Parte 15
Doyle. Fu questo il nome che comparve nei pensieri di
Angel e Buffy. “Loro hanno un nome? Come si chiamavano i nonni? Lo ricordi
questo?” chiese Angel. Connor notò che sia lui che Buffy erano turbati. Ripose
subito senza esitare un attimo. “Certo che lo ricordo, lo ricordo molto bene.
Nonno Doyle e Nonna Delia”
Angel e Buffy era sbigottiti, letteralmente senza
parole. Lo guardarono intensamente e Connor giurò di veder brillare nei loro
occhi una profonda commozione. “Doyle e..” disse Buffy con un filo di voce,
seguita subito dopo da Angel “..e Delia, cioè.. Cord..”
Ma Buffy lo bloccò prima che continuasse. Conosceva la
storia di Connor e Cordelia e sapeva anche quanto lui avesse sofferto per lo
squallore di quella assurdità. Non voleva allarmarlo inutilmente, perché non
erano ancora sicuri che fosse realmente Cordy. Ma ora, qualcosa cominciava ad
avere senso. Angel annuì a Buffy e disse “Quindi nei tuoi incubi, in realtà
filtrava la tua vita reale? voglio dire, il tuo vero passato emergeva nei sogni?
Mostri, demoni, vampiri.. probabilmente Quorthot.. insomma la tua intera
esistenza..”
Connor abbassò lo sguardo, suo padre aveva fatto
centro alla grande. “Si, esatto. Solo quando ho recuperato i ricordi, ho capito
che i miei incubi erano reali e che ciò che mi diceva mio nonno era tutto
assolutamente vero.. per questo motivo penso che.. che anche lui fosse
reale”
“Se è come
penso..” disse Angel “Credo che tu abbia proprio ragione, figliolo. Se i tuoi
nonni sono chi io penso che siano, loro erano davvero l’unica cosa reale dei
tuoi falsi ricordi..”
Si fermò un attimo
a riflettere poi continuò..
“..e questo
spiegherebbe anche perché tu non eri affatto sorpreso di sapere che io ero un
vampiro.. o di sapere che tuo ‘padre’ Lawrence, fosse curato alla W&H da
medici con gli artigli. Quando ti dissi che eri un ragazzo speciale, con poteri
speciali, tu trovasti che la cosa fosse normale. Ti parlai di profezie, di
Sahjhan, di Cyvus Vail.. e tu non mostrasti alcuna sorpresa. Perché avevi sempre
saputo, grazie ai tuoi nonni, che quel mondo era assolutamente
reale..”
Buffy, seguendo il
suo istinto, comprese la vera motivazione che si nascondeva dietro a questi
eventi e che dava senso a queste stranezze. I Nonni non volevano fare del male a
Connor, non erano affatto nemici. Erano invece suoi preziosi alleati, come
fossero degli angeli custodi.
“..Ecco perché,
ora capisco la ragione di tutto questo.. è come se tuoi nonni volessero che tu
non dimenticassi del tutto. Loro volevano che tu non recidessi i legami con le
tue vere origini..”
Angel aveva le
lacrime agli occhi. Se era come pensava, Doyle e Cordelia avevano sempre
vegliato su suo figlio, lo avevano amato e protetto, permettendogli di mantenere
un legame con lui. Se questo era vero, loro gli avevano fatto il regalo più
bello che potessero fargli. Si erano presi cura di Connor e lo avevano
ricondotto a casa, dove avrebbe dovuto essere da sempre. Dal suo vero padre.
L’unico padre che lo avesse veramente amato.
Anche Buffy era
commossa, intuiva i pensieri di Angel. Percepì la potenza della sua emozione e
gli strinse la mano per dirgli che lei era lì accanto a lui. Ma pensò anche che
c’era qualcosa di più dietro a tutto questo. C’era qualcosa di più grande che
riguardava le loro vite. Cercò di essere il più razionale possibile. Sorrise a
Connor, che era a disagio davanti alle loro
emozioni.
“Che succede?”
chiese Connor “Chi pensate che siano i nonni.. non capisco..” e Angel
rispose.
“Riesci a
descriverli fisicamente? Come erano? lo ricordi?”
Connor scosse la
testa “Beh, erano vecchi, non so come descriverli. Si, erano vecchi, capelli
bianchi, le rughe. Insomma, come tutti i nonni del mondo. Vecchi, ma anche.. un
po’ giovani..”
Buffy rise. Se la
nonna era chi lei pensava, si sarebbe arrabbiata molto nel sentirgli dire che
era una vecchia rugosa. Cordelia spendeva una fortuna in creme anti rughe e ora
avrebbe certamente avuto molto da dire.
Anche Angel rise e
per le sue stesse ragioni. Gli sembrò quasi di sentire la voce di Cordy.
Ah si? e così io sarei vecchia? Attento a ciò che
dici, moccioso..
“Ok, Connor..”
disse Angel ancora ridendo “vecchi ma
anche un po’ giovani, non spiega molto. Vieni con me, ora mi descrivi meglio
e io tenterò di disegnare..”
Connor lo seguì
nel suo ufficio “wow.. tipo una specie di identikit?”
Angel prese carta
e matita “una specie.. si..”
Ma Connor pensò
anche, che Angel facesse questo per smorzare la tensione. Angel in realtà
credeva di conoscere già il viso dei nonni. La conferma arrivò da Buffy, che
entrò porgendogli una coppa di macedonia e mentre si sedeva accanto ad Angel,
disse “Non hai delle foto?”
Angel la guardò
serio. Lui sapeva ciò che faceva. “Certo, ma Connor li ha descritti come vecchi,
potrebbe non riconoscerli dalle foto.. anzi sono certo che non li
riconoscerebbe.. giusto?”
Buffy annuì. Si,
era giusto. Se così non fosse stato, Connor avrebbe sicuramente riconosciuto
Cordelia in sua nonna e invece questo non era
accaduto.
Angel cominciò a
disegnare anche prima che Connor partisse con la descrizione e lui sorrise. A
volte suo padre sembrava un bambino. Ora era tutto intento a disegnare e pareva
sereno.
“Dai papà.. se hai
delle foto, puoi mostrarmele.. così facciamo
prima..”
Angel si era
sistemato sulla poltroncina della sua scrivania, e poggiava le gambe comodamente
allungate sullo sgabello di fronte. Buffy, altrettanto comodamente, si era
accoccolata accanto a lui e Angel la teneva stretta a sé, cingendola per la
vita. Senza sollevare gli occhi dal foglio, posò la matita e allungò la mano
verso il cassetto. Aprendolo, consegnò poi una foto a Connor, che stava accanto
a lui sull’altro lato della scrivania. Erano tutti e tre molto sereni e
rilassati. Angel continuò poi a disegnare, cercando di invecchiare il viso di
Cordelia. Non notò quindi l’espressione di Connor che guardava la foto con occhi
allucinati. Angel tracciò uno schizzo veloce e Buffy trovò che fosse molto
somigliante ad una ipotetica Cordelia sessantenne.
Ma Connor scattò
in piedi subito dopo. Si alzarono di corsa anche loro, preoccupati per quanto
vedevano. Connor era pallidissimo ed era molto spaventato. Pareva non riuscisse
a respirare.
“Ma non può
essere.. questo è.. assolutamente assurdo.. non può
essere”
“Va tutto bene,
Connor. Non c’è niente di cui aver paura?” disse Angel cercando di rassicurarlo
“Lui è Doyle. Lui è il mio amico Doyle. Figliolo, non.. Connor mi senti?”
Connor lo guardò
con occhi stralunati e fece cadere la foto, arretrando spaventato.
“Questo è il tizio
del bar.. quel tizio che mi ha.. cosa sta succedendo, papà? Questo è il tipo che
ho incontrato giorni fa, ho parlato con lui.. lui mi ha aiutato
a..”
Buffy lo fece
sedere. Era sicura che stesse per crollare da un momento all’altro. Angel si
chinò di fronte a lui e gli parlò sussurrando appena le parole. “Doyle è morto
tanti anni fa, Connor. Non puoi averlo incontrato. Lui era il mio migliore
amico, lui era.. lui è morto da eroe..”
“E invece si.
Invece l’ho incontrato. Ho parlato con lui, abbiamo bevuto una birra insieme.
Lui è irlandese come noi, mi ha anche offerto le palatine fritte e soprattutto,
lui mi ha fatto capire che non dovevo spedire la lettera a Buffy, ma che dovevo
chiamarla al telefono.”
Adesso doveva
dirgli che aveva letto le sue lettere. Questo era il momento giusto, magari lui
si sarebbe arrabbiato, ma ora a Connor non importava. “Papà, mentre tu stavi
male, non sapevo più cosa fare per aiutarti.. ho cominciato a leggere le tue
lettere, quasi.. quasi per istinto, non era curiosità.. era solo istinto, sapevo
che dovevo farlo per salvarti.. e lì ho trovato l’indirizzo di Buffy e il suo
numero di telefono.. devi credermi, papà.. Buffy, per favore.. dovete
credermi..”
Connor aveva paura
che non gli credessero, perché lo guardavano con occhi pieni d’angoscia che lui
interpretava come incredulità e odiava tutto questo. Ora non era affatto
preoccupato che Angel fosse arrabbiato con lui perché aveva invaso la sua
privacy, leggendo le sue lettere. In realtà, adesso quello era proprio l’ultimo
dei suoi pensieri. Era molto più preoccupato che non gli credessero e cercò di
coinvolgere Buffy, sperando che almeno lei
comprendesse.
“Buffy, quando ti
ho chiamato a Londra, io ero nel bar di questo tizio, che voi chiamate
Doyle”
Angel e Buffy
parlarono quasi contemporaneamente e dissero quasi le stesse
parole.
“Noi ti crediamo,
Connor. Non c’è nulla che tu non possa dirci, lo sai.. qui sei al sicuro..”
Buffy corse in
cucina a prendere dell’acqua e Connor si aggrappò alla maglia di Angel. Non
voleva restare solo, non riusciva più a gestire l’angoscia. Gli sembrava di
vivere come fosse sempre in bilico davanti ad un gigantesco precipizio, dove
rischiava di cadere giù da un momento all’altro, ed era stanco di sentirsi
sempre in balia di eventi più grandi di lui.
“Mi dispiace per
le lettere.. non avrei voluto farlo.. credimi, ma non c’era più tempo.. tu stavi
malissimo e io ho pensato che.. che per aiutarti dovevo conoscerti meglio.. io
ho sempre saputo poco della tua vita, come potevo aiutati se neanche ti
conoscevo bene? Per questo ho letto quelle lettere e mi sono state davvero di
grande aiuto.. non volevo spiare la tua vita solo per il gusto di farlo..”
Angel lo abbracciò
rassicurandolo. “Va tutto bene, figliolo. Va tutto bene.. calmati
ora..”
Buffy tornò con
l’acqua e si sedette accanto a lui. Aveva sentito tutto e tentò di scherzare per
fargli capire che non era una cosa poi così grave aver letto quelle lettere..
infondo erano indirizzate anche a lui. Buffy ne aveva lette alcune e Angel
parlava spessissimo di Connor.
“Adesso capisco la
tua riluttanza a dirmi come avevi ottenuto il mio numero. Hai frugato per benino
fra le cose di papà, eh? però se ricordi, io l’avevo già capito.. ricordi cosa
ti dissi?”
Connor lo
ricordava. D’accordo. Fammi indovinare..
hai frugato casualmente fra le sue cose ..e sempre casualmente l’hai trovato ben
nascosto da qualche parte? Sta tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con me.
Non diremo ad Angel che sei stato tu a chiamarmi ..e comunque, io stavo già
partendo per Los Angeles, quindi non stiamo proprio dicendo una bugia..
giusto?
“Buffy daiii..”
disse lui un po’ più sereno “..non ho frugato fra le cose di papà, cioè.. non
molto”
Poi entrambi
notarono il silenzio di Angel e Connor chiese allarmato. “Papà, sei arrabbiato?”
Prima ancora che
Angel parlasse, Buffy intervenne subito in difesa di Connor. “Non credo che
Connor ami frugare fra le cose altrui, non abitualmente. Lui non mi sembra il
tipo che fa questo genere di cose. Avanti.. non sapeva neppure dove fosse lo
zucchero.. credo che in quei quattro anni, non abbia mai sbirciato dentro le tue
cose. Dico bene, Connor?”
Lui annuì con
assoluta fermezza. “Non sono quel genere di persona” Disse tutto
serio.
Nella postura di
Connor, per un momento, ad Angel parve di vedere un bambino che aveva bisogno
dell’approvazione materna, felice che lei l’avesse tolto dai guai. Mentre in
Buffy vide una mamma che voleva proteggere il suo bambino ad ogni costo. Sorrise
ad entrambi.
“No, non è questo,
Connor. Ti ho già detto che va tutto bene. Non sono arrabbiato.. ma non capisco
come tu abbia fatto a rintracciare Buffy. Nella scatola delle lettere, non
c’erano né l’indirizzo né il telefono. Hai detto di averli trovati lì dentro,
giusto? Beh li non c’erano di sicuro”
“Erano nell’ultima
lettera, quella proprio in fondo alla scatola. Ho pensato che quella fosse la
prima che scrivevi.. comunque sono certissimo di aver letto l’indirizzo e anche
il numero.. non avrei potuto chiamare Londra senza quel numero e quel tizio,
quello che voi chiamate Doyle, mi ha fatto capire che non dovevo spedire la
lettera, perché probabilmente non sarebbe mai arrivata. Con uno strano giro di
parole, mi ha fatto capire che invece dovevo usare il
numero..”
Angel scosse la
testa. “No Connor! Io non ho mai scritto nessun indirizzo.. aspetta un momento..
tu hai fatto leggere la mia lettera,
a quel tizio del bar? ..e magari a chissà chi
altri.”
“No papà!
Indirizzo e telefono erano sulla busta.. mi credi davvero così
sciocco?”
Buffy rise. Non
sapeva chi dei due fosse più immaturo in quel momento. Pensò che comunque gli
adorava entrambi. Stava cominciando ad amare molto le loro interazioni. Era
evidente, che il loro, fosse un legame fortissimo e sentì un profondo senso di
appartenenza. Si sentì a casa.
“Che c’è?”
chiesero Angel e Connor insieme “perché
ridi?”
“Niente, lasciamo
perdere.. Connor, hai ancora con te la lettera? ricordi
l’indirizzo?”
“Credo di averla
rimessa al suo posto, o forse no.. forse è rimasta nella tasca del giubbotto.
Comunque, l’indirizzo lo ricordo benissimo. Buffy
Anne Summers – Via dei Vasai, 10 – Roma, Italia. Visto
che invece tu eri a Londra, direi che spedirla sarebbe stato
inutile..”
“È il mio vecchio
indirizzo romano” disse Buffy “Abitavo ancora lì quando recuperai il ricordo di
quel giorno perfetto, e accadde proprio quando Connor recuperò i suoi
ricordi..”
“Pensi che le cose
siano collegate?” Chiese Angel “Comunque, io non ho mai scritto il tuo indirizzo
in nessuna di quelle lettere, quindi mi chiedo come sia possibile
che..”
“Assolutamente si.
Le due cose sono collegate. Io ho ricordato tutto, proprio nello stesso momento
che anche Connor ricordò” Rispose Buffy, sovrappensiero. Guardò poi un punto
lontano davanti a sé e si abbandonò ai ricordi, raccontando ciò che avvenne.
“Era ormai notte.
Avevo appena sentito Giles al telefono, lui, Faith e gli altri si erano
trasferiti a Londra, mentre io e Dawn stavamo ancora a Roma. Lei frequentava
l’università lì, anche se moriva di nostalgia e da tempo mi chiedeva di riunirci
agli altri. Quella notte, come sempre, ero di ronda al cimitero, ma
contrariamente al solito, ero da sola, nessuna delle nuove slayer era come me.
Stavo per rientrare, quando fui investita da un’accecante luce bianca..”
“..la finestra
Orlon che si infrangeva..” mormorò Angel.
Guardò Buffy
intensamente negli occhi. Nei loro pensieri la stessa domanda. Esisteva un
nesso tra il loro giorno perfetto e
i ricordi rimossi di Connor? Pareva di si, ma perché? Buffy annuì
silenziosamente, anche lei aveva gli stessi sui dubbi, ma era meglio non dire
niente ora. Non davanti a Connor, che ascoltava con attenzione e pareva molto
interessato al racconto di Buffy.
Quindi Angel
glissò l’argomento, spiegando meglio a Buffy “..la ‘finestra Orlon’ è un oggetto
mistico, una sorta di cubo che conteneva le memorie rimosse da Connor. Quando
Wesley la ruppe, tutti i ricordi in essa contenuti, si liberarono e tornarono
laddove avrebbero dovuto essere, ma.. la cosa strana è che Cyvus Vail, lo
stregone che modificò la memoria di Connor, disse che i ricordi potevano essere
recuperati, solo nel caso in cui la finestra si fosse rotta nelle vicinanze di
qualcuno, i cui ricordi erano stati modificati. Infatti oltre a Connor, anche
Wesley recuperò i suoi, ma lui era lì con noi nella stanza.. tu invece eri a
Roma in quel cimitero. Non direi che eri nelle vicinanze.. eri proprio in un altro
continente.. quindi non riesco a capire..”
“Faith e Willow..”
disse Buffy “Loro erano le uniche che conoscevano Connor, ma negli ultimi
quattro anni, hanno continuato a non ricordare la sua esistenza. Mentre io..
mentre io, non solo ricordai quel nostro giorno, ma ricordai di Connor. Quindi,
ero l’unica a sapere che tu avevi un figlio, nessun altro, neppure nel mondo
demoniaco, sapevano della sua esistenza. Ricordo bene le loro facce quando
chiedevo di Connor.”
Si fermò un
attimo. Nel suo viso un espressione di rabbia e amarezza, ricordando quanto
duramente avesse provato a cercare Angel, senza mai riuscire a trovarlo ..poi
continuò
“Quando ti
cercavo, io pensai di contattare Connor, ma anche lui pareva scomparso nel
nulla.. quando chiedevo in giro, per avere informazioni, mi ridevano tutti
dietro. Ricordo bene i loro commenti sprezzanti. ‘Sei una slayer e non sai che i vampiri non
possono avere figli?’ ..non immagini quanto mi irritassero le loro parole,
perché io sapevo che invece Connor
esisteva.”
Angel distolse lo
sguardo da lei, abbassò la testa curvando le spalle. Sul viso un espressione di
amarezza mista a inquietudine. Buffy conosceva bene il suo linguaggio del corpo
e odiava vedere quel tormento che avviliva la sua anima. Quando lui diventava
consapevole di aver fatto qualcosa, che aveva poi procurato dolore alle persone
che amava, si chiudeva in sé stesso autocondannandosi a cent’anni di inferno,
anche se era solo un inferno interiore. Quindi Angel sapeva? Sapeva che Connor
non poteva essere trovato.
Si avvicinò a lui,
stringendogli le mani.
“Hai cercato di
proteggere Connor, non è vero? Lui non poteva essere trovato da nessuno.
Immagino che Connor fosse in pericolo dopo che tu hai distrutto i Soci
Anziani..”
“Non solo lui”
rispose Angel stringendo a sua volta le mani di Buffy. “Tutti quelli che per me
contavano erano in pericolo e tu eri la prima della loro lista. Non hanno fatto
altro che ricordarmelo in tutti questi anni. Era una minaccia oscura,
persistente e sempre presente, ogni volta che si degnavano di mostrarsi a me. Ma
non potevo cedere alle loro minacce”
Strinse le
mascelle nervosamente e serrò i pugni. Era evidente che la sua rabbia era ancora
tutta lì. La W&H era stata la sua rovina, da qualunque punto di vista la si
volesse guardare. Continuò comunque a parlare. Buffy e Connor dovevano sapere.
“Gunn.. lui non..
Gunn non morì in quella battaglia, lui morì dopo.. lo braccarono.. finché non
lo trovarono, lo uccisero proprio davanti ai miei occhi. Volevano che io
vedessi. Lo vampirizzarono e.. poi fecero in modo che io dopo lo uccidessi ..e
fecero la stessa cosa con Kate, la mia amica detective. Illyria morì subito
dopo, nel tentativo di salvare me e Gunn. L’unico che morì in quella battaglia
fu Spike, e forse per lui fu meglio così. Perché Gunn e Illyria morirono in modo
orribile .. e credo di.. credo di essere morto un po’ anche io insieme a
loro”
Si fermò un attimo
a riprendere fiato, anche se non aveva bisogno di respirare, ma rievocare quei
ricordi era estremamente doloroso per lui.
Era arrivato il momento di raccontare cosa avesse realmente fatto negli ultimi
quattro anni. Guardò Connor, sapeva che anche lui aveva altro da dire e non
aveva terminato il suo racconto, ma pensò di dargli un attimo di tregua. Angel
adesso aveva bisogno di tirar fuori, ciò che lo aveva tormentato in tutti questi
anni.
“È questo il motivo per cui non potevo stare di più
con te. Vederci quell’unica volta al mese, era già un azzardo, era troppo
pericoloso, ma era vitale per me, non potevo farne a meno. Mi rendo conto che
era una cosa egoista.. indulgere così nelle mie debolezze..
ma..”
Connor scosse la
testa. Era, ancora una volta, commosso e sorpreso per come suo padre parlava
delle sue emozioni. Pensò che fosse un regalo immenso, perché anche solo
parlarne, per lui era faticoso. “Io ti sono grato.. per quell’unico giorno in
cui stavamo insieme. In realtà l’aspettavo con ansia per i restanti ventinove
giorni e so che lo sai anche tu, quindi non direi che sei stato egoista, l’hai
fatto anche per me. Vederci, mi ha permesso di andare avanti, di sopravvivere a
tutta quella confusione dei ricordi caotici che si accavallavano nella mia
mente. Sarei impazzito se non avessi avuto un contatto con te.. anche se non
parlavamo mai molto..”
Angel annuì.
“Certo che lo facevo anche per te. Sapevo che eri solo, nonostante la tua nuova
famiglia. Ma era comunque molto rischioso. Per questo ti volevo il più lontano
possibile dalla mia vita e per me era maledettamente doloroso sapere di non
poterti aiutare di più. Quando potevo, ti seguivo da lontano, ma c’era anche una
componente egoista, Connor. Sentivo che la mia oscurità stava riemergendo,
potevo quasi toccarla. Tutto il mio essere ne era impregnato. Avere ancora un
contatto con le persone che amavo, era l’unico modo per contrastarla”
Connor si alzò e
gli sfiorò un braccio, voleva dirgli moltissime cose, ma disse solo “Lo so papà”
Sentì poi vibrare il suo cellulare. Era Tommy, ci pensò su un attimo prima di
rispondere, ma Angel gli sorrise, rassicurandolo “Rispondi.” Connor annuì e si
allontanò da lui. Tommy era agitato e decise che fosse meglio ascoltarlo con
attenzione.
“Ok Tommy, accendi
il pc.. parliamo su Messenger”
Guardò ancora
Angel che annuì a sua volta. Sorrise a Buffy e scusandosi corse in camera sua.
Tommy aveva bisogno di parlare con lui, e Connor non poteva
ignorarlo.
..continua
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Note: Il capito era lunghissimo, ho dovuto divederlo. Quindi il prossimo, più che il sedicesimo, dovrebbe essere il 15B.