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Autore: Kikari_    19/11/2012    0 recensioni
| Primo posto e Premio Risata al contest indetto da clalla97 ma giudicato da fa92, "Gocce di quotidianità" |
Non credete che i nostri personaggi meritino un po' di tranquillità?
Li buttiamo sempre - e senza il loro permesso - in situazioni pericolose e in avventure impossibili, aspettandoci che loro sopravvivano pure, magari salvando l'Universo.
E se, per una volta, fossero loro a dettare le regole?
E se, per una volta, fossero accompagnati delicatamente nella vita normale che noi assaporiamo ogni giorno?
Forse capiranno una volta per tutte che, in fondo, non è poi tanto male sconfiggere un drago con solo un cucchiaino da té e un frullatore.

[...]
7. Game Table. ~ «È finita.»
8. Honored. ~ «Hai una pistola? Voglio uccidermi.»
«Oh, mi spiace. Ho usato l'ultimo proiettile per spararmi alla coscia.»

9. Fall to Pieces. ~ Solo quando anche l'anima di Lee cadde a pezzi Will si sentì veramente meglio.
10. Chocolate. ~ «Allora, Lee, ti faccio una domanda: qual è la cosa più importante che si fa a Natale?»
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Daily Drops ~




Titolo del Capitolo: 2. Dignity.
Rating della shot: Verde
Elemento del prompt utilizzato: Immagine qui
Note: One-Shot {687 parole - Oh, non riesco a scrivere una Flash, diamine.
Note2: È stato più semplice del previsto ispirarsi a questa immagine e spero di aver reso bene l'idea poetica che mi sono fatta ~ Sìcomenocontaci.






«Will?»
«Sì?»
«Perché mi proponesti di entrare nel tuo College?»
«Lee, sei una studentessa modello, ma certe cose proprio non le capisci...»




...





Il cielo uggioso avvolgeva New York come una calda e madida coperta; presto avrebbe iniziato a piovere.
Aileen sbuffò mentre spostava per l'ennesima volta una ciocca bionda cadutale sulla faccia. Quella dannata umidità le rendeva i capelli ancora più impossibili del solito; era riuscita a spuntarla solo dopo una furiosa lotta all'ultima spazzolata contro di loro, raccogliendoli tutti con l'elastico.
William la guardava divertito: il carattere scontroso e schietto della ragazza lo aveva affascinato fin da subito.
Camminavano l'uno al fianco dell'altra. D'altronde avevano iniziato a frequentarsi; da poco, ma stavano insieme.
Eppure tra di loro si era creata una fitta rete di ferro che impediva ai due giovani di conoscersi veramente – o forse quella griglia era lì fin dall'inizio.
Avevano appreso solo le nozioni superficiali, e quel dannato reticolato non accennava a scomparire.
Passeggiavano vicini lungo la maglia di ferro senza mai potersi toccare. Il silenzio che si creava tra di loro era colmato solo da tante parole vuote.
Era come se due mondi opposti si incontrassero e cercassero di andare d'accordo, inutilmente.
La vita di Lee, un'eterna scalata verso un obbiettivo talmente alto da far venire le vertigini; un'arrampicata verso la vetta della montagna, tempestata di insidie e trabocchetti in cui non doveva cadere. Solo il pensiero di dover essere necessariamente forte animava costantemente Aileen.
La vita di Will, invece, era una discesa verso un traguardo già raggiunto. Di buona famiglia, non dovette mai pensare ai soldi e alle difficoltà dell'esistenza: tutto gli apparteneva, tutto gli era concesso.
Un unico sogno spronava William ad andare avanti: dimostrare al mondo che, in fondo, lui poteva reggersi sulle proprie gambe e non sedersi su un divano di denaro.
Il loro rapporto era distante, falso. Basato solo sullo strato esteriore del compagno. E, forse, così sarebbe rimasto se Aileen non si fosse sfogata con lui.
La sua domanda alla Stranford University era stata rispedita al mittente con tanto di scuse alla famiglia Torres, troppo povera per permettersi quella scuola.
Lee era corsa via di casa in lacrime, vomitando insulti e imprecazioni contro quei “riccastri dannatamente futili”.
Non si accorse che nel giro di pochi secondi una cascata di lacrime scorreva sulle sue guance. Ringraziò il cielo nello scoprire che parte di quel dolore era solamente pioggia. Una velenosa e pungente pioggia.
Con i vestiti fradici e i capelli grondanti non pensò minimamente di mettersi al riparo.
Come poi Aileen si fosse ritrovata a singhiozzare rumorosamente tra le braccia di William fu un mistero.
I tuoni e i lampi in lontananza dissimulavano i suoi singulti e le gocce di pioggia si confondevano tra le sue lacrime.
Per una volta Lee fu contenta di veder piovere.
Quando iniziò a calmarsi, Will la prese per le spalle.
«Ti hanno rifiutata?»
Annuì.
«Stranford era così importante per te?»
Annuì nuovamente.
«Perché? Ci sono così tanti College in America. La Stranford University è in California. Avresti dovuto traslocare e lasciare tutti qui.»
Alzò gli occhi gonfi verso di lui. «Ma è una delle migliori scuole di tutta l'America! Sarei stata disposta anche a quello pur di andarci!»
Lui la fissò serio. «Perché non vieni con me alla Columbia? È qui a New York. Non sarà prestigiosa come la Stranford, ma con la tua borsa di studio puoi permettertela.»
Lee lo studiò confusa.
Se si fosse trovata in una situazione normale probabilmente lo avrebbe mandato a quel paese e avrebbe tentato con un altro College ma, in quelle condizioni, il suo orgoglio era completamente fuori uso.
In fondo, se Aileen non avesse accettato non avrebbe scorto una piccola fenditura nella griglia; non si sarebbe avvicinata cautamente a questa e non vi sarebbe passata attraverso, approdando nello sconosciuto e enigmatico mondo di Will.
Non avrebbe mosso quei primi pavidi ed esitanti passi all'interno di un pianeta del tutto nuovo, ignara che, nel giro di poco tempo, avrebbe cominciato a correre al suo interno liberamente.


In fondo, se Aileen non avesse rinunciato alla sua dignità, noi ora non ci troveremmo qui.


  
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