Mi voltai
indietro, verso Sam, con gli occhi pieni di lacrime.
Quei pochi giorni
in cui ci eravamo visti mi erano bastati ad affezionarmi all’animo gentile di
Rino.
Guardai Sam, e
forse in quel momento lo odiai.
A vuoto, comunque.
Se non avessi voluto salire sulla sua moto lui non mi avrebbe costretta.
Entrammo in
silenzio nell’atrio e poi nell’ascensore.
Una volta in
quello spazio angusto, fu impossibile evitare di guardarci.
Lui allungò una
mano, forse per accarezzarmi, ma a metà strada cambiò idea e la abbassò.
<< Era
davvero innamorato di te >> disse semplicemente.
Io lo ignorai e
non risposi, per cui lui continuò dicendo: << Se non fosse mio rivale mi
dispiacerebbe di lui ancora di più >>
Ma quello fu
troppo.
<< Rivale un
corno! >> sbottai << sono qui solo per vedere chi sei davvero, non
per altro! >>
In quel momento la
porta dell’ascensore si aprì, e per lui fu una fortuna. Altrimenti non sarebbe
riuscito a nascondere la sua espressione delusa, che io comunque colsi di
sfuggita.
Entrai nel suo
appartamento, per me ormai familiare.
Si guardò attorno,
poi si voltò verso di me e disse: << Quindi… sei qui solo per vedere chi
sono, giusto? >>
<< Esatto
>> risposi prontamente, ignorando il suo tono… offeso? confuso?
<< Beh,
allora… accomodiamoci e aspettiamo >> disse, tuffandosi nel divano di
pelle nera in cui avevo dormito quella famosa notte.
Mi guardai
attorno, indecisa.
Alla fine mi tolsi
il copri spalle beige, in tinta con le scarpe e il pantalone, e rimasi in
camicia.
E mi sedetti a
distanza da lui.
<< Non sono
scomode? >> chiese, indicando i miei dodici centimetri di tacco.
<< Per
niente >> risposi << certo, delle scarpe basse sarebbero più
comode, ma anche queste non sono male >>
<< Se vuoi
puoi toglierle >> disse, poi aggiunse frettolosamente << se ti va,
ovvio >>
All’inizio pensai
che non farlo sarebbe stato meglio, ma poi mi dissi che ero a casa sua, sul suo
divano, per cui togliersi le scarpe non era chissà che provocazione.
Rimasi a piedi
nudi e incrociai le gambe.
Lo guardai negli
occhi e vidi che mi stava studiando attentamente, così chiesi: << Perché non
mi parli un po’ di te? >>
<< Oh
>> disse, colto di sorpresa << ehm… perché dovrei? >>
<< Beh,
almeno io ho avuto la delicatezza di chiedertelo guardandoti negli occhi… ma se
vuoi posso leggere anch’io il tuo diario segreto >> conclusi, con un’espressione
tra l’ovvio e il realizzato.
<< Come lo
sai? >> chiese di getto.
A quel punto non
mi trattenni e sorrise trionfante.
Senza ovviamente
dirgli che avevo colto il suo odore fra quelle segretissime pagine.
<< Dai, come
lo sai? >> chiese curioso.
Non risposi. Mi sentivo
troppo importante.
Ma me ne pentì.
Perché prese un
cuscino e me lo lanciò in piena faccia.
Aprì la bocca, tra
lo scandalizzato e l’indignato, e poi feci l’unica cosa che c’era da fare.
Gli rilanciai il
cuscino.
Cominciò una lotta
furiosa.
Dieci minuti più
tardi, mi arresi. Mi aveva incastrata tra il suo corpo e una montagna di
cuscini alle mie spalle.
Tolsi il fermaglio
dai miei capelli, ormai tutti fuori posto.
<< Questo
non basterà a fermarmi >> disse decisa << voglio sapere di te
>>
Rendendosi conto
di essermi troppo vicino si fece indietro.
E finalmente
cominciò a parlare.
<< Beh, che
dire… mi chiamo Sirius Black, e ho 18 anni… fisicamente sono quanto di più
diverso tu possa immaginare di questo corpo… sono molto più bello, ovviamente…
e odio la mia famiglia >>
<< Come mai?
>> lo interruppi.
<< Beh…
Credo tu abbia ormai capito che
<< Una sorta
di razzismo dei maghi >> dissi cercando di capire.
<< Sì, più o
meno >> mi rispose, guardando fisso un punto lontano, perso nei suoi
pensieri.
<< Non credo
di essere nella graduatoria dei maghi >> dissi, scherzando ma non troppo.
<< Per la
cronaca >> spiegò, alzando senza accorgersene la voce << sono
scappato da casa loro perché odiavo il loro sentirsi superiori >>
Pensai che era
meglio non replicare.
Era pur sempre la
sua stupida famiglia.
Ad un tratto,
però, si calmò e cominciò a cercare qualcosa sotto i cuscini del divano.
Un joystick della
PS3.
<< Ti va una
corsa? >> propose.
Perché no?
Che onta. Stavo per
essere battuta di nuovo.
Finché all’ultimo
giro non lo sorpassai miracolosamente.
<< Mangia un
po’ di polvere >> dissi, strillando l’ennesimo insulto.
Stranamente, lui
non mi rispose.
Lo guardai con la
coda dell’occhio per vedere se per caso non stesse facendo qualche suo
trucchetto per vincere – ci eravamo scherzosamente insultati dall’inizio del
gioco – e immediatamente il joystick mi cadde di mano.
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Angolino
dell’autrice
Ragazze,
ma pensate sia sorda?
Ho sentito
fin qui le parolacce che mi avete rivolto.
Ahahahahahaha
:D
Godo come
una BBBestia {cit. Michael Righini} a tenervi col fiato sospeso :D
Spero vi
sia piaciuto questo nuovo capitolo.
A cinque
recensioni il prossimo :D
Baci,
Carmen :* :D