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Autore: IWishLiamPayne    20/11/2012    0 recensioni
Questa storia parla di una ragazza di nome Avange che, alla sola età di tredici anni, si ritrova ad affrontare il trasloco del suo migliore amico, Liam. Dalla sua partenza la vita di Avange viene stravolta per svariati episodi molto duri da affrontare sia da un'adolescente che per un adulto con forza e determinazione.
Quando la sua vita sembra finita, la ricomparsa del suo migliore amico la fa "rinascere" nel vero senso della parola.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO N°4 - Parlami di quest'anno.

E fu subito dolore!

Avange fissò per un po’ Liam, poi gli andò in contro, dopo indietreggiò.
Liam la guardò per bene. Vide il suo volto scarnito, le sue labbra di quel solito colore lampone, serrate del tutto, rette, niente sorriso, uno sguardo assente, occhi ghiaccio ancora penetranti però. Ebbe paura, la trovò come un cadavere.

Liam –Avange…-disse con una voce sottile e tendendole la mano.

Avange indietreggiò ancora, ascoltò con calma la sua voce, non era la voce che ricordava, quella che aveva sentito era molto più roca, matura. Le iniziò a battere forte il cuore, iniziò a sudare anche se faceva molto freddo. Le balzò alla mente, di nuovo, il momento in cui andò via, poi un susseguirsi di immagini dolorose: la morte della sorella, il divorzio dei suoi, il giorno in cui entrò in riabilitazione. I suoi occhi divennero inevitabilmente lucidi, li chiuse un po’, le scese una lacrima che le rigò il volto scarnito, li riaprì, guardo Liam negli occhi, lo trovò perfetto, come al solito, rivide in quel color marrone il solito bambino, quel ragazzo per cui lei avrebbe dato la vita, sul serio. Qualcosa in lei si mosse vedendo, questa volta, una lacrima scendere sul viso di Liam. Abbassò lo sguardo, gli andò in contro quasi correndo e l’ho abbraccio buttando le sue braccia dietro il suo collo. Lui la strinse forte a se, tanto da farle mancare l’aria, le iniziò ad accarezzare i capelli, fece scendere la sua mano lungo tutta la sua schiena, le diede un bacio sulla guancia, un bacio passionale. Avange dopo alcuni istanti si staccò leggermente da lui ponendo tutte e due le sue braccia dietro il suo collo, mentre Liam teneva le sua di braccia dietro la vita di Avange. Si guardarono bene negli occhi per poi scoppiare, entrambi, in un pianto liberatorio. Si abbracciarono ancora, si stavano uccidendo l’uno con l’altro. Avange cancellò il dolore provocatogli da lui in quegli anni, era maturata, non gli fregava in quel momento del passato, si stava sentendo felice, dopo tanto, la vita,  le aveva restituito, almeno, il suo migliore amico.

Liam –Mi sei mancata principessa, mi sei mancato tantissimo, sul serio!- le disse stringendola.

Lei dopo quelle parole di staccò da lui, lo guardò ancora un po’. “Quanto cazzo è cresciuto e diventato bello” si ripeteva incessantemente Avange, sorrise imbarazzata, arrossì e abbassò lo sguardo.

Avange –Anche tu mi sei mancato tanto, non puoi neanche immaginarlo- rispose con una voce delicata quasi rotta dal pianto.

In quel momento, in quella stanza, entrò Summer con un medico, vide un sorriso sul volto di Avange e si girò dietro per nascondere una lacrima, finalmente di gioia.

Medico –Avange… scusa se disturbo, ma dovrei parlarti- disse con una voce calma.

Avange si girò al suon di quelle parole, vide Summer di spalle, le andò vicino incuriosita, le prese la mano, le girò il volto e la vide piangere. Avange la guardò negli occhi e dopo sorrise. Summer l’abbracciò, d’istinto.

Summer –Mi ero dimenticato di quanto fossi belli mentre sorridevi- le disse in un mare di lacrime.
Avange –Dai, non dire bug…- disse e fu interrotta.
Summer –Ti prego, non dire che sto mentendo, non pensare di essere orribile fisicamente e dentro, sono tua sorella, ti vedo perfetta, anzi, tu lo sei, lo sei sul serio, io ti amo per quello che sei, Amber ti amava e ti ama da lassù per quello che tu sei- disse interrompendola e guardandola.

Avange appena sentì il nome di Amber iniziò a piangere convulsivamente, sentire che però le sue sorelle l’amavano fu un tuffo nei bei ricordi, un elisir di benessere. Poi si girò verso Liam e lui le disse a bassa voce, quasi per non farsi sentire “Anche io ti amo per quello che sei principessa”.
Il cuore di Avange traboccava, per una volta, di gioia. Poi si girò verso il medico Tomson e gli chiese di cosa le doveva parlare.

Medico –Abbiamo delle belle notizie per te, solo che ne dobbiamo parlare in privato- disse sorridendo –Signorina Wolker, lei è il signorino qui presente potete lasciare me e Avange da soli?- chiese gentilmente.
Summer –Certo dottore, a fra poco- disse accomodandosi fuori la porta seguita da Liam.

Nella stanza rimasero solo Avange e il dottore. Lui la fece accomodare sul lettino e si sedette al suo fianco.

Medico –Avange… che ne dici di parlarmi dell’ultimo anno qui dentro?!- disse prendendole la mano.
Avange –L’ultimo anno?! Beh… è stato il più duro da affrontare. Ho fatto cose che non mi andavano, tipo non ferirmi e mangiare, a casa stavo bene tagliandomi e rimanendo a digiuno, era il giusto per me, ma forse, qui, ho capito che la mia visione della mia di vita è completamente sbagliata, dovrei apprezzarmi di più anche se è di una difficoltà immensa.
Io qui non ci volevo venire, non ci sarei mai voluta venire, non è stata una scelta che è provenuta da me, mia madre e mia sorella vedevano questo modo come liberarmi dal dolore inutile, ma loro non hanno capito che così hanno fatto solo in modo che io soffrissi di più. Mi è mancato parlare con loro, andare a piangere mia sorella sulla sua tomba, giocare con mia nipote, distrarmi ogni tanto. Qui ho trovato un blocco che riuscivo a rompere solo scrivendo, un pezzo di carta e i ricordi sono tutto quello che ho avuto per un anno intero. Voi persone che guardate da fuori non potete capire quanto è difficile andare avanti, è più complicato di quanto voi pensiate, a voi basta dire “Oh piccola, andrà tutto bene” poi levate il camice, finisce il vostro turno e niente ve ne importa, tornate a casa dalle vostre famiglie e prendete i vostri di problemi, mi sembra anche giusto- disse senza spezzar filo con coscienza –Ma devo dir la verità, da dieci minuti mi sento felice e sembra che tutto il dolore sia stato spazzato via e sembra anche che questo anno non sia stato inutile. Ma com’è possibile che una persona ha annientato il malessere in me?! Non ci sto capendo niente, ho paura che lui non ci sia più dietro la porta, che i suoi abbracci non siano mai esistiti e che questo sia il mio ennesimo sogno, quelli del tipo che lui mi prende e mi porta via da qui dicendomi
“Ora ci sono io qui, tutto andrà bene, nonostante il dolore e attraverso le battaglie”- continuò sorridendo imbarazzata.
Medico –Quanto sei riflessiva, quanto sei autodistruttiva, ma sai una cosa?! Questo sogno può diventare realtà, lui potrà portarti via davvero- continuò.
Avange –Questo sta per?- chiese incredula.
Medico –Tu non sei davvero pronta, ma ho parlato con tua madre e tua sorella e ho visto il tuo sorriso ora, non ti ho mai visto così, ti ho vista sempre col muso lungo e gli occhi lucidi. Questo Liam di cui hai parlato tanto alla gente, che a dir la verità ha una faccia conosciuta anche, è riuscito a farti dimenticare, per ora, dei disagi che tua madre, tua sorella, le amiche, i medici, i terapeuti, la scrittura non sono riusciti ad alleviare, lui è anche la stessa persona che in un certo senso ti ha ridotto così. Beh, ritornando a noi, ti vogliamo premiare, farti svagare… Ti facciamo andare via da qui, per due mesi… tra due mesi ritornerai e se, secondo me e altri medici, sarai ancora troppo fragile per il mondo, starai ancora un altro po’ qui con noi. Che ne pensi?- rispose.

Avange si alzò dal letto, guardò con gli occhi spalancati fuori dalla finestra, assimilò quelle parole e si girò di nuovo verso il medico Tomson. Gli corse incontro e lo abbracciò, forte, urlando “GRAZIE” uno di quelli liberatori.

Era finito tutto, un grande incubo, e anche grazie a Liam. Poteva guardare al futuro senza ripetersi la parola “suicidio”, ormai vedeva la luce anche se consapevole che la strada era ancora tortuosa e lunga.
 
  
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