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Autore: Jessy87g    03/06/2007    1 recensioni


''La stirpe dei Ravenswood si estinguerà,
quando l'ultimo erede una morta in moglie chiederà''


Sciocchezze,superstizioni..ecco cosa era quella profezia per Sesshomaru.
Ma quella cantilena,che non smetteva di ripetersi nella sua mente, cominciava ad assumere sempre di più i tristi rintocchi di un requiem.

Liberamente tratta dall'omonimo romanzo di Walter Scott.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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“pria che in ciel biancheggi l’alba novella,
dalle patrie sponde lungi sarò”




Il cavallo, schiumante per la fatica, sferzava appena il terreno con i suoi rapidi zoccoli mentre il manto corvino, imperlato di sudore, riluceva a contatto con i timidi raggi di sole.
Il Signore di Ravenswood, non meno esausto del suo destriero, cercava in tutti i modi di non pensare alle pungenti fitte di dolore che gli attanagliavano le gambe e la schiena: non si sarebbe fermato finché non fosse giunto alla sua dimora.
Le inquietanti parole delle streghe continuavano ancora a vorticargli nella testa e, più tentava di scacciarle, più esse ritornavano a torturarlo con maggiore ferocia.
Ed ora stava fuggendo: stava fuggendo da loro, stava fuggendo dalle loro inquietanti risate, stava fuggendo dal proprio destino.
Si dette mentalmente dello stupido, del bambino pauroso, dell’ignorante superstizioso.
Aveva voglia di fermarsi, di tirare quelle maledette redini e di gridare al mondo che lui, il potente Sesshomaru, non avrebbe mai avuto paura; nemmeno se la Morte in persona fosse venuta a reclamarlo…
..ma la sua corsa non rallentava...
Si vergognava di aver provato, per la prima volta nella sua vita, cosa fosse veramente il terrore; si vergognava di aver sentito le sue membra afflosciarsi e il respiro morirgli in gola…
...ma la sua corsa non rallentava..
Pensava a Rin, pensava a Lord Asthon, pensava a suo fratello: a cosa avrebbero detto se avessero saputo che erano bastate delle parole pronunciate da tre vecchie a piegare il suo animo imperturbabile…
..ma la sua corsa non rallentava…

Finalmente iniziarono a mostrarsi in mezzo alla densa nebbia le cime diroccate della torre di Wolf’s Crag e Sesshomaru rallentò gradualmente la sua corsa.
Varcato l’enorme cancello, diede un energico strattone alle briglie mentre si guardava intorno dubbioso: c’era qualcosa di strano, qualcosa di diverso dal solito..una presenza estranea.
Sceso con un agile balzo da cavallo, afferrò le redini carezzando distrattamente il collo muscoloso dell’animale che scuoteva agitato la testa.
Ad un tratto, avvertendo la presenza del fratello che stava correndo verso di lui, si voltò cercando di decifrare l’espressione sul suo volto; percepiva solo una strana ansia. Come se stesse aspettando trepidante il suo arrivo per un qualche strano motivo.
“Cosa sta succedendo?” Chiese con il solito tono freddo, dal quale traspariva una mal celata punta di impazienza.
“E’ arrivato” Ansimò Inuyasha, poggiando le mani alle ginocchia per riprendere fiato “ E’ arrivato un’ora fa il vostro nobile zio, il marchese Athol!”
“Cosa?” Esclamò Sesshomaru, rimasto letteralmente basito a quella notizia inaspettata “E cosa vuole?”
“Non ne ho idea” Rispose il fratello, togliendo le redini dalle mani del demone “L’ho fatto accomodare nella sala da ballo, il posto dove forse è meno evidente lo squallore di questo posto.
Non so cosa possa volere da voi, ma sicuramente è qualcosa di importante. Ha addirittura lasciato la scorta al villaggio ed è arrivato da solo.
Bhe, sicuramente è meglio così. Almeno non dovrò sfamare quegli ubriaconi con le scarse scorte di cibo che ci sono rimaste!”
Ma le ultime parole non furono udite dal signore di Ravenswood che si era precipitato verso l’ampia scalinata, i cui gradini erano in parte erosi dal tempo, che conduceva verso la sala da ballo.
Non era possibile..cosa ci faceva un uomo potente e temuto come suo zio, col quale non aveva stretti rapporti né di affari né di affetto, in un posto sperduto come quello, presso un nipote povero e decaduto?

Il marchese, non appena lo vide entrare, si alzò immediatamente da una scomoda poltrona che si trovava di fronte all’immenso camino di pietra, dalla quale aveva potuto constatare con i suoi stessi occhi le veridicità delle notizie che gli erano giunte riguardo alla sfortuna della famiglia Ravenswood.
Evidentemente, si era detto, sua sorella non aveva fatto un grande affare sposandone uno dei discendenti; ma ormai era storia passata. E il passato a lui non interessava.
Ricambiò con eleganza l’inchino di Sesshomaru e si avvicinò porgendogli con decisione la destra, sempre con un affabile quanto enigmatico sorriso sulle labbra.
Era un demone molto bello, anche se il suo fascino era in qualche modo offuscato da uno strano alone di ambiguità, di doppiezza; confermato dai suoi piccoli occhi nerissimi dai quali traspariva un’acutissima intelligenza, sempre pronta a comprendere in anticipo che partito prendere e chi tradire. I lineamenti ricordavano vagamente quelli del Signore di Ravenswood, ma erano molto più marcati e, a tratti, irregolari. Sul volto, di un bianco quasi innaturale, troneggiava un sorriso bonario, a tratti irriverente; il quale era incorniciato da lucidi capelli corvini, raccolti, secondo la moda dell’epoca, in una coda lunga fino alle spalle.
La figura alta e ben proporzionata era rivestita da un ricco abito di velluto scuro, impreziosito da ricami dorati. Dal mantello, lungo fin quasi a lambire il terreno, spuntava l’elsa finemente intarsiata della grande spada sulla quale il demone faceva scorrere nervosamente la candida mano inanellata.
“Nipote, finalmente vi rivedo!” Esordì stringendogli calorosamente la mano “l’ultima volta, se non erro, è stato al funerale del vostro caro padre. Pover’uomo: così forte, così rispettabile..spero possa aver finalmente trovato la pace.” Concluse con un tono così profondamente patetico che a Sesshomaru parve alquanto esagerato, se non addirittura falso.
“Nobile zio, credevo che i vostri affari vi trattenessero sempre a Edimburgo. A cosa debbo l’onore della vostra visita?” Chiese il demone senza tanti preamboli, stufo dei convenevoli.
“I miei affari mi portano un po’ ovunque..” scherzò il marchese Athol, sedendosi di nuovo sulla poltrona da cui era stato costretto ad alzarsi “..e presto mi porteranno in Francia.”
“Sono felice per voi, visto che vi vengono affidati incarichi così importanti” asserì lapidario il giovane demone“ma non vedo come ciò potrebbe avere a che fare con me.”
“Ma ragazzo impertinente che siete!” lo apostrofò il suo interlocutore, sempre con il solito sorriso bonario che gli increspava le labbra; per poi aggiungere con tono più serio “Io posso far in modo che il vostro casato risorga dalle sue ceneri e torni allo splendore di un tempo.” Il Signore di Ravenswood, folgorato da quelle parole, si sedette di fronte allo zio, scrutandolo per un lungo istante. Da un lato non voleva assolutamente arrischiarsi a diventare una pedina di quel demone così astuto, dall’altro la sua offerta lo allettava…e non poco.
“E come?” Chiese con tono grave, dopo un attimo di silenzio.
“So che siete molto intelligente per la vostra giovane età.” Spiegò il Marchese, sporgendosi leggermente in avanti, in tono confidenziale “Quindi sarò lieto di darvi questa possibilità; inoltre sarà vantaggioso anche per me avere una persona sveglia come voi al mio fianco.
Mi accompagnerete in Francia per una delicatissima missione diplomatica, dalla quale dipendono le sorti della stessa Scozia. Sarete il mio braccio destro.
Se tutto andrà bene, come prevedo, per voi, nipote mio, ci sarà la gloria, l’onore ad aspettarvi…e naturalmente un lauto compenso.
Tutto ciò che possiate desiderare ve lo offro su un piatto d’argento, e voi dovete solo allungare una mano per afferrarlo!
Allora, verrete con me, vero?”
Sesshomaru era rimasto per tutto il tempo in silenzio, sbalordito da quell’offerta.
La gloria e il denaro per lui non erano certamente importanti come per suo zio; ma il pensiero di poter dare di nuovo lustro alla sua casata lo eccitava sopra ogni cosa.
Ad un tratto gli si affacciò alla mente la figura di Rin: sicuramente avrebbe pianto, avrebbe sofferto a quella notizia. La lontananza da lei gli pareva un incubo, una prova insopportabile.
Ma scacciò subito questi pensiero.
Un breve periodo di lontananza, una minima sofferenza…e avrebbe aperto la strada verso una gioia assoluta.
Una volta tornato ad essere veramente il Signore di Ravenswood non avrebbe avuto problemi a chiedere e ottenere la sua mano, neanche la madre a quel punto si sarebbe potuta opporre!
Lontano da odi ancestrali, lontano da interminabili faide, lontano da assurde etichette…ci sarebbero stati solo loro due…finalmente liberi di amarsi…per sempre.

“Si. Verrò con voi; ho deciso” rispose dopo un lungo istante di silenzio, volgendo gli occhi ambrati, dai quali traspariva una determinazione assoluta, verso lo zio “Vi ringrazio per la fiducia che mi accordate.”
“Molto bene…molto bene” Replicò il marchese Athol con un sorriso indecifrabile; mentre i suoi piccoli occhi neri brillavano di una luce inquietante. Era immensamente soddisfatto di avere un giovane così brillante al suo fianco e, se ce ne fosse stato bisogno, un eccellente capro espiatorio.


******


I due fratelli osservavano in silenzio la sagoma del marchese che si allontanava sempre di più, fino a scomparire completamente in mezzo alla foresta.
“Meno male che è il fratello di vostra madre!” sogghignò Inuyasha “Il solo pensiero di avere un tipo così inquietante come partente mi darebbe i brividi!”
Dopodichè si zittì protendendo le orecchie, in attesa dell’acida replica del fratello…ma questa non giunse.
Allora il mezzodemone si voltò dubbioso verso il signore di Ravenswood: questi aveva lo sguardo fisso a terra e le sopracciglia, segno di evidente preoccupazione, erano inusualmente aggrottate.
“Vieni con me” disse infine il demone, voltando le spalle e dirigendosi verso le sue stanze “devi consegnare un messaggio alla signorina Asthon, è urgente.”
Inuyasha lo seguì in silenzio, mentre una sgradevole sensazione di angoscia si faceva strada nel suo petto.
Prima di chiudere la porta dietro di sé, non potè fare a meno di dare un ultima occhiata alle grandi nubi nere che andavano lentamente a coprire il sole morente.





Wow..e anche questa è fatta!
Da ora in poi inizieranno i guai seri ^__^
Grazie per i commenti.
Baci Jessy
  
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