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Autore: _Whatever_    19/11/2012    1 recensioni
Dopo una vita passata pensando di dover rendersi utile alla società, Elizabeth si ritrova a fare da Angelo Custode, o come preferiva definirsi lei, da baby-sitter a due rockstar, ma i rapporti con i fratelli Gallagher non sono semplici, soprattutto se non si soffre il loro fascino! Per lei erano solo lavoro!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi stavo preparando per andare a cena da David, quando mia madre mi disse che un certo Alan mi voleva al telefono.
“Pronto?”
“Ciao Elizabeth! Hai impegni per la serata? Noi andiamo in un locale a festeggiare il successo della critica per l’album e mi chiedevo se avessi voglia di unirti a noi!”
“In realtà ho altri programmi per la serata, mi spiace.”
“Dai, passa a salutarci, va bene a qualsiasi ora, tanto ho la sensazione che non si concluderà presto.”
Mi feci dare l’indirizzo del locale, promettendo che, se fossi riuscita, sarei passata.
Non sapevo cosa aspettarmi dalla cena con David, ma ero troppo curiosa di sapere che cos’altro mi volesse dire e soprattutto, volevo anche provare a chiarire con lui, perché era pur sempre David, il mio migliore amico.
Suonai, ma non mi aprì chi mi aspettavo.
“Tu devi essere Elizabeth.”
Un ragazzo stava sulla porta e mi sorrideva. Vedendo la mia espressione smarrita si affrettò a presentarsi.
“Io sono Thomas. David è in cucina.” Mi tese la mano e io la strinsi.
“E’ un piacere conoscerti.”
La mia espressione tradiva la sorpresa che provavo. Quel maledetto mi aveva incastrato in una cena con il suo nuovo amichetto. In quella situazione di certo non potevamo sbraitarci addosso.
“So che non ti aspettavi di vedermi, ma David mi ha spiegato quello che è successo. Non è stata un’idea sua la cena, ma mia. So che sei una delle persone più importanti nella sua vita e non voglio che la mia presenza rovini il vostro rapporto.” Io non sapevo cosa rispondere e nel dubbio restavo in silenzio.
Arrivati in cucina, David, intento a cucinare, abbandonò i fornelli e corse ad abbracciarmi. Solitamente non era una persona affettuosa e quel gesto riassumeva tutto quello che provava: dispiacere, affetto, bisogno.
Ricambiai l’abbraccio restando in silenzio. Non avevo ancora detto una parola da quando ero entrata in quella casa.
Con calma mi sciolsi e la serata passò tranquillamente, parlammo di tantissime cose e io facevo una marea di domande a Thomas, per capire il soggetto e per poi concedere la mia benedizione a quell’unione inaspettata.
Non avevo mai visto David così, aveva gli occhi felici e quando Thomas parlava si incantava ad ascoltarlo e a guardarlo, a volte con l’espressione propria di un pesce lesso.
Thomas era una persona molto interessante e mi piaceva il fatto che avesse organizzato questa cena per sistemare le cose tra me e David.
Dopo cena anche loro volevano uscire per festeggiare la buona riuscita dell’incontro e allora proposi loro di andare alla festa della Creation.
Il locale era affollato, ma intravidi subito il gruppo e feci un cenno ad Alan che mi sorrise.
Ci sedemmo a un tavolo un po’ distante dal loro, perché non mi andava di ascoltare le loro conversazioni, avevo la sensazione che non fossero propriamente interessanti, anche perché probabilmente erano condite da alcool e solo Dio sa cos’altro.
A un certo punto si avvicinò al nostro tavolo Paul, quello con un’incipiente  calvizie, e con tutta la naturalezza del mondo si sedette con noi.
Per educazione lo presentai come Paul, ma lui mi corresse e mi disse che tutti lo chiamavano Bonehead.
“Sai, sono contento che Alan ti abbia assunto!”
“Sembri l’unico, sai?”
“Noel mi ha spiegato tutto e, anche se odia essere controllato, anche lui capisce perché Alan l’abbia fatto e sappi che quando avrai bisogno, e ti assicuro che quel momento arriverà, potrai sempre contare sul mio aiuto.” Detto questo, mi fece l’occhiolino e tornò dagli altri.
Il resto della serata passò tranquillamente e il locale si svuotava lentamente.
A un certo punto eravamo rimasti solo noi e i ragazzi.
Alan ci invitò a unirci a loro e sembrava maleducazione a quel punto rifiutare l’invito.
Io non avevo bevuto nulla e David e Thomas avevano ordinato un paio di birre, ma erano lucidi, al contrario degli altri, che parlavano a un tono di voce altissimo, senza dirsi per altro niente di interessante.
A un certo punto notai che Liam mi stava fissando, sembrava che volesse parlarmi, nonostante fosse dall’altra parte del tavolo, e infatti poco dopo urlò qualcosa che interpretai:
“Perché stai sempre zitta?”
“Perché non ho niente di interessante da dire!” Gli urlai di rimando e lui sembrò accontentarsi di questa risposta, ma forse non aveva nemmeno sentito cosa gli avessi detto, non aveva l’espressione molto sveglia, come tutti gli altri del resto.
Quando Noel annunciò che per lui era arrivato il momento di andare a casa, la maggior parte del gruppo lo seguì. Anche noi ce ne saremmo andati, se Liam non ci avesse chiesto di restare un altro po’.
Continuava a bere birra, anche se il limite lo aveva passato almeno due ore prima.
Rimasti noi quattro, Our kid iniziò a farmi mille domande, sulla mia vita, sul mio lavoro, sui miei gusti musicali, ma a me sembrava di parlare con un primate, quindi gli diedi solo risposte evasive.
David e Thomas si divertivano a osservare questa pseudo conversazione, ma io mi stavo annoiando mortalmente, quindi presi l’iniziative e proposi a Liam di andare via.
L’avrei accompagnato a casa sua, perché da solo non sapevo dove sarebbe potuto arrivare.
Dopo essermi congedata da David e Thomas, trascinai Liam alla mia automobile, mentre lui straparlava o faceva versi, non capivo bene.
In macchina si addormentò, dopo però avermi detto il suo indirizzo.
Arrivati a casa sua, rovistai nelle sue tasche e trovai un mazzo di chiavi; lo sveglia con uno strattone e fece le scale di casa usandomi come stampella.
Il disordine regnava ovunque in quell’appartamento e sbirciando tra le stanze, individuai al primo piano quella che assomigliava di più ad una camera da letto.
Cercai di far stendere Liam il più delicatamente possibile, ma lui non si sforzava nemmeno di aiutarmi, così caddi sul letto insieme a lui.
Mi rialzai subito e gli chiesi se avesse bisogno di qualsiasi cosa e Liam sorprendentemente sembrava essersi ripreso, così si alzò e si avvicinò.
“Fai da solo da adesso in poi, ok?”
“No, non hai capito niente.” Dopo aver pronunciato queste parole in modo provocante, provò a baciarmi, ma tutto quello che ottenne fu uno schiaffo.
“Ahia!”
“Hai finto di essere ubriaco per poterci provare con me!”
“Bhè, fino a questo preciso istante, stava andando tutto secondo i piani.” Non era arrabbiato per lo schiaffo, solo estremamente divertito e sorpreso.
“Mi spiace per i tuoi piani, ma non hai considerato il mio libero arbitrio.”
“Il tuo che?! Comunque ci sono ragazze che venderebbero la propria madre per trovarsi dove sei tu ora e tutto quello che fai è tirarmi un fottutissimo schiaffo?! Sei proprio strana!”
“Quelle ragazze sono delle poverine.”
“Comunque pensavo che tu dovessi esaurire ogni nostro desiderio.” Come si permetteva?
“Ah sì?! Non sono mica la vostra puttanella se è questo che intendi dire e se per una volta non trovi qualcuna da portarti al letto, questo non significa che tu debba importunare me. Io sono più un appoggio emotivo, non uno sfogo fisico. Capito?”
“Ok, basta che non ti scaldi.” Crollò sconsolato sul letto.
“Buonanotte, ci vediamo.” Feci per andarmene, ma Liam si alzò e mi trattenne per il braccio.
“No, ti prego, resta a dormire qui.”
“Scusa?! Non ne vedo il motivo.”
“Non voglio restare da solo, sai cosa intendo dire?”
“Se intendi dire quello che hai provato a fare prima, sappi che non resto.”
“Intendo dire che potrei aver voglia di parlare.” Sorpresa! Liam Gallagher, quello che si era finto ubriaco per poterci provare con me, voleva parlare.
“Mi stai prendendo in giro?” Rischiava di essere più lunatico di me con quei cambiamenti d’umore.
“No, sono serio.”
Ci stendemmo a letto, ma presi le distanze da lui immediatamente; io ero messa a pancia in su e lui era girato verso di me.
Dopo qualche minuto di silenzio, nel quale credevo che si sarebbe addormentato, iniziò a parlare, all’inizio faceva un po’ di fatica a lasciarsi andare, ma quando vide che lo ascoltavo interessata e partecipe, si rilassò e mi raccontò come se la passava in quel periodo.
Sapeva di fare parte in uno dei gruppi più acclamati di Inghilterra, ma aveva paura che la gente non lo considerasse all’altezza, aveva paura di poter rovinare tutto un giorno o l’altro, perché i media gli facevano troppa pressione e poi…poi c’era Noel, che lo considerava un bambino piccolo e che infatti lo chiamava Our Kid. Odiava quel soprannome e odiava il fatto di non essere mai preso sul serio. Su quest’ultimo discorso, la poca lucidità che gli era rimasta,  lo abbandonò e lui crollò in un sonno profondissimo.
Liam Gallagher cercava di nascondere di essere la persona più insicura del mondo e per non sentire la pressione, annebbiava le sue preoccupazioni con l’alcool e la droga.
Quella notte, nonostante fosse iniziato tutto nel peggiore dei modi, si rivelò molto utile. Liam si fidava di me e aveva trovato in me qualcuno con cui poter parlare liberamente.
Io non riuscivo a dormire, perché Liam si muoveva di continuo, allora scesi al piano di sotto per esplorare casa sua e in mezzo al disordine trovai i cd degli Oasis.
Feci partire “Definitely Maybe” a volume basso e mi stesi per terra vicino allo stereo.
Era una scena surreale:ero al buio nel salotto di Liam Gallagher ad ascoltare il primo album degli Oasis. Le tracce scorrevano l’una dopo l’altra, ma il tempo sembrava essersi fermato.
La voce di Liam era meravigliosa e ascoltai Slide Away due volte, perché mi sembrava impossibile che lo stesso gruppo di ragazzi che avevo visto quella sera in un locale, avessero creato un capolavoro simile.
Dopo i 55 minuti e 55 secondi di Definitely Maybe, mi preparai una tazza di thè e ascoltai (What’s the story?) Morning Glory. Stavo ancora pensando alla perfezione di Liam in Wonderwall, quando la voce di Noel mi sorprese sulle note di Don’t look back in anger. Solo in quel momento realizzai che tutte le canzoni era cantate da Our Kid e che Noel si era riservato solo quella traccia.
Finita Champagne Supernova decisi che era il momento di provare a dormire e mi stesi sul divano.
  
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