Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Segui la storia  |       
Autore: Elpis    20/11/2012    10 recensioni
I personaggi di Kodocha sono cresciuti.
Sana è felicemente sposata con Akito, Naozumi convive con Fuka, Tsu ed Aya sono addirittura diventati genitori. Quanto a Rei, continua ad essere il manager affettuoso della sua pupilla e a coltivare il suo idillio con Asako.
Quattro coppie, ognuna con un passato diverso alle spalle.
Quattro coppie i cui destini si intrecciano in un gioco di linee dai contorni non ben definiti.
E se bastasse un test di gravidanza a ingarbugliare tutto e a rompere quei delicati equilibri?
Estratto 15° capitolo:
"Kami, vi prego, fate che almeno il bambino si salvi".
Una parte di lei avrebbe solo voluto abbandonarsi al vuoto dell'incoscienza, l'altra lottava per mantenere a fuoco ciò che la circondava e rimanere presente. Avvertiva un gran vuoto all'altezza del petto, un vuoto da cui nemmeno il dolore delle contrazioni riusciva a distrarre.
"Posso essere egoista, almeno per un momento?"
C'era un nome che martellava nella sua mente, più forte della voce dei medici, più insistente del rumore dei macchinari elettrici, più penetrante della paura.
"Akito-kun.
Ho bisogno di te, Akito-kun."
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Endless Love'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 




Che tu sia per me il coltello(1)




 

 

La sensazione è quella della lama che recide la carne.
Non sono mai stato il tipo di persona a cui piace ferirsi volontariamente e mi illudevo che un bisogno del genere mi sarebbe sempre stato estraneo.
Invece è così.
Scivolo dentro il tuo ventre molle e mi sento come se un milione di lame appuntite mi perforassero le viscere.
Fa male, eppure crea dipendenza.
Fa male, eppure non riesco a staccarmi.
La tua pelle è calda e morbida, ma io lo sento lo stesso il brivido del senso di colpa che striscia come un aspide intorno al mio sterno. Punge e tutto il mio essere si agita in risposta, quasi si stesse risvegliando da un lungo sonno.
Fa male, eppure solo tu riesci a farmi bruciare così.

 
Di una sola cosa Rei Sagami era sicuro. Che non si poteva andare avanti in quel modo.
Afferrò la carta, un due di picche, e la posizionò accuratamente in cima al castello dall'equilibrio precario. La struttura tremolò ma si mantenne in piedi.
Sana era sempre più stanca, i suoi sorrisi sempre più tirati. Proprio come quando era ancora una ragazzina e Hayama se ne era andato a vivere in America: di giorno si sforzava di apparire briosa ma la notte Rei sentiva chiaramente i singhiozzi filtrare attraverso la parete.
Se c’è una cosa che non hai mai imparato in tutti questi anni è recitare nella vita privata, Sana-chan. In effetti, se tu ti comportassi in questo modo sul set mi ritroverei senza lavoro.
Il castello di carte ebbe un fremito e Sagami trattenne il fiato, spaventato dal vederlo crollare ai suoi piedi.
È tutta colpa sua. È sempre stata colpa sua. Sarà sempre colpa sua.
Era una litania che si ripeteva incessante da ore nella sua mente. Forse era ingiusto nei confronti di Hayama ma non gli importava.
Perché va sempre a finire così. Lui si allontana e lei cade a pezzi.
Afferrò la regina di cuori, osservando le poche carte che gli erano rimaste da disporre. Esitò, prima di piazzarla al vertice della piramide.
Sono settimane che gli vado dietro e non ho ancora scoperto niente. È dannatamente furbo quel ragazzo. Ma Sugita…potrebbe mai fare una cosa del genere a Sana? Sono amiche dalle elementari.
Si massaggiò la sella del naso, mentre la sua mente ripercorreva in un flash improvviso tutte le conversazioni che aveva avuto con le infermiere del reparto. A detta loro, Hayama era un partito invidiabile e dal fascino magnetico.
Quindi perché no? Potrebbe essersi approfittato di un attimo di debolezza. Non deve essere facile crescere due gemelli.
Sospirò pesantemente, concedendosi un attimo di riflessione. Gli mancava solo una carta e la sua opera sarebbe stata completa. Afferrò il gobbo di fiori, fissando intensamente il mucchio. Lo avvicinò lentamente e con gesti cauti iniziò ad appoggiare il bordo inferiore della carta sul tris in cima alla pila. La struttura tremò come mossa dal vento e un gocciolina di sudore gli scese lungo il collo.
Un po’ più a destra… solo un altro po’…
DRRRRRR-DRRRRR-DRRRR
La vibrazione improvvisa lo fece sussultare bruscamente mentre le carte si sparpagliavano intorno come tanti coriandoli rossi e neri.
Afferrò il cercapersone, tentando di rallentare i battiti del suo cuore.
« S-Sana-chan? » balbettò nervoso.
« Uh, e chi altri dovrebbe essere? » rispose quella con il solito tono squillante.
Be’ scusa se non trovo normale che a ventitré anni ancora usi questo buffo coso per contattarmi
« Tutto bene? » disse invece sforzandosi di non lasciar trasparire l’irritazione per i suoi sforzi buttati al vento.
« Mmm » borbottò. « Solo il regista vuole fare delle prove straordinarie e faremo più tardi del solito. Ma non devi preoccuparti, mi ha chiamato prima Nao e si è offerto di passare a prendermi lui ».
Rei sospirò pesantemente mentre una ruga di preoccupazione gli si disegnava sulla fronte.
« È proprio necessario? »
Sana si pronunciò in una delle sue risatine ironiche.
« A quanto pare siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia e visto che non riesco a dare il meglio di me come al solito non posso certo contestare le decisioni del regista ».
Rei esitò, combattuto. Una parte di sé, quella di manager scrupoloso, trovava perfettamente comprensibile che Sana volesse impegnarsi nella recita di quel film che si prospettava un successo. Ma l’altra…
« Cerca solo di non affaticarti, ok? Nelle tue condizioni… »
« Sì, sì conosco la solfa » lo interruppe. « Ma lo sai che io sono indistruttibile, no? »
« Sana-chan… » la pregò Sagami chinandosi goffamente a raccattare le carte.
« Adesso devo andare Rei, ci sentiamo dopo! » lo liquidò prima di agganciare.
 
 
È una sensazione strana. Un formicolio, lo si potrebbe definire.
Inizia appena le sue mani, all’inizio non aveva notato quanto fossero grandi, le percorrono il corpo. Non è mai riuscita a capire se il modo in cui la tocca le piaccia o se la offenda nel profondo.
C’è sempre fretta nei suoi gesti, mista a una rabbia repressa che lo rende impulsivo, quasi violento.
E c’è il fatto che non la guarda mai negli occhi.
Fissa un punto del cuscino al di sopra della sua testa, come se il non guardarla rendesse il suo tradimento meno vistoso.
In effetti, a mente fredda, dovrebbe disgustarla.
Però c’è quel maledetto formicolio.
Quel rossore che le colora la pelle, cancellando il pallore che la caratterizza di solito.
La odia la sua pelle. Così bianca, tanto da lasciar intravedere le vene bluastre che le disegnano le braccia. Così delicata, tanto da sembrare fragile. Trasparente. Proprio come lei, che inizia a sentirsi invisibile come una foglia agitata dal vento.
Tranne che quando è con lui. Allora persino quell’epidermide smorta si colora, il suo corpo ha un fremito e un pizzicore le attraversa ogni singolo nervo. Non è un qualcosa di esattamente piacevole ma le sembra sempre di più  necessario.
Quell’assurdo formicolio.
Chissà, forse è solo il sentirsi viva, di nuovo.
 
 
Iniziava a sentirsi abbastanza idiota per la verità.
Appena aveva scoperto di avere il pomeriggio libero si era precipitato alla clinica di Hayama, nel tentativo di proseguire quel suo maldestro pedinamento.
Che cosa spero di scoprire? Forse dovrei lasciar perdere e rivolgermi a qualcuno di veramente esperto…
Il camice bianco di Sugita apparve dall’inizio del corridoio e Rei si tirò indietro, nascondendo la testa dietro a una rivista di sport. La spiò con la coda dell’occhio mentre avanzava a passi stanchi, fra le mani una cartella a cui ogni tanto gettava un’occhiata distratta.
Gli occhi scuri brillavano nel viso smunto e pallido. Anche se aveva l’aria distrutta, si poteva ancora scorgere nei suoi tratti quella traccia di materna dolcezza che la caratterizzava fin da quando aveva memoria.
Una piccola fitta di senso di colpa bruciò all’altezza dello sterno. Poteva capire dubitare di Hayama, ma farlo anche con Aya gli lasciava una spiacevole sensazione addosso. La osservò mentre gli passava accanto senza notarlo e una parte di lui lo incitò a lasciar perdere e tornarsene a casa.
Il rumore dei suoi tacchi bassi risuonava per i corridoi. Gli occhi di Sagami rimasero incollati alla schiena di Sugita fino a quando non la vide arrestarsi di fronte a una porta bianca.
L’ufficio di Akito.
Le nocche di Aya bussarono piano mentre lo sguardo di Rei si induriva involontariamente.
Non era la prima volta che assisteva a quella scena. Anche le altre infermiere del reparto gli avevano confermato che il dottor Hayama convocava Aya molto più spesso di quanto facesse con le altre. In effetti chiedeva sempre di lei quando c’era disponibilità.
La porta si aprì con un cigolio tetro e Sugita varcò l’ingresso chiudendosela decisa alle spalle.
Rei rimase al di fuori contando i minuti che si dipanavano lenti come una tortura.
In fondo sono davvero poche le persone su cui metterei la mano sul fuoco.
 

A volte mi sembra di camminare su una linea sottile.
Sono come un bambino maldestro a cui per la prima volta fanno indossare i pattini. Il ghiaccio mi affascina e mi spaventa insieme, lo sfioro con la punta delle dita ma non ho il coraggio di lanciarmi nella pista.
I tuoi occhi sono come due lastre di acqua gelida.
Freddi. Implacabili. Scivolosi.
Deve essere per questo che non riesco a fissarli mentre facciamo sesso.
Sono troppo diversi dallo sguardo della donna che amo, di quella che credevo sarebbe stata la mia compagna per tutta la vita.
 Mi sembra sempre che ci osservi mentre ci rigiriamo fra quelle lenzuola come due animali in gabbia. Questo pensiero dovrebbe frenarmi e invece mi fa eccitare di più.
Mi chiedo chi cerco di punire, se lei o me stesso.
 
 
L’orologio sul suo polso ticchettava incessante, scandendo il poco tempo che gli restava.
Devo essere a casa entro le sette o è la volta buona che Kurumi mi uccide.
Rei si appoggiò al muro, fissando la porta sotto i suoi occhi come se potesse perforarla.
È mezz’ora che è lì dentro. Non dovevi solo consegnare un fascicolo, Aya?
Nella sua mente si alternavano piani fantasiosi. Gli sarebbe piaciuto irrompere dentro lo studio e vedere con i suoi occhi che cosa stava succedendo.
Perché non troverei niente, vero? Neanche tu, Akito, puoi essere così bastardo da tradire tua moglie incinta.
Il tarlo del dubbio gli rodeva la coscienza. Fissò il quadrante dell’orologio un’ultima volta.
Con un sospiro pensò che avrebbe ripreso le ricerche il giorno dopo.
Decisamente sarebbe il caso che contattassi un investigatore professionista…
Non fece in tempo a finire quel pensiero che la porta dell’ufficio si aprì. Come animati da vita propria gli occhi di Sagami saettarono sulla scena surreale che aveva di fronte.
Aya Sugita si passava la mano fra i capelli arruffati, in un tentativo maldestro di celare l’imbarazzo.
E non sono solo i capelli l’unica cosa ad essere scomposta.
L’uniforme era stropicciata, i bottoni della camicetta aperti fin quasi al seno.
Potrei giurare che prima erano chiusi fino al collo.
Per parte sua Hayama non staccava quel suo sguardo indecifrabile dal volto di Sugita. Le sussurrò qualcosa mentre una mano indugiava sul suo fianco. A lungo. Troppo a lungo.
Colpevole.
Era un sussurro continuo, cattivo, che non riusciva a zittire.
Traditore.
Erano rimasti da soli, chiusi in un uffici per quasi quaranta minuti e ne uscivano con le vesti scomposte, in un chiaro atteggiamento di intimità.
Lo capirebbe anche un idiota.
Aya si allontanò, un ultimo sorriso spento rivolto verso Akito.
Era talmente sconvolto da rimanere imbambolato. Si ricordò un secondo dopo di dove si trovava, giusto in tempo per evitare che Hayama scorgesse la sua presenza ora che Sugita non attirava più la sua attenzione. Si tirò indietro, imboccando un corridoio a caso e appoggiandosi al muro.
Per fortuna che non ce l’ho di fronte. Kami se desidererei spaccargli la faccia…
« Si può sapere perché mi stai pedinando? »
La schiena di Sagami si irrigidì nell’udire alle spalle la voce strafottente di Akito.
 
 
Ogni volta mi riprometto che sarà l’ultima.
Che non proverò più questo impulso masochistico di chiamarti, di precipitarmi nel tuo studio con una scusa pietosa.
Ogni volta ci ricasco.
Ogni volta non è mai l’ultima volta.
E ogni volta mi rigiro nel letto, insonne, scalciando le lenzuola che mi stanno troppo strette. Mi soffocano. È assurdo, ma quasi ci spero. Spero che finisca tutto perché non ce la faccio ad andare avanti così. Nel silenzio della notte lo desidero davvero.
Che tu sia per me il coltello.
 
 
« Sono settimane che ti presenti alla mia clinica. Credevi che non lo avessi notato? » proseguì Hayama apparentemente tranquillo.
Ti ho appena visto insieme alla tua amante. Come fai a mantenere quella maledetta faccia di bronzo?
Era da quando si era lasciato il liceo e gli scherzi idioti dei suoi compagni alle spalle che non provava una rabbia così forte. Strinse le mani a pugno, le unghie che affondavano nei palmi, provando a convincersi di essere una persona pacata e razionale.
« Allora? » chiese ancora senza scomporsi. « È stata lei a dirti di farlo? »
« Lei? » ripeté Sagami per un attimo spiazzato.
Akito abbassò impercettibilmente lo sguardo mentre anche il suo tono calava di un’ottava.
« Sana ».
Un brivido, come una scarica lungo la schiena.
« Non dovresti neanche pronunciarlo il suo nome » quasi ringhiò in risposta. « Non dopo quello che hai fatto. Non dopo il modo in cui ti sei comportato ».
Dopo che ebbe pronunciato quelle parole l’aria cambiò sensibilmente. Il volto di Hayama si fece pallido, marmoreo. I suoi occhi di ambra si avvinghiarono ai suoi, cercandoli dietro le lenti scure.
« Questi non sono affari tuoi » rispose secco e conciso. « Dimmi che cosa sei venuto a fare e poi sparisci ».
Una vena pulsò sulla tempia di Rei.
Sei rimasto tale e quale a quando eri un bambino. Piccolo moccioso arrogante, persino adesso che sei in torto marcio ti dai delle arie.
« Che cosa sono venuto a fare, Hayama? Non è stata Sana-chan a mandarmi, mi dispiace informarti che è stata una mia iniziativa. Cercavo di capire che razza di persona sei e – se mai ne avessi avuto bisogno – ho appena ottenuto l’ennesima conferma ».
Un lampo di incomprensione attraversò i lineamenti di Hayama prima che tornasse alla solita inamovibilità.
Possibile che non abbia ancora intuito che ho scoperto tutto?
« Smetti di fingere, Hayama, sappiamo entrambi che stai…»
Il rumore, assordante e ripetitivo del telefono, lo interruppe. Afferrò il cellulare, degnando Akito di uno sguardo di puro disprezzo. Era tentato di rifiutare la chiamata ma cambiò idea quando vide che il numero era quello di Kamura.
Si portò il telefono alle orecchie, ascoltando in silenzio quello che aveva da dirgli. Quando chiuse la conversazione il suo sguardo era sicuramente cambiato visto che perfino Hayama notò la differenza.
« Che succede? » gli chiese.
Rei lo fissò, la rabbia evaporata in un istante.
« Si tratta di Sana. Si è sentita male sul set ».
 
 
Note:

 

  1. “Che tu sia per me il coltello” è il titolo di un libro di Grossman.

 
 

 
 
Ciao a tutti!
Ormai siete abituate ai miei ritardi cronici, quindi non vi stupirete di vedere alla fine il mio aggiornamento u.u
Questo capitolo è scritto in modo un po’ diverso dal solito, con l’altalenarsi di Rei-detective e delle riflessioni dei due traditori. Rei ha tratto le sue conclusioni, dite che è stato troppo affrettato o che ci ha preso? >.< Quanto al riferimento al detective privato nel manga, Rei mette davvero una detective alle calcagna di Akito e questo la ferma e le chiede perché sono giorni che lo pedina.
Non so ancora bene quanti capitoli avrà la ff ma direi che abbiamo superato abbondantemente la metà. Passo adesso ai ringraziamenti.
un miliardo di grazie a: Pan17, ryanforever, sabry92, jeess, 111ros, vale89, ilapietro91,Dramee e I hate you che hanno commentato lo scorso capitolo.
Grazie anche alle new entries dei seguiti, preferiti, ricordati: per ogni dubbio sono a disposizione :D
un grosso bacio e a presto
Ely
 

 
 
 
 

  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: Elpis