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Autore: UnLuckyStar    20/11/2012    6 recensioni
REVISIONE IN CORSO
Questa è la storia di Fortunata, una ragazza come tante altre, che nasconde il suo nome dietro a 'Lucky'. Lei si odia, odia il suo corpo, odia ciò che la circonda. Non sopporta le persone, fosse per lei potrebbero morire in tutti i modi che vogliono. E' sarcastica, acida nei confronti di tutti, intollerante alle persone stupide. Le uniche persone che sopporta sono Alice e qualche compagna di classe. Suo fratello è lontano, sua madre è in un centro di recupero per tossicodipendenti, suo padre è inesistente, il mondo non la capisce, non capisce la sua rabbia. Poi una mattina qualunque arrivano loro... Loro, che cambieranno tutto.
⁂⁂⁂
Dal primo capitolo:
Cammino svelta, con il mio passo vagamente saltellante, percorrendo la strada per andare a scuola.
Quel triste edificio rosso mattone, con il cancello arrugginito e dalla vernice verde scrostata.
Non poteva esistere scuola più brutta qui a Torino, soprattutto dal punto di vista di una che è all'ultimo anno.
La verità è che fa schifo. Tutto fa schifo in questo posto.
⁂⁂⁂
Da prestavolto per questa storia ho deciso di usare i bellissimi visi di Giuseppe Giofrè, Jonathan Gerlo e Nunzio Perricone.
#PeaceAndLove
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Come calamite


Sapete, certe volte mi chiedo perché tutti nominano i cari e buoni vecchi detti popolari come ‘Chi si fa i cazzi suoi campa cent’anni, ma alla fin fine non li mettono mai in pratica.
Boh, queste perle di saggezza colata sono dissolte nel nulla, e se qualcuno si decidesse a razzolare come predica, probabilmente non mi troverei in questa situazione.
Accidenti.
-Su Ale, sei stato più che a sufficienza davanti allo specchio, sei bello così-
-Io me ne andrei pure, ma sono i miei capelli che non sono d’accordo con me-, dice passandosi per l’ennesima volta una mano tra la massa corvina che oggi ha deciso di rivolgere all’insù.
-Perché non li hai fatti come il solito? Non c’era bisogno di alzarti il ciuffo-
-Beh, non posso stare sempre con la faccia coperta, e ho una fronte troppo bella perché nasconda con i capelli-
-Sì, i tuoi brufoli sono bellissimi- dico ridendo –Vuoi un po’ di fondotinta?-
-Stronza. Sono bellissimo così- risponde risentito.
-Non ho mai detto il contrario, anzi sono la prima a dirtelo. Su, muoviamoci, non facciamoci aspettare-
-Veramente, quella che si fa aspettare dovrebbe essere tu-
-Appunto, dovrei, ma intanto chi è che sta davanti allo specchio da un quarto d’ora?-
-Okay, ho capito. Andiamo- dice spegnendo le luci del bagno.
-Le chiavi di casa e della macchina le ho prese io. Credo di avere anche il tuo cellulare- dico rovistando nella borsa –Ah ah! Eccolo qui- dico tirandolo fuori.
-Saresti una mogliettina efficiente- dice lui prendendo il cellulare e le chiavi della macchina.
Tua madre.
-Ti piacerebbe avere una moglie come me, eh? Ammettilo- dico aprendo la porta.
-Oh, sì, tantissimo- risponde ironico e uscendo fuori.

***

-Pronta?-
-Pronta? Certo, prontissima. In fondo, perché non dovrei esserlo? Sto solo per guardare la morte in faccia, non c’è assolutamente nulla di cui preoccuparsi- rispondo drammatica.
-Nessuno ti ha obbligato, hai fatto tutto da sola-
-Non è vero! E’ come se tu e Alice mi aveste costretta-
-Beh, sì, per certi versi potrebbe essere vista in questo modo-
-Senza contare che un attimo dopo sono svenuta, quindi dovresti considerare la mia risposta come nulla-
-Già, dovrei… Ma non lo faccio, quindi rassegnati-
-Okay, sono pronta, muoviamoci- sussurro a me stessa suonando il campanello di casa di Mattia.
-Ma come ti sei vestita?- mi chiede Alessandro nel frattempo.
-Perché? Cos’ho di strano?- domando contrariata.
-Sembra che debba andare a ballare in un night- risponde con un sorriso di scherno e tornando a fissare la porta di fronte a sé.
-Non è vero, sono solo un po’ provocante-
-Io direi anche troppo-
-Tu sei un caso a parte, sei sempre arrap…-
La porta si apre, non facendomi finire la frase e terminando il battibecco al posto nostro.
-Sera- dice Sebastiano –Wow Lucky, dove devi andare vestita così?- domanda soffermando lo sguardo sulla scollatura della camicetta verde lime e sulla scarsa lunghezza della gonna di jeans.
-Oh, che palle, cambiate domanda- dico facendomi avanti nell’appartamento, mentre Sebastiano lancia uno sguardo interrogativo ad Alessandro.
-Lucky!- mi saluta Mattia, venendomi incontro e baciandomi –Ale!- esclama ancora, salutando il mio amato coinquilino con una pacca sulla spalla –Siete arrivati insieme?-
Già cominciamo male.
-Sì, mi ha portato lui- rispondo io, prima che possa farlo Alessandro.
-Se non potevi venire da sola bastava che me lo dice e venivo a prenderti io-
-Ma tanto lui passa davanti a casa mia, quindi non l’ho disturbato-
-E siete ancora vivi? Non vi siete né picchiati né insultati durante il tragitto?-
-Insultati, sì, ma per quanto riguarda il picchiarsi… Gli avrei fatto fare un incidente, e visto che in macchina c’ero anche io, sarebbe stato controproducente-
-Oh, ragazzi, ma che è ‘sto mortorio? Su con la musica- esclama di punto in bianco Sebastiano, con la solita aria da festaiolo strafigo.
-E i vicini non si lamentano?-
-No, gli facciamo solo ascoltare un po’ di buona musica- dice Alice, sbucando fuori dalla cucina con tre bottiglie di birra aperta per mano –Ah, siete arrivati- dice mettendo cinque bottiglie sul tavolino in vetro del salotto e tenendone una per sé.
-Sì, due minuti fa. Ti assoldato come cameriera qui?-
-Magari! Mi hanno presa in prova come pizzaiola in un nuovo ristorante, ma il proprietario è una specie di maniaco che ci prova con tutto ciò che respira- dice sospirando.
-A me è andata meglio. Sono in un ristorante albergo, un po’ in sala e un po’ al bar-
-Che cazzo, non è giusto che a te va sempre tutto bene! Il tuo nome ti descrive troppo, per i miei gusti-
-Ma stai zitta, che il mio nome fa schifo-
-Io trovo che sia bello, invece- dice Mattia posandomi un bacio sull’orecchio.
Sorrido e mi guardo intorno, rendendomi conto che manca qualcuno all’appello.
-Ma Emanuele dov’è?-
-Sta lavorando-
-Capisco… Alice deve essere molto triste per questo- dico ridendo.
Tutti si voltano verso di lei, che cerca di nascondere il rossore delle guance bevendo un sorso di birra.
-Già, deve essere proprio distrutta. Dovresti vederli quando si chiudono in camera e io non posso entrare per non interromperli- dice Sebastiano.
-Suvvia, come siete maliziosi, state sempre a pensare male! Emanuele ed io parliamo e basta quando siamo in camera- dice tentando di mantenere un tono di voce sicuro.
-Certo, come due giorni fa, quando sono entrato per prendere le chiavi e vi ho trovati uno sopra all’altra-
-Ecco, in quel caso hai frainteso tutto, perché lui mi stava facendo il solletico, e tu sai bene quanto lo soffro. Stavamo giocando un po’-
-Sì, infatti, sono proprio i vostri ‘giochi’ che mi spaventano- risponde prendendo una birra.
-Ah, lasciamo perdere- risponde lei scuotendo la testa.
-Su, dai, lo sai che scherziamo a prendervi in giro- dice lui arruffandole affettuosamente i capelli.
-Okay, ma ora lascia stare la mia testa- dice scostandogli la mano, infastidita.
-Non avevate detto di mettere un po’ di musica?- chiede Alessandro, posando sul tavolino la sua birra ormai finita e prendendone un’altra.
-Se la vuoi, mettila. Lì ci sono i cd- gli risponde Mattia indicandogli il piccolo stereo su cui è appoggiato un raccoglitore di dischi.
-Hai un senso dell’ospitalità unico nel tuo genere- risponde lui.
-Ale, vedi di non bere troppo- dico indicando la sua seconda birra –che poi dobbiamo tornare a casa, e preferirei che tu fossi sobrio-
-Stai tranquilla- risponde con tono piatto prendendo a rovistare i cd. Nell’aria, con mio pieno disappunto, partono le note di ‘Ai se eu te pego’.
-No, ti prego, togli ‘sta roba immonda!- esclamo io.
-Non ti piace?-
-Potrebbe mai piacermi?- ribatto ironica.
-Ah, giusto, tu sei il tipo da Tiziano Ferro-
-Cosa hai contro di lui?- domando aggrottando la fronte.
-Nulla, non ho detto niente di male-
-Sì, ma l’hai detto come se ci fosse qualcosa di sbagliato ad ascoltarlo-
-Mah, a me sembra che alcune canzoni non abbiano punto senso- interviene Sebastiano.
-Seba, per favore, fai pace con la buona musica, okay? Ci manca solo che tu dica che i Maroon 5 fanno schifo e saresti da prendere a sprangate nelle gengive-
-I Maroon 5 sono quelli dove il cantante canta in falsetto, giusto?-
-Adam Levine non canta in falsetto, quella è semplicemente la sua dannata voce sexy- rispondo infastidita dagli aggettivi attribuiti ai miei cantanti preferiti.
-Uh, calmati gattina. Comunque, no, i Maroon 5 non mi piacciono, e per quanto riguarda Tiziano Ferro… Non posso farci nulla, non mi fa impazzire, e l’idea che le sue canzoni siano rivolte ad un uomo…- lascia a metà la frase muovendosi come se lo stesse attraversando un brivido.
-Sei di vedute troppo strette. Onestamente non m’interessa se le sue canzoni sono rivolte a maschi, femmine o ermafroditi. Mi piace ciò che, non a chi sono dedicate-
-Sebastiano, è inutile discutere con lei di Tiziano Ferro o dei Maroon 5, tanto in un modo o nell’altro l’avrà sempre vinta. Dovresti vederla quando si chiude in camera mette a palla ‘Sere nere’ o ‘Payphone’ con il cellulare…- dice Alessandro.
Gli lancio uno sguardo che parla da sé, che dice ‘chiudi il becco, cerebroleso’, ma ormai è tardi.
-Ma tu che ne sai di quello che fa lei in camera?- chiede Sebastiano ridendo.
Gli occhi saettano in quelli di Alessandro. Paura. Panico. Terrore.
Maledetti cantanti di talento, perché abbiamo cominciato a parlare di voi?
-Dai, qui stiamo parlando e basta. Dobbiamo divertirci, no?- dica Alessandro –Matt, vieni qui un attimo- continua facendo un cenno a Mattia e annuendo verso di me: gli parlerà lui. Probabilmente ha capito che, almeno stasera, non sarei mai riuscita a dirglielo.
Qui tutto riprende come prima, Alice alza il volume della musica, Sebastiano riprende a bere e a parlare a macchinetta e io rimango con la bottiglia di birra stretta tra le dita che la scaldano ogni secondo di più, intenta a fissare con sguardo assente la porta dietro al quale si sono rintanati e dal quale proviene un sorpreso “Non ho sentito bene, ripeti?”.
La porta si spalanca facendomi sobbalzare.
-Cos’è questa storia?- mi domanda Mattia in maniera forzatamente pacata.
-Che storia?- interviene Sebastiano.
-Tu stai zitto- gli risponde lui, bruscamente –Allora?- riprende guardandomi.
-Mattia, non prenderla male, non è tragico- dico io con la bocca nascosta in maniera incerta dalla mano.
-Lucky, Ale, per favore, andate via. Non voglio arrabbiarmi, non voglio esagerare, ma se rimanete qua mi riuscirà difficile-
-E allora fallo, cazzo- esclamo irritata –Dai, grida, sclera, prendici a calci, ma reagisci e non stare lì impalato a fare l’indifferente, a tentare di fare il duro- concludo avvicinandomi e guardandolo negli occhi.
-Fo, non ti conviene farmi incazzare. Esci di qui, vai via, non ti voglio in casa mia, è chiaro? Non so perché vuoi farmi sembrare a tutti i costi il ragazzo geloso della situazione, ma so che devi andartene insieme al ragazzo con cui vivi- sibila facendo saettare per un attimo gli occhi su Alessandro.
Per un attimo l’aria si ferma, diventa densa, pesante, impossibile da respirare, tanto da riuscire a squarciarla.
-No, tu così lo fai sembrare ciò che non è-
-Lo faccio sembrare come a me sembra che sia. Esci. Forse ne riparliamo… Un altro giorno- dice aprendo la porta d’ingresso.
-Non è come pensi- dico sospirando e varcando la soglia, seguita da Alessandro che ha seguito la scena, attonito quanto gli altri due spettatori.
Appena la porta si chiude sento un ringhio rabbioso, seguito da qualche imprecazione che non riesco a capire. So già che Alice proverà a calmarlo, e sicuramente ci riuscirà.
-Ale?-
Non risponde, si lascia semplicemente avvolgere dall’aria fresca e umida della sera estiva. Va verso la macchina, entra dentro e sbatte la portiera. E’ irritato.
-Dammi le chiavi- dice.
-Forse è meglio se guido io, tu hai pure bevuto-
-L’hai fatto anche tu, quindi dammi quelle cazzo di chiavi- sbotta lui.
-Okay, tieni- dico tirandole fuori dalla borsetta che avevo lasciato in macchina.
Sospira pesantemente e mette in moto.
Mi appiattisco sul sedile e cerco di sparire, fissando le luci della città che sfrecciano colorate davanti ai miei occhi, giocando a creare scie abbaglianti.
E mentre la freccia rossa del contachilometri punta a numeri sempre più alti, spero  che insieme al vento provocato dalla velocità, volino via anche i pensieri.

***

-Hai lasciato le luci accese in camera tua?- mi chiede Alessandro entrando in casa.
-Sì, certo. E’ uno dei metodi principali per non far entrare i ladri in casa. Almeno vedono la luce e pensano che c’è qualcuno, e ovviamente non possono rapinarti-
Lui mi lascia praticamente a parlare da sola in salotto mentre entra in camera mia.
-Ehm, vieni qui un secondo- mi chiama dalla soglia.
-Che succede?-
Falene. Falene ovunque. Cosini schifosi con le zampette e le antenne che si muovono. In camera mia.
-Oddio, che schifo!- esclamo inorridita da quella visione e facendo un passo indietro –E’ vero! Avevo lasciato la finestra aperta… Porca puttana! Io lì non ci entro, che sia chiaro-
-E allora dove dormi?-
-Mh… Saprò organizzarmi, ma ora tu vammi a prendere il cuscino- dico indicando l’interno della camera.
Con riluttanza va verso il letto e dopo aver scostato qualche insetto dal cuscino lo prende, per poi venire da me e porgermelo.
-Cosa dovrei farci con quello? Serve a te- dico spingendo il cuscino verso il suo petto.
-E a cosa dovrebbe sentirmi? Sentiamo-
-A stare più comodo sul divano!- grido correndo il più veloce possibile in camera sua e tentando di chiudere in tempo la porta, ma lui mi raggiunge e la blocca mettendo un piede davanti allo stipite. In due secondi me lo ritrovo davanti che tenta di spingermi fuori dalla stanza.
-No, ti prego, Ale! Io non posso dormire in quella stanza!-
-Hai fatto tutto da sola, adesso ne paghi le conseguenze. Io di certo non mi metto a dormire sul divano solo perché tu sei decerebrata-
-Certo che la tua galanteria è andata a farsi fottere, eh-
-La galanteria non ha mai fatto parte del mio essere. Dormi tu sul divano. Dai, che a me comincia a girare la testa- dice strofinandosi gli occhi.
-Il divano è troppo scomodo, è impossibile anche solo pensare di dormirci. Per quanto riguarda i tuoi giramenti di capo, secondo me è perché hai bevuto senza mangiare-
-Sì, può darsi. Quindi fammi dormire. Ciao- dice credendo di chiudere qui il discorso.
-Oh, ma allora sei stupido: io stanotte dormo qui. Adesso il concetto è più chiaro?-
-Dobbiamo dividere il letto, quindi?-
-Beh, a meno che non vuoi dormire per terra…-
-Okay, entra-
Mi lancio sul letto, incontrando il materasso più duro rispetto al mio, a cui sono abituata.
-Dormi vestita?-
-Mh… Ora vado a cambiarmi, lascia solo che mi riprenda da questa serata di merda-
-Non è andata esattamente come credevi?-
-No… Onestamente mi aspettavo che si arrabbiasse molto di più, ma dall’altra parte quel suo essere calmo mi dava sui nervi-
-Sì, e hai tenuto a farlo notare- dice stendendosi a pancia sotto, accanto a me.
Passano gli attimi di silenzio, forse più di qualche attimo, magari anche dei lunghi minuti in cui siamo caduti entrambi nel dormiveglia, stremati dal semplice far niente.
-Hey?- bisbiglio a lui, che sembra stia dormendo –Ale? Ci sei?- continuo punzecchiandolo tra le costole.
Lui fa dei piccoli salti, cercando di sottrarsi al mio tocco costante.
-Falla finita- dice stanco.
-Ma io mi diverto-
-Io no-
-Soffri il solletico?-
-Tu che dici?- chiede ironico cercando ancor di scostarsi da me.
-Dico di sì- rispondo cominciando a muovere in maniera frenetica le mie mani sui suoi fianchi.
-No, no, smettila!- esclama contorcendosi.
-Uh, il grande e grosso Alessandro grida come una donnetta quando gli fanno il solletico! Questa devo segnarmela- dico canzonandolo.
Troppo intenta a prenderlo in giro, non mi rendo neppure conto che mi ha bloccato le braccia lungo il corpo e che mi è salito sul bacino per farmi tenere ferme le gambe.
-Adesso non ridi più, eh?- dice  esercitando ancora più pressione sulle braccia, facendomi male.
-Oddio, così mi spezzi qualcosa-
-Era quello il mio intento-
-Hai intenzione di starmi addosso per tutta la notte?- domando spazientita nel vedere che non ha la minima intenzione di spostarsi.
-Anche se fosse? Ti darebbe noia?- chiede abbassandosi sul mio viso, il suo petto sfiora il mio.
-No- dico guardandolo negli occhi, quasi a sfidarlo.
Come se gli avessi dato il via libera, si abbassa ancora di più su di me, posando con gentilezza il suo corpo sul mio. Con uno scatto deciso del collo, volto la faccia, giusto un attimo prima che le sue labbra possano incontrare le mie. Ma questo non lo ferma. Bacia ciò che trova, soffermandosi sullo zigomo e la tempia, deliziandosi a percorrere la linea delicata della mandibola, fino ad arrivare alle labbra. E lì, per un attimo, le sfiora semplicemente, facendomi percepire la curva del suo sorriso di trionfo, quasi divertito dal fatto che non sto reagendo in nessuno modo.
-Te lo chiedo ancora: ti darebbe noia?- sussurra chiudendo gli occhi.
Stupido. Si diverte a provocarmi, vuole vedermi cedere. O forse si aspetta che lo fermi.
Premo le mie labbra contro le sue, più per un fatto di orgoglio personale, che per altro, facendo spazio alla lingua, che languida cerca la sua.
No, forse ‘cercare’ non è il termine esatto… Come nemmeno ‘incontrare’, o peggio ancora, ‘annodare’. Accidenti, è difficile descrivere questo bacio, non so che parole usare… E’ come se le nostre lingue contenessero delle cariche opposte che le fanno attrarre… Ecco, ‘attrarre’ è il verbo giusto!
Sì, le nostre lingue sono come calamite.
Sento una sua mano che cerca i bottoni della camicia.
-No, fermo- esclamo scostandomelo di dosso. Quel gesto ha funzionato come campanello d’allarme, come limite da non superare.
-Che c’è?-
-Come ‘che c’è?’? Ma ti sembra il caso? Stasera ho rotto con il mio pseudo ragazzo, che è il tuo migliore amico, e tu l’unica cosa a cui pensi è scoparmi?-
-Senti, non ti ho detto io di venire qui, sei stata tu che ti sei fiondata nel mio letto-
-Ma non per fare sesso!-
-Questo lo so bene, ma…-
-Senti, forse avevi ragione, è meglio se vado a dormire sul divano- dico prendendo il cuscino e uscendo fuori dalla camera.
Mi piazzo sul divano, davvero troppo duro per stare comoda, e fisso il soffitto bianco.
Aspetto. Aspetto di scivolare via dal mondo.


Il tempo di una sigaretta:
Sì, lo so.
Lo so che il capitolo fa schifo, che ci sono errori di battitura, grammaticali, ortigrafici e lessicali.
Lo so.
Quindi... Ciao °-°
Sì, il bacio tanto atteso è arrivato, ma che dire... Non è romantico come alcune persone si sarebbero aspettare.
Beh, il romanticismo lo uso q.b. (quanto basta °°)
Sono le 23:09, io passerebbi (?) ai ringraziamenti.
Grazie a Niki_Love che è tenerosa e si fa sempre viva su Twitter **
Grazie a Freakyyep che è tornata a farmi felice con le sue recensioni, e che mi renderà ancora più contenta quando aggiornerà la sua storia figherrima **
Grazie a quella pupazzosa di Koteichan che mi lascia sempre recensioni da manicomio **
Grazie a missindipendent che è golosa come me *offre pezzetto di cioccolata* **
Grazie a Padfoot_Daydreamer che mi tormenta con i suoi discorsi su frushtuk (?) (Sì, okay, non so come si scrive D:) **
Grazie a Daisy Pearl che è sempre entusiasta dei miei capitoli-cacca **
E poi, ovviamente, grazie a tutti, anche a quelli che non recensiscono ma che seguono solamente, in particolar modo, un grazie speciale a Nikoleta, la nuova arrivata nelle schippatrici Luckyssandro! *Anche se ha un debole per Sebastiano* Freakyyep, hai una compare xD
Poi, e lo dico esplicitamente in pubblico, pretendo che dopo questo capitolo CaramellaAlCioccolato94 si faccia sentire, perché voglio il suo parere e perché devo parlargli di cose importanti D: ksjbajdfbskjdfbakf
Okay, insomma, io vado.
Buonanotte <3

   
 
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