Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Padmini    16/11/2012    1 recensioni
Maximillian Webb, medico legale al Saint Bartholomews Hospital di Londra, con una fidanzata opprimente e un lavoro che non lo soddisfano totalmente.
Tutto ciò è destinato a cambiare quando incontrerà una donna molto speciale ...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Violet'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




 

The house by the Sea











Era un caldissimo pomeriggio di agosto. Baker Street era un forno e Rain ed io ce ne stavamo tranquillamente seduti in poltrona, cercando un po' di refrigerio tra le mura del nostro appartamento.

Rain in particolare era molto inquieta, ma non sembrava soffrire l'afa soffocante che da giorni non lasciava Londra, avvolta nella sua camicia da notte di seta e dalla vestaglia blu.

Dal canto mio, più la guardavo, più il caldo saliva. Vedere i suoi boccoli rossi muoversi su e giù mentre lei passeggiava senza sosta per la stanza, mi faceva pensare ad un piccolo fuoco che ardeva e scoppiettava, e questo non era certo un buon modo per scacciare il caldo.

“Insomma, Rain!” le dissi infine “La smetti di andare su e giù come un'anima in pena? Mi fai venire ancora più caldo!”

Lei, naturalmente, non mi rispose, ma si diresse a grandi passi verso il pianoforte e, sedutasi comodamente sulla panca, cominciò a suonare. Era un pezzo languido e mi fece sentire ancora più sonnolenza. Lei lo suonava con trasporto, con gli occhi chiusi, dondolando la testa a tempo, immersa in chissà quali pensieri.

Improvvisamente il rumore sommesso del suo cellulare ci risvegliò. Le era arrivato un messaggio.

Ruotò elegantemente su se stessa e si diresse verso il camino, dove era appoggiato il telefono, lo prese e lesse il messaggio che le era arrivato.

Mi dava la schiena, ma lo stesso potei intuire che stava fremendo per la felicità e l'impazienza.

“Prepara una piccola valigia, Max” mi disse dirigendosi con passo svelto verso la sua camera, facendo svolazzare i lembi aperti della vestaglia.

“Per cosa?” le chiesi “Sarebbe troppo spiegarmi ...”

“Abbiamo bisogno di una vacanza, Webb” mi disse lei voltandosi e legandosi i capelli con un piccolo elastico nero “Muoviti, andiamo nel Sussex!”

Avevo intuito che qualcuno le aveva mandato un messaggio relativo ad un nuovo caso. Il problema era, chi?

I normali clienti o telefonavano oppure venivano di persona, ma non mandavano mai messaggi. Chi poteva aver attirato la sua attenzione tanto da farle dimenticare la noia?

Sapevo che aveva buoni contatti con tutti gli ispettori di polizia di Scotland Yard, facilitata anche dalla sua avvenenza, perciò mi parve ovvio che fosse qualcuno di questi ad averla chiamata.

Ma perché in Sussex? Lo scoprii presto.

 

Nel giro di un'ora eravamo pronti per partire. Ci dirigemmo verso la stazione Vittoria, dove noleggiammo una jeep e in meno di due ore arrivammo nei pressi di Brighton. Immediatamente pensai che potesse essere stata convocata da un professore universitario bisognoso dei suoi servigi, ma oltrepassammo il complesso dell'Università e ci dirigemmo verso la costa.

Rain non parlò per tutto il tempo e io non osai interrompere i suoi pensieri, distraendomi guardando il panorama fuori dal finestrino.

Finalmente arrivammo a quella che sembrava essere la destinazione finale del nostro viaggio. Ormai si vedeva già il mare della Manica e, aprendo il finestrino, si sentiva l'aria frizzante e salmastra che mi diede un po' di refrigerio, dopo tutti quei giorni nella sauna londinese.

Per un istante pensai che volesse veramente portarmi in vacanza perché nei dintorni c'era solo una vecchia casa, situata in cima ad una collina, a pochi passi dalla riva. Rain svoltò a sinistra e parcheggiò l'auto giusto davanti al cortile dell'abitazione.

In quel momento mi ricordai di quel che mi aveva raccontato qualche tempo prima riguardo suo nonno.

“Andiamo, Max!” mi disse scendendo dall'auto “Ti voglio presentare una persona”

Scesi lentamente dalla jeep e cominciai a guardarmi intorno.

La casetta, che da lontano sembrava abbandonata, era invece curata e pulita. Il giardino era piccolo ma l'erba era tagliata con precisione e sulla veranda c'era una piccola sedia di bambù con affianco un tavolino.

Rain salì i pochi gradini dell'ingresso e suonò al campanello. Mentre aspettavamo che il proprietario della casa ci aprisse, continuai ad osservare il posto. Era un luogo veramente rilassante! Stavo continuando ad ammirare il mare, quando sentii l'esclamazione di gioia di Rain.

“Nonno!” urlò quando l'uomo venne ad aprire la porta.

Mi girai e lo vidi.

Il nonno di Rain, da giovane, doveva essere stato estremamente affascinante e anche adesso era un bell'uomo. Era piuttosto alto, magrissimo ma non in modo eccessivo. Gli zigomi, alti e pronunciati, facevano da perfetta cornice per il suo volto, ancora luminoso e giovanile nonostante le rughe. Aveva un mento pronunciato che denotava un carattere forte, un naso quasi perfetto e un paio di occhi azzurro chiarissimo che sembravano penetrare l'osservatore come una lancia di ghiaccio.

Si scostò dall'ampia fronte una ciocca di capelli ricci e brizzolati e ci raggiunse, camminando lentamente e aiutandosi con un bastone dal manico argentato.

“Ciao Rain” le disse posandole una mano sulla spalla “Hai fatto presto!”

“Quando mi hai mandato quel messaggio mi sono subito precipitata qui!” rispose lei sorridendo come se avesse ricevuto un regalo “Ero curiosissima di sentire a quale caso stai lavorando!”

Mi avvicinai e, seppur con una certa riluttanza, porsi la mia mano all'uomo.

“Salve signore” dissi “Sono ...”

“Maximillian Webb, immagino!” disse l'uomo squadrandomi da capo a piedi “Il coinquilino di mia nipote. Medico legale, giusto? Sei l'allievo di Daphne, se non sbaglio. Benvenuto. Venite dentro, ho preparato un tè. Vi spiegherò i dettagli del caso con calma”

Detto questo, l'uomo si girò di scatto ed entrò in casa, seguito da Rain. Io rimasi qualche istante intontito dalle sue parole, poi li seguii nel soggiorno.

Anche l'interno della casa, come l'esterno, denotava semplicità e pulizia.

Su un tavolino, accerchiato da due divanetti di pelle, c'erano tre tazze da tè, una teiera e un vassoio pieno di biscotti.

“Servitevi” disse sedendosi e accendendosi la pipa.

Ci sedemmo e Rain fece gli onori di casa, versando il tè nelle tazze e porgendocele con grazia.

“Lei è il signor Sherlock Holmes, giusto?” domandai all'uomo, che nel frattempo era rimasto in piedi.

“Ottima deduzione” rispose lui in un tono che rasentava il sarcasmo “Sì, sono Sherlock Holmes. Ormai sono in pensione da diversi anni e mi sono ritirato qui, in Sussex. Nonostante questo, mi sembra di essere una calamita per fatti strani e omicidi” disse espirando una nuvola puzzolente di fumo “Mi è capitato di assistere ad una morte sospetta, recentemente” proseguì, rivolto alla nipote “Certamente si tratta di un caso molto interessante, ma alla mia età non ho più interesse nel mettermi ad investigare, perciò ho pensato a te, mia cara Rain”

“Di cosa si tratta?” domandò lei, sbrigativa.

Sherlock aspirò qualche altra boccata prima di rispondere. Sembrava assorto. Noi aspettammo con pazienza, fino a quando si decise a parlare.

“Due giorni fa è morto un professore universitario” disse svuotando la pipa sul camino “Stavo passeggiando lungo la spiaggia quando incontrai Harold Stackhusrt, un altro insegnante che vive a pochi chilometri da casa mia. Devi sapere che, da quando sono qui, raramente ho l'occasione di scambiare qualche parola con qualcuno, così ho stretto amicizia con i professori dell'università e molto spesso ci troviamo per passeggiare o per nuotare. Stavamo giusto cominciando una passeggiata, quando vedemmo qualcosa di strano vicino agli scogli. Era il professor Fitzroy Mc Pherson, un insegnante di scienze. Barcollava e sembrava ubriaco. Ci avvicinammo di più e riuscimmo a sorreggerlo prima che stramazzasse a terra. Era pallidissimo ed era chiaro che fosse prossimo alla morte. L'ultima cosa che riuscì a pronunciare, prima di spirare fu: 'la criniera del leone'”*

“Sembra un caso molto interessante, nonno” disse Rain avvolgendo un riccio sull'indice della mano destra “Sei riuscito a raccogliere qualche altro dato?”

“No” rispose l'uomo scuotendo la testa “Chiamammo l'ospedale e la polizia, che ci interrogò a lungo. Questa storia non mi convince del tutto. Ho trovato un biglietto sulla giacca della vittima che specificava un appuntamento con una certa Maud e la corrispondenza sulla scrivania di Mc Pherson ha confermato un rapporto con questa donna. Anderson, il poliziotto del villaggio vicino, teme che si tratti di un omicidio e ha arrestato un certo Ian Murdoch. Sostengono che avesse rapporti sia con la vittima che con Maud Bellamy, la donna in questione, e questo lo ha portato a sospettare di lui, pensando ad un omicidio di carattere passionale. C'è qualcosa, però, in tutta questa faccenda, che quadra. È vero che l'ultima parola pronunciata da Mc Pherson ha qualche attinenza con il cognome di Murdoch **, ma a parte questo dettaglio e il suo rapporto con la vittima, non ci sono indizi che avvalorino la sua colpevolezza”

Rain aveva ascoltato il nonno con estrema attenzione.

“Non hai intenzione di portare avanti il caso, nonno?” gli chiese lei, sorpresa.

“No” rispose l'uomo chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie “Sono appena tornato dagli Stati Uniti, dove sono stato impegnato in una complicata missione di spionaggio e ora sono veramente stanco. Non ho più l'età per rincorrere i malviventi! Ti ricordo che tra meno di dieci mesi avrò cent'anni! Come pretendi che vada su e giù tutto il giorno in cerca di indizi? È già tanto che mi regga in piedi!”

“Sei ancora forte, nonno!” gli disse lei con un sorriso “Sei più vitale di un trentenne!”

“In ogni caso non me la sento di condurre le indagini di questo caso. Te lo affido, Rain”

“Non ti deluderò, nonno!” rispose lei sorridendo come mai le avevo visto fare.

“Ne sono più che certo” rispose lui alzandosi e andando verso una scrivania, dalla quale prese una piccola risma di fogli scritti a computer.

“Questi sono i miei appunti sul caso” disse porgendoglieli “Leggili bene. Non sono molte informazioni, ma possono aiutarti per cominciare le indagini. Per ora non sono riuscito a fare altro”

“Mi sembrano sufficienti per ora” disse lei dando una scorsa veloce agli appunti “Ma dovrò interrogare un bel po' di persone, qui in giro. Il problema è uno solo: si fideranno di me? Voglio dire, non mi hanno mai vista, riuscirò ad interrogarli?”

“Sarà sufficiente che tu faccia il mio nome” le rispose lui “Non ci saranno problemi, vedrai. Ora è meglio che ti affretti. Il cadavere di Mc Pherson, secondo il volere della famiglia, verrà cremato domani mattina. È meglio che ti avvii all'obitorio per esaminarlo”

“Bene!” esclamò Rain alzandosi di scatto “Andiamo Max! La tua esperienza come medico legale ci sarà molto utile!”

 

Uscimmo di casa e, saliti sulla jeep, ci dirigemmo verso l'università, intenzionati a recarci immediatamente all'obitorio dell'ospedale, ma una volta arrivati intravedemmo l'agente Anderson nel corridoio del dipartimento di medicina, così pensammo di fermarci per chiedergli informazioni sul caso. Scendemmo dall'auto e lo raggiungemmo all'entrata di un'aula vuota.

Non potete passare” ci disse bloccandoci con la mano alzata “Quest'aula è chiusa per un interrogatorio. Mi dispiace ma dovrete andare a studiare da un'altra parte”

“Sono Rain Cumberbatch” disse la mia compagna “La nipote di Sherlock Holmes”

“Come come?” chiese l'agente “La nipote del signor Holmes? Stupefacente! Cosa ci fa qui? L'ha mandata suo nonno?”

“Esatto” rispose lei “Anch'io sono una consulente investigatrice e dal momento che mio nonno è troppo vecchio per seguire questo caso, me ne occuperò io!”

“Certo!” rispose Anderson “Non ho ancora cominciato a interrogare i conoscenti di Mc Pherson, possiamo iniziare insieme, se vuole”

“Grazie” rispose lei andandosi a sedere dietro una lunga tavolata dove erano state predisposte carta e penna per prendere appunti.

Lei si comportava come se fosse la padrona di casa, dando ordini e ritenendo scontato che tutti le obbedissero. Cosa che, in effetti, accadeva.

“Bene” disse “Max, vieni qui e scrivi tutto quello che diranno”

 

“Ma ...” cercai di protestare, ma lei non diede segno di avermi ascoltato, quindi mi rassegnai e presi un blocco di fogli e una penna.

“Cominciamo!” disse Rain e l'agente fece entrare il primo testimone.

 

Non fu un colloquio molto lungo. Interrogammo qualche professore amico del defunto ma non riuscimmo a trarne informazioni utili. Trattenemmo invece a lungo Maud Bellamy.

Venne fuori che la giovane Bellamy e Mc Pherson erano fidanzati contro il volere del padre e del fratello di lei, che ritenevano il professore di un ceto troppo inferiore rispetto alla ragazza. I biglietti che si scambiavano e quello ritrovato sul cadavere, quindi, erano da considerare in rapporto a questo loro fidanzamento.

I sospetti di Anderson per un delitto passionale sembravano quindi avvalorati anche perché, durante l'interrogatorio prima dell'arresto, Murdoch ammise di essere innamorato perdutamente della giovane Maud.

“Questo non prova nulla” disse Rain mentre uscivamo dall'aula e ci dirigevamo verso casa di suo nonno “Non è detto che, nonostante fosse innamorato di lei, abbia voluto uccidere il suo rivale. Dobbiamo considerare ogni ipotesi”
“Questa, però, sembra la più plausibile” dissi io “Interrogando gli altri docenti non abbiamo riscontrato motivi di attrito con Mc Pherson, anche perché si occupava di una materia molto specifica e nessuno aveva motivo di odiarlo per motivi accademici!”

“Non mi convince” disse lei “Prima di dire la mia voglio esaminare il luogo dove è morto. Ora, però, è troppo tardi. Ora dobbiamo andare all'obitorio, Max” aggiunse Rain guardandomi. Muoviti. Ora tocca a te”

Anderson ci accompagnò nella sala anatomica dove, nel frattempo, il medico incaricato alle autopsie aveva tirato nuovamente fuori il cadavere per permetterci di esaminarlo. Fu un'analisi quasi del tutto inutile, dal momento che non riuscii a dedurre nient'altro che non fosse già scritto nel referto medico.

“La causa della morte è chiara” dissi mentre, chino sul cadavere, cercavo di cogliere qualche particolare sfuggito al mio collega “L'unica cosa che non mi convince è la presenza di questi segni” aggiunsi indicando delle abrasioni sul braccio destro e sul torace “Sembrano scottature, ma sinceramente non capisco come ...”

“Scottature, eh?” disse Rain, facendosi improvvisamente pensierosa “Andiamo a dormire ora, qui non c'è altro da fare. Domani mattina andremo in spiaggia”

Quella notte dormii nella stanza degli ospiti. Rain non ne volle sapere di condividere il letto con me ma preferì dormire con suo nonno. Era evidente il suo attaccamento nei confronti del vecchio detective, così la lasciai fare.

 

Il giorno successivo fui svegliato dai gabbiani. La luce del sole entrava soavemente dalla finestra e un piacevole aroma di caffè mi attirava in cucina.

Mi vestii velocemente e raggiunsi Rain e Sherlock,-che erano chiaramente già svegli e pronti per una nuova giornata.

“Ben svegliato!” mi accolse Rain con un tono non proprio amichevole “Muoviti a bere il tuo caffè” mi disse porgendomi una tazza “E mangia qualcosa ma fai presto! Dobbiamo andare subito in spiaggia e poi in prigione a interrogare il sospettato principale!”

“Buongiorno anche a te!” risposi io “Hai dormito male?”

Lei non rispose, troppo impegnata a leggere dei documenti per ascoltarmi. Suo nonno mi guardò, mi sorrise e mi fece l'occhiolino. Capiva perfettamente come mi sentivo ma mi spronava a portare pazienza. Sorrisi in risposta e mi affrettai a finire la mia povera colazione. Dopo neanche un quarto d'ora eravamo fuori casa, diretti verso gli scogli dove il professor Mc Pherson aveva trovato la morte.

“Questi scogli sono molto duri e appuntiti” dissi io osservandoli “Escluderei un colpo in testa. L'autopsia non ha rilevato segni di botte o ferite da arma contundente, solo delle abrasioni, come delle scottature e ...”

“È chiaro che è stato avvelenato, Max” mi disse lei, interrompendoli “Il problema è come e da chi”

“Sei d'accordo con Anderson?” chiesi “Sospetti anche tu di Murdoch?”

“Non lo so ...” disse lei facendosi pensierosa “Dovrei prima vederlo! Mio nonno dice che, secondo lui, non è il tipo da delitto passionale … e io mi fido ciecamente di lui! In ogni caso sarà meglio controllare di persona. Per ora, limitiamoci ad osservare questa zona. Ora c'è bassa marea, ma gli scogli sono pieni di alghe. Tra qualche ora l'acqua arriverà fino a questo punto” disse indicando con il dito il limite in cui cresceva un sottile strato di muschio “Questo avvalorerebbe una mia teoria ...”

“Quale teoria?” chiesi io, infiammandomi “Forse Murdoch ha ucciso Mc Pherosn, lo ha buttato in mare in un luogo appartato e la marea a riportato a riva il corpo?”

“Era ancora vivo quando mio nonno e il suo amico lo hanno trovato” disse lei severamente.

“Ma potrebbe essere stato ucciso con un veleno a lenta cessione” azzardai in questo modo per chi lo avesse visto da lontano sarebbe sembrato un nuotatore, mentre in realtà sarebbe morto affogato!”

Lei mi guardò e sospirò.

“Andiamo” disse girandosi e incamminandosi verso la strada dove avevamo parcheggiato la jeep “Dobbiamo andare alla prigione”

 

Ian Murdoch era un uomo piuttosto brutto e sgraziato ma, nonostante non possedesse attrattive fisiche notevoli, era dotato di uno sguardo sveglio e intelligente, capace di catturare l'attenzione dell'interlocutore. Ci sedemmo di fronte a lui. Io ero leggermente a disagio mentre Rain lo osservava con rispetto.

“Professor Murdoch” cominciò incrociando le dita in grembo “Cosa può dirmi della morte del suo amico, il professor Mc Pherson?”

“Nulla di nulla” rispose lui scontroso “Soprattutto perché non eravamo amici. Lavoravamo alla stessa università, è vero, ma non abbiamo mai avuto nulla in comune”

“Neanche una certa signorina Bellamy?” chiese lei, sorridendo.

“Chi le ha detto questa ...” cominciò lui adirato “Va bene!” concluse infine, sentendosi scoperto “Vi dirò la verità. Mc Pherson e Maud erano fidanzati e presto si sarebbero sposati. Ciò nonostante io non potevo e non posso fare a meno di amarla! È forse un crimine?”

“Purtroppo per lei” rispose Rain congiungendo le punte delle dita sotto il mento “Questo è il motivo per cui si trova è qui. Ritengono che si tratti di un delitto passionale”

“Lo so” rispose lui mesto “Finché non troveranno il vero assassino io non potrò uscire di qui! Non penso stiano cercando altri sospetti! Loro” disse indicando i poliziotti a guardia della cella con un moto della testa “Sono convinti che sia io il colpevole! La mia carriera è rovinata!”

“Non si preoccupi professor Murdoch” disse Rain “La farò uscire oggi stesso sulla fiducia e mi assumerò la responsabilità per la sua condotta. Essere la nipote di Sherlock Holmes mi da diversi vantaggi che intendo sfruttare. L'ispettore non potrà dirmi di no!”

Murdoch la guardò con infinita gratitudine e infatti, neanche un'ora dopo, uscimmo insieme di prigione. Percorremmo un breve tratto insieme, durante il quale l'ex galeotto non fece altro che ringraziarci, prima di tornare a casa.

“Sei pazza!” dissi guardandola stupito “Ti sei presa una bella responsabilità! Se poi si rivelasse essere lui l'assassino?”

“Se fosse lui lo riprenderei!” rispose lei senza scomporsi “Inoltre non penso che sia stato lui. C'è una teoria che voglio verificare e avevo bisogno che Murdoch fosse in libertà!”

“Mi vuoi spiegare ...”

“Non ora!” mi disse lei “Dobbiamo tornare da mio nonno. Devo cercare una cosa”

 

Appena tornati a casa neanche salutò il nonno e si fiondò subito in una stanza dove c'era una spaziosa biblioteca e si immerse nella ricerca di chissà quale libro. Nel frattempo io ebbi l'occasione di chiacchierare un po' con Sherlock.

Era veramente anziano ma, nonostante fosse quasi centenario, aveva il piglio e l'energia di un trentenne. Prese dal caminetto una sottile pipa di terracotta e la riempì con gesti lenti e misurati, completamente assorto in quello che stava facendo. Prese poi un fiammifero da una scatolina e l'accese, restando qualche istante ad occhi chiusi a godersi le prime boccate di fumo.

“Come vi siete conosciuti, tu e Rain?” mi chiese senza aprire gli occhi, appoggiando la testa alla spalliera della poltrona.

“Merito di suo nipote Benedict” risposi io “Diciamo che ci ha combinato una specie di incontro al buio … il problema è che io non ne sapevo nulla! Ero al bar con la mia fidanzata ...” mi interruppi. Nonostante non ne potessi più di lei, la sua recente morte mi pesava ancora “Dicevo, ero al bar, quando sua nipote mi ha preso per un braccio e mi ha letteralmente trascinato via! Sarebbe stato anche carino, se non per il fatto che lei era inseguita da una banda di assassini che ci hanno quasi uccisi!”

Sherlock si mise a ridere e aprì gli occhi.

“Sempre avventata la mia Rain” disse guardandola “Mi somiglia molto, più di quanto io sia disposto ad ammettere. In ogni caso ha un buon cuore, non dubitarne mai!”

Lo guardai e lui mi restituì uno sguardo calmo ma deciso. Rimasi quasi ipnotizzato dal colore azzurro chiaro dei suoi occhi.

In quell'istante Rain proruppe nella stanza con un libro in mano, evidentemente scocciata.

“Tutto inutile!” disse con rabbia, scagliando il libro sulla poltrona vuota “Tutto inutile! Non ho trovato ciò che cercavo!”

“Porta pazienza, tesoro” disse Sherlock aspirando una profonda boccata dalla pipa “Vedrai che presto o tardi tutti i tasselli andranno al loro posto. È solo questione di pazienza”

“Bah!” rispose lei e non ci fu modo, in tutto il resto del giorno, di farle tornare il buonumore.

Sherlock, conoscendola bene, non ci provò neppure mentre io, sempre armato di buone intenzioni, cercai in ogni modo di tirarla su di morale, esponendole le mie teorie.

Alla fine stavamo quasi per andare a dormire, quando ci raggiunse una telefonata. Era Anderson, il poliziotto che aveva arrestato Murdoch.

Rain rispose svelta al cellulare.

“Sono Rain … Sì, mi dica … Sì, in effetti … è successo qualcosa? … … Cosa? Sta scherzando? Bene, arrivo subito! Muoviti Max!” mi disse quando ebbe messo via il cellulare “Dobbiamo andare all'ospedale! Murdoch è stato ritrovato quasi morto vicino alla spiaggia!”

Mentre Rain si dirigeva a passo di carica verso la porta, vidi con la coda dell'occhio Sherlock mentre andava verso la biblioteca e si fermava a osservare i libri che sua nipote non si era presa la briga di rimettere a posto.

 

“Cosa è successo?” domandò subito quando arrivammo.

L'agente Anderson era di guardia fuori dalla stanza del malato e ci guardò con aria preoccupata.

“Lo abbiamo trovato svenuto vicino al luogo in cui è morto Mc Pherson” ci disse “La causa del suo malessere sembra essere la stessa che ha ucciso il professore! Non ci capisco più niente! Lui dovrebbe essere l'assassino, eppure ...”

“Mi pare ovvio che non sia lui l'assassino!” disse Rain, che ormai aveva perso completamente la pazienza “Curatelo e non stressatelo più. Max, andiamo alla spiaggia prima che salga l'alta marea!”
“Ma è buio!” tentai di protestare “Non potremmo ...”

“No!” ribatté lei “Muoviti, ora!”

 

Arrivammo più velocemente possibile alla spiaggia e Rain si mise subito a osservare il terreno con una grossa torcia. Io la aspettai vicino alla strada perché lei mi aveva chiesto di non disturbarla e non distruggere le impronte. Dopo una decina di minuti tornò trionfante.

“Lo sapevo!” disse “Non è lui l'assassino!”

“Come puoi dirlo?” le chiesi “Magari si è avvelenato per sbaglio cercando di eliminare le prove contro di lui ...”

“Il modo in cui cerchi di trovare delle soluzioni assurde è commovente, Max” disse ridacchiando “No. Non è così. A parte le impronte degli uomini che lo hanno soccorso, ci sono solo le sue e ci raccontano una storia ben precisa. Murdoch è tornato qui per esaminare la scena del crimine, se di crimine si può parlare. Se è lui l'assassino sarà venuto qui per distruggere le prove; se invece è innocente avrà cercato di scoprire cosa ha ucciso il suo collega. Io, sinceramente, sono convinta che si tratti della seconda ipotesi, anche perché ho già sviluppato una mia teoria in merito. Ora torniamo a casa di nonno Lock” disse avviandosi verso il villino “C'è una cosa che ...”

Non terminò la frase.

Nonno Lock la stava aspettando fuori dalla porta con un'espressione trionfante in viso.

“Cosa ...” cominciò lei, incredula.

“Per dimostrare che anche un vecchio come me può rendersi utile! Vieni!” le disse invitandola ad entrare “Cercavi questo, oggi?” le chiese porgendole un libro che stava appoggiato sopra il tavolino del salotto.

Rain prese in mano il libro e guardò il nonno.

“Nonno!” disse “Sei stupefacente! È proprio questo! Dov'era?”

“In soffitta” rispose lui “Ora cerca ciò di cui hai bisogno anche se, sinceramente, penso di essermene già fatto un'idea”

Rain sfogliò avidamente il tomo di botanica e infine indicò con un gesto deciso una pagina.

“Cyanea!” gridò felice “Cyanea!”

“Cyanea?” ripetei io, incerto di aver capito bene.

“Sì, Max” rispose lei mostrandomi la foto “Cyanea capillata. È una specie di medusa dal tipico colore rosso, che vive nei mari baltici e antartici, ma anche nel Mare del Nord”

“Dunque sarebbe lei l'assassina?” chiesi dubbioso.

“Questa è l'unica spiegazione che mi viene in mente” rispose lei stringendosi nelle spalle “Mi è venuta in mente ripensando alle ultime parole di Mc Pherson. La Cyanea viene comunemente chimata anche …”

“... criniera di leone?” chiesi, osservando la forma particolare di quell'animale.

“Esattamente!” rispose lei “Ora non ci resta che comprovare le nostre ipotesi! Andiamo …”

“Domani” la bloccò Sherlock, prendendola per una spalla “Ora è davvero troppo tardi. Sono sicuro che la Cyanea non scapperà, ma è troppo pericoloso fare questo tipo di ricerche con il buio”

Rain annuì poco convinta, ma obbedì al nonno così finalmente andammo a dormire.

 

Il giorno dopo ci svegliammo di buon mattino e, dopo una breve colazione, ci armammo per catturare l'assassina. Venne con noi anche Sherlock, sebbene facesse fatica a camminare. In pochi minuti noi eravamo già arrivati, mentre lui era ancora lontano.

“Forza, Max” mi disse lei, brandendo un lungo retino da pesca e porgendomene un altro “Diamoci da fa ...”

Non riuscì a finire la frase. Presa dal troppo entusiasmo aveva messo un piede in fallo ed era scivolata lungo un'alga. Istintivamente pose le mani avanti per attutire la caduta ma … cadde sopra di me. Lo scivolone fu così brusco che non riuscì a fermarsi e i nostri visi si ritrovarono improvvisamente vicini.

Troppo vicini.

Ci guardammo imbarazzati.

“Hem” disse lei “Grazie, ora cerchiamo la ...”

Scivolò di nuovo e stavolta ciò che accadde ebbe il potere di sconvolgermi.

Le nostre labbra si toccarono per un istante.

Mi sentii ardere di una passione che mai avevo provato in vita mia. Una passione intensa ma breve. Durò giusto un istante.

Mi passai la lingua sulle labbra. Sapevano da vaniglia.

Non posso dire che Rain potesse provare emozioni del genere, ma potrei giurare di averla vista arrossire.

Fortunatamente la tensione del momento fu spezzata dalla voce di Sherlock, che ci aveva nel frattempo raggiunto.

“La Cyanea!” disse indicando con un bastone una medusa che galleggiava a pochi metri dalla riva.

Dimenticammo subito quel piccolo incidente di percorso e ci demmo alla caccia dell'animale. La catturammo e la uccidemmo, per poterla portare in centrale di polizia come prova che la morte del professor Fitzroy Mc Pherson non era altro che il risultato di un incidente, uno sfortunato incontro in riva al mare.

Murdoch fu completamente scagionato e sia il suo fisico che la sua carriera si ripresero nel giro di poche settimane.

 

Quando la faccenda fu sistemata festeggiamo con una bella cena a base di pesce nella casa di Sherlock, il quale ci ringraziò dell'aiuto e ci rinnovò l'invito per andarlo a trovare quando ne avessimo avuto voglia.

Tornammo a Londra carichi di energia e rinfrescati dall'aria del mare. Dentro di me portavo ancora il sapore delle labbra di Rain e il desiderio di poterle sfiorare ancora.

 

 

 

 

 

 

*Questo caso è chiaramente tratto dall'avventura 'La criniera di leone'

**Riporto come dal libro: Il termine inglese per 'criniera' è mane.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Padmini