempre “Ci vediamo domani, no? Vengo io da te!”
“Va bene! Ci vediamo, Goten!” Trunks si alzò in volo e si diresse verso la Città dell’Ovest.
“Ciao Trunks!” gli gridò dietro Goten agitando entrambe le mani. Trunks si fermò in volo, lo salutò, poi filò via veloce. Quando Trunks fu scomparso alla vista, nascosto da delle nuvole passeggere, Goten afflosciò le braccia lungo i fianchi e, con tono ingenuo, si chiese:
“E ora? Che faccio?”

Gohan inspirò profondamente. Si mise di scatto in posizione, si chinò leggermente e prese ancora un lungo respiro. Poi, sempre con lentezza, iniziò a pronunciare:
“Onda...” l’obbiettivo era una enorme roccia davanti a lui, a diversi metri di distanza “E......” non poteva sbagliare “ner......” era concentrato il più possibile “ge.....” doveva disintegrare quella roccia in un solo colpo “ti....” ce l’avrebbe fatta... doveva farcela!
“caaaaaaaaaaaa!!!!!” lasciò l’Onda che partì velocissima verso la roccia. L’avrebbe distrutta. Ne era assolutamente sicuro.
“Che cosa?!” gridò Gohan colto di sorpresa.
“Fratellone!” Goten era comparso improvvisamente proprio davanti alla roccia che Gohan doveva colpire.
“Goten!” Gohan diresse immediatamente le mani in alto, cercando con tutto se stesso di deviare l’Onda.... Per un pelo. L’Onda, poco prima di arrivare a Goten, si diresse subito verso l’alto, fino a sparire. Gohan era senza fiato. Ansimando appoggiò le mani sui ginocchi e alzò la testa per guardare il fratello. Quello che vide lo sorprese ancor di più. Goten era tranquillamente immobile in piedi davanti alla roccia e guardava Gohan con l’espressione più ingenua e tranquilla che poteva tirare fuori.
“GOTEN SEI IMPAZZITO?!” urlò Gohan ansimante. Goten inclinò leggermente la testa di lato dicendo:
“Ma fratellone...”
“Avrei potuto ucciderti!” continuò Gohan. Goten fece spallucce.
“Io volevo solo chiederti se volevi allenarti con me... se volevi mostrarmi la tua forza...” cercò di dire Goten, ma Gohan, stringendo forte i pugni e ancora senza fiato, gli disse duramente:
“Ah, volevi che io combattessi al massimo delle possibilità, non è vero?”
“Si, si! Esatto!” fece entusiasta Goten. Sul volto di Gohan si dipinse una dura espressione.
“Bene. Sarai accontentato.”
Forse era la stanchezza. Forse era il caldo di quel giorno. Forse era stato lo spavento che aveva preso... in fondo stava per colpire suo fratello. Forse era perché non sprigionava tutta la sua rabbia da tanto tempo... forse.
La terra prese a tremare. Gohan allargò le gambe e chiuse gli occhi. Fu subito Super Sayan e la sua aurea prese ad aumentare lentamente, ma sempre più...
Forse era la consapevolezza di dover affrontare avversari temibili al Torneo. Forse era l’impazienza di rivedere suo padre. O forse si era stufato di Goten che continuava a disturbarlo in continuazione....
Il cielo si oscurò. Sul terreno si formarono diverse crepe che partivano dai piedi Gohan e si diradavano tutt’intorno. L’aura dorata del Super Sayan aumentava in modo vertiginoso. Sembrava non volersi fermare. Goten se ne accorse e, per un breve istante, quasi gli fece paura. Quell’aurea era molto più forte della sua... e sapeva di odio. Odio profondo, pronto a scagliarsi contro il suo avversario... no, Goten pensò subito di sbagliarsi. Gohan era suo fratello. Gli voleva bene...
Forse era stata la fretta per far aumentare immediatamente la sua aurea. Forse non si ricordava di quanto fosse rischioso mostrare completamente al massimo la sua potenza... forse... forse era per questi motivi, forse... fatto sta che accadde.
La terra non tremò più di colpo. Il cielo tornò subito limpido e tutto si fermò. Lentamente Gohan si rizzò e aprì gli occhi. Goten quasi sussultò a guardare quegli occhi del fratello... erano freddi e... pieni di rabbia...
Era accaduto. Era accaduto ciò che Gohan da sempre aveva temuto. Aveva perso il controllo. Non come quando combatteva contro Cell... no, lì aveva perso il controllo, aumentato la sua aurea e raggiunto lo stadio di Super Sayan 2... ma ora, ora era diverso. Contro Cell, infatti, era ancora lucido e consapevole delle sue azioni. Era pieno di rabbia, ma la rabbia non gli impediva di agire in modo giusto: combatteva con il cuore puro e sereno. Combatteva come un vero Super Sayan. Invece adesso... Adesso l’ira si era impadronita completamente del suo corpo senza un vero motivo. Gohan era esploso. Non riusciva più a trattenere quell’ira che gli faceva perdere il controllo. Non era più riuscito a frenare quell’ira allo stato puro che avvelenava il suo cuore facendolo agire inconsapevolmente in modo sbagliato... in modo orrendo.
“Fra... Fratellone... tutto bene?” chiese Goten titubante. Gohan non rispose. Con una calma surreale iniziò a camminare verso il fratello, mentre l’aurea dorata splendeva intorno a lui. Goten fece un passo indietro.
“Ah... ho capito! Vuoi combattere? Va bene, mi metto in posizione!” Goten si trasformò in Super Sayan e si mise in posizione, pronto a combattere. Però per ora Gohan non fece proprio nulla se non che continuare ad avanzare con lentezza. Goten si sorprese e decise:
“D’accordo. Se tu non vuoi fare la prima mossa... penso proprio che la farò io!” si scagliò contro i fratello al massimo delle forze, urlando:
“All’attacco!”
Quando fu poco distante da Gohan allungò un pugno, pronto a colpirlo...
“Aaaaahhh!” gridò Goten finendo schiantato contro una roccia. Gohan lo aveva sbattuto lì di lato con un solo colpo di mano. Un movimento fulmineo.
“Oh caspita...” Goten, barcollando, riuscì a rimettersi in piedi “Sei veramente forte...”
Gohan si voltò a guardarlo con quello sguardo gelido e inespressivo che a Goten metteva così tanta paura. Goten provò a sorridere.
“Bene, fratellone! Ora però tocca a m....” le parole gli morirono in gola. Non aveva più fiato.
“Come... come ha fatto...?” pensò Goten strabuzzando gli occhi da dolore.
Gohan era lì davanti a lui e gli aveva dato un fortissimo pugno allo stomaco. Gohan era stato così rapido che Goten non lo aveva nemmeno visto. Ora erano entrambi immobili: Gohan aveva ancora il pugno affondato nella pancia di Goten.
“Sei patetico.” sbottò impassibile Gohan e assestò al fratello un altro fulmineo e forte pugno alla faccia con l’altra mano, scaraventandolo a diversi metri a terra.
Goten, dolorante, rimase a terra tossendo. Gohan sbuffò piano.
“Ma cosa sta succedendo?” pensò Goten tirando su con il naso il sangue che gli usciva da lì. Gohan non era più lo stesso.

Trunks si fermò immediatamente in volo e si voltò indietro. Non c’erano dubbi: quell’aurea era sicuramente di Gohan.
“Ma è veramente fortissima!” esclamò colpito da tanta potenza. Percepì anche l’aurea di Goten.
“Ehi, anche Goten da il massimo!... Cosa succede ora?” si domandò subito sentendo che l’aurea di Goten stava scendendo rapidamente.
“Uhm... forse stanno combattendo! Probabilmente Gohan è troppo forte per Goten che sta perdendo... dovrei aiutarlo!” decise infine e si diresse velocissimo verso casa Son.
“Beh mamma scusami ma ho una cosa importante da fare!” disse a voce alta immaginando già il divertente incontro che avrebbe fatto con Goten contro un Gohan alla massima potenza....... divertente?

Gohan continuava a colpire senza sosta il fratello, velocissimo, senza dargli un attimo di tregua. Infine si girò su se stesso e diede a Goten un forte calcio, facendolo così volare contro la parete di una montagna. Con un gemito Goten ricadde a terra e, sfinito, tornò normale. Gohan fece una smorfia annoiata e di disappunto.
“Ma come? Già finito il gioco?” domandò ironico e arrabbiato allo stesso tempo. Poi, con calma, iniziò ad avanzare verso Goten. Tremante Goten riuscì a mettersi in ginocchio, appoggiando le mani a terra. Non aveva più fiato. Vedeva tutto appannato e riusciva a stento a tenere gli occhi aperti. Aveva dolore ovunque e sentiva di non avere più forze. Alzò lo sguardo al fratello, ma nei suoi occhi non riuscì a trovare quell’allegro e simpatico Gohan di sempre. Vide solo una macchina assetata di sangue e crudele divertimento.
“Gohan... io...” Goten non riuscì a finire la frase. Crollò infatti a terra sfinito. A mala pena riusciva ancora a tenere gli occhi aperti, giusto così per vedere Gohan avvicinarsi sempre più con un malvagio ghigno dipinto in volto. Gohan, a qualche passo, si fermò e allungò un braccio in avanti, con la mano aperta. Preparò una sfera energetica, compiaciuto di quanto stava per fare. Ma in quel momento una sfera energetica, però non molto potente, lo colpì alla schiena facendolo barcollare leggermente in avanti.
“Gohan, cosa stai facendo?”
Gohan, furioso, si voltò e vide così Trunks in alto, con le mani sui fianchi.
“Cosa ti è preso? Sei impazzito, per caso?” chiese ancora Trunks non credendo ai suoi occhi. Cosa aveva fatto a Goten?
Gohan sghignazzò e diresse rapido la mano aperta contro Trunks, lasciando la sfera energetica che Trunks schivò di un pelo. Però Gohan non si diede per vinto. Lanciò altre sfere e Trunks le schivò tutte, generando così molte esplosioni in cielo, intorno Trunks che così distratto non poté vedere Gohan che gli sopraggiunse alle spalle e, con le mani unite insieme a pugno, gli diede un forte colpo sulla schiena sbattendolo violentemente a terra. Trunks si tirò su lentamente da terra dolorante, mentre Gohan volava in picchiata verso di lui. Lo raggiunse e gli diede un calcio al fianco. Urlando Trunks finì contro un albero. Gohan ripartì all’attacco e iniziò a colpirlo più volte. Trunks non aveva nemmeno il tempo di contrattaccare. Gohan gli diede un ulteriore pugno e lui cadde a terra, rotolando, qualche metro più in là. Gohan preparò una sfera energetica da lanciare, quando Goten, alle sue spalle, riuscì a mettersi in piedi con le ultime energie rimaste e gridare:
“Prenditela con me! Lascialo stare!”
“Goten...” mormorò Trunks tenendosi il fianco. Gohan sorrise. Un sorriso freddo. Un sorriso orribile. Si voltò verso Goten e lanciò la sua sfera energetica.
“Noooo!!!!” gridò Trunks con tutto il fiato che aveva in corpo. La sfera energetica raggiunse in soffio Goten... fu solo un attimo...
Trunks pensò che il cuore gli si sarebbe fermato da un momento all’altro. No... era... era impossibile... Si, impossibile. Non c’erano altre parole per descrivere quella scena.
Goten cadde lentamente in ginocchio tenendosi una mano sul ventre, da cui usciva copiosamente sangue. Tantissimo sangue. Le pupille di Goten si dilatarono e lui prese ad ansimare silenziosamente. Poi, di colpo, tossì e sputò così altro sangue. Appoggiò l’altra mano a terra, senza fiato, sempre più senza fiato...
Trunks pensò veramente di morire. Quella scena, a qualche metro da lui, si svolgeva con un’infinita lentezza... una lentezza soprannaturale, forse quasi magica. Trunks non riusciva a muoversi. Percepì ancora dolore in diversi punti del corpo, ma non ci fece caso. Era come ipnotizzato dalla figura di Goten che lentamente, con dei leggeri spasmi, si accasciava a terra. Forse Trunks riuscì a balbettare un rauco: “Go... Goten...”  o forse se l’era immaginato. Già a Trunks tutto quello sembrava assurdo e non riusciva a farsene una ragione. Goten... il suo amico... lì, a terra... morto.
L’altro si avvicinò con calma al corpo esamine di Goten e lo guardò gelido, senza far trasparire alcuna espressione sul volto impassibile, se no forse l’ira che gli induriva in modo spaventoso il volto. Trunks, risvegliandosi improvvisamente da quella specie di tranche in cui era caduto, riuscì a chiudere forte i pugni e a digrignare i denti dalla rabbia, mentre delle calde lacrime gli scendevano a fiotti dagli occhi lucidi... lacrime piene di dolore.
“Come hai potuto...” mormorò Trunks stringendo ancor di più i pugni. La rabbia si impossessò di lui e immediatamente, senza muoversi o dire una parola, si trasformò in Super Sayan.
“Come hai potuto?” ripeté a voce più alta mentre la sua aurea aumentava sempre più. L’altro, vicino Goten, si voltò verso Trunks, rivolgendogli un impassibile sguardo. Questo fece andare su tutte le furie Trunks che, fuori di se, urlò:
“Non dovevi farlo!” e si gettò rapido in volo contro il suo avversario alzando nuvoli di polvere. Gohan, di fianco il corpo del fratello, aumentò la sua aurea dorata e si mise in posizione d’attacco, mentre Trunks gli gridava:
“Non dovevi uccidere Goten!”
Si scagliò contro Gohan con tutta la forza possibile, scatenando al massimo la sua rabbia. Ma per cosa? Gohan era così veloce e forte... non serviva proprio a nulla. Trunks fu colpito allo stomaco e scaraventato lontano a terra. Gohan si alzò in volo e preparò la sua Onda Energetica.
“Ora la faremo finita con questa storia!” gridò Gohan. Però Trunks non lo ascoltava più. Stava piangendo. Un pianto silenzioso, ma forte. Piangeva guardando Goten non molto distante da lui. Si ricordò di quello che gli diceva sempre suo padre. Gli diceva che non bisogna mai piangere. Un vero Sayan non piange mai. Ma che motivo aveva ormai Trunks di non piangere? Cosa gli importava di essere un vero Sayan se aveva perduto il suo unico amico? Piangere era l’unica cosa rimasta da fare.
L’Onda Energetica era pronta. Gohan la scagliò con rabbia contro Trunks, alla sua massima potenza...
“Goten...” Trunks continuava a piangere e singhiozzare senza sosta. L’Onda era sempre più vicina... Goten giaceva immobile in una pozza di sangue... Gohan era ormai completamente fuori di se; avrebbe distrutto la Terra con quell’Onda ma non gli importava... poi... l’illuminazione.
“Si, è l’unico modo...” pensò Trunks tra le lacrime e chiuse gli occhi...

“Tanto non mi acchiappi!” gridò Goten saltando da una roccia all’altra del fiume con un’agilità sorprendente. Trunks, invece, si fermò di colpo. Scivolò così su una roccia e cadde in acqua. Rimanendo seduto, senza fiato e completamente disorientato lanciò uno sguardo all’orologio. Non erano nemmeno le 18.
“Trunks? Ti sei fatto male?” la faccia di Goten sbucò da dietro una roccia. Trunks alzò lentamente lo sguardo dall’orologio a Goten e il suo volto si illuminò.
“Goten! Ha funzionato! Ha funzionato! Ho fatto in tempo!” gridò pieno di gioia abbracciando forte l’amico che era più confuso del solito.
“Cosa ha funzionato?” domandò sorpreso Goten.
“Oh, niente!” come avrebbe potuto Trunks spiegare a Goten tutto quello che era accaduto? Come spiegargli che Gohan era impazzito, lo aveva ucciso e lui, Trunks, appena in tempo era riuscito a tornare indietro con il passatempo in modalità macchina del tempo? Come avrebbe potuto capire Goten?
“Ok...” fece Goten non riuscendo a capire l’espressione felice dipinta sul volto di Trunks. Perciò decise di aggiungere:
“Ehi Trunks, che ne dici di allenarci un po’ con Gohan?”
“No!” la risposta secca e quasi spaventata di Trunks sorprese Goten.
“Cioè! Volevo dire... penso... penso che Gohan voglia allenarsi da solo, non credi?!” si sbrigò ad aggiungere Trunks in imbarazzo.
“Oh, si... penso che tu abbia ragione...” concordò Goten un po’ deluso. Trunks non poté fare a meno di trarre un sospiro di sollievo.

“Grazie di tutto Chichi.”
“Di nulla Trunks.” rispose così Chichi, ma in realtà quasi le veniva da piangere: aveva ancora da lavare venti scodelle, due pentole, cinque bicchieri e un numero indefinito di posate.
“Ci vediamo domani, allora?” chiese Goten speranzoso.
“Certo!” rispose Trunks sorridente “Vieni pure a casa mia! Giochiamo un po’ lì, ti va?”
“Evviva! Evviva!”
“Così magari ti invito io a pranzo...” propose Trunks.
“Oh, si, sarebbe davvero una buona idea!” approvò subito Chichi, già pregustando il giorno dopo dove avrebbe dovuto lavare solo i piatti e le posate di Gohan... a parte che anche lì c’era poco da scherzare!
“Mamma sono tornato!” salutò Gohan atterrando lì vicino. Trunks gli lanciò uno sguardo spaventato e arretrò di un passo, ma Gohan si limitò solamente a ridere quando Goten gli si fiondò addosso. Vedendo così che non c’era alcun pericolo, Trunks poté ricominciare a respirare.
“Ciao Trunks! Te ne vai?” chiese Gohan avvicinandosi.
“Chi? Io? E... si! Si, si! Me ne vado!” rispose ancora agitato Trunks con una risata nervosa. Gohan gli diresse uno sguardo confuso.
“Stai bene Trunks?”
“Ecco... certo! Cioè... ti posso parlare?” Trunks afferrò la mano di Gohan e lo portò distante da Chichi e Goten che si lanciarono degli sguardi interrogativi.
“Cosa succede?” domandò Gohan, senza capire.
“Ecco... non so come spiegarlo! Beh... diciamo solamente che... non devi più perdere il controllo Gohan!”
“Cosa?”
“Si, dico sul serio! Se perdi il controllo, se aumenti al massimo la tua aurea... beh, ti assicuro che ci saranno guai seri!”
Gohan, sorpreso da quel comportamento, disse:
“Non credo... ci ho provato una mezz’oretta fa...”
“Che cosa?! Hai aumentato al massimo la tua forza?!”
“Si, proprio così. E ti assicuro che sono riuscito a controllarla come sempre.”
“Ah...” Trunks rimase a bocca aperta a fissare Gohan qualche altro secondo, poi, imbarazzato, si portò una mano dietro la nuca e disse:
“Allora niente! Fai finta che non ti ho detto niente, va bene? Ciao Gohan! Alla prossima!” Trunks si alzò in volo, salutò con una mano Goten che contraccambiò e si diresse veloce verso la Città dell’Ovest.
Mentre era in volo ripensò a quanto gli aveva detto Gohan.
“Uhm... probabilmente ero talmente preso a riabbracciare Goten che non me ne sono accorto.” rifletté Trunks “Si... non ci sono altre spiegazioni. Gohan questa volta non è andato fuori di se probabilmente perché da solo era riuscito a concentrarsi di più... chissà! L’importante che ora sia tutto finito! Huppy!” Trunks si mise a fare spirali e piroette in cielo dalla gioia, talmente contento di aver rivisto sano e salvo il suo migliore amico.

Gohan si avvicinò a Goten e gli chiese:
“Cosa è accaduto a Trunks?”
“Non lo so! Era tanto strano prima...”
“Infatti... chissà, magari Vegeta lo fa allenare troppo... forse lo mette sotto stress.”
“Non lo so... non me le dice mai queste cose...”
“Beh, però penso sia così.” Gohan alzò gli occhi al cielo “Scommetto che anche in questo momento Vegeta si stia allenando per prepararsi a sconfiggere me e papà... si, penso proprio sia così...”

*

In quel momento, alla Capsule Corporation...

“Bulma! Ho fame!” si lamentò Vegeta sbucando in cucina, dove Bulma stava preparando la cena.
“Oh, vedo che il mio nome qualche volta te lo ricordi...” commentò Bulma indifferente continuando a mescolare nel pentolone.
“Zitta e dammi qualcosa da mangiare.” la seccò Vegeta. Bulma allora si alterò. Abbandonò il mestolo, si voltò verso il sayan e si portò le mani ai fianchi, con un’espressione che a Vegeta ricordava solo sfuriate in arrivo.
“Ora mi hai veramente stufato!” ringhiò Bulma “Io non mi faccio dare ordini! Tanto meno da te! La cena non è ancora pronta! Ora fila a lavarti le mani, a metterti le pantofole perché sai che non voglio che giri a piedi nudi e vattene dove ti pare! Basta che non mi dai impiccio qui in cucina! Quando sarà pronto ti chiamerò io e tu verrai qui in silenzio, ti siederai al tavolo e, sempre in religioso silenzio, inizierai a mangiare! Mi sono spiegata?!” Bulma guardò Vegeta qualche altro secondo, poi tornò alla sua pentola, senza aspettare risposta. Vegeta, a denti stretti, si preparò a dire qualcosa, ma rinunciò subito. Battaglia persa... di nuovo, colpito e affondato. Si voltò furioso e uscì dalla cucina borbottando:
“Io, il Principe dei Sayan... farmi mettere i piedi in testa da un’insulsa donnetta!”
“Guarda che ti sentito!” gli gridò dietro Bulma e il sayan decise allora di non rispondere. Bulma era troppo forte persino per il Principe dei Sayan... Anzi, soprattutto per il Principe dei Sayan!

*


Cosa ne pensate? Nonostante qualche momento triste, spero davvero vi abbia fatto anche ridere! Alla prossima! Ciao!
 
    
  
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