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Autore: _Whatever_    18/11/2012    3 recensioni
Dopo una vita passata pensando di dover rendersi utile alla società, Elizabeth si ritrova a fare da Angelo Custode, o come preferiva definirsi lei, da baby-sitter a due rockstar, ma i rapporti con i fratelli Gallagher non sono semplici, soprattutto se non si soffre il loro fascino! Per lei erano solo lavoro!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I'm free to say whatever I
Whatever I like
If it's wrong or right it's alright




“Cosa hai intenzione di dire al gruppo?” Ero preoccupata.
“L’importante è far capire il motivo della mia decisione a Noel, così da renderti il lavoro più semplice. Deve capire che ti ho assunta per il loro bene e che non deve metterti il bastone tra le ruote.” Aveva appena finito questa frase, quando Noel entrò nel suo ufficio.
“Allora?” probabilmente era sveglio da mezz’ora.
“Siediti Noel. Conosci già Elizabeth. Lei ha accettato il lavoro che le ho offerto, ora devi accettarlo tu.”Alan non sembrava preoccupato, evidentemente era molto sicuro della sua scelta.
“Ho un fottuttissimo mal di testa, quindi muoviti Alan.”
“Cosa hai fatto ieri sera?” Alan continuava ad essere tranquillo.
“Sinceramente non mi ricordo molto, ieri sera ero in giro con i ragazzi e stamattina mi sono svegliato a casa.”
“Come hai fatto a svegliarti?”Osservavo quella conversazione in silenzio e studiavo l’atteggiamento di Noel.
“Mi ha svegliato la tua telefonata del cazzo.” Sempre elegante The Chief.
“Lo sai che tra un’ora hai un’intervista radiofonica?”
“Lo so ora. Cazzo, Alan, mi stai facendo un interrogatorio!” Nonostante le sue parole denotassero un basso livello di sopportazione, la sue espressione era calma, atona.
“Elizabeth si occuperà di ricordarvi gli impegni e di farvici arrivare in uno stato decente.
Noel, stai vivendo un sogno,ma devi imparare a reggere i ritmi.
Elizabeth vi controllerà. Non vi impedirà nulla, ma vi fermerà quando riterrà necessario farlo.”
Nonostante Alan avesse parlato poco chiaramente, Noel sembrava aver capito tutto.
“Sei una baby-sitter del cazzo?” Solo in quel momento mi guardò.
“Non sono una baby-sitter e nemmeno un cane da guardia. Non noterai nemmeno la mia presenza, ma sarò quella che un giorno dovrai ringraziare per aver fatto in modo che non ti rovinassi la carriera per colpa della porcheria che sembra piacerti tanto.” Forse avevo esagerato, ma volevo vedere fin dove arrivava il suo livello di sopportazione.
“Se sono famoso non devo ringraziare nessuno, tanto meno te e quello che faccio non sono affari tuoi.” Ora sembrava veramente arrabbiato.
“Ma sono affari miei. La mia è una scelta obbligata. Devo proteggere dall’autodistruzione i miei artisti migliori.”
“Non sono un bambino, Alan. Riesco a controllarmi!”
“Infatti Damon Albarn deve morire di AIDS, no?!” La stampa inglese era famelica per questo tipo di episodi e tutti ne parlavano.
“Non sono cose che ti riguardano. Io dico quel cazzo che mi pare.” Si stava innervosendo, anche perché avevo toccato un tasto dolente.
“Noel, ascoltami bene. Non ti sto chiedendo un parere su Elizabeth, su questo non hai potere decisionale. Lei parte con voi.” La calma di Alan era invidiabile.
“Buona fortuna allora.”disse Noel mentre si alzava per uscire dall’ufficio.
“Noel, un’ultima cosa. Se vengo a sapere che mettete il bastone fra le ruote a Elizabeth, ti giuro, che tu sarai l’unico a pagarne le conseguenze.” Dopo questa velatissima minaccia, Noel sbatté la porta alle sue spalle.
“Perché dovrebbe pagarne le conseguenze solo Noel?”
“Perché lui è il capetto del gruppo. Riesce a imporsi sui ragazzi ed è quello che si mette più in gioco. Lui ha scritto tutte le canzoni ed è nato per farlo, ma io ho scoperto il loro talento e offerto loro un contratto discografico, quindi mi devono qualcosa e io pretendo che quel qualcosa sia il rispetto nei tuoi confronti.”
Il discorso di Alan non faceva una piega, ma avevo la netta sensazione che non sarebbe stato facile comunque vivere con loro.
“Posso spiegarlo io agli altri ragazzi?”
“Perché ci tieni tanto?”
“Perché almeno loro non mi devono vedere come una tua protetta, devono vedermi come figura di riferimento, altrimenti non mi rispetteranno mai.”
“Perfetto. Ti devo accompagnare o ci vai da sola?”
“Vado da sola, grazie.” Era un piacere lavorare con Alan.



I ragazzi erano nella sala in cui li avevo visti la prima volta. Avevano le facce sbattute, erano anche loro in giro con Noel stanotte.
“Buongiorno. Sapete già chi sono, quindi vi rubo tempo solo per spiegarvi cosa ci faccio qui.”
“Non vedo l’ora” disse Noel guardandomi con un tono di sfida.
“Dovete guardare a me come una figura di riferimento per qualsiasi cosa. Il mio ruolo a volte vi sembrerà sgradevole, ma ho ricevuto precisi ordini da McGee e intendo rispettarli per il vostro bene.” Mi rendevo conto che fosse un discorso di circostanza, ma non volevo sembrare una rompipalle da subito; avrebbero conosciuto quella parte del mio lavoro con il tempo.
“Quanta diplomazia nel tuo discorso, i miei complimenti.” Ovviamente Noel non riusciva a tacere e doveva per forza far notare il suo disappunto.
“Dimenticava di dirvi che lei risponde solo ad Alan e quindi nel caso la faceste incazzare, lei potrebbe dire tutto a McGee e fotterci.” Con quest’ultima frase Noel aveva vanificato il mio tentativo di imporre la mia autorità indipendente da quella di Alan. Lo fulminai con lo sguardo e lui sembrava compiaciuto.
“Noel, ti sta aspettando l’automobile per l’intervista radiofonica, ti conviene muoverti se vuoi arrivare in orario.” Tutti in quella stanza mi guardarono sbalorditi, avevo appena ordinato qualcosa a The Chief.
Dopo un momento di sorpresa iniziale, Noel rispose nel modo peggiore: “Allora andiamo. Non vorrai mica lasciarmi da solo, potrei dire che cose di cui potrei pentirmi.”
L’ultima cosa che volevo era accompagnare Noel Gallagher da qualche parte da sola.
Mi prese a braccetto e mi costrinse a seguirlo alla macchina che ci stava aspettando fuori.
  
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