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Autore: TakyRiida    20/11/2012    1 recensioni
2021, il mondo è cambiato, ora per le strade di Seattle girano i transgenici, e la gente ha paura. E la vita di persone normali si intreccia con le loro. E questa è la storia di una di quelle persone.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alec
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10
 
24 Maggio 2021 America, Seattle, ore 17.00
Ci mise mezzora ad arrivare all'appartamento di Alec, ma prima di entrare nel palazzo, cercò Vicktor tra le strade li intorno. Considerato che Diaz era solo, aveva sicuramente seguito Takami.
Ed infatti fu vicino ad un chiosco che lo trovo, e dopo avergli puntato la pistola di Diaz contro la schiena, cercando di non farsi vedere, ed averlo portato in una viuzza nascosta, lo tramortì legandolo con un paio di manette, sequestrate anche quelle a Diaz.
Si era portata dietro il nastro, ormai quasi consumato, e tappò la bocca anche al secondo dei suoi fratelli.
In totale erano in quattro, quelli riconosciuti almeno. Il padre aveva seminato molto in giro, e ce ne erano molti che lei stessa non conosceva. I “bastardi” dovevano essere almeno cinque. Ma lei ne aveva conosciuto solo uno, abitava in russia, con la madre, e per fortuna nessuno dei due era sotto l'influenza del signor Black.
 
Sistemato il fratello, nascose la pistola dietro la schiena, coprendola poi con il giubbotto. Entro nel palazzo, e il più velocemente possibile, arrivò alla porta dell'appartamento.
Appena bussò, venne subito il ragazzo ad aprire e la fece entrare. Lei non lo guardò neanche, avvicinandosi alla cucina, seduta sulla poltrona nera. Sulle spalle aveva una felpa di Alec, gli accarezzò la guancia -Dio mio Tak, sei congelata.-
-Eh..- la vide alzare le spalle.
-Allora cosa avete deciso?- domandò guardando ora Alec.
-Non so cosa ha deciso lei ma io..- aveva le braccia incrociate e stava appoggiato alla parete -Io non intendo lasciar perdere. In fondo quello è pur sempre mio figlio.-
-O figlia...- mormorò Takami, mentre si fissava le mani appoggiate sul grembo.
Erin tornò a guardare la cugina -Non ti permetteranno di rimanere qui, lo sai?-
-Sarà protetta, non riusciranno a portarla via.-
-Scusa ma non riesco a fidarmi delle vostre capacita.- si alzò e, dopo aver appoggiato le mani sui fianchi, si girò verso Alec -Siete forti, ben addestrati. Ma non vi conosco, e non mi fido.-
Successe tutto in un attimo, lo vide sorridere, e subito dopo si ritrovò piegata in avanti con il braccio destro tenuto dietro alla schiena, non riusciva a muoversi.
-Ti basta?- lo sentii sussurrare.
-Alec, lasciala..- Takami si era alzata dal divano, e lui la lasciò andare.
Si massaggiò la spalla dolorante con la mano sinistra -Takami, faremo quello che vuoi te.-
-Io..- la guardava, e con la mano destra si torturava una ciocca di capelli -Io non voglio metterti in pericolo. Senza di me.. riusciresti a nasconderti, io ti rallento.- la vide leccarsi il labbro inferiore -Ma è anche vero che non voglio che mio figlio cresca senza un padre. Se non peggio, che venga cresciuto e studiato dallo zio per via del suo possibile codice genetico.-
-Va bene.- annuii. La cugina non aveva tutti i torti.
Se fossero andate via insieme, prima o poi le avrebbero rintracciate e catturate, rallentate dal bambino, non che fosse un peso. E concordava con lei sul metodo di crescita.
Non sarebbe bastato che lei se ne fosse andata senza Tak, doveva fare qualcosa di più. Qualcosa che sua cugina avrebbe fatto per lei, se fosse stata al suo posto. In passato l'aveva vista sacrificarsi, per proteggerla. Quando andavano a scuola, si prendeva le punizioni al posto suo, e una volta a una riunione di famiglia, si era presa un pugno mettendosi sulla traiettoria di esso, per proteggerla.
-Alec, hai qualcosa di forte da bere?- chiese sospirando.
Cinque minuti dopo, aveva in mano un bicchiere pieno di whisky, avrebbe preferito del sake. Lo sorseggiava lentamente.
Takami si era riseduta sulla poltrona ed Alec, seduto su una sedia, beveva anche lui, ma una quantita molto inferiore rispetto alla sua.
-Diaz, è legato come un salame a casa, e Vicktor è dietro l'angolo svenuto, o forse si sta riprendendo giusto ora.- ruppe così il silenzio -Dammi un paio di ore e ti porto le tue cose. Poi io vado via, prima che Pyrgus mandi qualcun altro.-
Posò il bicchiere vuoto e si avvicinò alla cugina dandole un bacio sulla testa.
 
 
24 Maggio 2021 America, Seattle, ore 20.00
Dopo aver spento il cellulare, lo poggiò sul mobile, e andò verso la poltrona. La ragazza era li ancora avvolta dalla sua felpa. Lei alzò lo sguardo e gli sorrise.
Si chinò verso di lei e la baciò sulle labbra, sentii le sue braccia circondargli il collo e la prese in braccio, per poi sedersi sulla poltrona nera.
-Come ti senti?- le chiese mentre le accarezzava la schiena.
-Sono stanca.- Takami appoggil la testa nell'incavo del suo collo, mentre si stringeva a lui.
-Vuoi andare a dormire?- le baciò i capelli, mentre con l'altra mano le accarezzava la gamba.
-No, vorrei stare un po' così.- sentii la sua mano sfiorargli la guancia, in una lenta carezza.
Con una mano prese il telecomando ed accese la televisione, poi ritornò nella posizione di prima e rimasero fermi. Lei iniziò ad accarezzare i suoi capelli, giocando poi con una ciocca.
-Vorresti essere andata con lei?- le chiese, mentre in televisione davano un incontro di boxe.
-No. Sono solo preoccupata.- la sua voce era poco più di un sussurro -Ice è.. impulsiva, e potrebbe commettere qualche sciocchezza.- la sentii muoversi lentamente -Essendo cresciute insieme, sono stati pochi i momenti che passavamo seprate.-
-Raccontami..- le baciò la fronte.
-Da che ho memoria, siamo sempre state insieme. I miei hanno divorziato quando ero piccola e, lo zio ha mandato Ice in un orfanotrofio in Giappone.- lei iniziò il racconto, e lui rimase li ad ascoltarla in silenzio -Tutti dicevano che io e la mia gemella, eravamo molto unite, ma ero e sono più unita ad Ice. La mattina ci trovavamo lungo la strada per andare a scuola, e il pomeriggio dopo i club scolastici, andavo all'orfanotrofio e la osservavo allenarsi.- fece una pausa inumidendosi le labbra -Quando compimmo quattordici anni, la madre della nostra amica, Yuki, ci arruolò per aiutarla col suo negozio di animali. Poi vennero i ragazzi. Io e Seka stavamo sempre insieme a lei e Zack. Poi finito il liceo, io sono andata all'università, ed Ice è scappata per via dello zio. Poi ho litigato con mia sorella, sono andata via di casa, e dopo un lungo viaggio sono arrivata a Seattle, il resto lo sai.-
-Sei sicura di non essere pentita?-
Lei non rispose, si scostò da lui, e si mise seduta sulle sue gambe, gli appoggiò le mani ai lati del volto e lo baciò. -Si.. sono sicura-
Lui riafferrò il telecomando e spense la televisione, poi le circondò la vita con le braccia, e si alzò tenendola in braccio, incamminandosi verso la camera. Quando arrivarono al letto, la fece sdraiare e si sdraiò sopra, rincominciando a baciarla.
 
 
24 Maggio 2021 America, Seattle, ore 21.00
-Diaz..- mormorò Ice inginocchiandosi accanto al fratello -Prendo in prestito il tuo cellulare.- si mise a frugare nelle tasche del cappotto fino a che non trovò quello che cercava.
Aprii la rubbrica e iniziò a far scorrere i numeri, fino ad arrivare alla lettera “P” -Non hai salvato il suo numero ne sotto papà, ne sotto Pyrgus. Per la prima volta nella tua vita, non sei prevedibile.- mormorò girandosi a guardare il fratello -Proviamo sotto “casa” allora. Altrimenti chiamiamo lo zio Alexander.-
Quando diede il via alla chiamata, ci vollero soltanto tre squilli prima che rispondesse qualcuno dall'altro lato del telefono.
-*Pronto?*- la fortuna volle che proprio Pyrgus, fra tanti, rispondesse al telefono.
-Indovina chi ha preso a calci tuo figlio, e sta per ridurlo ad un insaccato pronto per la vendita-
-*Oh, mia dolce Erin. A cosa devo l'onore?*- la riconobbe subito.
-Voglio proporti un accordo.-
-*Le tue proposte sono sempre interessanti.*- gli parve di sentirlo ghignare -*Sentiamo.*-
-Diaz e Vicktor, interi, con qualche livido, ma integri.- iniziò lei girandosi a guardare il fratello -E me.-
-*Te?*-
-Si, torno a casa.-
-*E che cosa vuoi in cambio?*-
-Che ti dimentichi per sempre di Takami, del bambino e del padre. Si lo so che sai tutto.- fece una pausa - Altrimenti credo che perderai sicuramente due figli.-
-*Potrei anche permettermi di perdere due figli*- mormorò lui -*Sopratutto due idioti, che si fanno mettere nel sacco da una giovane ragazza.*-
-Va bene, allora li ammazzo....a meno che tu non abbia qualche altra idea.- lei si mosse per la stanza inginocchiandosi vicino a Diaz -E dire che pensavo che non vedessi l'ora di potermi riabbracciare.-
-*Un semplice campione di sangue del bambino.*- lo sentii fare una pausa -*E sarai tu a procurarmelo. Dopo, Takami e quel transgenico saranno liberi di vivere la loro vita, crescere il bambino e fare altri figli. Se poi Alexander, vorrà la testa di quel transgenico, posso assicurarti che io non avrò niente a che fare con loro e quello che succederà.*-
-Il mio di sangue dovrebbe bastarti. Facciamo così: se non accetti... perderai tre figli e non due.- si allontanò di nuovo da Diaz, iniziando a passeggiare per la stanza -Pensavo che mi amassi Pyrgus. Da quando in qua il sangue di un moccioso non ancora nato vale più di me?-
-*Ci sono cose che vanno oltre.*- sentii dei rumori, probabilmente aveva rotto qualcosa -*Ma posso accettare la tua offerta, per ora.*-
-Mi ucciderò se mai proverai a farle del male, lo sai vero?- domandò lei seria -Come vuoi che arrivi li?- domandò infine fermandosi e tornando a guardare Diaz.
 
 
25 Maggio 2021 America, Seattle, ore 12.00
Aveva appena finito di preparare da mangiare, quando qualcuno bussò alla porta.
-Alec? Vai tu?- chiese Takami mentre metteva il cibo in un piatto.
Il ragazzo si alzò dalla poltrona e si avvicinò alla porta, quando l'aprii si trovò davanti Ice, e dietro di lei due ragazzi che non aveva mai visto.
-Chi..?- domandò la rossa avvicinandosi alla porta -Oh.- esclamò soltando incrociando le braccia.
Alec guardò prima Ice e poi Takami, rimanendo in silenzio. Infine guardò i due ragazzi, entrambi avevano i capelli neri e gli occhi azzurri.
-Ice, tu puoi entrare, voi due no.- disse la ragazza tornando in cucina a prendere il piatto e una forchetta.
-Cuginetta, la gravidanza ti rende più simpatica del solito, lo sai?- eslamò il ragazzo più alto.
-Crepa, Diaz.- rispose lei anando a sedersi vicino al bancone che fungeva da tavolo.
-Aspettate qui, due minuti e andiamo.- la bruna entrò nell'appartamento chiudendosi la porta dietro le spalle.
Alec sospirò e tornò a sedersi sulla poltrona, lasciando le due ragazze parlare tra loro.
-Che significa?- Takami si infilò nella bocca una forchettata di cibo.
-Vado a casa. Per un po'-
-Mh..- ingoiò il boccone e tornò a guardare la cugina -Tu? A casa? Per quale assurdo motivo?-
-Ho le mie ragioni. Fai una cosa, per un po' non cercarmi.- Ice le si avvicinò appoggiandole una mano sulla testa -Fammi sapere quando nasce il bambino, il sesso, se è in salute, e tutto il resto. Poi se si fa vivo mio padre, o manda qualcuno da te. Chiama Hiei, e lui mi contatterà.-
Takami si leccò le labbra -Che patto hai stretto con Pyrgus?-
-Nessun patto. Tu fai solo come ti ho detto.- Ice si incamminò verso la porta e prima di aprirla si girò verso il ragazzo -Trattamela bene eh.-
-Certo.- rispose lui alzando solo una mano.
-Erin.- la rossa si era alzata e l'aveva raggiunta -Ti prego. Stai attenta.-
 
 
Fine capitolo 10
  
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