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Autore: kla    04/06/2007    2 recensioni
La storia di un'elfa... è la mia prima fiction fantasy!
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve, è la prima ff non Harry Potter che pubblico... spero vi piaccia.
L'ho scritta per un contest di fan fiction su un forum, e ho vinto (anche perché ero l'unica partecipante... :)


..::Alune::..



Il bosco emana un lieve effluvio di erba bagnata. Un canto dolce e soave arriva dalle profondità di esso. I miei leggeri passi si dirigono sicuri verso l’origine di quella melodia…conosco quel bosco da sempre, i cicli delle stagioni che ho visto avvicendarsi in esso mi hanno accompagnata per tutta la vita… i fiori che sbocciano, vivono, seccano.
Mi fermo in mezzo a una radura… i cipressi intorno a me hanno un odore meraviglioso.
Mi specchio in una pozzanghera e mi guardo: sono alta, e snella, ho i capelli neri che mi arrivano ondulati fino a metà della schiena. Sono folti, ma non coprono le mie orecchie, grandi, a punta. Orecchie da elfa. Le guardo presa dalla rabbia , e vorrei strapparmele, ma naturalmente non posso… perché sono io, perché sono un’elfa?
Alzo i miei occhi verdi verso la Luna, sono pieni di lacrime di rabbia. …nessuno mi capisce, nessuno mi comprende, credevo che lui fosse il solo. Quanto mi sbagliavo.


L’ho incontrato la primavera scorsa, nel bosco. Non l’avevo mai visto prima, ma vedendolo in quel luogo frequentato solo da elfi ho pensato fosse uno di noi. Ho iniziato a chiacchierare. Era bellissimo. Gli occhi color nocciola, i capelli castano chiaro gli coprivano le orecchie. Era anche simpatico, e intelligente, si chiamava Joras… mi è piaciuto tanto… abbiamo parlato ogni giorno per tanto tempo e intorno a noi la foresta era rigogliosa, i fiori colorati ci facevano da contorno nell’erba verde.
Poi un giorno, un elfo più vecchio di me mi ha consigliato di non vederlo più e poi mi ha detto solamente: “Loro non ci capiscono”.

Ho compreso immediatamente. Il giorno dopo gli sono andata incontro decisa e volevo chiedergli chiarimenti, perché non mi aveva detto di non essere un elfo ma lui mi ha detto: “ Ha importanza?”
E poi mi ha baciata. Non era il primo bacio che ricevevo, ma il suo era speciale, particolare. Ho capito di essermi innamorata.

Nessuno degli elfi che conosco ha approvato. Dicevano che eravamo troppo diversi e che avrei solo sofferto stando con lui… a me non è importato! Cosa importava dopotutto, se lui era un mortale mentre io sono praticamente immortale e sembrerò una ventenne anche quando avrò passato il secolo? A me bastava lui, mi faceva sentire felice, mi diceva che saremmo stati felici insieme, e che chi non capiva era cieco e non capiva il nostro amore. Che stupida.

Poi un giorno ho aperto gli occhi. Sono scesa al villaggio camuffandomi le orecchie come sempre. Di li ad un’ora dovevo incontrarlo, ma l’ho raggiunto prima per fargli una sorpresa. In una locanda ho sentito delle voci che parlavano dell’imminente matrimonio di Joras con una tale Perlet, e mi sono sentita affondare, perché io non sono Perlet, io mi chiamo Alune.
Un pugnale di ghiaccio mi ha trafitto il cuore e ho creduto di morire. Sono scoppiata a piangere e sono corsa nel bosco, odiando il villaggio, gli umani e odiando me, perché sono un’elfa.


Sono passati due mesi da quel giorno di fine estate e ormai l’inverno è alle porte.
Ogni giorno è passato lentamente, come una tortura che mai avrà fine perché la vita di noi elfi è lunga.
Mi alzo dall’erba e continuo a correre per il bosco, tra i salici e i cipressi.
All’improvviso lo vedo sotto una quercia e mi sento pervadere dalla rabbia.
Vorrei scappare ma lui mi vede e mi raggiunge correndo, sorridente. Potrei sparire in pochi secondi ma non voglio, qualcosa mi trattiene, forse la vista dei suoi occhi.
“Perché non sei più venuta?” mi chiede tranquillo.
Per tutta risposta gli urlo tutto quello che sento, la mia indicibile rabbia, ma allo stesso tempo l’amore che provo ancora, purtroppo, per lui. Poi me ne vado, correndo velocemente come non ho mai fatto prima e arrivata a casa mi metto a dormire.

Il giorno dopo mi sveglio all’alba e esco. Sembra che durante la notte invece di dormire, la mia mente abbia riflettuto a lungo. So quello che devo fare. E’ giusto così, non c’è altra soluzione.
Mi reco nel punto più solitario del bosco e premo sul nodo di un albero pronunciando la parola elfica “Ahselmne” che vuol dire “Apriti”. Le radici della grande quercia si spostano, lasciando intravedere una fessura che si ingrandisce sempre di più. Quando è diventata abbastanza grande entro. Ho sempre sentito parlare di quel luogo, ma nessuno tra gli elfi vi si è mai avventurato.
Il posto in cui mi ritrovo è una stanza molto grande, buia, illuminata da qualche candela. Nell’aria un odore di fiori, ma è così diverso da quello che sono abituata a sentire…
Al centro della stanza una donna è seduta su una poltrona. Ha i capelli rossi lisci lunghi raccolti in due file che le arrivano fino ai piedi. E’ minuta e ha un viso giovane ma qualcosa mi dice che è molto vecchia. E’ vestita con abiti scuri, lunghi e indossa ciondoli con simboli a me sconosciuti.
Appena mi vede si alza e con un cenno mi indica di sedermi sulla sua poltrona.
Mi osserva a lungo. I suoi occhi neri mi mettono a disagio, ho la sensazione che invadano la mia intimità, i miei pensieri ma poi sorride e dice “ Una giovane elfa, appartenente a una delle casate più antiche, ti chiami Alune.” Non è una domanda.
Poi aggiunge “Nel tuo cuore albergano rabbia, delusione, sofferenza e voglia di vendetta, sentimenti che ti hanno spinta fino a me. Sei la prima della tua specie che mi degna di tale onore. Pare quasi che voi Guardiani del Bosco mi temiate. Strano, sono solo una maga…”
Sento che ora è il mio turno di parlare. “ Io sapevo solo che qui viveva una maga e così sono venuta, ma non so esattamente cosa…” dico.
“ Ma lo so io” mi interrompe lei “so io cosa vuoi.”
Apre un armadio e ne caccia un piccolo ciondolo appeso ad una catenina d’argento.
Il ciondolo è a forma di luna, e al centro ha un bellissimo diamante nero.
La maga lo posa su un tavolo e comincia a recitare: “ Spiriti del cielo, della terra, del mare.
Saide vi chiama”
Il diamante si illumina, prima di verde, poi di blu e poi di bianco.
Saide me lo porge e dice: “ Con questo ciondolo otterrai quello che desideri. Sta a te capire cosa vuoi. Io lo so gia, ma non posso dirtelo.” Io lo prendo e me ne vado.

Sono chiusa in casa da due giorni, con il ciondolo in mano, ci ho pensato a lungo e ora so cosa fare.
Esco dal mio rifugio e vado al centro del villaggio degli elfi. Noi costruiamo le nostre case sugli alberi, per testimoniare il nostro profondo legame con la natura.
Mi metto il ciondolo al collo e comincio a cantare. La mia voce sembra amplificata, più soave che mai.

“Nella foresta tra verde e blu
La vita mia sarà…
Dicevo così da bambina…
E ora che sono più grande
Le idee più chiare non ho
Forse non capirete,
ma solo così posso far.
Sto soffrendo da tanto
Non posso continuar
Per favore, perdonatemi.”


Tutti gli elfi sono usciti dalle loro abitazioni e mi guardano, alcuni straniti, altri hanno capito cosa sto per fare. Una lacrima mi scorre sulla guancia, alzo la mano destra e saluto tutti i miei amici, i miei compagni, coloro che mi hanno vista crescere, e coloro che io ho visto crescere. Con la mano sinistra prendo il ciondolo e enuncio in Elfico: “Mahalex erthles, queas u etres,
Tueva ximnea fyrezes !” che vuol dire “ Spiriti della Terra, dell’acqua e dell’aria, alleviate la mia sofferenza”.
Un grande lampo di luce verde si sprigiona dal diamante nero, vedo alcuni elfi che si coprono gli occhi per non essere accecati. Io sorrido, mi sento più leggera e sono felice, molto felice. La luce cessa e quando gli elfi riaprono gli occhi vedono solo il mio corpo esanime per terra con un sorriso sul volto. La mano è vuota, il ciondolo è sparito.

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*



L’elfa chiuse il piccolo libro con le pagine di pergamena e si rivolse alla bambina di fronte a lei.
“Allora, ti è piaciuta la storia, Minarel?”
“Si, mamma.”
Madre e figlia si assomigliavano molto. Erano entrambe more, avevano gli occhi verdi e il viso sereno.
Minarel chiese: “ Ma mamma, questo è successo davvero?”
La donna si scurì un po' in volto e rispose: “Si, è tutto vero.”
La bambina rimase si intristì un po' e disse: “ Non parlerò mai e poi mai con un umano! Lo prometto!”
La madre sorrise e disse: “Ora va a giocare… fuori c’è Juvis”.
La bambina sorridendo corse fuori, i capelli svolazzanti.
Rimasta sola, l’elfa si sdraiò sul letto e si cacciò da sotto il vestito un ciondolo, a forma di luna, con un diamante nero.
“Eh gia, la storia è successa veramente, solo che tutti hanno frainteso il finale” pensò.
“Non ce la facevo più a essere compatita dagli altri. Ogni volta che incrociavo un elfo o un’elfa questo cambiava strada, mi trattavano come se fossi una bambina immatura, provavano pena per me. Così il desiderio che ho chiesto agli spiriti non era quello di morire, come hanno creduto tutti, ma semplicemente quello di rinascere in un altro corpo, non più sofferente. E infatti poco dopo la mia presunta morte è nata una piccola elfa, che, ironia della sorte, è stata chiamata Alune. Ora sono felice, e della vita passata mi sono rimasti solo i ricordi, ricordi che non mi fanno più male. Ricordi e basta. Ora sono un’altra.”


FINE

Vi è paiciuta?? Please, lasciate recensioni!!! Anche se non vi è piaciuta, mi piacerebbe!! Grazie in anticipo!!
KLA

  
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