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Autore: TheKyra808    18/11/2012    1 recensioni
Questa storia tratta di un' indagine un po' particolare, che porterà la nostra protagonista, Layla, in un mondo completamente diverso da quello che è abituata a conoscere, fatto di sangue, spaccio ed esperimenti, sarà lei a dover sistemare le cose per riportare l'ordine in città, e soprattutto per rimanere in vita. A complicare le cose sarà un intreccio amoroso che la legherà per sempre a quell'universo prima sconosciuto e che la metterà davanti a scelte che non vorrebbe mai dover fare.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci vollero più di due settimane per risalire all’origine dei tubi, tutti e tre seguivano la stessa direzione, la squadra dovette scavare lungo tutto il percorso e avere a che fare con cittadini che giustamente fecero non poca resistenza all’arrivo della polizia e degli operai intenzionati scavare nei giardini sotto cui passavano le condutture. Dopo la lunga operazione, si ritrovarono davanti un muro alto più di quanto fosse il palazzo stesso che proteggeva, percorsero tutto il perimetro per trovare un’entrata, ma l’unica era un cancello di ferro che non lasciava intravedere l’interno, sopra vi era affissa una targa con incisa la scritta “Ospedale psichiatrico con fini sperimentali”, i vecchi membri  della pattuglia conoscevano quel posto, era un ospedale per persone malate psicologicamente, un manicomio in cui medici e scienziati si sbizzarrivano nei più strani esperimenti sui pazienti, era caduto in disuso da ormai moltissimi anni, un’ esplosione improvvisa, ed erano morti tutti, lasciando sigillato l’unico ingresso, ma mai nessuno si era interessato di demolire la struttura, in quanto si trovava in mezzo ad un bosco desolato e nessuno ne avrebbe mai ricavato niente. Il ragionamento dei poliziotti non fu diverso, cedettero che era impossibile che le tubature provenissero da lì, così, non volendo sprecare tempo ed energie ad abbattere un vecchio edificio abbandonato, decisero di ricominciare a seguire i tubi dall’inizio, convinti di averne seguiti altri sbagliati.
In tutto questo, Layla, cercò fin dall’ inizio di far capire loro che era impossibile che avessero commesso errori, voleva a tutti i costi entrare in quel singolare luogo abbandonato, ma, nonostante la sua fedele compagnia credesse in lei e la sostenesse, erano comunque loro due contro altri sei agenti che si opponevano. Quella notte la ragazza non chiuse occhio, non si spiegava cosa potesse essere successo dietro quelle mura e sentiva di dover far luce sulla faccenda, così, in piena notte, chiamò e svegliò Stefania, a cui propose di andare la sera seguente ad esplorare da sole il vecchio ospedale. Ora, la donna non era certo sciocca o sprovveduta da andare ad intrufolarsi chissà come in una proprietà privata e disabitata, ma sapeva che se avesse rifiutato, la sua giovane amica sarebbe andata da sola, così accettò, a malincuore e insieme si prepararono alla delicata operazione.
L’indomani, appena finito il servizio, alle otto di sera, si incamminarono insieme verso le mura e le scalarono usando scarpe e attrezzi d’ alpinismo, arrivate dall’altro lato, si accorsero della vastità del luogo e rimasero ad ammirarlo: il bosco proseguiva anche lì e ricopriva tutto il territorio, tranne quello occupato dall’edificio diroccato che si trovava al centro. Camminarono per dieci minuti, quando sentirono dei rumori, un calpestare di foglie, dei rami spezzati, un respiro affannoso si fermarono all’istante e rimasero immobili, ormai era sicuro che non fossero sole in quel luogo, anzi, c’erano moltissime persone, o animali, non lo sapevano con certezza, poiché gli alberi e il buio non glielo permettevano. Continuarono il cammino quando i rumori si allontanarono fino a cessare, e dopo poco arrivarono alla parete est del palazzo, un muro grigio scuro alto più o meno quattro metri, senza finestre, per trovare un ingresso dovettero costeggiare l’edificio fino alla parete opposta, dove trovarono una pota di vetro spesso, sporca di fango, che permetteva loro di intravedere l’interno: c’era un via vai di persone di ogni tipo ed età, entravano ed uscivano da varie stanza che davano sul salone d’ingresso nessuno spiccicava parola, sembravano degli automi con degli obbiettivi da compiere e null’altro da fare. Sentendo qualcuno arrivare, si nascosero tra i cespugli e videro tre ragazzi, provenienti da direzioni diverse del campo, riunirsi in fila con un movimento meccanico ed entrare nell’edificio, dove, ancora, nessuno faceva cenni di saluto o altri convenevoli. Le due, anche se preoccupate dalla situazione, decisero di entrare, anche perché ormai era buio pesto e il movimento nel bosco aumentava, così si aggregarono al seguente gruppo di persone che arrivò e fecero finta di essere del posto.
La sala era spaziosa ed illuminata da luci al neon, come tutto il resto del palazzo, aveva due porte su ogni parete, tranne che su quella d’ingresso, e le persone si spostavano da una stanza all’altra trasportando scatole, documenti e fiale. Dopo qualche viaggetto qua e là riuscirono ad avere in mente più o meno la piantina del palazzo: quattro delle sei porte davano su laboratori dove venivano condotti esperimenti chimici e schedati composti vari, una era completamente  adibita a magazzino per la droga, che era ammassata in blocchi e l’ultima stanza in cui entrarono era più che altro un corridoio vuoto, che però si riempì dopo appena due minuti, al suono di una campanella. Tutti i presenti nel manicomio si diressero verso la porta in fondo e le poliziotte seguirono la folla, arrivarono in uno stanzone più grande degli altri, dove tutti si sedevano a terra, a formare un cerchio, le due presero posto come meglio potevano e quando tutti furono sistemati, entrò da un’altra porta, un ragazzo alto e muscoloso, era vestito in modo trasandato e aveva diverse cicatrici sul viso, i suoi occhi erano verde smeraldo, ed i capelli quasi completamente rasati. Si guardava intorno con attenzione e interesse, fissando ogni singolo membro per qualche secondo, ma quando arrivò il turno di Layla, ci impiegò più tempo, probabilmente notava che c’era qualcosa di insolito, ma non ne era sicuro, così la scrutava circospetto, lei, al contrario, si rilassò più che poté per non destare maggiori sospetti e si perse nell’osservarlo a sua volta, sembrava l’unico capace realmente di intendere e volere lì in mezzo. Dopo esseri convinto di non correre rischi passò alla persona a fianco, Stefania, che per sua sfortuna non ebbe il sangue freddo della giovane collega, sul suo viso scorrevano diverse gocce di sudore, e i suoi occhi balzavano da una parte all’altra della stanza carichi di tensione, ci volle un attimo, lui le saltò addosso e con lo stupore di tutte e due le intruse, la morse la giugulare e fece schizzare sangue ovunque, era una scena orribile, ma l’amica non poté fare a meno di assistere al tutto, atterrita, non appena l’assassino si ritrasse, si intravidero i canini più sviluppati del normale. Immediatamente tre ragazze si alzarono e portarono fuori il cadavere, Layla era nel panico, ma ora più che mai doveva resistere, aveva compreso che c’era molto di più del semplice contrabbando di droga in quel particolare caso che le era stato assegnato, qualcosa di sovrannaturale, e lei doveva mostrarsi sicura di sé ed a suo agio, se non voleva raggiungere la sfortunata.

ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti, ora gli eventi prendono una piega interessante, vi chiedo di darmi fiducia e continuare a seguire la storia, cercherò di non deludervi ;)
P.S.: Recensite in molti, sia per aiutarmi a migliorare che per dirmi se la storia vi piace o no =)
   
 
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