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Autore: fers94    15/11/2012    2 recensioni
"Come si può coltivare un sentimento figlio di due mondi differenti che il destino condanna in qualsiasi circostanza? Come si può?" [Cornelia&Caleb]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb, Cornelia Hale
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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13. Ricomporre il puzzle

Telefono a Will per chiederle di coprirmi con i miei; ho intenzione di passare tutto quel che resta di questa giornata ed anche la nottata qui con Caleb e mi serve una degna scusa da presentare ai miei genitori. Voglio cogliere questa telefonata anche per informare Will di quello che è stato detto a me e Caleb a Kandrakar.
"Cornelia?" risponde prontamente Will, con la voce premurosa di chi è curioso e al contempo preoccupato per un amica.
"Ehi, Will..." accenno io.
"Siete stati a Kandrakar? Com'è andata?"
"Non bene."
"Cioè? Cosa vi ha detto l'Oracolo?"
"Nulla di nuovo, che non possiamo stare insieme. E che se non saremo noi stessi a farcene una ragione, ci penseranno 'forze superiori'."
"Vale a dire?"
"Vale a dire la morte. Caleb rischierebbe di morire in quanto è stato il primo ad opporsi al destino. E con la morte, saremo davvero ed inesorabilmente divisi."
Will rimane in silenzio per qualche istante, poi riprende.
"È... È terribile..." mormora spiazzata.
"È ingiusto." ribatto io, quasi a voler precisare.
"Cosa avete deciso?"
"Inizialmente io ero completamente destabilizzata ma Caleb mi ha subito fatto capire che non era affatto il momento di mollare. Lui dice che vivere senza di me sarebbe ben peggio di morire. E che finché non ci avremo provato, non riuscirebbe a capacitarsi che la nostra storia non ha speranze di esistere. Ed io voglio appoggiarlo. Ha ragione lui, questa storia della morte è solo una delle tante orribili cose che ruotano attorno al nostro amore, che tutti vedono come sbagliato e malato. Ma noi non abbiamo certo intenzione di vederlo come lo vedono gli altri da fuori. Per noi è la miglior cosa che ci potesse capitare, malgrado quanta sciagura si porti dietro. Siamo fiduciosi, riusciremo a vincere questa battaglia. Perché stavolta dimostreremo che l'amore, il nostro amore, è più forte del destino e anche della morte, e non viceversa."
Le parole mi vengono spontanee e decise, quasi come se le vedessi scritte in un angolo del mio cervello e le stessi semplicemente leggendo. Caleb, con la testa adagiata sul cuscino ed il petto riverso sul materasso, osserva sorridente le mie espressioni mentre ho il cellulare posato sull'orecchio e lo sguardo nei suoi grandi occhi verdi.
"Ricorda che puoi contare su di me sempre. Non lascerò te e Caleb da soli. E naturalmente nemmeno Irma ed Hay Lin. Vedrai che presto ritroverai anche Taranee dalla tua parte. Ad ogni modo, anch'io voglio essere fiduciosa; sono sicura che uscirete da questa storia felici e liberi di vivere il vostro rapporto..." riprende Will.
"Grazie, Will."
"Smettila di ringraziarmi, darvi il mio sostegno è il minimo che possa fare."
"Se non ti dispiace allora, avrei un piccolo favore da chiederti."
"Dimmi pure!"
"Sono con Caleb alla casa al mare di Irma. Vorrei restare qui sino a domattina, mi servirebbe soltanto che mi coprissi con i miei genitori. Sai, pensano ancora che stia con Peter, dovrei parlar loro, ma ora... Ora avrei solo bisogno di passare del tempo con Caleb. Spero che tu riesca a capirmi..."
"Ma certo. Ci penso io ai tuoi, tranquilla. Da' un bacio a Caleb, ora devo andare. Ci sentiamo presto."
"Sei un'amica. Ciao."
Chiudo la telefonata e mi adagio su un fianco a guardare Caleb. Dio, quant'è bello. Nudo e rilassato, innocuo e appagato, nonostante è cosciente di rischiare e non poco. A lui basta avermi accanto a sé. E lo stesso vale per me.
"Hai intenzione di restare tutto il giorno a letto?" sussurra lui.
"Se resti anche tu, non mi dispiacerebbe affatto!" sogghigno io, mentre lui mi da un giocoso schiaffetto con due dita su una guancia.
"E se facessimo una passeggiata sul lungomare? A letto torniamo stasera, no? Mi è sembrato di capire che possiamo dormire insieme e che tu devi qualche favore a Will!" ribatte, concludendo l'intervento con un sorriso.
"D'accordo!" rispondo ricambiando il sorriso.
Scosto le lenzuola e mi alzo dal letto. Un soffio di leggera brezza marina proveniente da una finestra semiaperta mi sfiora la schiena nuda, facendomi pervadere da un brivido.
"Sei bellissima." interviene lui, ancora fermo e disteso sul letto, con la testa appoggiata sulla mano aperta, sorretta dal gomito appoggiato sul cuscino.
"Dovresti dirmelo più spesso, magari anche quando ho i vestiti addosso!" replico io ironicamente, strizzandogli un occhio.
Caleb risponde facendosi una risata, dopodiché si alza anche lui. Ci rivestiamo e, dopo aver mangiato qualcosa, usciamo.

L'aria di fine maggio sul lungomare è abbastanza fresca, specie se è pomeriggio inoltrato. I miei capelli si lasciano trasportare e disordinare da quel soffio che allo stesso tempo spinge l'acqua del mare a scrosciare sugli scogli e a bagnare la sabbia del bagnasciuga. Caleb ed io siamo a piedi nudi e camminiamo mano nella mano con questa leggera brezza che ci accarezza la pelle. Non abbiamo molte parole da spendere; ci basta stare così, insieme, senza pensare a tutto il male che incombe su di noi. Il silenzio dura un'abbondante mezz'ora, finché chiedo a Caleb di fermarci un momento e dunque ci appoggiamo su uno scoglio.
"Dovrai trovarti un cognome ed una storia di vita. Dovremo pensare a farti dei documenti regolari, a giustificare il fatto che non risulti nato in nessun ospedale di questo mondo, a..." dico io tutt'un tratto, prima che lui mi interrompa.
"Shhh... È vero, dobbiamo pensare a tutto questo, ma..."
Stavolta sono io ad interromperlo.
"Ma cosa? È importante, Caleb. È importante perché io voglio sul serio che tu stia sempre qui con me, che tu viva qui e che tu faccia parte della mia vita. E non potrai farlo se non sarai a posto anche burocraticamente. Ascolta, so che queste cose sembrano scocciature inutili, ma purtroppo sulla terra è così che va. Non puoi non essere nessuno, devi avere uno straccio d'identità, e magari anche un curriculum, capisci?"
"Un curri-che?" chiede lui confuso.
A volte mi dimentico che non può comprendere certe cose, o perlomeno che non può ancora farlo a trecentosessanta gradi. Riprendo allora il discorso sorridendo con tenerezza.
"Un curriculum. Un curriculum è un pezzo di carta dove ci sono scritte le tue esperienze culturali e lavorative. La scuola che hai frequentato, magari la laurea che hai conseguito, e tutti i posti in cui hai prestato servizio e in che qualità lo hai fatto. È la tua storia professionale, diciamo. Ti serve per trovare lavoro, in modo che i tuoi ipotetici datori sappiano se tu sia in grado di ricoprire il ruolo che magari vogliono affidarti."
"Mmm. Scusami, è che non so come risolvere questa questione, allora tendo a rimandarla all'ultimo. So di sbagliare facendo così, infatti hai ragione tu. E hai ragione perché crearmi una reale identità sarà fondamentale per trovarmi un mio piccolo posto in questo mondo. Purché questo posto sia al tuo fianco." risponde lui.
Lo bacio con dolcezza, il suo senso di smarrimento di fronte a questa realtà mi intenerisce in particolar modo. Anche perché lo fa per me. Quando stacco le labbra da quelle di Caleb mi rendo conto che non siamo più soli. Scosto di poco la testa e mi ritrovo davanti l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere: Taranee. La guardo stranita; Caleb si accorge solo dopo aver visto la mia espressione spiazzata che Taranee è al nostro fianco.
"Taranee..." mormoro alzandomi ed avvicinandomi a lei.
"Ciao." risponde lei abbastanza fredda.
"Come mai sei qui?" chiedo io, accennando un sorriso.
"Ti devo delle scuse. Anzi, vi devo." soggiunge dopo aver scambiato un'occhiata con Caleb.
"Non credo che tu debba scusarti." irrompe lui, alzandosi ed avvicinandosi.
"E perché non dovrei farlo? Vi ho dato contro solo perché mio fratello soffriva per Cornelia. Inoltre, dovrei chiedervi scusa anche per lui... Caleb, so che ti ha preso a pugni e un comportamento del genere a mio parere non è giustificabile." continua Taranee a sguardo basso.
"Io sono stata scorretta con Peter, Taranee. Avrei dovuto lasciarlo prima di riprendere la mia relazione con Caleb, non certo dopo, come ho effettivamente fatto. L'ho tradito, ingannato. Sono stata una vigliacca, capisco tutte le ragioni che ti hanno portato a prendertela con me e con i miei intenti su Caleb, quindi sono d'accordo con lui: non devi scusarti di nulla, sono io a doverlo fare. Ho preso in giro Peter e di conseguenza anche te. Dovevo dirvi tutto dal primo momento in cui ho capito di non poter fare a meno di Caleb." continuo io, prendendole istintivamente le mani.
"Avanti, non stiamo qui a contarci le colpe. Ognuno ha fatto i suoi errori, ma ora mi sembra che sia tutto chiarito. Non importa chi deve chiedere scusa a chi, adesso importa solo il fatto che ci siamo ritrovati. Perché è così, giusto?" azzarda Caleb, ammiccando verso Taranee.
Lei sorride e poi mi stringe le mani. Sospira e dunque vuota il sacco.
"È così. Sono venuta per dirvi che ho capito che se vi amate non può essere un male per nessuno. Peter non poteva avere accanto una ragazza innamorata di un altro, perciò è giusto che tra te e lui sia finita, Cornelia. È un bene sia per lui, perché l'amara realtà è meglio della dolce bugia, sia per te, perché se tu e Caleb vi amate, la cosa più bella è che stiate insieme. Io mi sono lasciata trasportare dal sentimento, perché l'aver visto Peter distrutto mi ha fatto impazzire e mi ha fatto vedere tutto nero. Vi ho odiato solo perché vi attribuivo le colpe dei malanni di mio fratello, il che non è falso, ma sicuramente non può essere una colpa. Sono stata una sciocca. Peter adesso si è ripreso, andrà presto a giocare ad Oxford e potrà ricominciare da lì. È giovane ed ha i suoi sogni. Questa ferità gli si rimarginerà presto. E... Beh, che dire... Vi voglio bene come ve ne ho sempre voluto, e voglio aiutarvi perché immagino che non sarà facile portare avanti il vostro amore, ma... Ma io ci sono. Anch'io ci sono. Di nuovo le Witch. E Caleb, ovviamente."
Quasi mi commuovo nel sentirla parlare, dunque la abbraccio più forte che posso e il cuore mi si riempie di gioia quando lei contraccambia quell'abbraccio.
"Ti voglio bene anch'io. Grazie di cuore!" le sussurro in un orecchio.
Lei mi da un bacio sulla guancia e mi sorride. Non era molto tempo che eravamo state divise dalle nostre incomprensioni, eppure mi era mancata davvero tanto. Caleb è lì fermo a guardarci, con una mano piegata sotto il mento e lo sguardo sereno. Taranee abbraccia anche lui, che ricambia tranquillo.
"Speravo che tornassi. E se devo dirtela tutta, ne ero anche convinto. Comunque, tuo fratello è un bravo ragazzo ed io non ho nulla contro di lui. Ci tenevo a dirtelo. E... E la sua scazzottata ai miei danni è stata dettata solo dall'ira, può capitare ai ragazzi. Non porto rancore, non pensare che un giorno possa vendicarmi. Se avessi voluto fargli del male, avrei risposto ai suoi pugni quel giorno stesso, ma non mi sembrava il caso. Insomma, per me Peter non è in alcun modo un nemico. È tutto ok!" precisa Caleb sorridente.
"Grazie, Caleb. Comunque... Cos'è successo oggi a Kandrakar? Will mi ha spiegato che sareste andati per capire meglio la vostra situazione..." riprende Taranee.
Il mio viso e quello di Caleb perdono un po' della serenità che avevano ripreso in quel momento, ma teniamo duro. Ci rincamminiamo verso casa accarezzati tutti e tre dalla brezza marina mentre raccontiamo a Taranee tutto quello che vuole sapere. Ma ci sentiamo bene e vivi più che mai al pensiero di avere ritrovato l'ultimo pezzo del puzzle, quel vecchio prezioso puzzle che ci rendeva invincibili di fronte a tutto. Ora che anche Taranee è con noi, possiamo tornare invincibili come una volta.
 

   
 
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