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Autore: MeiyoMakoto    28/10/2012    4 recensioni
Fu Serpeverde a prendere la parola.
‘Benvenuti!’, tuonò. ‘Io, come ben sapete, sono Salazar Serpeverde. Dopo anni e anni di lavoro, io e i miei colleghi siamo fieri di condividere con voi un momento di importanza colossale: avremo l’onore, cari studenti, di dare inizio al primo anno della prima Scuola di Magia e Stregoneria della Storia!'
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‘Cosa credete che ci faranno fare?’, chiese un ragazzino di circa undici anni, battendo i piedi ansiosamente. ‘Voglio dire, come funziona una scuola?’
‘Lo scopriremo presto.’, sorrise Eowyn.
‘Per prima cosa, spero che ci sarà un banchetto.’, sorrise Aragorn guardando Eowyn.
Lei scoppiò in una risata argentina, annuendo.
‘Spero che le libagioni siano all’altezza del signore di Gondor.’, fece pungente, improvvisando una riverenza.
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‘Dama Arwen!’
Aragorn non fece in tempo a chiedersi perché Serpeverde non avesse detto il cognome o il casato della ragazza, perché quando alzò gli occhi su di lei non riuscì a pensare a nulla.
Poteva avere l’età di Aragorn, eppure sembrava in qualche modo più giovane e allo stesso tempo più vecchia di centinaia di anni. Ed era semplicemente stupenda.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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 Erano una strana compagnia, quei quattro.
Grifondoro era alto, con un cipiglio severo che metteva quasi paura; per contrasto, il sorriso di Serpeverde gli dava un’aria accogliente e alla mano, anche se era impossibile non notarne la rigidità. Rowena Corvonero e Helga Tassorosso, come i loro colleghi, non potevano essere più diversi tra loro: lo sguardo veniva subito attirato dall’incredibile bellezza di Rowena e dalla fierezza che i suoi occhi scuri emanavano; eppure la donna sembrava lontana mille miglia dagli studenti, persa in riflessioni che nessuno tranne lei poteva comprendere, mentre la cicciottella Helga guardava gli allievi con un affetto e un orgoglio tali da farli sentire subito a casa.
Fu Serpeverde a prendere la parola.
‘Benvenuti!’, tuonò. ‘Io, come ben sapete, sono Salazar Serpeverde. Dopo anni e anni di lavoro, io e i miei colleghi siamo fieri di condividere con voi un momento di importanza colossale: avremo l’onore, cari studenti, di dare inizio al primo anno della prima Scuola di Magia e Stregoneria della Storia! Quindi diamo inizio alle dovute accoglienze, e vi auguro uno splendido percorso qui a Hogwarts; sono certo che saprete renderci orgogliosi di voi.’
Un fragoroso applauso accolse queste parole, tanto che ci volle un po’ perché gli studenti si rendessero conto che anche Helga Tassorosso aveva una annuncio da fare.
‘Cari ragazzi’, cominciò la donna con un sorriso impacciato. ‘Non voglio annoiarvi con lunghi discorsi; d’altra parte il nostro buon Salazar ha parlato a nome di tutti noi. Dovete però sapere che, per una questione di ordine, sarete divisi in quattro Case, ciascuna delle quali sarà affidata ad uno di noi. Ci sono dei criteri secondo i quali sarete selezionati; io per esempio accoglierò nella mia Casa gli studenti più leali, generosi e che non hanno paura di sporcarsi le mani per fare un buon lavoro.’
‘Nella mia verranno gli studenti che sanno di avere un avvenire, e con la determinazione sufficiente per ottenere ciò che vogliono. Ah, e un nobile sangue nelle vene non guasta.’, intervenne di nuovo Serpeverde sorridendo felino.
Il cuore di Aragorn cominciò a martellargli in petto: se fosse finito in quella Casa, sarebbe stato chiaro a tutti chi era e da dove veniva. Per l’ennesima volta maledisse il sangue di Isildur che gli scorreva nelle vene.
‘Per entrare nella mia Casa ci vuole coraggio.’, continuò Grifondoro. ‘Coraggio vero, però. Potete anche aver ucciso un drago a mani nude, ma se quando vedete una persona in difficoltà guardate da un’altra parte, allora non avete la stoffa adatta per essere dei miei.’
‘Io tutelerò i maghi e le streghe di spiccata intelligenza e creatività.’, fece Rowena Corvonero rivolgendo loro per la prima volta il suo sguardo penetrante. ‘Se siete saggi, acuti e dotati di grande immaginazione, la Casa di Corvonero è il posto giusto per voi.’
‘Quella è mia madre.’, bisbigliò orgogliosa una ragazzina accanto ad Aragorn. ‘E’ la strega più influente del suo tempo; è grazie a lei che Hogwarts è aperta anche a noi ragazze. Molta gente si è opposta, dicendo che le femmine devono ricevere un’educazione separata, ma la mamma ha detto che erano stupidaggini da Babbani, che tengono a casa le loro donne e le trattano come esseri completamente privi di ragione. Io sono Helena Corvonero, comunque.’
‘Piacere.’, borbottò Aragorn senza presentarsi a sua volta.
Intanto Grifondoro si era tolto il voluminoso cappello che portava e l’aveva posto su uno sgabello al centro del podio su cui si trovavano i Presidi.
‘Vi chiameremo uno alla volta.’, annunciò. ‘Una volta selezionati, vi dirigerete verso il tavolo indicatovi dal tutore della vostra Casa. Cominciamo: Aragorn, del Casato di Gondor.’
Aragorn si sentì avvampare mentre un mormorio eccitato invadeva la sala. Strinse i pugni e si fece largo tra la folla, tentando di ignorare gli sguardi curiosi dei suoi compagni.
‘Ho sentito che è il legittimo erede al trono di Gondor.’, udì sussurrare. ‘Ma che ha deciso di non rivendicarlo per paura di commettere gli stessi errori del suo antenato, Isildur.’
‘Quello che si è rifiutato di distruggere l’Anello del Potere?’, domandò un’altra persona.
‘Proprio lui. Con il suo coraggio ha sconfitto Sauron, ma per colpa sua adesso l’Unico Anello è perduto, e il Male non è ancora stato annientato completamente.’
‘Accipicchia…’
Finalmente il ragazzo fu fuori dalla folla, davanti allo sgabello. Salì sul podio e aspettò, tenendo gli occhi bassi per non incrociare lo sguardo di nessuno.
‘Allegro, Aragorn, non è nulla di pericoloso.’, ammiccò Serpeverde. ‘Devi solo sederti sullo sgabello ed io ti metterò il cappello di Godric. Devo dire che spero vivamente di averti nella mia Casa, ragazzo.’
Io invece spero proprio di no, pensò lui sedendosi. Serpeverde aveva a malapena posato il cappello sui suoi capelli scuri che subito questo gridò:
‘Casa di Grifondoro!’
Gli altri studenti applaudirono, ammirati dall’ingegnoso sistema di selezione, e Aragorn riuscì a malapena a trattenere un sospiro di sollievo. Alzò gli occhi verso Godric Grifondoro, che lo guardò da sotto le sopracciglia cespugliose e annuì brevemente.
‘Vai al tavolo più a sinistra.’, gli ordinò.
Il ragazzo obbedì prontamente; questo Grifondoro cominciava ad andargli a genio, anche perché con lui intorno sembrava improbabile che gli altri studenti lo tartassassero di domande sui suoi antenati e sul trono che ormai non gli apparteneva più.
La decisione l’aveva presa l’anno prima, il giorno del suo sedicesimo compleanno, quando il suo tutore lo aveva informato che presto sarebbe partito per Gondor, in modo da conoscere i suoi futuri sudditi. Ma Aragorn non si sentiva pronto a governare una terra che non aveva mai neanche visto, e aveva risposto che avrebbe lasciato volentieri il governo ai Sovrintendenti.
‘Gondor non ha bisogno di un re.’, aveva sospirato. Il tutore aveva scosso la testa, ma sapeva che quel ragazzo non era una persona che prendeva decisioni alla leggera, e aveva rispettato il suo volere.
Diciassette anni, un temperamento deciso e malinconico al tempo stesso, e capelli e occhi scuri a denunciare che le sue radici non erano del Nord dove aveva vissuto tutta la vita, Aragorn era un ragazzo più particolare di quanto non si rendesse conto. Aveva sempre attribuito l’interesse che suscitava alle persone al suo sangue reale, e sarebbe rimasto molto sorpreso se qualcuno gli avesse rivelato che era soprattutto il suo carattere risoluto e riservato ad attirare l’attenzione di chi gli stava intorno.
‘Boromir, del Casato dei Sovrintendenti di Gondor!’, chiamò Serpeverde.
Aragorn alzò gli occhi, colpito: non aveva mai incontrato nessuno della stirpe che governava il suo paese d’origine da generazioni. Si domandò se anche Boromir avesse reagito così quando avevano chiamato lui. Era un ragazzo alto e massiccio, con una smorfia ansiosa che gli storceva a bocca, ma uno sguardo determinato negli occhi nocciola. Poteva avere all’incirca l’età di Aragorn, al massimo un anno in meno.
‘Casa di Serpeverde!’, annunciò il cappello.
Il sorriso di Salazar Serpeverde s’increspò un po’, anche se indicò al suo nuovo pupillo il tavolo all’estremità destra della sala con la solita affabilità. Aragorn capì con rabbia che era deluso di non poter vantare l’erede di Isildur fra i propri studenti, e Boromir sembrò arrivare alla stessa conclusione, perché strinse i pugni mentre si allontanava.
‘Faramir, del Casato dei Sovrintendenti di Gondor!’
Un ragazzo più giovane di Aragorn, di forse tredici anni, si affrettò sul podio. La somiglianza con Boromir era evidente: aveva gli stessi capelli castano chiaro e gli stessi grandi occhi nocciola, che però, a differenza del fratello, gli davano un’aria timida e impacciata.
‘Casa di Tassorosso!’, annunciò il cappello. Aragorn sorrise, senza sapere perché: quel ragazzino che sembrava un pulcino spaurito gli suscitava una certa simpatia. Si chiese se sarebbe mai riuscito a farci amicizia, a dispetto del proprio Casato.
‘Helena Corvonero!’
Helena si affrettò verso il podio con un sorriso carico di aspettativa alla madre, che però rimase impassibile, come se ad essere chiamata fosse stata una studentessa qualsiasi e non sua figlia.
‘Casa di Serpeverde!’
Il sorriso della ragazza le morì in faccia mentre correva a sedersi vicino a Boromir, e anche Rowena sembrò leggermente delusa.
‘Dama Arwen!’
Aragorn  non fece in tempo a chiedersi perché Serpeverde non avesse detto il cognome o il casato della ragazza, perché quando alzò gli occhi su di lei non riuscì a pensare a nulla.
Poteva avere l’età di Aragorn, eppure sembrava in qualche modo più giovane e allo stesso tempo più vecchia di centinaia di anni. Ed era semplicemente stupenda.
I suoi occhi erano della stessa sfumatura argentea del cielo d’estate, nell’ora dopo il tramonto; i lunghi capelli lisci, neri come la notte, le ricadevano morbidi sulla veste, di broccato blu scuro e ricamata con piccole perle.
Sembra una stella, pensò Aragorn senza fiato. La prima stella del vespro.
‘Casa di Corvonero!’, annunciò il cappello, rompendo l’incantesimo.
Arwen si avvicinò a Rowena Corvonero, che le concesse un sorriso d’approvazione mentre le indicava il tavolo vicino a quello di Serpeverde con un cenno aggraziato del capo; accanto alla ragazza, appariva quasi insignificante.
Aragorn non sentì i nomi degli altri studenti selezionati; restò a guardare la compagna che aspettava composta, il viso imperscrutabile. Lei evidentemente percepì il suo sguardo, perché si voltò verso di lui e gli sorrise. Il ragazzo rispose al sorriso, raggiante, ma Arwen aveva già distolto lo sguardo ed era tornata alla sua espressione neutra.
‘Quindi tu sei Aragorn.’, disse una voce femminile accanto a lui. ‘Piacere, io mi chiamo Eowyn.’
Lui si riscosse e si voltò a guardarla. Era una bella ragazza di circa quattordici anni, con lunghi capelli biondi, un’espressione testarda negli occhi verdi e un sorriso impertinente; non c’era da meravigliarsi che fosse al tavolo di Grifondoro. C’erano anche altri studenti seduti con loro, ma evidentemente Eowyn era la prima ad avere tentato di rivolgere la parola all’Erede di Isildur.
‘Ciao!’, rispose lui, sollevato che qualcuno avesse fatto il primo passo. ‘Vieni dal Sud, vero? Lo capisco dal nome.’
‘Da Rohan.’, precisò lei. ‘Sono del Casato di Eorl. Siamo quasi tutti figli di nobili, eh? E sì che avevo sentito dire che qui potevano accedere tutti i maghi e le streghe… Almeno ci sono parecchie donne, però.’
‘Se è per questo non ci sono neanche Elfi, o Hobbit, o Nani.’, aggiunse un ragazzo seduto poco più in là, con l’aria di chi la sa lunga. ‘Eppure non sono solo gli Uomini a conoscere i segreti della Magia.’
Eowyn scrollò le spalle sbrigativa.
‘Forse col tempo arriveranno anche loro. Personalmente, mi basta che noi ragazze possiamo studiare qui; non avete idea dei salti mortali che ho fatto per convincere mio padre a lasciarmi venire… Ma quando gli ho detto che allora volevo un maestro di scherma, ha acconsentito subito.’
Aragorn scoppiò a ridere, e con lui la maggior parte dei ragazzi. Alcuni squadrarono Eowyn altezzosamente, bisbigliando fra loro, ma lei non sembrò farci troppo caso.
‘Cosa credete che ci faranno fare?’, chiese un ragazzino di circa undici anni, battendo i piedi ansiosamente. ‘Voglio dire, come funziona una scuola?’
‘Lo scopriremo presto.’, sorrise Eowyn.
‘Per prima cosa, spero che ci sarà un banchetto.’, sorrise Aragorn guardando Eowyn.
Lei scoppiò in una risata argentina, annuendo.
‘Spero che le libagioni siano all’altezza del signore di Gondor.’, fece pungente, improvvisando una riverenza.
In quel momento Aragorn capì che sarebbero diventati ottimi amici; non si accorse che la ragazza era arrossita leggermente quando lui le aveva sorriso.

  
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