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Autore: MadHatter96    21/11/2012    5 recensioni
Il battito di un cuore.
Questo è l'unico ricordo che emerge nella mente di Isabelle attraverso i sogni.
Ritrovata immersa nel sangue viene portata alla Sword & Cross dove verrà circondata da volti di persone che non ha mai
visto in vita sua ma la faranno sentire sicura.
E due occhi verdi splendenti come smeraldi la faranno incantare...
[ATTENZIONE: Momentaneamente sospesa]
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cameron Briel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Legame

 
Cam l’aveva accompagnata fin in camera quella sera, dopo la secca risposta del ragazzo riguardo a suo cugino, nonostante la voglia e la curiosità, Belle aveva preferito finirla lì, anche per evitare scene come quella di prima.
Erano entrati entrambi nella squallida stanza e Belle si era coricata sotto le coperte per poi sfilarsi i pantaloni bagnati e lasciarli cadere sul pavimento. Si era già sciacquata i piedi alla meno peggio visto che una doccia non le sarebbe stata sicuramente concessa.
Aveva adagiato la testa sul cuscino chiudendo le palpebre dubbiosa nel riuscire ad addormentarsi, nessuno sarebbe stato tranquillo nel sapere che le persone che lo circondavano non erano umani, ma un affettuoso tocco sulla guancia la fece sentire nuovamente protetta e fiduciosa.
Cam era rimasto lì ancora qualche secondo, a guardarla con un’espressione di tenerezza non tipica di lui e con la mano che sfiorava la pelle della ragazza ormai in bilico tra la realtà e le braccia di Morfeo… o di qualcun altro.
“Buonanotte” Aveva mormorato allontanandosi da lei sentendo ancora il cuore riempirsi di una nostalgia e di un desiderio infernali.
È tutto diverso.
“’notte” La voce di Isabelle era arrivata flebile ma Cam l’aveva percepita perfettamente increspando le labbra rosee in un sorriso; nonostante fosse ormai entrata nella fase onirica, Belle si era preoccupata di rispondergli, e questo per lui era sufficiente.
Il sogno nella mente della ragazza era sempre uguale e sempre perfetto, nonostante questo Belle era impaurita.
Non voleva sentire le grida.
Non voleva essere portata via.
Non poteva aprire gli occhi ma con le mani cercò qualche appiglio, qualunque cosa potesse trattenerla in un’eventuale separazione.
Come se quel calore avesse percepito la sua paura si intensificò e il suono di quel probabile cuore si fece più vicino: la stava stringendo.
La sua mano ancora in cerca di qualcosa da afferrare venne accarezzata e poi afferrata da quel dolce amore.
Belle serrò le dita attorno a quella cosa.
Poteva toccarlo?
Ad un tratto qualcuno iniziò a cantare.
Era una voce maschile, ma nonostante questo era dolce e delicata come quella di un… angelo?
Notò che il suono era molto vicino al battito del cuore, quel cuore che l’amava così tanto… era un cuore vero.
Era un petto.
Quel calore era una persona che la stringeva e la cullava.
Si sentì riempire di gioia.
Cercò di aprire gli occhi ma quando finalmente ci riuscì non vide altro che il gelido soffitto e sentì il bussare della porta.
Era sicuramente mattina e Gabbe era venuta a svegliarla.
“Sì…” mormorò stiracchiandosi.
“Sei ancora lì? Su, dobbiamo andare!” Disse allegramente la bionda. Sembrava che quello che era successo la sera prima non fosse altro che un avvenimento onirico sospeso tra il sogno e l’incubo… ma indubbiamente era realtà.
Gli occhi della ragazza si puntarono sulla finestra che lasciava trasparire una luce biancastra.
Nonostante quel luogo non le piacesse  per nulla, pian piano, ogni minuto di più, lo riusciva a percepire come un rifugio, come una casa.
Non certo per le grigie mura, o per il simpatico cimiero… ma c’era qualcosa che la faceva sentire più vicina a sé stessa, alla sua esistenza, al suo essere.
I corridoi erano pieni di gente cha andava e veniva, eppure ile sue pupille ignoravano tutte quelle presenze per incentrarsi solo su quelle che le interessavano.
Anche Arianne, l’aveva accolta come se lei non fosse successo nulla di anormale.
Ma per loro era normale.
Era lei che in quel momento era fuori regola, lei così tranquilla mentre l’anima la voleva costringere al terrore.
Chiuse gli occhi nonostante la lezione si presentasse complessa e la sua mente la riportò tra le bracca del suo unico appiglio, quella voce che quella notte l’aveva cullata…
Cam.
I suoi occhi ruotarono verso un punto ben preciso, dove lei sapeva che lo avrebbe trovato.
Non c’era motivo per cercarlo, eppure il sogno la portava da lui.
Quella mattina non lo aveva ancora visto e nemmeno lo aveva pensato, eppure ora quasi sentiva la necessità di vederlo, anche solo per un attimo, solo per accertarsi della sua presenza.
Lui era lì.
Si reggeva il capo con una mano mentre con ogni probabilità non ascoltava nemmeno una parola di ciò che gli veniva insegnato.
Camriel.
No, lui si chiamava Cameron, così le si era presentato. E poi quel nome da dove saltava fuori?
Camriel… eppure era così perfetto, per lui.
Avrebbe voluto chiedersi cosa significasse ma gli occhi smeraldino di lui le fecero dimenticare tutto.
La stava guardando, come se avesse sentito il suo richiamo lui le aveva risposto.
Sul viso del ragazzo si dipinse un’espressione indecifrabile, forse di attesa.
Lei sorrise, incapace di fare altro, e di nuovo lui l’assecondò.
Le labbra rosee disegnarono una curva perfetta sul volto chiaro del ragazzo.
Una comunicazione silenziosa che fece capire a ciascuno tutto ciò che l’altro voleva dire.
“Non va bene così signor Cameron, non sta attento alle lezioni!” Annunciò Belle correndo dietro il ragazzo diretto a qualche posto della scuola.
Lui si voltò per vederla rallentare ed affiancarsi.
“Oh, ti assicuro che non mi servono a nulla.” Sorrise furbastro.
“Ma certo, cosa vuoi che serva ad uno come te, bah, mi chiedo chi si faccia queste idee.”
E intanto lei si chiedeva perché si sentisse così in confidenza, così vicina a lui… al loro.
Quando rialzò il volto due sfere verde acceso la scrutavano a pochi centimetri dal suo volto e una mano le accarezzava il collo: “Se devo essere sincero, direi che non servono nemmeno a te.”
Lei si sentì come ipnotizzare, come se il tocco le prosciugasse ogni forza lasciandola inerme, incantevolmente inerme.
Sarebbe rimasta lì per sempre, ma si costrinse a scuotere il capo incitando l’allontanamento della mano di lui: “Cam… chi è il più diverso?”
Lui alzò un sopracciglio: “Forse le lezioni mi servono per capirti… che intendi?”
Lei abbassa lo sguardo: “Intendo… tra noi due.”
Lui si passò una mano tra i capelli come lo aveva già visto fare: “Se la metti così, mi stai chiedendo chi è il più normale…”
Lei annuì capendo il contorcimento della sua domanda.
Cam sospirò: “Credo che siamo a pari merito.”
Lei si strinse una mano alla gola sentendo qualcosa ostacolarle la respirazione: che stava dicendo? In fondo quello non umano era lui! O forse…
“Camriel… tu cosa sai di me? Della mia vita? Di quello che sono?”
Quelle domande le uscirono dalla bocca forse gridate o forse sussurrate ma lei non ci badò, lei lasciò solo che la sua bocca le pronunciasse, perché sentiva che la sua anima si avvicinava ad una verità inaspettata, e lui era il portale per raggiungerla.
Ma la risposta di lui la portò da un’altra parte: “Come mi hai chiamato?”
Lei scosse la testa per sottolineare la non importanza di quella domanda a rigor di logica incomprensibile: “Cam…” si bloccò “…riel?”
Se lo stava chiedendo. Era da quella mattina che quel nome le suonava così famigliare. Da quando quella voce aveva cantato.
“Scusa, non so perché ti ho chiamato così… una volta conoscevo una persona che aveva quel nome.”
Che fosse veramente così?
Che quel nome appartenesse a qualcuno che conosceva?
“Davvero? A chi?”
A chi?
Chi poteva chiamarsi così?
Suo cugino?
No, lui no. Ne era sicura.
Ma allora di chi era? E come si chiamava il suo unico ricordo?
Si portò una mano tra i capelli stringendo.
Si sentiva la testa esplodere.
Stringeva, continuava a stringere.
Era ad un passo dalla verità, dal ricordare ogni cosa… eppure non ci riusciva.
“Te lo dico io.”
La voce di Cam le fece alzare il viso speranzosa.
Sì! Sì! Lo voleva sapere!
Cam la guardava impassibile: “Quel nome è il mio.”
Suo?
Impossibile eppure ovvio.
Certo, era così.
Nulla di incerto, la sua mente concepiva quell’affermazione come verità.
Come se in fondo lo avesse sempre saputo.
“Ma… avevi detto di chiamarti…”
“Lo so” Gli occhi di lui la inchiodarono.
Camriel, Camriel, Camriel.
Era sicura che quel nome faccesse parte della sua vita. Ma perché?
Possibile che lei avesse davvero già conosciuto quelle persone? Perlomeno Cam?
Come se ci fosse stata una forza magnetica che l’attirava verso di lui avanzò quasi inconsciamente per poi appoggiare la testa al suo petto in attesa di una specie di conferma.
Il cuore batteva forte dentro di lui.
Chiunque avrebbe preso quel gesto come un segno di affetto e ricerca di rifugio, ma per quanto una parte del cuore di Belle desiderava ciò, quella più piccola ma in quel momento più assetata di risposte guidava quell’azione repentina.
Lui lo sapeva, ma non gli importava.
La circondò con le braccia nella speranza che un minimo capisse.
Lei si sentì cullata. Chiuse gli occhi per assaporare il momento a pieno.
Era così, come quel sogno.
Mancava la luce, ma non era importante.
Il corpo di lui la fece dondolare, come se ci fosse il sottofondo di una musica irreale.
Era perfetto.
Era il paradiso.
Era lui.
Avrebbe tanto voluto sentirlo cantare.
Non era ancora pienamente sicura che quel sogno fosse Cam, ma una voce detro di lei le diceva che poteva stare tranquilla.
Ma ancora non bastava.
Lei voleva esserne certa, voleva conoscere tutto… ma aveva paura.
“Quando ti ho già incontrato?”
Lui sciolse l’abbraccio, e lei si allontanò dal corpo di lui.
“Un incontro? Non so se il nostro possa essere proprio definito un incontro…” disse Cam portandosi una mano al mento con fare pensieroso.
“Allora è vero! Io ti ho già visto!”
Sul viso di lui apparve una smorfia leggermente irritata: “Potrei quasi offendermi.”
Lei si accigliò un po’ delusa da quell’affermazione, visto che era lei a doversi sentire offesa per il trattamento che quei ragazzi le riservavano.
“Perché?” Provò a chiedere.
Cam sorrise spavaldo: “Sai che sei molto perspicace? Impari molto più velocemente di Lucinda.”
Lucinda? Anche quel nome non le era nuovo.
La mano di Cam le accarezzò i capelli: “C’è un legame a cui né io né te possiamo fuggire, e io non ho alcuna intenzione di farlo, è qualcosa che risale a molto prima della nascita del tuo adorato cugino, qualcosa che risale alle tue notti. Piccolo Angelo, tu non puoi scappare da me.”
Il tocco di lui scivolò via.
Doveva provare paura, eppure il suo cuore si rifiutava e i suoi occhi rimanevano fissi sulla figura di Cam che ora guardava altrove.
Forse ora c’erano più dubbi di prima, ma a lei in quel momento importava solo che nella sua vita ci fosse lui.
 
 Ok, capitolo nuovo vita nuova ^^
Va bene, lasciamo perdere, sono stanca e non ho voglia di andare a scuola u_u.
Non so giudicare questo capitolo, ma vi dico che nel prossimo Cam sarà messo un po’ da parte… forse ( o forse non ci riuscirò), anche se comunque la storia gira un po’ su di lui.
Grazie a tutti ^^ 
 
  
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