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Autore: Melanto    07/06/2007    5 recensioni
Fuggire. Reazione immediata dinanzi ad un dolore troppo grande per essere affrontato a viso aperto. Camuffare la sofferenza in voglia di lavorare. Poi partire. Cambiare persino continente per ricostruire precari equilibri su cui camminare in punta di piedi. Dimenticarsi di tutto: amici, famiglia... assopire i ricordi e cullarli come bambini, perché non facciano troppo male, per ricaricare le certezze. E poi... e poi tornare, per affrontare il passato ed i sensi di colpa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Yoshiko Yamaoka
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Huzi - the saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Huzi

- Capitolo 8 -

“Nankatsu è perfetta!” esclamò il Prefetto di Shizuoka, richiudendo il fascicolo con espressione soddisfatta.
Alle spalle della sua poltrona in pelle nera, la grande finestra illuminava a giorno l’ufficio ed il viso del segretario, poco entusiasta di quella scelta, che continuava a prendere appunti in silenzio.
“Al centro dello Stadio Ozora monteremo il palco d’onore. È una struttura abbastanza grande da poter ospitare chiunque.” ed agitò animatamente il dito con severità. “E voglio il miglior complesso della Prefettura a suonare per me.”.
Il segretario annuì, sistemando gli occhiali e prendendo nota.
“Tu che dici, Tatsuya? Che te ne pare della location?” domandò poi il Prefetto rivolgendosi al suo vice, che restava comodamente seduto in una poltrona più piccola, posta dall’altra parte della scrivania.
L’uomo, a qualche anno dalla quarantina, annuì con approvazione alle sue parole. “Credo che questa sia un’ottima idea. Nankatsu si sta sviluppando molto velocemente come centro abitato, e lo Stadio Ozora richiama già notevole attenzione per il suo nome, inoltre, c’è sempre il Fuji con il suo fascino millenario a far da contorno.” annuì ancora, intrecciando le mani sotto al naso. “Credo che farà colpo sull’opinione pubblica, scegliendo un luogo in crescita come questo, ma non ancora totalmente contaminato come le grandi città possono essere. Dimostrerà di saper puntare sui vincenti.” ed il Prefetto si gongolò su quell’ultima frase, con un mezzo sorriso vittorioso sulle labbra.
Avrebbe sbaragliato tutti i suoi avversari e, alle prossime elezioni, che si sarebbero tenute di lì a pochi mesi, ne sarebbe uscito come unico e indiscusso vincitore.
“Scusate se mi intrometto, signore…”. Il segretario prese la parola, con voce incerta, attirandosi gli sguardi degli alti funzionari. “…ma ultimamente la zona di Nankatsu è interessata da una… ehm… vivace attività sismica, io non credo che-…”.
Ma l’uomo lo interruppe con un gesto della mano. “Oh, sciocchezze! Il Giappone è in perenne scuotimento tettonico, che vuoi che siano un paio di scosse in più? Se basassimo la scelta del luogo sul grado di sismicità, beh, a questo punto faremmo bene a restarcene tutti a casa e Amen.”.
“Ma signore…” tentò di contestare, ma Tatsuya Kishu lo bloccò, puntando su di lui un severo sguardo corvino, uno di quelli che non lasciavano diritto di replica, e rimarcò in tono fermo.
“Il Prefetto terrà la sua manifestazione nello Stadio Ozora di Nankatsu e questo è quanto. Non ci saranno terremoti che terranno.”.

Yuzo rimase per qualche secondo in silenzio alle parole di Shiro.
Quello di Sumatra era stato di sicuro il più violento terremoto degli ultimi anni, con i suoi nove gradi di magnitudo Richter.
Quando si era verificato il sisma, lui si trovava già sul Pacaya con la squadra, ma aveva costantemente seguito l’evolversi di quei tragici giorni attraverso i telegiornali dei canali satellitari.
Data la scarsissima profondità dell’ipocentro, si erano sollevati due tsunami che avevano fatto molti più danni di quanti ne avesse provocati il sisma stesso, arrivando a toccare non solo le coste dell’Indonesia, ma anche quelle dell’India, dello Sri Lanka, della Thailandia, della Malaysia, addirittura della Somalia, a migliaia di chilometri di distanza, provocando più di duecentomila vittime ed un imprecisato numero di feriti e dispersi.
Ecco.
Quella era stata una vera catastrofe.
Di quelle che la gente era abituata a vedere solo in TV, in inverosimili filmoni americani, ma, questa volta, non c’era stato nessun eroe che scongiurasse la tragedia, nessuna morale patetica da snocciolare in due battute scadenti, nessun pessimo effetto speciale ad ingigantire grottescamente la drammaticità della situazione. Quelle onde, quei muri d’acqua che erano riusciti a raggiungere anche i trenta metri, erano state vere come vera era stata la paura negli occhi della gente che se le era viste piovere addosso, senza avere il tempo di mettersi in salvo; erano state vere, come le urla disperate delle vittime trascinate via, come il pianto dei sopravvissuti che non avrebbero mai dimenticato. Vere, come quelle immagini, trasmesse a raffica dalle televisioni di mezzo mondo, di cadaveri abbandonati dalla stessa acqua che li aveva sommersi e lasciati lì, come i manichini di un set cinematografico, in attesa che i soccorsi si occupassero anche di loro, cercando la loro identità smarrita nel caos e facendoli divenire parte del ‘numero’.
“Continua.” si decise a dire il Prof, ma già di per sé tutta quella storia non sembrava preannunciare nulla di buono.
“Sembrerebbe che il sisma di Sumatra abbia velocizzato il reciproco movimento tra placche. I terremoti nella zona di Nankatsu, non sono altro che un effetto della spinta inflitta alla Placca delle Filippine da quella Eurasiatica che, quindi, sta subducendo[1] più rapidamente del normale. Ciò significa che: a) l’Asia diviene sempre più lontana, con tanti saluti ai nostri fratelli e b) l’attività sismica è aumentata a spron battuto.”.
Yuzo inarcò un sopracciglio. “Uno sciame sismico dovuto ad una variazione dell’equilibrio, quindi.”.
“Esatto. Appena le placche ne raggiungeranno uno nuovo, e cesserà la forza impressa alla spinta, anche i terremoti scemeranno.”.
Il Prof si appoggiò contro lo schienale della sedia, sospirando. “Come avete spiegato l’ampio lasso di tempo intercorso tra il sisma del 2004 ed il suo effetto secondario?”.
“In relazione ai volumi in gioco. Sai meglio di me che spostare una placca non è come dare un colpo ad un bicchiere. E c’è da dire che la zona di Sumatra è ancora fortemente interessata da eventi piuttosto notevoli. Non dimentichiamoci che c’è subduzione sotto la penisola, proprio come da noi, ma sembra che il terremoto abbia dato – e scusa la pessima battuta – una bella scossa al sistema.” respirò a fondo “Se continua così, ci vorranno anni prima che le cose si stabilizzino di nuovo.”.
“Sì, lo so.” sbuffò contrariato “Ma mi permetterai di dire che tutta questa teoria mi sembra un’elaborata stronzata, vero?”.
Shiro rise con il suo vocione pieno e forte come quello di un trombone. “Posso assicurarti che non convince nemmeno me, ma, per quanto fantascientifica, questa sembra essere l’unica spiegazione possibile. Ti hanno detto delle oscillazioni libere?”. A quanto pareva, l’intero pianeta, a seguito del sisma, aveva vibrato come un campanaccio per mucche: un evento alquanto raro e riscontrabile solo a seguito di terremoti molto, molto potenti.
“Sì, ma non vorrete utilizzarle come prove a carico, vero?!” borbottò Yuzo “Andiamo, che assurdità! Anche nel ’60 e nel ’64 sono state misurate, ma non mi sembra che le placche abbiano preso a muoversi più velocemente del normale…”.
“Questo lo so anche da me.” sbuffò Shiro “Ma è tutto quello che ci passa il convento, quindi, a meno che tu non abbia un’idea migliore, ci dobbiamo accontentare di questa e continuare a lavorarci. Non possiamo fare di più.”.
Ma il Prof non sembrò per nulla soddisfatto, e mugugnò un verso di poco convinta approvazione, mentre sul computer faceva scorrere, lentamente, le pagine riguardanti il secondo anno di monitoraggio, visionandole senza però vederle realmente, preso com’era dalle ultime dritte ricevute direttamente dall’ERI.
“Senti…” disse ad un tratto “…avete azzardato qualche stima riguardo i terremoti?”. A quella domanda, Yuzo lo sentì sospirare profondamente.
“Per ora le scosse si sono attestate tutte su valori piuttosto minimi di magnitudo. Sembrerebbero, e sottolineo sembrerebbero, destinate a continuare così, ma… chi ci dice che non si vada a sollecitare una parte già pericolosamente fragile di crosta e ne venga fuori una seconda tragedia del Kanto?! O un secondo disastro di Kobe?!” e scosse severamente il capo, anche se il Prof non poteva vederlo. “Santo Dio, Yuzo, lo sappiamo tutti e due come sia letteralmente impossibile riuscire a prevedere questo genere di cose, quindi, ti prego: non chiedermi miracoli, non sono ancora attrezzato per quelli!”.
Ed il vulcanologo rise, decidendo di averlo stressato abbastanza. “Ok, ok, basta così!” disse, facendo ruotare la poltrona di novanta gradi. “Potresti mandarmi tutti i dati dal terremoto di Sumatra ad oggi?”.
“Sì, certo, dammi solo il tempo di raggrupparli e te li manderò quanto prima…”.
“Perfetto. Invia tutto alla mail del dipartimento, l’altra non la apro da più di tre anni, credo sia scaduta.”.
“Va bene, ma ti anticipo che è un gran mattone di roba: l’ideale se hai del tempo da perdere.” sghignazzò Shiro.
“Oh, tranquillo: ho un mese di buco prima di ripartire, e questa lettura è proprio quel che fa per me!” Yuzo venne raggiunto da un sospiro rassegnato.
“Parti di nuovo? Santoddio, ma quando la smetterai di scappare?! Guarda che non resterai un trentenne per sempre, e se non risolvi ora tutti i problemi, cosa farai quando sarai troppo vecchio per darti alla fuga? Creperai in una valle di lacrime, tra dolori e rimorsi?!”.
“Shiro, abbi pietà! Sembri Hideki! Mi rimetto al lavoro e salutami Sunomi.”.
“Sì, sì… scappa tu. Sei proprio un testardo! Vienici a trovare qualche volta a Tokyo, lo sai che ci farebbe piacere vederti.”.
Yuzo sorrise “Appena mi libererò, ci farò un pensierino, promesso.”.
Seee… promesse da marinaio.” e rise sonoramente “Ciao secchione!”.
“Ciao schiappa!” lo salutò con gli appellativi di quando erano studenti, e riappese la cornetta con un gesto deciso, rimanendo poi a fissarla, per qualche secondo.
Le placche ballavano l’hula-hula sotto i loro piedi.
Sospirò pesantemente. “Ora siamo a posto.” anche se lui non credeva che fosse questa la reale causa dell’aumento improvviso di sismicità nella zona di Nankatsu. Quella dell’ERI era una teoria troppo macchinosa e poi, che diamine!, c’erano stati terremoti ben più forti di quello di Sumatra, negli anni precedenti: quello dell’Alaska, del 1964, ne aveva contati 9.2 di gradi[2], e nel Cile addirittura 9.5! Che avrebbero dovuto fare le placche, allora? La ola?
Abbozzò un sorriso sbilenco “Catastrofisti del cazzo.” e cavò una sigaretta dal pacchetto morbido portandosela alla bocca, senza accenderla ovviamente. Afferrò di nuovo la cornetta del telefono e compose un numero interno dell’FVO.
“Fusco.” rispose una voce di donna dall’altra parte.
“Rita, sono Yuzo.”.
“Yuyù sei già qui?!” domandò la sismologa, con incredulità “Ma che ore sono?”.
“Lascia perdere queste minuzie e raggiungimi nel mio studio: ho novità da parte dell’ERI. E credo che tu le debba proprio sentire.”.

“Yoko, abbiamo saputo della tua performance a lezione di Storia dell’Arte Italiana!” esclamò Sumie, comparendo alle sue spalle, accompagnata da Eri e Fuyuko che reggevano dei libri tra le braccia.
La sorella di Misaki inarcò un sopracciglio, arricciando il naso con stizza. “Università di pettegoli.” borbottò, girando altrove la faccia, mentre le tre amiche prendevano posto accanto a loro al tavolo della sala studio, all’interno del palazzo principale, dove si andavano a rintanare dopo le lezioni.
Sumie la prese sottobraccio, facendola voltare, e le rivolse un sorriso affettuoso, tirando su gli spessi occhiali di foggia rettangolare. “Eddai! Non mettere il broncio! Piuttosto, dicci a che stavi pensando di così interessante da distrarti addirittura da Michelangelo.”.
Ma, purtroppo per Yoko, Saya la batté sul tempo, rispondendo con tono di chi la sa più lunga di tutte. “Chissà, magari ad uno scienziato pazzo…” disse, attirandosi gli sguardi incuriositi delle nuove venute e quello assassino di Yoshiko, che la guardò come se avesse voluto balzarle alla gola.
“Credo di non capire…” intervenne Eri, reclinando il capo di lato.
“Se è per quello nemmeno io.” accordò Fuyuko.
“Ah! Che dirvi, ragazze, non c’è molto da capire…” rincarò Saya, sbattendo velocemente le palpebre con fare civettuolo.
“Saya cuciti il becco!” ringhiò la sorella di Misaki, ma l’altra la ignorò bellamente, concludendo la frase.
“…la nostra Yoko è innamorata!” ed un portapenne volò da una parte all’altra del tavolo, ma la destinataria del missile lo scansò con nonchalance, ridacchiando strafottente.
“Linguaccia!” sbuffò Yoshiko, incrociando le braccia al petto ed assumendo un colorito acceso, mentre le tre ragazze esibivano dei sorrisi a trentadue denti, osservandola con occhietti luccicanti e già perduti in sogni disgustosamente romantici affogati in vagonate di melassa.
“E smettetela di guardarmi a quel modo!” brontolò, arrossendo ancora di più.
“Yoko!” esclamò Eri, prendendole le mani “Come hai potuto non dirci nulla?!”.
“Ma… ma…” non le diedero nemmeno il tempo di rispondere, che un’altra raffica di domande le piovve sulla testa.
“E chi è?!”.
“E dove l’hai conosciuto?!”.
“E come si chiama?!”.
“E state insieme?!”.
“Cosa?! Da quando?!”.
“E com’è?!”.
“E perché non lo sapevamo?!”.
“Silenzio.” sbottò Saya, facendo azzittire immediatamente le altre, che rimasero a fissarla con perplessità. La giovane dai capelli neri e mossi, che arrivavano a lambire il contorno dell’ovale, aveva un’espressione seria e severa. Tossicchiò un paio di volte, assumendo una postura più composta, mentre le altre pendevano praticamente dalle sue labbra. Smosse con gesto vanesio la chioma e disse “Risponderò io a tutte le domande.” guardandole con aria da furbetta. “Modestamente, l’ho visto.”.
E tre paia di occhi trasognanti si focalizzarono su di lei, esclamando un coro di “L’hai visto?!”.
Yoshiko assunse l’aspetto simile a quello di un toro inferocito, mancava solo che spuntassero corna e coda e cominciasse ad uscire fumo dalle narici. Ma tanto Saya avrebbe continuato ad oltranza, con o senza i suoi sguardi omicida puntati addosso.
“Eh, sì… l’ho visto.” continuò a gongolarsi la giovane.
“Ed è carino?” domandò una.
“E’ molto carino.”.
“E di che facoltà è?” domandò un’altra.
Lei scosse il capo, lentamente. “Non è un ragazzo.” disse solenne, per poi strizzare l’occhio alle sue interlocutrici “E’ un uomo. E’ un Prof!”.
Eri balzò in piedi, portandosi le mani al viso ed esclamando “Ommioddio! Un professore?!” che si attirò anche gli sguardi di tutti gli altri presenti in quell’aula studio. La giovane si guardò intorno, abbozzando un sorriso tremulo di vergogna, e tornò a sedersi composta, arrossendo, mentre Saya la rimproverava.
“Eri! Contegno!”.
“Scusate…”.
“Quindi è davvero un professore, Yoko?” domandò Sumie, con tanto d’occhi, e lei sbuffò, spostando altrove lo sguardo.
“Non di questa Università… grazie a Dio!”.
Fuyuko sospirò “Oh, che romantico!”.
“E non sapete il bello!” riprese Saya “E’ divorziato, per giunta!”.
“Oh! Un cuore infranto!” sospirò di nuovo Fuyuko “La nostra Yoshiko ne raccoglierà i cocci, ridandogli la felicità… che romantico!”.
Ossignore se ne dicevano di cretinate le sue amiche! Si ritrovò a pensare la sorella di Misaki, mentre le altre continuavano a spettegolare come se lei non fosse nemmeno presente in quel momento.
“Ma non sarà troppo avventato da parte sua? In fondo, un uomo più grande… e di quanto?” si preoccupò Eri.
“Otto anni in più.” rispose prontamente Saya, annuendo grave con le braccia incrociate. “E gliel’ho detto anche io che è troppo vecchio.”.
“Eddai, vecchio! Sono solo trent’anni, pensavo almeno 40-50!” rise Sumie e Fuyuko scosse il capo.
Seee e chi era? Matusalemme?” disse ridacchiando, mentre Eri aggiungeva.
“Saya, tu l’hai conosciuto: com’è? È una persona affidabile? La nostra Yoko è in buone mani, vero?”.
“Sì, sì, state tranquille, lui mi sembra un tipo a posto; nel caso, ci sono io a vegliare!”.
Yoshiko ascoltava in silenzio i loro discorsi, spostando lo sguardo dall’una all’altra, totalmente rassegnata. Ormai sarebbe stata la loro vittima sacrificale e tutto per colpa di quella lingua lunga di Saya che, quel giorno, era totalmente incontenibile. Prima le faceva fare la figura della cretina con il Prof, ed ora l’aveva praticamente lanciata in pasto a quelle belve succhia-zuccheri delle sue amiche universitarie, che avrebbero fatto di lei e della sua amicizia con Yuzo la nuova telenovela giornaliera. Roba da non perdere nemmeno per tutto l’oro del mondo!
Sospirò grave, borbottando “Che qualcuno mi salvi da questo supplizio!” e le sembrò davvero che qualcuno l’avesse ascoltata, perché il suo cellulare prese a vibrare sul tavolo, roteando a scatti e facendole illuminare gli occhi.
“Salva!” esclamò, prendendo l’oggetto e leggendo sul display chi la stesse cercando. Un sorriso, ancora più ampio, si distese sulle sue labbra, quando vide che era Taro. Rapidamente si alzò, uscendo dall’aula studio, liquidando le altre con un “Vengo subito!” e lasciandole ai loro pettegolezzi.
Si fermò nel corridoio, il cellulare che continuava a vibrare nelle sue mani, e rispose raggiante: “Qualunque cosa tu abbia da dire, sappi che ti voglio tanto, tanto bene!” quasi con le lacrime agli occhi, mentre un interdetto Misaki rimase a guardare la cornetta come fosse stato un oggetto alieno.
“Beh, grazie. Te ne voglio anche io.” rispose il giocatore dello Jubilo Iwata, con un sorriso affettuoso sulle labbra “A cosa devo questo slancio disinteressato?” la prese in giro.
“Scemo! Io sono sempre affettuosa con te! Che antipatico!” ed arricciò il naso in una smorfia offesa, mentre l’altro continuava.
“Spero di non disturbarti. Eri a lezione?”.
“No, dimmi pure, ero in aula studio.”.
“Senti, oggi pomeriggio è stato organizzato una specie di aperitivo da Genzo, una cosa per pochi intimi, giusto noi della Vecchia Generazione D’oro. La maggior parte del gruppo domani ripartirà per tornare a casa, e così volevamo fare un piccolo raduno extra per salutarci. Le ragazze hanno espressamente richiesto la tua presenza.” poi rise “Diciamo che mi hanno minacciato, va!”.
Rise anche Yoshiko, continuando a camminare avanti ed indietro per il corridoio esterno. “Per me va benissimo, a che ora?”.
“Più o meno per le otto, vuoi che ti passi a prendere?”.
“Se non è un problema per te, certo.”.
“Perfetto allora. Ti aspetto davanti al palazzo dello Studentato, per le otto.” poi aggiunse, con piglio di finto rimprovero “Mi raccomando, non farmi aspettare mezz’ora come l’ultima volta! Mica devi restaurare la Cappella Sistina!”.
“Oh, si vede che sei un maschietto.” sospirò con fare altezzoso, mentre Taro sorrideva all’altro capo del telefono.
Yoshiko continuò “Verranno tutti?”.
“Sì, più o meno, devo ancora avvertire Yuzo, ma, accidenti!, cercare di mettersi in contatto con lui è come vincere alla lotteria!”.
E la ragazza sgranò gli occhi.
Diavolo!
Non aveva minimamente pensato al fatto che avrebbe potuto esserci anche il Prof a quell’aperitivo! Ed il solo fatto che lo avrebbe rivisto, per la terza volta nel giro di nemmeno due giorni, la fece prima arrossire fino alla punta dei capelli e poi sbiancare: quella sì che sarebbe stata la volta buona che avrebbe potuto pensare male di lei, se se la fosse ritrovata davanti a mo’ di prezzemolo!
E adesso?! Che diavolo avrebbe dovuto fare?!
“Yoshiko, sei ancora lì?” la voce di suo fratello richiamò la sua attenzione all’improvviso.
“Eh? Ah, sì. Dimmi! Sai… la linea va e viene.” sfruttando la scusa più classica da associare ad un cellulare.
“Dicevo che ho provato a chiamarlo a casa, ma senza nessun risultato. E credo abbia cambiato numero di cellulare già da un po’…”.
Certo che aveva cambiato numero! Si ritrovò a pensare Yoko e lei… lo aveva! Dannazione, se non le fosse sembrato così assurdo, quasi quasi avrebbe pensato che fosse destino! Lei era, in quel momento, l’unica che avrebbe potuto rintracciarlo… ma mica poteva chiamarlo! Dio onnipotente, no! Nemmeno sotto tortura!
Dare il numero a Taro?
Assolutamente no! Come avrebbe spiegato, a suo fratello, il motivo per il quale aveva il numero del suo ex-compagno di squadra? E poi, Yuzo si era raccomandato di tenerlo lontano dalla portata di Sanae… L’unica a poterlo chiamare… era davvero lei.
“Ci penso io!” si affrettò a dire, forse troppo precipitosamente.
“Mh?” Taro sembrò piuttosto perplesso.
“Cioè… ecco…” tentò di giustificarsi Yoshiko “…ho visto che passa spesso davanti la mia Università, chissà… magari per andare a lavoro. Potrei fermarlo, se lo vedessi oggi…”.
“Oh, va bene…” accordò la metà della Coppia d’Oro “…io gli lascerò un messaggio in segreteria.” poi sorrise “Allora per le otto, eh! E non far tardi! Ciao Yoko.”.
E lei si sforzò di sorridere “Ok… ciao.” chiudendo la comunicazione.
Disgrazia incommensurabile!
Ecatombe!
Apocalisse!
Rimase a guardare il cellulare, per alcuni minuti, come fosse stato un mostro.
Sospirò pesantemente, rientrando come una specie di zombie all’interno dell’aula studio, dove le ragazze erano ancora intente nel loro fitto spettegolare. Fu Eri ad accorgersi della sua presenza, ed agitò una mano nella sua direzione.
“Yoko! Vieni, ché devi raccontarci i particolari!” esclamò entusiasta, ma inarcò un sopracciglio vedendo la sua espressione funerea. “Ma… che è successo?” domandò, attirandosi anche l’attenzione delle sue compagne, che smisero improvvisamente di borbottare, girandosi ad osservare la sorella di Misaki.
Quest’ultima, si sedette in silenzio al suo posto e, rivolgendo loro uno sguardo disperato, si gettò tra le loro fauci, dicendo “Sono nei guai.”.

Rita restava seduta nella poltrona che si opponeva a quella in cui era accomodato Yuzo, dall’altra parte della scrivania. Una gamba accavallata, le mani in grembo, gli occhi nocciola che osservavano il vulcanologo che l’aveva appena messa a parte delle scoperte dell’ERI.
Attimo di silenzio meditativo.
“Sì...” esclamò con serietà “...e poi c’era la marmotta che confezionava la cioccolata.” facendo scoppiare a ridere il Prof, che si tolse la sigaretta spenta dalla bocca, stringendola tra le dita.
“Oh, andiamo, è la spiegazione più idiota che io abbia mai sentito!” rincarò Rita “Ma sei sicuro che non ti stessero prendendo in giro?! Davvero, ci sarebbe da chiederselo!”.
Lui sospirò “Anche Shiro non era per niente convinto di quello su cui stanno cercando di aggrapparsi. Ha detto che mi farà avere tutta la documentazione necessaria.” poi si rilassò contro lo schienale della sedia. “E tu? A che punto sei? Scoperto qualcosa?”.
Rita scosse il capo, facendo spallucce “Ci sto ancora lavorando, ma sono ad un punto morto. Sono tre terremoti molto simili, per ipocentro e frequenza, cambia l’epicentro, la magnitudo, i meccanismi focali[3]… ma figurati, niente di rilevante.” e si alzò lentamente “Dammi ancora un po’ di tempo, ok?” concluse, muovendosi in direzione della porta.
Yuzo annuì “D’accordo, io analizzerò il resto dei dati del monitoraggio, in attesa di ricevere quelli dell’ERI.”. Abbassò lo sguardo sul video che era stato messo in stand-by e che, con un semplice movimento del mouse, fece comparire nuovamente la schermata piena di grafici e diagrammi.
Intanto, sentì Rita che continuava a borbottare. “Mo’ pure e’ placche ca’ fùjno! San Gennà, viri ca’ pacienz ca’ ci vò![4]” e lo fece sorridere, prima che si tuffasse nuovamente nel suo lavoro.

“Yoko che è successo?” domandò preoccupata Saya, mentre le altre facevano cerchio attorno a lei, osservandola con occhi sgranati in attesa che parlasse “Di che guaio stai parlando?”.
Yoshiko sospirò pesantemente, poggiando le mani sulla liscia superficie del tavolo, il telefono ancora stretto tra di esse.
“Chi era al cellulare?” domandò ancora l’amica dai capelli corvini.
“Taro.” rispose con un filo di voce.
“Oddio è qualcosa di grave?”.
“Sì.”.
Saya la prese per le spalle. “Come ‘sì’?! Santo Cielo, Yoko, mi stai facendo spaventare!”.
La sorella di Misaki deglutì con uno sforzo. “Mio fratello mi ha invitata ad un cocktail a casa di Genzo Wakabayashi... stasera...”.
Sumie inarcò un sopracciglio. “E allora? Non mi sembra nulla di così catastrofico o no?”.
“...ci sarà la Generazione D’oro al completo...” continuò l’altra.
A Fuyuko brillarono gli occhi. “Dio che fortuna! Con tutta quella carne al fuoco!”.
Saya intervenne, cogliendo quasi al volo quello che poteva essere il nocciolo della questione. “Ci sarà anche Dottor Jekyll[5]?” domandò infatti, mentre Eri inarcava un sopracciglio, esclamando.
“Credo di non capire bene... ma... non avevi detto che era un professore?” ma l’altra la azzittì con un gesto della mano.
“Sì, sì. Poi vi spiego bene la faccenda!” disse, ritornando a guardare Yoshiko. “Allora ci sarà anche lui?”.
La ragazza annuì e Saya parve perplessa. “E quindi che problema c’è?!”.
Yoko le rivolse uno sguardo sottile, esclamando “C’è che mio fratello non riesce a rintracciarlo e l’unica che può mettersi in contatto con lui sono io, visto che ha dato solo a me il suo numero di cellulare!”.
“E ti preoccupi di questo?! Ma sei scema?! E’ la tua grande occasione per rompere il ghiaccio!”. Saya era già partita per la tangente, e quasi invidiava la sua decisione ferrea, mentre lei continuava a mordicchiarsi il labbro con nervosismo.
“No che non lo chiamo!” rispose infatti e tre teste si scossero in sincrono, mentre la sua vicina di stanza affondava il viso in una mano, osservandola di sguincio.
“Certo, perché lui ti ha dato il suo numero per sport, vero? Senti, perché non lo incornici e lo appendi alla parete? Poi ci accendi un bel cero e resti a rimirarlo a mo’ di reliquia...” ma non finì la frase che venne colpita da un quaderno, cominciando a ridacchiare.
“Dai Yoko, Saya ha ragione.” intervenne Sumie in tono più pacato e ragionevole. “In fondo non è che una chiamata tecnica, per metterlo al corrente di qualcosa. Non penserà che lo stai perseguitando, tranquilla.”.
“Ecco!” si animò Yoshiko “E’ proprio quello il problema! È quello che io temo arrivi a pensare... e vorrei evitarlo.”.
“Vedrai che non lo penserà, anzi, studia le sue risposte per vedere se gli ha fatto piacere sentirti.” concluse l’amica, mentre le altre appoggiavano le sue parole, annuendo con decisione.
Trovatasi in minoranza netta, la sorella di Misaki sospirò lentamente. “Avete vinto.” accordò, alzandosi “E speriamo di non fare una figuraccia!” concluse avviandosi nuovamente verso il corridoio.
“Forza, ragazza! Noi facciamo il tifo per te!”. Saya era in piedi con i pollici verso l’alto ed un sorriso smagliante, cui lei rispose con un altro sorriso.
“E voi non venite ad origliare, intesi?!”.
“Ok, però poi ci dovrai raccontare tutto!” rise Sumie.
“Tutto tutto!” sottolineò Fuyuko.
“Anche i particolari!” rincarò Eri.
E Yoshiko scosse il capo, lasciando l’aula.
Si allontanò di qualche metro, poggiandosi con la schiena al muro ed osservando il display. Il labbro che veniva ancora mordicchiato ed un piede tamburellante al suolo. Richiamò la rubrica e, pigiando sulla lettera ‘P’, scorse l’elenco fino a che non comparve scritto ‘Prof’.
Rimase a guardare quella scritta per qualche altro secondo, pensando che ci fosse un altro problema da affrontare, prima di chiamarlo: che gli avrebbe detto?!
- Ciao. - pensò. Semplice, classico. Forse troppo stringato.
- Ciao Prof, sono Yoshiko la sorella di Taro, ti ricordi di me? - Seee! Si erano visti proprio quella mattina, figurarsi se l’avesse già rimossa.
- Salve Prof... - sì, più formale andava bene - ...scusa il disturbo... - perché doveva essere sicuramente al lavoro, quindi, lo avrebbe interrotto. Poi si riscosse: e se stesse ancora dormendo? Quella mattina gli aveva detto di aver passato l’intera nottata all’FVO. Magari stava riposando e lo avrebbe svegliato. Però suo fratello aveva detto di aver provato a chiamarlo a casa, senza ottenere risposta...
Osservò l’orologio.
Erano quasi le 16:30 e, a proposito, avrebbe fatto bene ad andare anche lei a casa a cambiarsi, tanto le lezioni erano terminate per quel giorno.
Ecco.
Altro dilemma!
Se ci fosse stato anche Yuzo al cocktail... che diavolo si sarebbe dovuta mettere?! Oddio! Quando incominciava a pensare così sembrava peggio di Saya e le altre.
Sorrise, scuotendo il capo e decidendo di occuparsi di un problema alla volta.
Ora, la cosa principale era chiamare il Prof.
Sperando che davvero non stesse ancora dormendo.
- Allora, ricapitolando: ‘Salve Prof, scusa il disturbo, volevo dirti che blablabla... Taro ha provato a chiamarti e blablabla... il cocktail è alle otto alla villa di Genzo.’ - annuì soddisfatta del suo discorso mentale - Gli dirò così! - e, fatto il respiro più profondo possibile, pigiò sul tasto di chiamata, portando il telefono all’orecchio.

Niente da fare.
Assolutamente niente da fare.
I dati del secondo anno non avevano nulla di anomalo, esattamente come quelli del primo. Forse stava cercando troppo indietro e lo sciame sismico era legato a qualcosa di più recente.
Altro che movimento velocizzato delle placche!
Se il terremoto di Sumatra aveva davvero a che vedere con tutta la faccenda, allora perché non era ancora emerso nulla?
Se quelle teste vuote del VRC avessero deciso di richiedere anche l’assistenza dello staff degli FVO, a quest’ora, forse, avrebbero già cominciato a mettere in piedi qualche teoria meno fantasiosa di quella dell’ERI.
Sbuffò contrariato, poggiandosi contro lo schienale della sedia ed incrociando le braccia al petto, quando, ad un tratto, il suo cellulare cominciò ad animarsi, vibrando e disperdendo un’allegra suoneria.
Yuzo inarcò un sopracciglio, afferrando l’oggetto e rispondendo senza nemmeno guardare il display.
“Morisaki.”.
Silenzio all’altro capo.
“Pronto?” chiamò nuovamente con perplessità.
Ancora silenzio, nonostante sentisse che ci fosse qualcuno, visto il vociare di sottofondo che riusciva a percepire.
Abbozzò un sorriso. “Yoshiko sei tu?”.
“...come... hai fatto a capirlo?!” decisamente la risposta più idiota che potesse uscire dalla sua bocca, mentre Yuzo scoppiava a ridere sonoramente.
Ecco, proprio quello che lei aveva cercato di evitare a tutti i costi: la figura barbina. Impeccabile come un orologio svizzero. Se glielo avessero raccontato avrebbe riso allo stesso modo del Prof, ma... era stata presa in contropiede. Le era bastato sentire la sua voce ed il sistema era andato in crash. Tutti i giri di parole ed il discorso che si era preparata erano stati cancellati solo dal fatto stesso che lui avesse risposto. Ossignore, ma come aveva fatto ad arrivare già a quel punto?
“Beh, le sole persone che hanno il mio numero sono tutte qui.” disse Yuzo, attirando nuovamente la sua attenzione “Diciamo che tu sei l’unica esterna all’FVO ad averlo. Ho tirato a indovinare.”.
“Ah... sì?” rise nervosamente Yoshiko, mentre il Prof chiese, in tono più serio.
“Ma... è successo qualcosa?”
“Eh? No, no... scusa, magari ti ho disturbato.”.
“No, affatto. E poi ti ho detto che puoi chiamarmi quando vuoi, quindi non preoccuparti.”.
E la sorella di Misaki ringraziò il fatto che non potesse vederla, perché era diventata di un colorito molto prossimo al porpora acceso. Sorrise, riprendendo un po’ di coraggio. “Volevo... ecco... volevo solo dirti che Genzo ha organizzato un piccolo cocktail, per questa sera, alla Villa. Ci saranno solo i ragazzi della Generazione D’oro, visto che domani la maggior parte tornerà a casa per riprendere gli allenamenti...”.
“Oh, capisco...” poi aggiunse “Credi che se non verrò, Sanae vorrà la mia testa su di una picca?” e Yuzo la sentì ridere divertita.
“Credo proprio di sì!”.
“Ok, allora mi sacrificherò per la patria, dimmi solo a che ora.”.
“Taro ha detto per le otto... sai, lui aveva provato a chiamarti a casa, ma non rispondevi.” ed inarcò un sopracciglio “Ma non hai dormito?”.
Yuzo si passò una mano tra i corti capelli scuri, sentendosi come colto in castagna. “Eh... sì, più o meno... te l’ho detto che dormo poco, no?” e cambiò discorso. “Immagino che ci sarai anche tu, vero?”.
Yoshiko si pietrificò all’istante: il Prof... si stava informando sulla sua presenza al cocktail? Naaa era solo una domanda di cortesia, figurarsi!
“Sì, vengono a prendermi Taro ed Azumi.”.
“Un refrain del gala, ma senza terremoto, quindi.” rise il vulcanologo “Ottimo, almeno sono sicuro che sarà una serata piacevole.”. 
Quello fu il colpo di grazia. Ora sì che era color pomodoro maturo.
Yoshiko deglutì a fatica “Già... allora ti lascio lavorare...” mentre stava praticamente scappando da quella conversazione.
“Grazie per avermi avvertito. A più tardi.”.
“Di nulla... a dopo.” ed entrambi chiusero la comunicazione.
La sorella di Misaki rimase a guardare il display, ancora illuminato, con il viso in fiamme.
Forse aveva capito male, anzi, no: aveva sicuramente capito male.
E, se così non fosse stato, allora il Prof le aveva appena detto di trovare piacevole la sua compagnia.


[1]SUBDUCENDO: la ‘subduzione’ è quel processo tettonico che porta una placca ad insinuarsi sotto l’altra, sprofondando nel mantello. Quindi, se una placca sta subducendo, significa che sta affondando sotto un’altra placca.

[2]9.2 GRADI: secondo quanto riportato dall'USGS. Visto che i dati relativi alla magnitudo di questo terremoto sono diversi, preferisco fare riferimento ad una sola fonte. 

[3]MECCANISMI FOCALI: lo studio dei 'meccanismi focali' permette di individuare il tipo di faglia che ha generato il terremoto e la superficie lungo la quale è avvenuta la frattura (il piano di faglia). Ci permette quindi di dire se il primo impulso è compressivo o dilatativo e se il movimento relativo tra i lati della faglia è di tipo: normale, inverso o trascorrente (in parole povere, indica come si è mossa la faglia: in orizzontale, in verticale e così via!).

[4]“MO’… VO’!”: traduzione “Adesso anche le placche che fuggono (nel senso che si muovono più velocemente). San Gennaro, vedi che pazienza che ci vuole!”

[5]DOTTOR JEKYLL:  va beh, credo che lo conosciate tutti il Dott. Jekyll del romanzo di Robert L. Stevenson. XD


 

…E poi Bla bla bla…

Ve l'avevo detto che ci sarebbero state delle notine in più, a questo giro!XD ma sono tutte (o quasi!XD) facili, facili!
Finito prestissimo questo capitolo, nonostante sia venuto addirittura più lungo del previsto!O_O
Ebbene, come annunciato nel capitolo precedente, mi prendo qualche righina per parlare dell’evento realmente accaduto che qui è stato ripreso.
Sumatra 2004.
Chi ricorda quello che è successo il 26 Dicembre?
Credo tutti.
Quindi, capo chino e momento di silenzio per ricordare tutte le vittime dei capricci di Madre Terra e della pessima organizzazione umana.
Il motivo per cui ho deciso di riallacciarmi a questo evento reale, non è certo stato dettato da una mancanza di rispetto verso coloro che ci hanno tirato le cuoia o che ancora continuano a soffrire, affatto, ma mi sembrava giusto che ci fossero anche riferimenti alla vita vera. In fondo, parlo di Geologia ed è una materia che si fonda sulla concretezza.
Detto ciò, la teoria espressa dall’ERI non esiste! XD (ah! Licenze… poetiche?) E credo che i miei professori mi prenderebbero a randellate sulla testa o, peggio, mi negherebbero la laurea ad oltranza, se la dovessero leggere!XD
Ehi! Non ho mai detto di voler scrivere la Verità Rivelata, eh! XDD

Ed ora, vorrei fare dei ringraziamenti:

Prima fra tutti, la mia Be(t)ta!*_* che, nonostante i suoi mille impegni, riesce sempre ad avere un momentino per me e per questa storia! ç___ç Grazie cara, sei un vero tesssssoro! ç_ç

Poi, un ringraziamento particolare va ad un’utente di EFP che mi è stata, non utile… deppiù!*_*
Grazie mille a Yeran85 per il suo preziosissimo aiuto sulla comprensione del funzionamento delle prefetture giapponesi, sul loro sistema gerarchico e le relazioni tra funzionari.
Grazie davvero, senza il tuo supporto (povera, ha ricercato apposta il materiale per aiutare me! ç______ç) avrei tirato fuori di sicuro qualche cretinata!XD *______*Y grazie ancora, sei di una gentilezza impagabile!

Vi rimando al prossimo capitolo e al primo… incontro tra Titani! XD (Ero convinta di riuscire ad inserirlo in questo, ma mi son fatta prendere la mano!XD).
    

   
 
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