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Autore: Sylvia Ruth    16/11/2012    1 recensioni
Il cuore di Dave Gahan si è fermato per tre minuti... Questa è cronaca...
Ma se non fosse tutto qui?
Se la sua morte fosse stato solo un nuovo inizio?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Sette giorni sono trascorsi. Jonathan attende vicino al cancello aperto in compagnia di una giovane donna dal lunghi capelli castani.

"La ringrazio ancora una volta. Sembra che averla vicina gli renda la situazione più sopportabile."
"Signor Kessler, le ripeto che non deve ringraziarmi. Sapesse come mi sono sentita in colpa quando ho saputo. Non avevo idea che fosse ridotto così male."

Un taxi si è fermato davanti a loro. Un uomo paga e scende. "Come sta?"
"Male, che ti credi? Non è una passeggiata. Signora Sklias, lui è..."
"Martin. Dave mi ha partato tanto di te." Risponde lei tendendogli una mano che viene ignorata.
"Tu... Sei la stronza di New York?" Sbotta Martin fissandola duramente.

Jenny arrossisce e Jonathan lo guarda scandalizzato dalla sua scortesia. "Non dire cavolate. Ringraziala, piuttosto. E' l'unica che riesce a calmarlo quando urla. Non è stato facile per lei lasciare suo figlio e mollare tutto per venire qui."
"Hai un bambino?" La guarda sorpreso.
"Sì. Ha quasi cinque anni. Mia madre ha accettato di occuparsene, ma..." Gesticola con una mano. "Non è nè il momento nè il posto adatto per parlare dei miei problemi. Hai trovato Theresa?"
"Sì. Fatta e strafatta. Mi ha urlato qualche insulto e ho preferito lasciarla cuocere nel suo brodo. Non ho mai picchiato una donna in vita mia, ma..." Stringe i pugni.
"Non giudicarla male. E' la droga che la fa agire, parlare e pensare in quel modo." Jen gli posa una mano sul braccio e Martin avverte come una vibrazione che gli fa lentamente sbollire la rabbia. "E' la prima volta che lo vedi?" Lui annuisce. "Preparati. Non è un bello spettacolo."
"Come fai a sopportarlo?"
"Ci sono passata, però per me è stato diverso. Più facile." Risponde rivolgendogli un sorriso. "Molto più facile." Mormora.

Martin, Jonathan e Jennifer si ritrovano davanti ad una vetrata. Dall'altra parte Dave è legato ad un lettino, seminudo.
"Legato?" Squittisce Martin, terreo in viso.
"Hanno dovuto. Si graffiava o si mordeva a sangue." Risponde Jonathan.

Nel frattempo un giovane, con i capelli legati in un codino e baffi e un curato pizzetto, è entrato e si è avvicinato al letto. "Ciao David."
"Ciao... Kit..." La risposta è uscita a stento, tanto i denti dell'altro sono serrati.
"Fra poco ti sentirai un po' meglio." Si infila un paio di guanti in lattice e versa una sostanza su una garza che inizia passargli con delicatezza sulla pelle. Dave emette un sospiro di sollievo e chiude gli occhi. "Hai visite."
"Jenny?" Chiede alzando la testa per girarsi dalla loro parte.
"Non solo." Dice continuando con il suo lavoro.
"Ah!" Dave si lascia cadere all'indietro. La notizia non gli ha fatto piacere.

"Non vuole incontrarmi." Martin retrocede, con occhi feriti.
"Non sa chi c'è. Non può vederci. Dall'altra parte questo vetro è uno specchio." Bisbiglia Jennifer.
Lui annuisce. "Cosa gli...?"
"Dave prova un fortissimo prurito su tutto il corpo e per questo si feriva. Kit ha trovato un antico rimedio naturale che sembra funzionare. Lavanda macerata in olio d'oliva. Disinfetta i graffi e le ferite e mantiene la pelle morbita. Gli da sollievo." Spiega pazientemente Jonathan. "Dovrai infilarti dei guanti. Urla se qualcuno lo tocca. Solo con lei non lo fa." Aggiunge.

"Ripasso dopo. Cosa ti porto di buono per cena?" Kit si è alzato e si sfila i guanti.
"Non ho fame." Replica Dave voltando la testa.
"Come l'altro ieri e ieri. Ma io ti faccio mangiare lo stesso. Oggi ho deciso: cucina italiana. Lasagne. Ne vado matto." Ride il giovane chiudendosi la porta alle spalle. "Signor Kessler, Signora Sklias..." Li saluta fissando apertamente Martin con curiosità.
"Martin Lee Gore. Lui è Christoper Marlowe, detto Kit. Il volontario che si occupa di Dave."
"Piacere." I due si stringono la mano. Kit, sorride rivolgendogli uno sguardo malizioso.
Martin lo studia senza farzi scorgere. Kit ha quasi la sua età ma i suoi occhi gli ricordano quelli di un vecchio incontrato a Praga. Sembrano aver visto la cattiveria e il male del mondo.

"Tesoro." Jenny è al capezzale di Dave. Gli sfiora la fronte con una carezza e un bacio. "Ti ho portato i cioccolatini che ti piacciono." Ne infila uno tra le sue labbra.
"Grazie." Mormora con la bocca piena.
"Non sono qui da sola. Mi ha accompagnata un tuo vecchio amico. Posso farlo entrare?"
"NO!!" Il suo è un urlo di spavento.
"Stt... Sa che deve indossare i guanti e toccarti il meno possibile. Calmati." Gli sfiora i capelli e Dave si rilassa.
"Chi è? Anton?"
"Martin."
Dalle labbra contratte di Dave esce un verso di scherno. "Sobrio o, come al solito, sbronzo? Che vieni a fare? A divertirti? Non sei allo zoo!" Urla verso lo specchio. "Tornatene a casa. Hai delle nuove canzoni e ti serve ancora la mia voce?Quella non c'è più. Mi hai capito, Martin? Cantale tu le tue stronzate. Io sono finito! FINITO!! Non potrai più continuare a nasconderti dietro di me... Ad usarmi come scusa..."
Jenny, pallida in viso cerca inutilmente di trattenerlo. Ma Dave continua ad urlare, strattonando le cinghie che gli bloccano polsi e caviglie.
Kit arriva di corsa, trafelato. "David, non devi gridare e cercare di slegarti. Se no si arrabbiano e sai cosa sono costretto a farti."
Il corpo di Dave si affloscia, esausto. "Sì. Scusami."

"Hai spaventato la tua Jenny e sconvolto quel bel biondino di fuori. Sai se è libero una di queste sere?" Ammicca.
"Sposato e con prole... E, cosa più importante, etero." Risponde con un ampio sorriso.
"Tutti sono etero, fino a che non provano... Sai come si dice: finchè vita c'è speranza... Ed io non ho pregiudizi. Di nessun genere." Aggiunge schiacciandogli l'occhio. "Bruni con occhi marroni, biondi con occhi verdi o azzurri... Mi vanno bene anche quelli di pelo rosso..." Aggiunge e si allontana seguito dalla risata di Dave.
   
 
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