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Autore: Nefele    07/06/2007    3 recensioni
“Sofia, Sofia..ehi mi senti…che hai? Stai male?” aggiunge Micael mentre la scuoteva con forza, ma nulla la faceva sembrare sana, neppure lontanamente. “Mic…dobbiamo andare a chiamare il signor Asclepi, deve portarla in infer…”diceva agitatissima la minuta ragazza dai capelli corti, ma non ebbe il tempo di terminare la frase perché dalle labbra rosee di Sofia uscì una voce cupa che pareva venire da molto lontano. “Quando la tonda signora che i lupi risveglia nascerà nel suo regno animato da piccole luci, colui che porta il segno e i suoi fidati verranno nella casa assolata dei maghi .” Un rantolo informe concluse la frase. Le palpebre di Sofia batterono sugli occhi tornati finalmente vigili, quindi scorgendo i volti terrorizzati degli amici scherzò:” Che avete da guardare così? Mi hanno forse fatto una fattura orcovolante?”
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Sorpresa | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 8

Capitolo 8

«Goodbye»

 

Sofia deglutì come se cercasse di ricacciare dentro al petto il cuore che sembrava stesse cercando di uscirle dalla bocca. In questo modo riuscì a trovare il coraggio che le serviva per bisbigliare: « Anche io». Harry annuì mostrando tutto l’imbarazzo che provava, anche lui, come Sofia teneva gli occhi ben piantati sui suoi piedi. Con un nuovo profondo respiro la ragazza attinse alla sua forza d’animo e si costrinse ad alzare lo sguardo cercando gli occhi di lui. I loro occhi infine si incontrarono ed Harry, rendendosi solo allora conto di stringere ancora il polso di Sofia, lo lasciò con un gesto secco e non troppo gentile mentre le guance gli si tingevano di rosso. Toccò al ragazzo sospirare prima di mormorare con fare deciso nonostante l’imbarazzo: « Quello che devo dirti è molto importante Sofia…  ma qui c’è ancora decisamente troppa gente.»

I due si voltarono verso la scuola verso la quale la folla degli studenti festanti stava confluendo, Ron fece l’occhiolino a Sofia prima di allontanarsi con gli altri che li salutavano con la mano. Entrambi notarono i volti in apprensione ma fiduciosi dei loro amici.

« Andiamo in un posto più tranquillo» asserì il ragazzo con gli occhi verdi. La giovane si limitò ad annuire e facendogli cenno di seguirla lo condusse  verso una panchina graziosa e accogliente baciata dal sole e riparata da occhi e orecchie indiscrete grazie ad un’alta siepe sempreverde.

 

Sofia non poté fare ameno di pensare che se la situazione non fosse stata quella che era avrebbe svaligiatola Gringott italiana pur di avere un’occasione del genere per stare con il ragazzo dei suoi sogni. In quel caso,però,l’atmosfera da romanzo rosa contribuì soltanto a renderla più triste. Di nuovo sospirò e si sedette. Da buon Grifondoro fu Harry ad avere il coraggio di parlare :

«Sofia…io… senti, mi dispiace… non avrei mai dovuto chiederti di applicare la Legilimanzia con me… e… sono mortificato… d- davvero non avevo capito…che… sì… bhè, insomma… non avevo capito che ti piacessi.»

La ragazza si sentì avvampare ed istintivamente si coprì le guance con le mani prima di balbettare: « Ehm..già…».

Anche Harry era piuttosto imbarazzato e per nascondersi fissava con insistenza i fili d’erba vicino ai suoi piedi.

Timorosamente Sofia alzò lo sguardo: non c’era proprio nulla da fare,Harry le piaceva moltissimo e la consapevolezza di non essere ricambiata a causa di un’altra ragazza le faceva stringere qualcosa all’altezza dello stomaco in maniera molto dolorosa, tanto da farle venire di nuovo una gran voglia di piangere. La voce di Harry interruppe il flusso dei suoi pensieri: « Non dovevo farlo- diceva quasi parlando tra sé- sapevo quanto tremende fossero le cose accadutemi nella vita ma non me ne è importato nulla… Ti ho anche fatto giurare di non parlarne… Sono stato uno stupido…un egoista!»

La ragazza non riuscì a fare di meglio che annuire suscitando una risatina incomprensibile nell’altro che però stringendo le mani a pugno sulle sue gambe proseguì:« Non posso spiegarti quello che hai visto… deve rimanere un segreto e sono stato tanto sciocco da coinvolgerti anche troppo- il giovane sospirò proseguendo con la voce che era appena più di un sussurro- Le persone che più mi hanno amato sono morte… Per questo ho lasciato Ginny, perché anche lei non corresse un tale pericolo, per proteggerla». La voce di Harry si spense in un sospiro.

Un grande, feroce mostro morsicò le viscere di Sofia e un misto di rabbia, pietà, tristezza, invidia si impossessò della sua testa. Nello stesso istante avrebbe voluto vedere Ginny per constatare che era davvero scialba, ma una voce ancor più chiara in lei le faceva credere che quella Ginny era di certo la ragazza migliore per Harry, di certo migliore di lei. Avrebbe voluto aggredire Harry, gridargli che non gli importava nulla della ragazza che glielo aveva soffiato ma vederlo così triste e pensieroso finì per scacciare tutti i suoi più cattivi pensieri. Il cuore le diceva che il dolore provato da lui era centinaia di volte più grande di quello che sentiva lei. Quasi senza accorgersene si avvicinò a lui e lo strinse forte a sé, con grande affetto. Voleva che quell’abbraccio gli trasmettesse tutto ciò che non aveva il coraggio di dirgli con le parole. Dapprima il ragazzo rimase molto rigido mentre la sua faccia prendeva il colore del sole al tramonto, poi si lasciò andare ricambiando l’abbraccio di Sofia per lunghissimi minuti. La ragazza raggiunse il suo scopo perché Harry dopo un po’ sussurrò nel suo orecchio :« Grazie  per aver capito Sofia. »

La giovane sorrise malinconica anche se meno triste di quanto lo fosse solo qualche minuto prima.

 

 

Nella grande sala d’ingresso dei dormitori un folto gruppo di tifosi della Civetta festeggiava la vittoria con canzoni che inneggiavano alla loro squadra del cuore e che contemporaneamente sfottevano i sostenitori del Nicchio che passavano di lì correndo verso le loro stanze e subendo in silenzio le prese in giro nei loro confronti.

 Sulle prime nessuno notò l’arrivo di Sofia ed Harry. Erica e Micael erano circondati dai compagni di squadra; i giocatori della Civetta avevano issato sulle loro spalle le tre ragazze della squadra e le facevano volare in aria tra le risate generali. Ron ed Hermione invece stavano appena un po’ in disparte con l’aria pensierosa. Erica ed Hermione furono le prime ad accorgersi dell’arrivo dei due.  La prima riuscì a liberarsi dell’attenzione degli altri e a sgattaiolare dove la ragazza dai capelli castani si trovava con Ron, poco dopo fu raggiunta da Harry e Sofia ed infine da Micael. Le facce di tutti parlavano chiaro, volevano sapere cosa i due si erano detti. Tuttavia nessuno dei due aveva voglia di parlarne in quel momento perciò, per evitare che qualcuno facesse domande, Sofia si affrettò a dire: « Allora, è avanzata della burrobirra oppure avete fatto fuori tutte le scorte?».

Tutti quanti si buttarono a capofitto nei festeggiamenti, in fondo, pensò la ragazza dai capelli ricci, non c’era modo migliore per distrarsi in quel momento.

Ogni tanto Harry, Ron ed Hermione si appartavano per discutere della loro partenza, ma tornavano poco dopo insieme agli altri per non destare sospetti.

Intorno alle undici e mezza, Ubalda, la  bizzarra custode della scuola piombò urlando nel grande salone in cui circa metà della scuola schiamazzava allegramente in barba al sonno dell’altra metà. Due studenti, tifosi del Nicchio, l’accompagnavano con sguardi gongolanti aspettandosi da lei qualche punizione ma per i primi dieci minuti nessuno notò la minuscola donna esile come un giunco e un poco curva che trascinava veloce le gambe sul pavimento di marmo liscio brandendo in aria una scopa di saggina come se fosse una spada. La donna aveva ormai il volto viola per lo sforzo di urlare quando finalmente gli studenti si accorsero di lei. Con un forte accento russo la donna li minacciava di terribili pene e perciò, imbronciati ed afflitti i tifosi della Civetta tornarono nei loro dormitori. A poca distanza li seguivano quelli del Nicchio che avevano stampato sul viso un sorriso sarcastico e trionfante.

 

Tra la confusione degli studenti che risalivano verso le loro stanze i sei ragazzi trovarono il modo di entrare nella loro stanzetta segreta senza dare nell’occhio.

Il silenzio dopo tutto il fracasso di pochi minuti prima, sembrava pesare sulle loro orecchie più di qualsiasi rumore martellante. L’euforia della festa era svanita e sui volti dei sei si era dipinta un’uguale espressione triste. Gli sguardi di tutti si intrecciavano nervosi incontrandosi e schivandosi, vagando per la sala. Come una saetta risuonò la voce di Erica: « Insomma basta! Questo silenzio mi sta uccidendo!!!».

Di scatto cinque paia di occhi scattarono sul suo volto. Poi Harry guardò Ron ed Hermione, i due annuirono e il ragazzo dagli occhi color degli smeraldi disse: «Tra poco dovremmo andarcene- fissava il pavimento- ma dobbiamo ancora dirvi alcune cose…»

«Come ve ne andrete?» li interruppe Micael.

A rispondere fu Hermione «Andremo via come siamo venuti… smaterializzandoci a tappe… non siamo ancora abbastanza bravi per fare un viaggio tanto lungo tutto assieme.» Concluse lievemente imbarazzata.

I tre studenti dell’Abraxa annuirono ammirati.

«Vi accompagneremo ai cancelli!» propose con entusiasmo Sofia che voleva ritardare il più possibile il momento in cui si sarebbe separata da quei nuovi amici.

«È meglio di no- rispose Hermione guardandola- andremo solo noi tre, in questo modo saremmo più silenziosi e avremmo più facilità a passare inosservati.»

Delusa la ragazza mora guardò gli studenti di Hogwarts che però sorridendole annuirono a confermare le parole di Hermione. In un sussurro infine Sofia chiese:« Cosa dovete dirci?». A rispondere fu Harry: « Vi dobbiamo chiedere ancora un favore… noi ci terremo in contatto con voi ma è necessario che facciate per noi delle ricerche sulla vostra scuola e sulla comunità magica italiana.»

«Ricerche- disse Micael pensieroso- di che genere?»

«Fondazione e leggende della vostra scuola, storie sui maghi italiani...qualsiasi cosa può risultare utile…» rispose Ron prontamente.

«Utile per cosa?» domandò spontaneamente Erica.

«Questo non possiamo dirvelo… mi dispiace» le disse Harry con un sorriso  al quale Erica rispose con uno dei suoi tipici bronci che la facevano sembrare una bambina.

«Lo faremo, siatene certi!» asserì Micael. Di nuovo calò un silenzio agitato nella stanza, ma questa volta ad interromperlo fu la voce di Hermione : «Dobbiamo andare» disse in tono asciutto, per poi continuare: « Non possiamo che dirvi grazie per tutto ciò che avete fatto per noi.  Pensavamo che i giorni passati qui sarebbero stati duri da vivere nell’ansia di non farci scoprire. L’avervi incontrato, però ha reso ogni cosa più semplice…grazie amici cari!» A questo punto , del tutto inaspettatamente, Hermione abbracciò dapprima Erica, che ricambiò con dolcezza, quindi fu la volta di Micael ed infine di Sofia.

Da questo momento iniziarono i saluti: Sofia, da parte sua decise di andare dapprima a salutare Harry, dopo un lungo attimo di imbarazzo lo abbracciò stretto e gli poso, senza poter resistere, un veloce bacio sulle labbra. Lui la guardò incredulo ma lei con un sorriso dolce e luminoso gli sussurrò:« Abbi cura di te e di Ginny!». Quindi andò a salutare Ron che avendo visto la scena di pochi secondi prima, la guardava incredulo. Sofia abbracciò anche lui, in modo del tutto diverso da quello con il quale aveva stretto Harry, quindi gli sussurrò :«Se non lo avessi fatto lo avrei rimpianto tutta la vita!».

Ron sorrise e lei lo abbracciò stretto al collo, staccandosi però in fretta grazie ad un’occhiata fulminante di Hermione.

«A presto Phi! » le disse Ron con un sorriso.

Terminati i saluti i tre studenti di Hogwarts si strinsero sotto il mantello dell’invisibilità e, accompagnati dai tre studenti dell’Abraxa, uscirono dalla stanza e di lì, con molta cautela, dal portone dei dormitori, quindi coperto anche il volto dopo un ‘ultimo veloce saluto, Ron Harry ed Hermione scomparvero dalla loro vista.

 Erica aveva il viso poggiato sul petto di Micael e singhiozzava per trattenersi dal piangere. Micael aveva lo sguardo triste e stringeva forte l’amica. Sofia accarezzava la testa di Erica ma guardava dritto nella direzione in cui i tre dovevano essersi diretti, alla fine, sussurrò «Goodbye», e fu certa che il vento le portasse la risposta di uno dei tre nascosti sotto il mantello.

 

 

Eccomi finalmente con l’ottavo capitolo! Chiedo scusa a chi avrebbe voluto leggerlo molto tempo fa, ma sono stata praticamente segregata tra università e lavoro! Chiedo scusa …

Ora i miei ringraziamenti vanno a Seiryu (i colori sono presi da quelli delle contrade senesi)e Minako (è rosso blu, la prima volta mi sono scordata di correggere)che sempre mi seguono e mi fanno coraggio…grazie care! Ora che posso passare più tempo in casa spero di riuscire a postare presto il 9°! Un bacio a tutti  e mi raccomando: leggete e commentate! Ciriciaooo!^_^

  
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