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Autore: MeiyoMakoto    18/11/2012    3 recensioni
Fu Serpeverde a prendere la parola.
‘Benvenuti!’, tuonò. ‘Io, come ben sapete, sono Salazar Serpeverde. Dopo anni e anni di lavoro, io e i miei colleghi siamo fieri di condividere con voi un momento di importanza colossale: avremo l’onore, cari studenti, di dare inizio al primo anno della prima Scuola di Magia e Stregoneria della Storia!'
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‘Cosa credete che ci faranno fare?’, chiese un ragazzino di circa undici anni, battendo i piedi ansiosamente. ‘Voglio dire, come funziona una scuola?’
‘Lo scopriremo presto.’, sorrise Eowyn.
‘Per prima cosa, spero che ci sarà un banchetto.’, sorrise Aragorn guardando Eowyn.
Lei scoppiò in una risata argentina, annuendo.
‘Spero che le libagioni siano all’altezza del signore di Gondor.’, fece pungente, improvvisando una riverenza.
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‘Dama Arwen!’
Aragorn non fece in tempo a chiedersi perché Serpeverde non avesse detto il cognome o il casato della ragazza, perché quando alzò gli occhi su di lei non riuscì a pensare a nulla.
Poteva avere l’età di Aragorn, eppure sembrava in qualche modo più giovane e allo stesso tempo più vecchia di centinaia di anni. Ed era semplicemente stupenda.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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 ‘Non sei nervoso?’, chiese per l’ennesima volta Eowyn. ‘Nemmeno un po’?’
Sembrava avere una particolare simpatia per Aragorn, anche se non erano pochi i ragazzi che le ronzavano attorno: era molto bella, e la sua allegria e la sua arguzia avevano conquistato molti di quelli che all’inizio l’avevano ritenuta troppo impertinente per i loro gusti. In meno di due giorni di permanenza a Hogwarts, comunque, lei e il ragazzo erano diventati inseparabili.
Lui alzò le spalle e fece levitare pigramente la punta della sua treccia.
‘Ho avuto un buon insegnante privato, penso di potermela cavare.’
‘E smettila!’, fece la ragazza abbassandogli la bacchetta con una risatina. ‘Non mi vorrai scompigliare i capelli poco prima dell’esame? Sai quanto ci tengo ad apparire come la principessina fragile e ordinata che sono!’
Scoppiarono tutti e due a ridere e si avviarono verso il giardino. Tutti gli studenti erano stati chiamati lì ad eseguire qualche prova, per poter essere divisi in quattro classi a seconda della loro abilità: Helga Tassorosso sarebbe stata l’insegnante dei meno esperti, Godric Grifondoro quello dei maghi di livello un po’ più avanzato, Salazar Serpeverde quello del livello successivo, e naturalmente Rowena Corvonero si sarebbe occupata dei maghi più dotati. Aragorn scorse Faramir che parlava concitatamente con un gruppo dei suoi compagni di Casa; pareva più a suo agio di quando era arrivato a scuola.
‘Sembra simpatico.’, disse ad Eowyn indicandolo con un cenno del capo. ‘Mi piacerebbe conoscerlo meglio.’
La ragazza inarcò un sopracciglio, infastidita.
‘Fai come ti pare…’, borbottò. ‘Quanto a me, ne ho davvero abbastanza di quella famiglia. Li conosco da quand’ero piccola, con tutte le visite ufficiali che ci siamo scambiati per consolidare l’alleanza tra i due regni eccetera eccetera, e non mi sono mai andati a genio: Boromir è presuntuoso quasi quanto il padre, e mi trattavano entrambi come se mi facessero un grande onore con la loro presenza. Faramir… In realtà se ne stava sempre in disparte, non ho mai fatto troppo caso a lui. So solo che ha la mia stessa età, più o meno.’
‘Andiamo!’, insistette l’altro. ‘Pensavo di essere io quello riservato, e invece sei tu quella che non ha voglia di farsi nuovi amici. Non vorrai passare tutta la vita solo con me, vero?’
‘E cosa ci sarebbe di male?’, mormorò l’amica.
Aragorn si voltò verso di lei, confuso, ma in quel momento con la coda dell’occhio vide qualcosa -o meglio qualcuno- che distolse completamente i suoi pensieri da Eowyn.
Pur nella sua semplice veste grigia, Arwen catturava immediatamente l’attenzione di chiunque posasse lo sguardo su di lei. Stava esaminando la sua bacchetta con un’insolita espressione preoccupata, rigirandosela tra le mani.
‘Pensi che abbia bisogno di aiuto?’, chiese Aragorn all’amica.
‘Ma figurati, è di Corvonero!’, gli fece notare lei prendendogli un braccio come per trattenerlo. Lui però si divincolò e schizzò verso Arwen, lasciandola perplessa e arrabbiata.
Una volta avvicinatosi, però, improvvisamente si rese conto di non sapere che dire.
‘Ciao…’, mormorò. ‘Io mi… mi chiedevo se…’
Lei alzò gli occhi e lo fissò in silenzio. Il ragazzo ebbe un sussulto; voleva disperatamente abbassare lo sguardo, ma qualcosa in quegli occhi argentei lo incantava talmente che non ci riusciva. Finalmente, la ragazza gli sorrise.
‘Non ho bisogno di aiuto, grazie.’, gli disse, come leggendogli nel pensiero. ‘Ma sei molto gentile ad offrirti. Come ti chiami?’
‘Aragorn.’
‘Io sono Arwen. Piacere di conoscerti.’
‘Anche per me.’, riuscì ad articolare il ragazzo. ‘E… insomma… da dove vieni?’
La fanciulla smise all’istante di sorridere.
‘Scusami.’, si affrettò a dire il ragazzo. ‘Non volevo essere indelicato.’
‘Lo so.’, rispose lei. ‘Il tuo cuore è buono, Aragorn figlio di Arathorn. Vengo da molto lontano.’
 ‘Ah.’, fece l’altro, non osando fare altre domande.
Per fortuna, proprio in quel momento gli insegnanti radunarono gli studenti delle proprie Case per dare inizio all’esame.
‘Io vado.’, borbottò Aragorn schizzando via senza aspettare una risposta. La ragazza lo guardò farsi largo tra la folla e sorrise fra sé e sé.
Sarà un grande re, pensò. Il suo destino è scritto nei suoi occhi.
 ‘Ah, ecco Aragorn. Ci siamo tutti?’, domandò Godric Grifondoro vedendolo arrivare. ‘Bene. Seguitemi, prego.’
Li condusse in una frazione di prato all’ombra di un salice piangente.
‘Il vostro primo compito è quello di far crescere un bucaneve. Sì, anche se siamo a settembre, abbassate quelle braccia. Cominciate.’
Gli studenti si sedettero a gambe incrociate e si concentrarono sull’erba davanti a sé.
‘E’ impossibile!’, si lamentò Eowyn con rabbia.
‘Basta far sbocciare una margherita e poi Trasfigurarla in un bucaneve.’, le suggerì Aragorn mostrandole il suo fiore. La ragazza si morse le labbra e annuì senza ringraziare, imbronciata. Riuscì appena in tempo a mettere in atto il consiglio dell’amico, perché in men che non si dica i due si ritrovarono Grifondoro alle spalle.
‘Da quella parte.’, ordinò l’insegnante sbrigativo. ‘Sotto il salice.’
Si alzarono e raggiunsero un piccolo gruppo di studenti che chiacchierava all’ombra dell’albero. Aragorn ebbe un tuffo al cuore nel vedere che con loro c’era anche Arwen. Alzò timidamente la mano e lei lo salutò con un sorriso.
‘Smorfiosa.’, sibilò Eowyn a voce troppo bassa perché l’amico potesse sentirla.
Dopo un po’, altri alunni si unirono a loro alla spicciolata. Erano principalmente fra i quattordici e i diciassette anni, ma c’era anche qualche ragazzo più piccolo, fra cui Faramir, che chiacchierava eccitato con suo fratello. Insieme all’ultima manciata di studenti c’era Salazar Serpeverde, con l’eterno sorriso stampato in faccia.
‘Congratulazioni!’, disse l’insegnante. ‘Avete superato la prima prova. Per la seconda dovrete portarmi gli ingredienti della Pozione Barbanano, tutti presenti in questo giardino. Avete mezz’ora. Buona fortuna!’
Eowyn ed Aragorn si guardarono allibiti.
‘Tu hai idea di cosa sia la Pozione Barbanano?’, chiese la ragazza.
‘Neanche per sogno. Che facciamo?’
Lei aggrottò le sopracciglia pensierosa, poi sorrise trionfante.
‘Se c’è una cosa che mi ricordo di Faramir, è che è un asso in questo genere di cose.’, disse. ‘Il fratello lo batteva sempre a scherma, perché era più forte, ma i loro maestri di Pozioni ed Erbologia cantavano sempre le sue lodi. Ehi, Faramir!’
Corse verso il ragazzo, ma Aragorn non la seguì.
‘Che ti prende?’, fece Eowyn contrariata.
‘Non possiamo barare. E poi non voglio che il figlio del Sovrintendente di Gondor mi consideri sleale.’
‘Non essere sciocco, Aragorn! Senti, facciamo così: gli chiederemo solo quali sono gli ingredienti, poi li cercheremo da soli.’
L’altro non si mosse.
‘Oh, andiamo!’, fece la ragazza torcendosi la treccia con impazienza. ‘Non eri tu quello che non vedeva l’ora voglia di legare con il principino di Gondor? Da qualche parte dovrai pur cominciare, no? Sbrigati, si sta allontanando!’
Stavolta aveva fatto centro: l’amico la raggiunse con un grugnito rassegnato. La ragazza sfoderò un sorriso vittorioso, corse verso Faramir e gli posò una mano sulla spalla. Lui si voltò e arrossì nel riconoscerla.
‘Ciao, Eowyn.’, mugugnò. ‘E tu sei Aragorn, giusto?’
‘A dopo le presentazioni!’, sbottò la ragazza. ‘Tu sai dove trovare gli ingredienti, vero? Ci puoi aiutare?’
‘Non importa, Eowyn.’, aggiunse Aragorn, che aveva notato un lampo di disapprovazione negli occhi dell’altro. ‘Dobbiamo provare a cavarcela da soli.’
‘Ma stai scherzando? Non sappiamo neanche da che parte cominciare! Smettila di fare l’eroe, una buona volta!’, fece lei dandogli una gomitata. ‘Andiamo, Faramir, per favore!’
Incrociò lo sguardo del ragazzo con  un’espressione talmente supplichevole negli occhi che lui avvampò ancora di più e annuì debolmente.
‘Sei fantastico!’, esultò Eowyn. ‘Grazie mille!’
‘Sì, grazie.’, ripeté Aragorn.
L’altro non rispose e li guidò in silenzio, a passo sicuro.
‘Com’è Gondor?’, chiese ad un tratto Aragorn, incapace di trattenersi. L’altro lo guardò di sottecchi, preso alla sprovvista.
‘E’ bellissima.’, rispose. ‘Una città antica quanto il mondo. La minaccia di Mordor, così vicina, è sempre presente, è vero, ma quasi non ce ne si rende conto. Solo che ogni tanto mi sveglio la mattina e sento qualcosa di strano nell’aria… Ma mio fratello dice che sono paranoico. Spero che un giorno si accorgerà anche lui che c’è qualcosa che non va, altrimenti quando salirà al trono…’
S’interruppe bruscamente, mordendosi le labbra.
‘Tranquillo.’, lo rassicurò Aragorn. ‘Ho scelto io di rinunciare alla corona, per il bene della nostra… voglio dire, della vostra terra. I Sovrintendenti hanno governato Gondor per generazioni, e in modo eccellente; chi sono io per fare di meglio?’
‘Il legittimo Erede di Isildur!’, esclamò Eowyn piccata. ‘Saresti un re cento volte migliore di Boromir, e scommetto che lui lo sa. Senza offesa, Faramir.’
Lui non rispose, ma gettò uno sguardo penetrante ad Aragorn, come se stesse cercando di valutarlo. Infine gli comparve sul volto un mezzo sorriso, e l’altro seppe di aver superato l’esame.
 ‘Qui c’è il primo ingrediente.’, annunciò Faramir sorridendo loro orgoglioso. ‘Resina di pino secolare.’
 
 
 
‘Complimenti a tutti quelli che sono riusciti a completare la prova!’, fece Serpeverde.
‘Sì, complimenti, Aragorn.’, sibilò Boromir alle sue spalle. ‘Ma non ci sarà sempre mio fratello a darti una mano.’
Non era riuscito a trovare gli ingredienti, e il la vista di suo fratello che aiutava quello che già considerava un rivale era stata veramente troppo. Serpeverde finse di non sentire e proseguì imperterrito.
‘Quelli che hanno trovato gli ingredienti, con me. Gli altri, seguite Godric.’
Li guidò fino al cortile interno della scuola, dove c’era un grande albero cavo.
‘Qui dentro si nasconde un Molliccio.’, spiegò. ‘Per quelli di voi che non lo sanno, i Mollicci prendono la forma di quello che il loro avversario teme di più al mondo. Lo affronterete uno alla volta, poi io gli darò il colpo di grazia. Dama Eowyn, a te l’onore del primo colpo.’
La ragazza marciò in avanti, la bacchetta stretta in pugno. Quasi subito, dal cavo dell’albero fece capolino una figura decisamente inquietante: era identica a lei, ma aveva i polsi cinti da pesanti catene e negli occhi verdi era dipinta un’espressione di puro terrore. Era più minuta della vera Eowyn, e aveva un’aria così spaurita che faceva pietà a vederla.
Riddikulus!’, gridò Eowyn con rabbia, e all’istante il suo doppio venne avvolto in una comica veste di pizzo. Molti compagni sghignazzarono, e la ragazza si ritirò, le guancie imporporate.
‘Molto bene, Eowyn.’, fece Serpeverde. ‘Da quella parte, prego. Avanti il prossimo.’
Mano a mano, il Molliccio assunse le forme più svariate, dal mostro marino all’albero parlante. Aragorn fu sorpreso di vedere che parecchie volte ci fu bisogno dell’intervento dell’insegnante per sedare la creatura, e le file di quelli che non avevano superato la prova andavano allargandosi. Per Faramir il Molliccio prese la figura di suo padre, per cui il ragazzo non se la sentì di attaccarlo: umiliato, si allontanò a testa bassa verso le file dei bocciati. Aragorn gli diede una pacca solidale sulla schiena.
‘Aragorn, tocca a te.’, chiamò in quel momento Serpeverde.
Il ragazzo sgusciò tra la folla e raggiunse l’albero. Sotto al suo sguardo sbalordito, il Molliccio si trasformò in un guerriero con l’albero argenteo di Gondor sulla corazza.
‘Aragorn, figlio di Arathorn, per le imperdonabili mancanze commesse sei bandito dalla nostra terra per l’eternità, e così i tuoi figli, e i figli dei tuoi figli.’
Aragorn rimase fermo a bocca aperta, e il guerriero ne approfittò per sguainare la spada.
Riddikulus!’, si affrettò a gridare Serpeverde. ‘Mi dispiace, giovanotto, non hai superato la prova. Il prossimo.’
Il ragazzo strinse i pugni e si ritirò, colpito dalla visione.
‘Tutto bene?’, chiese Faramir timidamente. ‘Sembri un po’ scosso.’
Lui alzò le spalle.
‘Tutto bene. Tu?’
‘Sì. Vediamo come se la cavano gli altri.’
Era arrivato il turno di Arwen. Il Molliccio sembrò esitare, come se faticasse a trovare nulla di cui la ragazza avesse paura, poi si trasformò in un enorme occhio fiammeggiante, che sembrava vedere tutto e tutti. Molti gridarono spaventati, e persino Serpeverde rimase impietrito, ma Arwen lo fissò, fiera e imperturbabile; senza alzare la bacchetta, aprì la bocca e sussurrò parole che non  appartenevano alla Lingua Corrente. Il Molliccio si ritirò nel cavo dell’albero con uno strillo terrorizzato.
‘Ma che ha detto?’, ansimò Faramir, fissando la ragazza che si sistemava con noncuranza insieme agli altri che avevano superato la prova. ‘Quella lingua… Sembrava quasi…’
‘Elfico.’, completò Aragorn. ‘Ha detto: Qui non c’è posto per te. Vai via.
 ‘Tu parli l’Elfico?’, fece l’altro ammirato.
‘Me l’hanno insegnato da piccolo, insieme a un paio di altre lingue. Il mio tutore diceva che un re dev’essere poliglotta.’
‘Beh, ha ragione. Anche a Boromir hanno insegnato qualche parola di Elfico, ma dalle nostre parti nessuno ne sa più di tanto; tu dove l’hai imparato?’
‘Il mio tutore ha trascorso molti anni a Lothlorièn e a Gran Burrone in gioventù. Mi chiedo chi l’abbia insegnato ad Arwen, però.’
Per qualche secondo Faramir non rispose.
‘Chi è il tuo tutore, Aragorn?’, chiese infine.
‘Uno stregone dell’Ordine di Saruman il Bianco; gli sono stato affidato alla nascita. Dice che doveva istruirmi per compiere a dovere il mio destino, ma temo di averlo deluso.’
‘Ti riferisci alla Profezia?’
Aragorn incrociò il suo sguardo, allarmato.
‘Come fai a saperlo?’
‘Non c’è bambino, a Gondor, a cui non venga raccontata la leggenda della Lama Che Fu Rotta e del grande re che la riparerà, unendo sotto la sua corona tutti i regni degli Uomini.’
L’altro non rispose, imbarazzato.
‘Io credo che quella leggenda abbia un fondamento, sai?’, continuò Faramir. ‘Forse il nostro destino è già scritto… forse le Profezie dicono il vero.’
‘Forse.’, borbottò Aragorn. ‘Ma non sono io che le farò avverare.’
‘E allora chi, Boromir?’, insistette l’altro inarcando un sopracciglio. ‘Mio fratello è leale e coraggioso, ma troppo… turbolento; dubito che abbia la stoffa per guidare tutti i popoli degli Uomini.’
Prima che l’altro potesse ribattere, Serpeverde chiamò a sé tutti quelli che avevano fallito la prova.
‘Siete tutti ad un livello superiore alla norma.’, commentò pensieroso. ‘Abbiamo voluto mettere alla prova la vostra prontezza di spirito e i vostri riflessi insieme alla tecnica, quindi non avete di che preoccuparvi riguardo alla vostra abilità magica; non nego però che c’è ancora molto su cui lavorare, se volete imparare ad usare la vostra magia prontamente e con destrezza… Io sarò il vostro insegnante. Nel giorno dell’Equinozio d’Inverno sarete sottoposti ad un esame, e i più esperti passeranno nella classe di Rowena. I corsi iniziano domani alle nove in punto; subito dopo colazione vi aspetterò nella serra, non sono tollerati ritardi. Potete andare… Aragorn, permetti una parola?’
 ‘Naturalmente, professore. C’è qualche problema?’
‘Al contrario: volevo esprimerti la mia soddisfazione di avere un alunno del tuo calibro nella mia classe, è un tale onore per me… A proposito, congratulazioni per il tuoottimo rendimento nelle prime due prove.’
Accennò a Faramir, che si stava allontanando insieme ad altri Tassorosso, e strizzò l’occhio con aria cospiratoria; Aragorn si sentì avvampare di vergogna.
‘Mi dispiace per l’accaduto… Frequenterò il corso di Grifondoro, se…’
‘Caro ragazzo, non hai sentito quello che ti ho detto? Sono onorato di averti nella mia classe, e sono disposto a chiudere un occhio sull’ “accaduto”, a condizione che la cosa non si ripeta, s’intende. Mi è venuta una piccola curiosità, però: come mai il pupillo di Gandalf il Grigio, eminente stregone dell’Ordine di Saruman, ha deciso di passare a quattro umili insegnanti come noi? Oh, non dubito che le doti di Rowena siano giustamente decantate, e anche noialtri ci siamo guadagnati la nostra fetta di celebrità, ma… Tu capisci… Uno stregone conosce segreti che vanno al di là della nostra immaginazione! La tua formazione sarebbe stata più completa se fossi rimasto da lui, non credi? Non che non siamo felici di averti, s’intende.’
‘In questa scuola potrò imparare più della sola magia.’, rispose lentamente Aragorn, guardandolo negli occhi. ‘Hogwarts è la prima tappa della mia formazione. Una volta completati gli studi ho intenzione di viaggiare per tutta la Terra di Mezzo.’
‘Una saggia decisione.’, approvò Serpeverde scrutandolo attentamente come avrebbe potuto fare con un animale raro in una gabbia. ‘Un re non può essere di vedute ristrette, dopotutto.’
‘Non sono un re, signore. Con permesso…?’ 
‘Vai, vai.’
Aragorn fece un piccolo inchino e girò sui tacchi, sentendosi ancora addosso lo sguardo penetrante dell’insegnante.

  
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