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Autore: Alexiel_Slicer    15/11/2012    2 recensioni
Claire è la figlia di Bill che durante i preparativi della sua partenza per il college trova un vecchio diario segreto che le apparteneva da bambina e incuriosita comincerà a leggere i suoi infantili e ingenui pensieri che andranno ad incupirsi quando la tranquillità della sua bella famiglia verrà turbata dal divorzio.
NOTA: nelle parti delle pagine di diario non aspettatevi un discorso molto articolato o ricercato in quanto scritte da una bambina delle elementari.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8


Leggere quelle pagine, aprire le porte che avevo sbarrato della mia mente era stata un'illuminazione. Avevo passato 12 anni a serbare rancore nei confronti di mio padre, credendo che la colpa fosse tutta e solo sua, credendo che ci fossimo divisi a causa sua, credendo che lui, lui fosse la ragione di tutto. Lui che pensava alla band, alla sua musica ed aveva preferito lasciare noi piuttosto che separarsi dal palco e dalle luce dei riflettori. Lo credevo, l'avevo creduto fermamente, ma solo adesso mi ricredevo. La colpa era sua solo in parte, il resto era della mamma. Quella persona che la mia mente infantile aveva reputato innocente, quella persona con cui avevo vissuto, tranne per i week-end che passavo con mio padre.
Mi alzai dal pavimento notando che le mie natiche mi ringraziavano per averle staccate dalla dura superficie di parquet. Scesi al piano di sotto con il diario in mano ed andai da mia madre in cucina.
"Claire stai andando?" mi domandò intenta ad armeggiare con pentole e stoviglie.
"Tu...tu...perchè l'hai fatto?!" dissi guardandola con gli occhi di ghiaccio.
"D-di che cosa parli?" mi chiese del tutto smarrita.
Abbassai la testa e stringendo i pugni lungo i fianchi urlai "Papà! Perchè l'hai lasciato?!".
"C-Claire..." mormorò "Ma che cosa?...".
"Ti ho fatto una domanda: rispondi!".
"Lo sai il perchè...la band gli toglieva troppo tempo, poi il tour di un anno...".
"E ti sembra un buon morivo per distruggere tutto? Per chiedergli il divorzio?".
"Non c'è la facevo più".
"Non c'è la facevi più? Ed era questo tutto l'amore che provavi nei suoi confronti? Metterlo davanti ad un bivio? O noi o la band? Lo sai quanto importante sia per lui cantare! E' come impedirgli di vivere!".
"E tuo padre ha proprio scelto il canto, questo dovrebbe farti riflettere...".
"Non dire questo! Lui ci voleva e ci vuole bene! Se solo tu...se solo tu ti saresti fermata a pensare solo per un attimo! Evitando soluzioni così drastiche! Io avevo solo 7 anni e avevo accettato l'idea del tour, nonostante mi dispiacesse di stargli lontano per così tanto tempo! Ero solo una bambina ed avevo la forza e la maturità di accettarlo a differenza di te!".
"E cosa vuoi fare adesso?! Vuoi lapidarmi per questo? Vuoi farmi sentire in colpa? Vuoi odiarmi?".
"No...ma devo andare da papà...ciao mamma" dissi uscendo di casa.
Stavo per entrare dentro l'auto, quando lei uscì e di corsa mi venne incontro.
"Claire, io non sono perfetta. Nella mia vita ho sempre cercato di fare le scelte migliori, ma non sempre ci sono riuscita. Sbagliare è umano e se potessi tornare indietro credo che cambierei molte cose...cambierei tutto, tranne te e tuo padre, perchè lui mi ha dato una figlia meravigliosa come te e per questo non smetterò mai di ringraziarlo. Ti voglio bene, Claire" disse per poi abbracciarmi.
Mi lasciai stringere e nascondendo il viso tra i suoi capelli mormorai "Ti voglio bene anch'io mamma".
Non c'era più spazio, nè tempo per l'odio. Per troppi anni avevo portato rancore e adesso era ora di smetterla. Non serviva a niente, non serviva a nessuno. Faceva solo stare male.
Sciolto l'abbraccio salii in macchina diretta da mio padre. Dovevo chiedergli scusa per essere stata sempre scontrosa nei suoi confronti, per non aver accettato i suoi sforzi per farsi perdonare, per averlo escluso dalla mia vita privata.
Quando passavo i week-end da lui, in realtà uscivo con le mie amiche lasciandolo da solo per poi ritornare a casa tardi, invece di stare con lui, ordinare la pizza, stare insieme a guardare un film sul divano e raccontargli le mie disavventure amorose, i miei litigi con le mie compagne e ciò che succedeva a scuola. Così tanti anni avevo perso senza godermi ogni istante passato con lui, tutto a causa di quel maledetto rancore.
Posteggiai l'auto nel vialetto ed andai alla porta dove suonai il campanello.
"Hey Claire...piccola che ci fai qui? Non credevo che venissi..." mormorò stupito, quanto amareggiato.
"Sto per partire per il college, non potevo andarmene senza salutarti".
Sorrise.
"Posso entrare?" gli domandai ancora sulla soglia.
"Oh, ma certo! Entra" disse un pò spiazzato mettendosi di lato per lasciarmi entrare.
Mi accomodai in una delle tante sedie attorno al tavolo rotondo della cucina.
"Vuoi qualcosa da bere?" mi chiese aprendo il frigo "Mmm latte? Succo di frutta?" fece un'adorabile smorfia "Purtroppo non c'è molta scelta, non ho avuto il tempo di fare la spesa" disse dispiaciuto.
"Il succo di frutta va bene".
"Ok". Estrasse un bottiglione contenente del liquido arancione che doveva essere succo d'arancia e lo versò in due bicchieri di vetro trasparente, me ne porse uno e si sedette nella sedia di fronte alla mia.
"Come vanno le cose?" gli domandai per rompere la tensione.
"Bene, non posso lamentarmi...tu?".
"Idem...con la band anche?".
"Si...".
Improvvisamente calò il silenzio che subito volli interrompere arrivando al sodo, senza troppi giri di parole.
"Senti papà, lo sai che ti voglio bene?".
A quelle parole alzò il capo che stava chino sul suo bicchiere mezzo pieno e mi guardò con gli occhi grandi, sbigottiti e quasi lucidi.
"C-cosa? Davvero?".
"Certamente! Perchè, credevi che non te ne volessi?".
"Io...io non lo so...in questi anni, da quando io e la mamma abbiamo divorziato...il nostro rapporto si è inclinato talmente tanto che pensavo che nei miei confronti tu provassi solo odio...". La sua voce era rauca, sommessa.
"E' vero, ti ho detestato, però ho continuato a volerti bene lo stesso, anche se non te l'ho mai dimostrato. Mi sono comportata male con te...tu non te lo meritavi...credevo che fosse tutta colpa tua, ma in realtà non era così...mi dispiace per tutte le volte che ti ho risposto male quando mi chiedevi dove andassi o cosa facessi, mi dispiace per tutti i week-end persi, mi dispiace per ogni volta che ti ho lasciato da solo, mi dispiace per esserti stata lontana e per non essere stata un punto d'appoggio nelle difficoltà per te, mi dispiace per tutto il tempo perso, mi dispiace per tutto..." il mio viso iniziò a rigarsi di lacrime "...mi dispiace perchè...perchè l'ho capito solo adesso...perchè ci è voluto uno stupido diario trovato per caso a farmi aprire gli occhi...spero che tu possa perdonarmi e che non sia troppo tardi...". Mi portai le mani davanti al viso per coprire quelle lacrime che avevo soffocato per così tanti anni e che mi stavano affogando.
"Tesoro mio...vieni qui..." mormorò lui con la voce spezzata. Sentii i piedi della sedia stridere sul pavimento e poi delle forti e al contempo delicate braccia stringermi. Un dolce odore invase le mie narici e la mia testa si posò su quel petto di pietra capace di infonderti protezione e calore. Niente in lui era cambiato negli anni. Il suo profumo era rimasto lo stesso, così come il suo viso e il resto del corpo. Sempre perfetto, sempre bellissimo, sempre il mio papà. Non dimostrava nemmeno i suoi 40 anni, che lo tradivano solo per qualche peletto bianco sparso qua e la sulla barba.
Quell'abbraccio mi faceva tornare in mente dei lieti ricordi, ricordi di quando ero piccola e mi accoccolavo contro di lui se avevo paura, di quando cercavo il suo abbraccio e le sue parole di conforto quando ero triste, di quando cadevo e mi sbucciavo le ginocchia e lui era lì, pronto a prendermi in braccio con un cerotto sempre a portata di mano, uno di quelli speciali che ti faceva passare il male in un battibaleno solo perchè era lui a mettertelo.
"Perdonarti cosa? Io non sono mai stato arrabbiato con te, ma solo con me stesso...".
"Adesso basta però, niente più rabbia, nè rancore".
"Si...niente più...".
Poche pagine per farmi aprire porte che avevo barricato, poche pagine erano bastate per farmi rivivere quei momenti che nonostante erano dolorosi mi avevano fatto aprire gli occhi e mi avevano fatto rivangare ricordi dimenticati, poche pagine scritte da una Claire bambina per farmi capire che stavo bruciando il mio tempo e mi stavo perdendo una delle persone più importanti della mia vita: il mio papà.

Fine 

  
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