Huzi
- Capitolo 8 -
“Nankatsu è perfetta!”
esclamò il Prefetto
di Shizuoka, richiudendo il fascicolo con espressione soddisfatta.
Alle spalle della sua poltrona in pelle nera, la grande finestra
illuminava a giorno l’ufficio ed il viso del segretario, poco
entusiasta di quella scelta, che continuava a prendere appunti in
silenzio.
“Al centro dello Stadio Ozora monteremo il palco
d’onore.
È una struttura abbastanza grande da poter ospitare
chiunque.” ed agitò animatamente il dito con
severità. “E voglio il miglior complesso della
Prefettura a
suonare per me.”.
Il segretario annuì, sistemando gli occhiali e prendendo
nota.
“Tu che dici, Tatsuya? Che te ne pare della
location?”
domandò poi il Prefetto rivolgendosi al suo vice, che
restava
comodamente seduto in una poltrona più piccola, posta
dall’altra parte della scrivania.
L’uomo, a qualche anno dalla quarantina, annuì con
approvazione alle sue parole. “Credo che questa sia
un’ottima idea. Nankatsu si sta sviluppando molto velocemente
come centro abitato, e lo Stadio Ozora richiama già notevole
attenzione per il suo nome, inoltre, c’è sempre il
Fuji
con il suo fascino millenario a far da contorno.”
annuì
ancora, intrecciando le mani sotto al naso. “Credo che
farà
colpo sull’opinione pubblica, scegliendo un luogo in crescita
come questo, ma non ancora totalmente contaminato come le grandi
città possono essere. Dimostrerà di saper puntare
sui
vincenti.” ed il Prefetto si gongolò su
quell’ultima
frase, con un mezzo sorriso vittorioso sulle labbra.
Avrebbe sbaragliato tutti i suoi avversari e, alle prossime elezioni,
che si sarebbero tenute di lì a pochi mesi, ne sarebbe
uscito
come unico e indiscusso vincitore.
“Scusate se mi intrometto, signore…”. Il
segretario
prese la parola, con voce incerta, attirandosi gli sguardi degli alti
funzionari. “…ma ultimamente la zona di Nankatsu
è
interessata da una… ehm… vivace
attività sismica,
io non credo che-…”.
Ma l’uomo lo interruppe con un gesto della mano.
“Oh,
sciocchezze! Il Giappone è in perenne scuotimento tettonico,
che
vuoi che siano un paio di scosse in più? Se basassimo la
scelta
del luogo sul grado di sismicità, beh, a questo punto
faremmo
bene a restarcene tutti a casa e Amen.”.
“Ma signore…” tentò di
contestare, ma Tatsuya
Kishu lo bloccò, puntando su di lui un severo sguardo
corvino,
uno di quelli che non lasciavano diritto di replica, e
rimarcò
in tono fermo.
“Il Prefetto terrà la sua
manifestazione
nello Stadio Ozora di Nankatsu e questo è quanto. Non ci
saranno
terremoti che terranno.”.
Yuzo rimase per qualche secondo in silenzio alle parole di
Shiro.
Quello di Sumatra era stato di sicuro il più violento
terremoto
degli ultimi anni, con i suoi nove gradi di magnitudo Richter.
Quando si era verificato il sisma, lui si trovava già sul
Pacaya
con la squadra, ma aveva costantemente seguito l’evolversi di
quei tragici giorni attraverso i telegiornali dei canali satellitari.
Data la scarsissima profondità dell’ipocentro, si
erano sollevati due tsunami
che avevano fatto molti più danni di quanti ne avesse
provocati
il sisma stesso, arrivando a toccare non solo le coste
dell’Indonesia, ma anche quelle dell’India, dello
Sri
Lanka, della Thailandia, della Malaysia, addirittura della Somalia, a
migliaia di chilometri di distanza, provocando più di
duecentomila vittime ed un imprecisato numero di feriti e dispersi.
Ecco.
Quella era stata una vera catastrofe.
Di quelle che la gente era abituata a vedere solo in TV, in
inverosimili filmoni americani, ma, questa volta, non c’era
stato
nessun eroe che scongiurasse la tragedia, nessuna morale patetica da
snocciolare in due battute scadenti, nessun pessimo effetto speciale ad
ingigantire grottescamente la drammaticità della situazione.
Quelle onde, quei muri d’acqua che erano riusciti a
raggiungere
anche i trenta metri, erano state vere come vera era stata la paura
negli occhi della gente che se le era viste piovere addosso, senza
avere il tempo di mettersi in salvo; erano state vere, come le urla
disperate delle vittime trascinate via, come il pianto dei
sopravvissuti che non avrebbero mai dimenticato. Vere, come quelle
immagini, trasmesse a raffica dalle televisioni di mezzo mondo, di
cadaveri abbandonati dalla stessa acqua che li aveva sommersi e
lasciati lì, come i manichini di un set cinematografico, in
attesa che i soccorsi si occupassero anche di loro, cercando la loro
identità smarrita nel caos e facendoli divenire parte del ‘numero’.
“Continua.” si decise a dire il Prof, ma
già di per
sé tutta quella storia non sembrava preannunciare nulla di
buono.
“Sembrerebbe che il sisma di Sumatra abbia velocizzato il
reciproco movimento tra placche. I terremoti nella zona di Nankatsu,
non sono altro che un effetto della spinta inflitta alla Placca delle
Filippine da quella Eurasiatica che, quindi, sta subducendo[1]
più rapidamente del normale. Ciò significa che:
a)
l’Asia diviene sempre più lontana, con tanti saluti ai nostri fratelli e b) l’attività sismica
è
aumentata a spron battuto.”.
Yuzo inarcò un sopracciglio. “Uno sciame sismico
dovuto ad una variazione dell’equilibrio, quindi.”.
“Esatto. Appena le placche ne raggiungeranno uno nuovo, e
cesserà la forza impressa alla spinta, anche i terremoti
scemeranno.”.
Il Prof si appoggiò contro lo schienale della sedia,
sospirando.
“Come avete spiegato l’ampio lasso di tempo
intercorso tra
il sisma del 2004 ed il suo effetto secondario?”.
“In relazione ai volumi in gioco. Sai meglio di me che
spostare
una placca non è come dare un colpo ad un bicchiere. E
c’è da dire che la zona di Sumatra è
ancora
fortemente interessata da eventi piuttosto notevoli. Non
dimentichiamoci che c’è subduzione sotto la
penisola,
proprio come da noi, ma sembra che il terremoto abbia dato –
e
scusa la pessima battuta – una bella scossa al
sistema.”
respirò a fondo “Se continua così, ci
vorranno anni
prima che le cose si stabilizzino di nuovo.”.
“Sì, lo so.” sbuffò
contrariato “Ma mi
permetterai di dire che tutta questa teoria mi sembra
un’elaborata stronzata, vero?”.
Shiro rise con il suo vocione pieno e forte come quello di un trombone.
“Posso assicurarti che non convince nemmeno me, ma, per
quanto
fantascientifica, questa sembra essere l’unica spiegazione
possibile. Ti hanno detto delle oscillazioni libere?”. A
quanto
pareva, l’intero pianeta, a seguito del sisma, aveva vibrato
come
un campanaccio per mucche: un evento alquanto raro e riscontrabile solo
a seguito di terremoti molto, molto potenti.
“Sì, ma non vorrete utilizzarle come prove a
carico,
vero?!” borbottò Yuzo “Andiamo, che
assurdità! Anche nel ’60 e nel ’64 sono
state
misurate, ma non mi sembra che le placche abbiano preso a muoversi
più velocemente del normale…”.
“Questo lo so anche da me.” sbuffò Shiro
“Ma
è tutto quello che ci passa il convento, quindi, a meno che
tu
non abbia un’idea migliore, ci dobbiamo accontentare di
questa e
continuare a lavorarci. Non possiamo fare di più.”.
Ma il Prof non sembrò per nulla soddisfatto, e
mugugnò un
verso di poco convinta approvazione, mentre sul computer faceva
scorrere, lentamente, le pagine riguardanti il secondo anno di
monitoraggio, visionandole senza però vederle realmente,
preso
com’era dalle ultime dritte ricevute direttamente
dall’ERI.
“Senti…” disse ad un tratto
“…avete
azzardato qualche stima riguardo i terremoti?”. A quella
domanda,
Yuzo lo sentì sospirare profondamente.
“Per ora le scosse si sono attestate tutte su valori
piuttosto
minimi di magnitudo. Sembrerebbero, e sottolineo sembrerebbero,
destinate a continuare così, ma… chi ci dice che
non si
vada a sollecitare una parte già pericolosamente fragile di
crosta e ne venga fuori una seconda tragedia del Kanto?! O un secondo
disastro di Kobe?!” e scosse severamente il capo, anche se il
Prof non poteva vederlo. “Santo Dio, Yuzo, lo sappiamo tutti e
due
come sia letteralmente impossibile riuscire a prevedere questo genere
di cose, quindi, ti prego: non chiedermi miracoli, non sono ancora
attrezzato per quelli!”.
Ed il vulcanologo rise, decidendo di averlo stressato abbastanza.
“Ok, ok, basta così!” disse, facendo
ruotare la
poltrona di novanta gradi. “Potresti mandarmi tutti i dati
dal
terremoto di Sumatra ad oggi?”.
“Sì, certo, dammi solo il tempo di raggrupparli e
te li manderò quanto prima…”.
“Perfetto. Invia tutto alla mail del dipartimento,
l’altra
non la apro da più di tre anni, credo sia
scaduta.”.
“Va bene, ma ti anticipo che è un gran mattone di
roba:
l’ideale se hai del tempo da perdere.”
sghignazzò
Shiro.
“Oh, tranquillo: ho un mese di buco prima di ripartire, e
questa
lettura è proprio quel che fa per me!” Yuzo venne
raggiunto da un sospiro rassegnato.
“Parti di nuovo? Santoddio, ma quando la smetterai di
scappare?!
Guarda che non resterai un trentenne per sempre, e se non risolvi ora
tutti i problemi, cosa farai quando sarai troppo vecchio per darti alla
fuga? Creperai in una valle di lacrime, tra dolori e
rimorsi?!”.
“Shiro, abbi pietà! Sembri Hideki! Mi rimetto al
lavoro e salutami Sunomi.”.
“Sì, sì… scappa tu. Sei
proprio un testardo!
Vienici a trovare qualche volta a Tokyo, lo sai che ci farebbe piacere
vederti.”.
Yuzo sorrise “Appena mi libererò, ci
farò un pensierino, promesso.”.
“Seee… promesse da
marinaio.” e rise sonoramente “Ciao
secchione!”.
“Ciao schiappa!” lo salutò con gli appellativi di
quando
erano studenti, e riappese la cornetta con un gesto deciso, rimanendo
poi a fissarla, per qualche secondo.
Le placche ballavano l’hula-hula sotto i
loro piedi.
Sospirò pesantemente. “Ora siamo a
posto.” anche se
lui non credeva che fosse questa la reale causa dell’aumento
improvviso di sismicità nella zona di Nankatsu. Quella
dell’ERI era una teoria troppo macchinosa e poi, che
diamine!,
c’erano stati terremoti ben più forti di quello di
Sumatra, negli anni precedenti: quello dell’Alaska, del 1964,
ne
aveva contati 9.2 di gradi[2], e nel Cile addirittura 9.5! Che
avrebbero dovuto fare le placche, allora? La ola?
Abbozzò un sorriso sbilenco “Catastrofisti del
cazzo.” e cavò una sigaretta dal pacchetto morbido
portandosela alla bocca, senza accenderla ovviamente.
Afferrò di
nuovo la cornetta del telefono e compose un numero interno
dell’FVO.
“Fusco.” rispose una voce di donna
dall’altra parte.
“Rita, sono Yuzo.”.
“Yuyù sei già qui?!”
domandò la
sismologa, con incredulità “Ma che ore
sono?”.
“Lascia perdere queste minuzie e raggiungimi nel mio studio:
ho
novità da parte dell’ERI. E credo che tu le debba
proprio
sentire.”.
“Yoko, abbiamo saputo della tua performance a
lezione di
Storia dell’Arte Italiana!” esclamò
Sumie,
comparendo alle sue spalle, accompagnata da Eri e Fuyuko che reggevano
dei libri tra le braccia.
La sorella di Misaki inarcò un sopracciglio, arricciando il
naso
con stizza. “Università di pettegoli.”
borbottò, girando altrove la faccia, mentre le tre amiche
prendevano posto accanto a loro al tavolo della sala studio,
all’interno del palazzo principale, dove si andavano a
rintanare
dopo le lezioni.
Sumie la prese sottobraccio, facendola voltare, e le rivolse un sorriso
affettuoso, tirando su gli spessi occhiali di foggia rettangolare.
“Eddai! Non mettere il broncio! Piuttosto, dicci a che stavi
pensando di così interessante da distrarti addirittura da
Michelangelo.”.
Ma, purtroppo per Yoko, Saya la batté sul tempo, rispondendo
con
tono di chi la sa più lunga di tutte.
“Chissà,
magari ad uno scienziato pazzo…” disse, attirandosi gli
sguardi
incuriositi delle nuove venute e quello assassino di Yoshiko, che la
guardò come se avesse voluto balzarle alla gola.
“Credo di non capire…” intervenne Eri,
reclinando il capo di lato.
“Se è per quello nemmeno io.”
accordò Fuyuko.
“Ah! Che dirvi, ragazze, non c’è molto
da
capire…” rincarò Saya, sbattendo
velocemente le
palpebre con fare civettuolo.
“Saya cuciti il becco!” ringhiò la
sorella di
Misaki, ma l’altra la ignorò bellamente,
concludendo la
frase.
“…la nostra Yoko è
innamorata!” ed un
portapenne volò da una parte all’altra del tavolo,
ma la
destinataria del missile lo scansò con nonchalance,
ridacchiando strafottente.
“Linguaccia!” sbuffò Yoshiko,
incrociando le braccia
al petto ed assumendo un colorito acceso, mentre le tre ragazze
esibivano dei sorrisi a trentadue denti, osservandola con occhietti
luccicanti e già perduti in sogni disgustosamente romantici
affogati in vagonate di melassa.
“E smettetela di guardarmi a quel modo!” brontolò, arrossendo
ancora di più.
“Yoko!” esclamò Eri, prendendole le mani
“Come hai potuto non dirci nulla?!”.
“Ma… ma…” non le diedero
nemmeno il tempo di
rispondere, che un’altra raffica di domande le piovve sulla
testa.
“E chi è?!”.
“E dove l’hai conosciuto?!”.
“E come si chiama?!”.
“E state insieme?!”.
“Cosa?! Da quando?!”.
“E com’è?!”.
“E perché non lo sapevamo?!”.
“Silenzio.” sbottò Saya, facendo
azzittire
immediatamente le altre, che rimasero a fissarla con
perplessità. La giovane dai capelli neri e mossi, che
arrivavano
a lambire il contorno dell’ovale, aveva
un’espressione
seria e severa. Tossicchiò un paio di volte, assumendo una
postura più composta, mentre le altre pendevano praticamente
dalle sue labbra. Smosse con gesto vanesio la chioma e disse
“Risponderò io a tutte le domande.”
guardandole con
aria da furbetta. “Modestamente, l’ho
visto.”.
E tre paia di occhi trasognanti si focalizzarono su di lei, esclamando
un coro di “L’hai visto?!”.
Yoshiko assunse l’aspetto simile a quello di un toro
inferocito,
mancava solo che spuntassero corna e coda e cominciasse ad uscire fumo
dalle narici. Ma tanto Saya avrebbe continuato ad oltranza, con o senza
i suoi sguardi omicida puntati addosso.
“Eh, sì… l’ho
visto.” continuò a gongolarsi la giovane.
“Ed è carino?” domandò una.
“E’ molto carino.”.
“E di che facoltà è?”
domandò un’altra.
Lei scosse il capo, lentamente. “Non è un
ragazzo.”
disse solenne, per poi strizzare l’occhio alle sue
interlocutrici
“E’ un uomo. E’ un Prof!”.
Eri balzò in piedi, portandosi le mani al viso ed esclamando
“Ommioddio! Un professore?!” che si attirò anche gli
sguardi
di tutti gli altri presenti in quell’aula studio. La giovane
si
guardò intorno, abbozzando un sorriso tremulo di vergogna, e
tornò a sedersi composta, arrossendo, mentre Saya la
rimproverava.
“Eri! Contegno!”.
“Scusate…”.
“Quindi è davvero un professore, Yoko?”
domandò Sumie, con tanto d’occhi, e lei
sbuffò,
spostando altrove lo sguardo.
“Non di questa Università… grazie a
Dio!”.
Fuyuko sospirò “Oh, che romantico!”.
“E non sapete il bello!” riprese Saya
“E’ divorziato, per giunta!”.
“Oh! Un cuore infranto!” sospirò di
nuovo Fuyuko
“La nostra Yoshiko ne raccoglierà i cocci,
ridandogli la
felicità… che romantico!”.
Ossignore se ne dicevano di cretinate le sue amiche! Si
ritrovò
a pensare la sorella di Misaki, mentre le altre continuavano a
spettegolare come se lei non fosse nemmeno presente in quel momento.
“Ma non sarà troppo avventato da parte sua? In
fondo, un
uomo più grande… e di quanto?” si
preoccupò
Eri.
“Otto anni in più.” rispose prontamente
Saya,
annuendo grave con le braccia incrociate. “E
gliel’ho detto
anche io che è troppo vecchio.”.
“Eddai, vecchio! Sono solo trent’anni, pensavo
almeno 40-50!” rise Sumie e Fuyuko scosse il capo.
“Seee e chi era?
Matusalemme?” disse
ridacchiando, mentre Eri aggiungeva.
“Saya, tu l’hai
conosciuto: com’è? È una persona
affidabile? La
nostra Yoko è in buone mani, vero?”.
“Sì, sì, state tranquille, lui mi
sembra un tipo a posto; nel caso, ci sono io a vegliare!”.
Yoshiko ascoltava in silenzio i loro discorsi, spostando lo sguardo
dall’una all’altra, totalmente rassegnata. Ormai
sarebbe
stata la loro vittima sacrificale e tutto per colpa di quella lingua
lunga di Saya che, quel giorno, era totalmente incontenibile. Prima le
faceva fare la figura della cretina con il Prof, ed ora
l’aveva
praticamente lanciata in pasto a quelle belve succhia-zuccheri delle
sue amiche universitarie, che avrebbero fatto di lei e della sua
amicizia con Yuzo la nuova telenovela giornaliera. Roba da non perdere
nemmeno per tutto l’oro del mondo!
Sospirò grave, borbottando “Che qualcuno mi salvi
da
questo supplizio!” e le sembrò davvero che
qualcuno
l’avesse ascoltata, perché il suo cellulare prese
a
vibrare sul tavolo, roteando a scatti e facendole illuminare gli occhi.
“Salva!” esclamò, prendendo
l’oggetto e
leggendo sul display chi la stesse cercando. Un sorriso, ancora
più ampio, si distese sulle sue labbra, quando vide che era
Taro. Rapidamente si alzò, uscendo dall’aula
studio,
liquidando le altre con un “Vengo subito!” e
lasciandole ai
loro pettegolezzi.
Si fermò nel corridoio, il cellulare che continuava a
vibrare nelle sue mani, e rispose raggiante: “Qualunque cosa tu abbia da dire, sappi che ti voglio tanto,
tanto bene!” quasi con le lacrime agli occhi, mentre un
interdetto Misaki rimase a guardare la cornetta come fosse stato un
oggetto alieno.
“Beh, grazie. Te ne voglio anche io.” rispose il
giocatore dello Jubilo Iwata, con un sorriso
affettuoso sulle labbra “A cosa devo questo slancio
disinteressato?” la prese in giro.
“Scemo! Io sono sempre affettuosa con te! Che
antipatico!”
ed arricciò il naso in una smorfia offesa, mentre
l’altro
continuava.
“Spero di non disturbarti. Eri a
lezione?”.
“No, dimmi pure, ero in aula studio.”.
“Senti, oggi pomeriggio è stato organizzato una
specie di
aperitivo da Genzo, una cosa per pochi intimi, giusto noi della Vecchia
Generazione D’oro. La maggior parte del gruppo domani
ripartirà per tornare a casa, e così volevamo
fare un
piccolo raduno extra per salutarci. Le ragazze hanno espressamente
richiesto la tua presenza.” poi rise
“Diciamo che mi
hanno minacciato, va!”.
Rise anche Yoshiko, continuando a camminare avanti ed indietro per il
corridoio esterno. “Per me va benissimo, a che ora?”.
“Più o meno per le otto, vuoi che ti passi a
prendere?”.
“Se non è un problema per te, certo.”.
“Perfetto allora. Ti aspetto davanti al palazzo dello
Studentato,
per le otto.” poi aggiunse, con piglio di finto rimprovero
“Mi raccomando, non farmi aspettare mezz’ora come
l’ultima volta! Mica devi restaurare la Cappella
Sistina!”.
“Oh, si vede che sei un maschietto.”
sospirò con
fare altezzoso, mentre Taro sorrideva all’altro capo del
telefono.
Yoshiko continuò “Verranno tutti?”.
“Sì, più o meno, devo ancora avvertire
Yuzo, ma,
accidenti!, cercare di mettersi in contatto con lui è come
vincere alla lotteria!”.
E la ragazza sgranò gli occhi.
Diavolo!
Non aveva minimamente pensato al fatto che avrebbe potuto esserci anche
il Prof a quell’aperitivo! Ed il solo fatto che lo avrebbe
rivisto, per la terza volta nel giro di nemmeno due giorni, la fece
prima arrossire fino alla punta dei capelli e poi sbiancare: quella
sì che sarebbe stata la volta buona che avrebbe potuto
pensare
male di lei, se se la fosse ritrovata davanti a mo’ di
prezzemolo!
E adesso?! Che diavolo avrebbe dovuto fare?!
“Yoshiko, sei ancora lì?” la voce di suo
fratello richiamò la sua attenzione all’improvviso.
“Eh? Ah, sì. Dimmi! Sai… la linea va e
viene.” sfruttando la scusa più classica da
associare ad
un cellulare.
“Dicevo che ho provato a chiamarlo a casa, ma senza nessun
risultato. E credo abbia cambiato numero di cellulare già da
un
po’…”.
Certo che aveva cambiato numero! Si ritrovò a pensare Yoko e
lei… lo aveva! Dannazione, se non le fosse sembrato
così
assurdo, quasi quasi avrebbe pensato che fosse destino! Lei era, in
quel momento, l’unica che avrebbe potuto
rintracciarlo… ma
mica poteva chiamarlo! Dio onnipotente, no! Nemmeno sotto tortura!
Dare il numero a Taro?
Assolutamente no! Come avrebbe spiegato, a suo fratello, il motivo per
il quale aveva il numero del suo ex-compagno di squadra? E poi, Yuzo si
era raccomandato di tenerlo lontano dalla portata di Sanae… L’unica a poterlo chiamare… era davvero lei.
“Ci penso io!” si affrettò a dire, forse
troppo precipitosamente.
“Mh?” Taro sembrò piuttosto perplesso.
“Cioè… ecco…”
tentò di
giustificarsi Yoshiko “…ho visto che passa spesso
davanti
la mia Università, chissà… magari per
andare a
lavoro. Potrei fermarlo, se lo vedessi oggi…”.
“Oh, va bene…” accordò la
metà della
Coppia d’Oro “…io gli lascerò
un messaggio in
segreteria.” poi sorrise “Allora per le otto, eh! E
non far
tardi! Ciao Yoko.”.
E lei si sforzò di sorridere “Ok…
ciao.” chiudendo la comunicazione.
Disgrazia incommensurabile!
Ecatombe!
Apocalisse!
Rimase a guardare il cellulare, per alcuni minuti, come fosse stato un
mostro.
Sospirò pesantemente, rientrando come una specie di zombie
all’interno dell’aula studio, dove le ragazze erano
ancora
intente nel loro fitto spettegolare. Fu Eri ad accorgersi della sua
presenza, ed agitò una mano nella sua direzione.
“Yoko! Vieni, ché devi raccontarci i
particolari!”
esclamò entusiasta, ma inarcò un sopracciglio
vedendo la
sua espressione funerea. “Ma… che è
successo?”
domandò, attirandosi anche l’attenzione delle sue
compagne, che smisero improvvisamente di borbottare, girandosi ad
osservare la sorella di Misaki.
Quest’ultima, si sedette in silenzio al suo posto e,
rivolgendo
loro uno sguardo disperato, si gettò tra le loro fauci,
dicendo
“Sono nei guai.”.
Rita restava seduta nella poltrona che si opponeva a quella in
cui
era accomodato Yuzo, dall’altra parte della scrivania. Una
gamba
accavallata, le mani in grembo, gli occhi nocciola che osservavano il
vulcanologo che l’aveva appena messa a parte delle scoperte
dell’ERI.
Attimo di silenzio meditativo.
“Sì...” esclamò con
serietà
“...e poi c’era la marmotta che confezionava la
cioccolata.” facendo scoppiare a ridere il Prof, che si tolse
la
sigaretta spenta dalla bocca, stringendola tra le dita.
“Oh, andiamo, è la spiegazione più
idiota che io
abbia mai sentito!” rincarò Rita “Ma sei
sicuro che
non ti stessero prendendo in giro?! Davvero, ci sarebbe da
chiederselo!”.
Lui sospirò “Anche Shiro non era per niente
convinto di
quello su cui stanno cercando di aggrapparsi. Ha detto che mi
farà avere tutta la documentazione necessaria.”
poi si
rilassò contro lo schienale della sedia. “E tu? A
che punto
sei? Scoperto qualcosa?”.
Rita scosse il capo, facendo spallucce “Ci sto ancora
lavorando,
ma sono ad un punto morto. Sono tre terremoti molto simili, per
ipocentro e frequenza, cambia l’epicentro, la magnitudo, i
meccanismi focali[3]…
ma figurati, niente di rilevante.” e si alzò
lentamente
“Dammi ancora un po’ di tempo, ok?” concluse,
muovendosi in
direzione della porta.
Yuzo annuì “D’accordo, io
analizzerò il resto
dei dati del monitoraggio, in attesa di ricevere quelli
dell’ERI.”. Abbassò lo sguardo sul video che era
stato
messo in stand-by e che, con un semplice movimento del mouse, fece
comparire nuovamente la schermata piena di grafici e diagrammi.
Intanto, sentì Rita che continuava a borbottare. “Mo’
pure e’ placche ca’ fùjno! San
Gennà, viri ca’ pacienz ca’ ci
vò![4]” e lo fece sorridere, prima
che si tuffasse nuovamente nel suo lavoro.
“Yoko che è successo?”
domandò
preoccupata Saya, mentre le altre facevano cerchio attorno a lei,
osservandola con occhi sgranati in attesa che parlasse “Di
che
guaio stai parlando?”.
Yoshiko sospirò pesantemente, poggiando le mani sulla liscia
superficie del tavolo, il telefono ancora stretto tra di esse.
“Chi era al cellulare?” domandò ancora
l’amica dai capelli corvini.
“Taro.” rispose con un filo di voce.
“Oddio è qualcosa di grave?”.
“Sì.”.
Saya la prese per le spalle. “Come ‘sì’?!
Santo Cielo, Yoko, mi stai facendo spaventare!”.
La sorella di Misaki deglutì con uno sforzo. “Mio
fratello
mi ha invitata ad un cocktail a casa di Genzo Wakabayashi...
stasera...”.
Sumie inarcò un sopracciglio. “E allora? Non mi
sembra nulla di così catastrofico o no?”.
“...ci sarà la Generazione D’oro al
completo...” continuò l’altra.
A Fuyuko brillarono gli occhi. “Dio che fortuna! Con tutta
quella carne al fuoco!”.
Saya intervenne, cogliendo quasi al volo quello che poteva essere il
nocciolo della questione. “Ci sarà anche Dottor
Jekyll[5]?”
domandò infatti, mentre Eri inarcava un
sopracciglio,
esclamando.
“Credo di non capire bene... ma... non avevi detto
che
era un professore?” ma l’altra la
azzittì con un
gesto della mano.
“Sì, sì. Poi vi spiego
bene la
faccenda!” disse, ritornando a guardare Yoshiko. “Allora ci
sarà anche lui?”.
La ragazza annuì e Saya parve perplessa. “E quindi
che problema c’è?!”.
Yoko le rivolse uno sguardo sottile, esclamando
“C’è
che mio fratello non riesce a rintracciarlo e l’unica che
può mettersi in contatto con lui sono io, visto che ha dato
solo
a me il suo numero di cellulare!”.
“E ti preoccupi di questo?! Ma sei scema?! E’ la
tua grande
occasione per rompere il ghiaccio!”. Saya era già
partita
per la tangente, e quasi invidiava la sua decisione ferrea, mentre lei
continuava a mordicchiarsi il labbro con nervosismo.
“No che non lo chiamo!” rispose infatti e tre teste
si
scossero in sincrono, mentre la sua vicina di stanza affondava
il
viso in una mano, osservandola di sguincio.
“Certo, perché lui ti ha dato il suo numero per
sport,
vero? Senti, perché non lo incornici e lo appendi alla
parete?
Poi ci accendi un bel cero e resti a rimirarlo a mo’ di
reliquia...” ma non finì la frase che venne
colpita da un
quaderno, cominciando a ridacchiare.
“Dai Yoko, Saya ha ragione.” intervenne Sumie in
tono
più pacato e ragionevole. “In fondo non
è che una
chiamata tecnica, per metterlo al corrente di qualcosa. Non
penserà che lo stai perseguitando, tranquilla.”.
“Ecco!” si animò Yoshiko
“E’ proprio
quello il problema! È quello che io temo arrivi a pensare...
e
vorrei evitarlo.”.
“Vedrai che non lo penserà, anzi, studia le sue
risposte
per vedere se gli ha fatto piacere sentirti.” concluse
l’amica, mentre le altre appoggiavano le sue parole, annuendo
con
decisione.
Trovatasi in minoranza netta, la sorella di Misaki sospirò
lentamente. “Avete vinto.” accordò,
alzandosi “E
speriamo di non fare una figuraccia!” concluse avviandosi nuovamente
verso
il corridoio.
“Forza, ragazza! Noi facciamo il tifo per te!”. Saya era
in piedi con i pollici verso l’alto ed un sorriso smagliante,
cui
lei rispose con un altro sorriso.
“E voi non
venite ad
origliare, intesi?!”.
“Ok, però poi ci dovrai raccontare
tutto!” rise Sumie.
“Tutto tutto!” sottolineò Fuyuko.
“Anche i particolari!” rincarò Eri.
E Yoshiko scosse il capo, lasciando l’aula.
Si allontanò di qualche metro, poggiandosi con la schiena al
muro ed osservando il display. Il labbro che veniva ancora mordicchiato
ed un piede tamburellante al suolo. Richiamò la rubrica e,
pigiando sulla lettera ‘P’,
scorse l’elenco fino a
che non comparve scritto ‘Prof’.
Rimase a guardare quella scritta per qualche altro secondo, pensando
che ci fosse un altro problema da affrontare, prima di chiamarlo: che
gli avrebbe detto?!
- Ciao. - pensò. Semplice, classico.
Forse troppo stringato.
- Ciao Prof, sono Yoshiko la sorella di Taro, ti ricordi di
me? - Seee! Si erano visti proprio
quella mattina, figurarsi se l’avesse già rimossa.
- Salve Prof... - sì, più
formale andava bene - ...scusa il disturbo... -
perché doveva essere sicuramente al lavoro, quindi, lo
avrebbe
interrotto. Poi si riscosse: e se stesse ancora dormendo? Quella
mattina gli aveva detto di aver passato l’intera nottata
all’FVO. Magari stava riposando e lo avrebbe svegliato.
Però suo fratello aveva detto di aver provato a chiamarlo a
casa, senza ottenere risposta...
Osservò l’orologio.
Erano quasi le 16:30 e, a proposito, avrebbe fatto bene ad andare anche
lei a casa a cambiarsi, tanto le lezioni erano terminate per quel
giorno.
Ecco.
Altro dilemma!
Se ci fosse stato anche Yuzo al cocktail... che diavolo si sarebbe
dovuta mettere?! Oddio! Quando incominciava a pensare così
sembrava peggio di Saya e le altre.
Sorrise, scuotendo il capo e decidendo di occuparsi di un problema alla
volta.
Ora, la cosa principale era chiamare il Prof.
Sperando che davvero non stesse ancora dormendo.
- Allora, ricapitolando: ‘Salve Prof, scusa il
disturbo,
volevo dirti che blablabla... Taro ha provato a chiamarti e
blablabla... il cocktail è alle otto alla villa di
Genzo.’
- annuì soddisfatta del suo discorso mentale -
Gli dirò così! -
e, fatto il respiro più profondo possibile, pigiò
sul
tasto di chiamata, portando il telefono all’orecchio.
Niente da fare.
Assolutamente niente da fare.
I dati del secondo anno non avevano nulla di anomalo, esattamente come
quelli del primo. Forse stava cercando troppo indietro e lo sciame
sismico era legato a qualcosa di più recente.
Altro che movimento velocizzato delle placche!
Se il terremoto di Sumatra aveva davvero a che vedere con tutta la
faccenda, allora perché non era ancora emerso nulla?
Se quelle teste vuote del VRC avessero deciso di richiedere anche
l’assistenza dello staff degli FVO, a quest’ora,
forse,
avrebbero già cominciato a mettere in piedi qualche teoria
meno
fantasiosa di quella dell’ERI.
Sbuffò contrariato, poggiandosi contro lo schienale della
sedia
ed incrociando le braccia al petto, quando, ad un tratto, il suo
cellulare cominciò ad animarsi, vibrando e disperdendo
un’allegra suoneria.
Yuzo inarcò un sopracciglio, afferrando l’oggetto
e rispondendo senza nemmeno guardare il display.
“Morisaki.”.
Silenzio all’altro capo.
“Pronto?” chiamò nuovamente con
perplessità.
Ancora silenzio, nonostante sentisse che ci fosse qualcuno, visto il
vociare di sottofondo che riusciva a percepire.
Abbozzò un sorriso. “Yoshiko sei tu?”.
“...come... hai fatto a capirlo?!” decisamente la
risposta
più idiota che potesse uscire dalla sua bocca, mentre Yuzo
scoppiava a ridere sonoramente.
Ecco, proprio quello che lei aveva cercato di evitare a tutti i costi:
la figura barbina. Impeccabile come un orologio svizzero. Se glielo avessero raccontato avrebbe riso allo stesso modo del Prof,
ma... era stata presa in contropiede. Le era bastato sentire la sua
voce ed il sistema era andato in crash.
Tutti i giri di parole ed il discorso che si era preparata erano stati
cancellati solo dal fatto stesso che lui avesse risposto. Ossignore, ma
come aveva fatto ad arrivare già a quel punto?
“Beh, le sole persone che hanno il mio numero sono tutte
qui.” disse Yuzo, attirando nuovamente la sua attenzione
“Diciamo che tu sei l’unica esterna
all’FVO ad
averlo. Ho tirato a indovinare.”.
“Ah... sì?” rise nervosamente Yoshiko,
mentre il
Prof chiese, in tono più serio.
“Ma... è successo qualcosa?”
“Eh? No, no... scusa, magari ti ho disturbato.”.
“No, affatto. E poi ti ho detto che puoi chiamarmi quando
vuoi, quindi non preoccuparti.”.
E la sorella di Misaki ringraziò il fatto che non potesse
vederla, perché era diventata di un colorito molto prossimo
al
porpora acceso. Sorrise, riprendendo un po’ di coraggio.
“Volevo... ecco... volevo solo dirti che Genzo ha organizzato
un
piccolo cocktail, per questa sera, alla Villa. Ci saranno solo i
ragazzi della Generazione D’oro, visto che domani la maggior
parte tornerà a casa per riprendere gli
allenamenti...”.
“Oh, capisco...” poi aggiunse “Credi
che se non verrò, Sanae vorrà la mia testa su di una picca?”
e Yuzo
la sentì ridere divertita.
“Credo proprio di sì!”.
“Ok, allora mi sacrificherò per la patria, dimmi
solo a che ora.”.
“Taro ha detto per le otto... sai, lui aveva provato a
chiamarti
a casa, ma non rispondevi.” ed inarcò un
sopracciglio
“Ma non hai dormito?”.
Yuzo si passò una mano tra i corti capelli scuri, sentendosi
come colto in castagna. “Eh... sì, più o
meno... te
l’ho detto che dormo poco, no?” e cambiò discorso.
“Immagino che ci sarai anche tu, vero?”.
Yoshiko si pietrificò all’istante: il Prof... si
stava informando sulla sua presenza al cocktail? Naaa
era solo una domanda di cortesia, figurarsi!
“Sì, vengono a prendermi Taro ed Azumi.”.
“Un refrain del gala, ma senza
terremoto,
quindi.” rise il vulcanologo “Ottimo, almeno sono
sicuro
che sarà una serata piacevole.”.
Quello fu il colpo di grazia. Ora sì che era color pomodoro
maturo.
Yoshiko deglutì a fatica “Già... allora
ti lascio
lavorare...” mentre stava praticamente scappando da quella
conversazione.
“Grazie per avermi avvertito. A più
tardi.”.
“Di nulla... a dopo.” ed entrambi chiusero la
comunicazione.
La sorella di Misaki rimase a guardare il display, ancora illuminato,
con il viso in fiamme.
Forse aveva capito male, anzi, no: aveva sicuramente capito male.
E, se così non fosse stato, allora il Prof le aveva appena
detto di trovare piacevole la sua compagnia.
[1]SUBDUCENDO:
la ‘subduzione’ è quel processo
tettonico che porta
una placca ad insinuarsi sotto l’altra, sprofondando nel
mantello. Quindi, se una placca sta subducendo, significa che sta
affondando sotto un’altra placca.
[2]9.2 GRADI:
secondo quanto riportato dall'USGS.
Visto che i dati relativi alla magnitudo di questo terremoto sono
diversi, preferisco fare riferimento ad una sola fonte.
[3]MECCANISMI FOCALI:
lo studio dei 'meccanismi focali' permette di individuare il tipo di
faglia che ha generato il terremoto e la superficie lungo la quale
è avvenuta la frattura (il piano di faglia). Ci permette
quindi
di dire se il primo impulso è compressivo o dilatativo e se
il
movimento relativo tra i lati della faglia è di tipo:
normale,
inverso o trascorrente (in parole povere, indica come si è
mossa
la faglia: in orizzontale, in verticale e così via!).
[4]“MO’…
VO’!”:
traduzione “Adesso anche le placche che fuggono (nel senso
che si
muovono più velocemente). San Gennaro, vedi che pazienza che
ci
vuole!”
[5]DOTTOR JEKYLL:
va beh, credo che lo conosciate tutti il Dott.
Jekyll del romanzo di Robert L. Stevenson.
XD
…E poi Bla bla bla…
Ve l'avevo detto che ci sarebbero state delle notine
in più, a questo giro!XD ma sono tutte (o quasi!XD) facili,
facili!
Finito prestissimo questo capitolo, nonostante sia venuto
addirittura più lungo del previsto!O_O
Ebbene, come annunciato nel capitolo precedente, mi prendo
qualche righina per parlare dell’evento realmente accaduto
che
qui è stato ripreso.
Sumatra 2004.
Chi ricorda quello che è successo il 26
Dicembre?
Credo tutti.
Quindi, capo chino e momento di silenzio per ricordare tutte
le
vittime dei capricci di Madre Terra e della pessima organizzazione
umana.
Il motivo per cui ho deciso di riallacciarmi a questo evento
reale, non è certo stato dettato da una mancanza di rispetto
verso coloro che ci hanno tirato le cuoia o che ancora continuano a
soffrire, affatto, ma mi sembrava giusto che ci fossero anche
riferimenti alla vita vera. In fondo, parlo di Geologia ed è
una
materia che si fonda sulla concretezza.
Detto ciò, la teoria espressa dall’ERI
non
esiste! XD (ah! Licenze… poetiche?) E credo che i miei
professori
mi prenderebbero a randellate sulla testa o, peggio, mi negherebbero la
laurea ad oltranza, se la dovessero leggere!XD
Ehi! Non ho mai detto di voler scrivere la Verità
Rivelata, eh! XDD
Ed ora, vorrei fare dei ringraziamenti:
Prima fra tutti, la mia Be(t)ta!*_*
che, nonostante i suoi mille impegni, riesce sempre ad avere un
momentino per me e per questa storia! ç___ç
Grazie cara,
sei un vero tesssssoro! ç_ç
Poi, un ringraziamento particolare va ad
un’utente di EFP che mi è stata, non
utile… deppiù!*_*
Grazie mille a Yeran85 per il
suo
preziosissimo aiuto sulla comprensione del funzionamento delle
prefetture giapponesi, sul loro sistema gerarchico e le relazioni tra
funzionari.
Grazie davvero, senza il tuo supporto (povera, ha ricercato
apposta il materiale per aiutare me! ç______ç)
avrei
tirato fuori di sicuro qualche cretinata!XD *______*Y grazie ancora,
sei di una gentilezza impagabile!
Vi rimando al prossimo capitolo e al
primo… incontro tra
Titani! XD (Ero convinta di riuscire ad inserirlo in questo, ma mi son
fatta prendere la mano!XD).