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Autore: PaleMagnolia    21/11/2012    7 recensioni
Alternative Universe. Belle non ha mai capito veramente la natura dell'amicizia fra suo padre Moe, gioviale e alla mano, e l'elegante, ambiguo, tagliente Mr. Gold. Mr. Gold, che indossa completi inglesi su misura e cammina con un bastone, Mr. Gold che ha tre volte la sua età e nasconde più di un segreto in quel suo bizzarro, affascinante negozio. Belle ne è stranamente attratta - ma chi è, lui, veramente? Perché tutti - da Leroy al dottor Hopper - cercano di metterla in guardia da lui, e perché lei stessa ha l'impressione che le nasconda qualcosa? E poi, cosa diavolo sta succedendo a Storybrooke, ultimamente?
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Dunque dunque.

Gente, per prima cosa siete stati (quasi tutti) bravissimi con le citazioni, tranne MsBelle (disonore ricadrà sulla famiglia, diiiiiiiisonore. XD) che non ci ha neanche provato! *sguardo di disapprovazione e lento scuotimento di testa*.

Vedrò di procurare i cookies al più presto, sempre che non passi quel piantagrane di Henry a mangiarseli (il ragazzino ha un po' il vizio di mangiare i dolci altrui et finire semi-morto come conseguenza) (questo dovrebbe insegnargli qualcosa per il futuro) (ma in effetti non è che sia il bimbo sia il massimo della sveglitudine per certe cose) (come sua madre) (Emma, santiddio) (perché ti metti sempre nei casini) (sembra che tu lo faccia apposta) (eccheccaspita) (riprenditi) (spoiler della Season 2!) (fa' qualcosa invece che ciondolare in giro con Hook e quella tua caspita di giacca rossa) (persino Aurora è più utile di te ultimamente) (Nah, non è vero) (Aurora non ce la può fare) (Aurora, perché).


Per la prima volta su questi schermi, il capitolo in italiano viene prima di quello in inglese! Ma solo perché quello originale è ancora in fase di betaggio, eh...

Just a perfect day,
You made me forget myself.
I thought I was someone else,
Someone good.


Lou Reed, Perfect Day

 
Il campanello della porta tintinnò come al solito, quando Belle entrò.
"Ehi", fece lei, perplessa, dando un'occhiata in giro. "Che succede qui?"
L’intero negozio era sottosopra: vari oggetti (mappamondi di legno, lampade, modellini di barche e palle di vetro, strumenti di ottone e bottiglie colorate) erano stati rimossi dal loro solito posto e accatastati disordinatamente sopra il bancone; dei sonagli a vento (delicati cavallini di vetro soffiato appesi a un supporto circolare) erano stati poggiati sul pavimento, su uno strato di vecchi giornali. Un mulino a vento di legno era stato smontato e le varie parti erano sparse tutt’intorno.
"Gold?"
Belle sentì un rumore sordo, e Gold apparve dal retro bottega, una lampada da tavolo Art Deco fra le mani. Indossava un vecchio, sbiadito maglione e pantaloni altrettanto vecchi, e aveva i capelli un po’ in disordine.
"Ehi" la salutò, con un sorriso.
Belle sorrise, piacevolmente sorpresa. Quell’abbigliamento lo faceva sembrare più giovane: meno formale, meno severo… così diverso dal solito.
"Ciao. Che cosa stai facendo? "
"Pulizie di primavera"
Belle rise. "Sul serio?"
"C’è aria di cambiamento ultimamente, cara. É ora di togliere un po’ di polvere..."
Belle gli si avvicinò e cercò di abbracciarlo, ma lui la tenne a distanza. "Sono coperto di polvere, ti sporcherai i vestiti.", spiegò, in risposta al suo sguardo interrogativo.
Belle lo guardò di sottecchi. "Ehi,uhm. È tutto a posto?"
"Certo" Gold le rivolse un sorriso sorpreso. "Mai stato meglio di così."
"Bene." Lei annuì, pensierosa. "Tu, uhm", gli passò la mano sul braccio "mi eri sembrato un po' scosso l'ultima volta che ci siamo visti."
"Oh, non ti preoccupare. Era solo... ", liquidò la questione con un gesto vago della mano. "Non era niente, davvero. Niente del tutto."
"Ok." Lei gli rivolse uno sguardo inquisitorio, ma la sua espressione era imperscrutabile come sempre. Belle si strinse nelle spalle.
"Posso, uhm, darti una mano?"
"Oh, no, grazie – ti rovinerai i vestiti..."
"Non ti preoccupare. Dammi solo un foulard o un fazzoletto per coprire i capelli e sarò a posto."
"Oh, bambina, non credo che..."
"Oh, andiamo. Per favore… Sarà divertente."
Gold la fissò per un attimo, poi sorrise. "Beh, se proprio insisti." Aprì le braccia in un gesto di finta rassegnazione e tornò nel retrobottega per prenderle una vecchia camicia e un fazzoletto.
Belle indossò la camicia sopra gli abiti che portava – le stava così larga e lunga che le faceva da vestito, e dovette arrotolare le maniche perché i polsini non le ricadessero sulle mani - e si legò il foulard sulla testa a mo’ di bandana.
"Fatto" Belle fece una piroetta e un inchino scherzoso. "Sono carina o no?"
"Deliziosa" Gold rise, una risata calda che diede a Belle una strana sensazione: non si ricordava di averlo sentito ridere così ... non spesso, almeno – una risata leggera, allegra, per una volta, senza sarcasmo o amarezza. Le dispiacque per lui: non doveva essere una persona molto felice, davvero, se vederlo sorridere o ridere di gusto era così raro da sembrarle un evento memorabile...
Per nascondere la sua improvvisa malinconia, battè allegramente le mani.
"Bene, cominciamo, adesso." disse, con un sorriso.

...

Gold aprì il vecchio grammofono che aveva usato la sera del loro ballo e mise su un vecchio disco. "Charlie Parker", spiegò, rispondendo allo sguardo interrogativo di Belle. "Questo pezzo si chiama Star Eyes."
"Mi piace." Belle si arrampicò su una sedia per raggiungere uno scaffale e cominciò a togliere gli oggetti esposti lì sopra e ad appoggiarli sul tavolo, pulendoli con un panno mentre li spostava.
"Cos’è questa?" chiese, girandosi a mostrare a Gold una vecchia lampada a petrolio in ottone.
"Una lampada magica. Se la sfreghi, verrà fuori un genio che esaudirà tre dei tuoi desideri."
Belle rise. "Certo, come no. Solo tre?"
Gold sogghignò. "Non essere ingorda, cara."
"D’accordo. E che cos’è quest’altro? "Agitò un libro scritto in quella che sembrava una lingua orientale. Si stava divertendo. Tutti quei vecchi, buffi, misteriosi oggetti... Si sentiva come Ali Baba nella caverna del tesoro.
"Quello, mia cara, è un libro di incantesimi."
"Oh, andiamo." Belle sollevò un sopracciglio.
Gold sorrise e si strinse nelle spalle. "Non so cosa sia, è lì da sempre."
Belle posò il libro sul tavolo. Il grammofono suonava Summertime.
"È pieno di polvere qui, Gold. Da quanto tempo non facevi pulizia?"
"Oh," Gold sorrise di nuovo. "Da molto tempo. Davvero molto tempo."
Belle starnutì, si sfregò il naso con la manica e starnutì di nuovo. "Ah, scusa. Devo essere allergica alla polvere. Mi puoi passare uno spolverino o qualcosa del genere, per favore? "
"Ecco."
Belle pulì la mensola, spostò la sedia e passò a dar la polvere ad un’altra. Le sue mani erano diventate grigie di sporcizia, e sentiva la faccia pizzicare per la polvere. Starnutì di nuovo, poi abbassò lo sguardo verso Gold e sorrise.
"Guardami, sono sudicia. Sembro Cenerentola."
Gold alzò gli occhi verso di lei – stava lucidando un costosissimo uovo Fabergé giusto sotto di lei - e sorrise. "Credimi, sei molto più carina di lei. E parlo per esperienza."
Belle scosse la testa e rise. "Certo. Scommetto che la conosci personalmente. Ora, mi puoi passare quel, uh, oh…" improvvisamente, Belle strizzò gli occhi e starnutì di nuovo - ma questa volta, piegata com’era da un lato per parlare con Gold – perse l'equilibrio e cadde con un “Ah!" di sorpresa dalla sedia su cui stava.
Gold lasciò cadere a terra l’uovo che stava pulendo e si slanciò in avanti per prenderla al volo. Belle gli cadde direttamente tra le braccia, e mentre lui stringeva di riflesso le mani intorno al suo corpo per sorreggerla ebbe un altro flash [le avete inchiodate?].
Gold la guardò con gli occhi spalancati. "Phew. Attenta, bambina, potevi farti male."
"Oh, cielo, che spavento. Grazie mille", disse lei, un po' senza fiato. Poi alzò lo sguardo verso di lui… e improvvisamente, tutti e due scoppiarono a ridere in modo irrefrenabile. "Oh, Dio, la faccia che hai fatto ... Scusa, ma davvero, avresti dovuto vedere la faccia che... "
"Mia cara, avresti dovuto vedere la tua mentre cadevi…" Gold cercò di mantenersi serio, ma non riuscì proprio a controllarsi. Mise giù Belle ed entrambi continuarono a ridere mentre lei raccoglieva l'uovo dal pavimento e Gold lo rimetteva nella sua vetrinetta. Entrambi avevano un attacco di ridarella, e da quel momento in poi tutto quello che cercarono di dire o fare non faceva che provocare altra folle ilarità. Belle non aveva mai visto Mr. Gold così spensierato, così allegro, mai.
Sembrava un'altra persona.
“Non c’è niente che non va nella mia faccia” Belle tirò a Gold lo straccio che aveva in mano, ma lui lo schivò con una mossa fluida, lo prese al volo e glielo lanciò di rimando. Lei se lo mise intorno alle spalle come uno scialle e cominciò a camminare tutta curva. “Uh, guardami, sono Granny Lucas. ‘Ruby, smettila di flirtare col dr. Hopper e vieni a darmi una mano con queste lasagne surgelate, per l'amor del Cielo!”’
“Oh, Dio non voglia, al povero dottore verrebbe un infarto se Ruby Lucas ci provasse con lui. O se qualunque altro essere umano di sesso femminile ci provasse con lui, se è per questo.”
“Oh, dai, non essere maligno. Archie Hopper è una brava persona.”
“Oh, non ne dubito, cara, ma il suo charme con le signore non eguaglia certo il mio.” Gold fece un mezzo inchino.
Belle represse un sorriso e alzò gli occhi in finta esasperazione. “Oh, ma sta’ zitto…”
"Almeno le mie giacche non hanno le toppe sui gomiti come un professore in pensione della Ivy League."
"A me non dispiace, come si veste."
"Ti dispiace come mi vesto io?"
Belle lo guardò con entrambe le sopracciglia alzate. "Non ti rispondo neanche."
Gold raccolse un pupazzo di stoffa dall’aspetto streghesco, del genere che viene venduto ad Halloween, da un angolo. “Guarda, questa è fatta a immagine e somiglianza del nostro egregio signor sindaco.” Premette la pancia della bambola e quella emise una risatina malvagia. Belle rise. “Assolutamente.”
Una nuova canzone (I’ve Got Rhythm) cominciò sul grammofono, e Belle prese la mano di Gold e fece qualche buffo passo di danza.
"Dovrei fare pulizie di primavera più spesso..." disse Gold, e Belle rise ancora più forte.
Alla fine, Belle aveva mal di pancia dal ridere, e dovette appoggiarsi a un armadietto per riprendere fiato. "Oh, Dio", disse, asciugandosi gli occhi dalle lacrime: si sentiva come ubriaca dal ridere.
Si voltò a guardare all'interno del mobiletto. C'erano vecchie bottiglie e bicchieri, un bollitore di latta tutto ammaccato, un servizio da tè e ...
"Ehi, cos'è quella?" Aprì l’anta di vetro e tese la mano verso una tazzina di porcellana. Era una tazzina perfettamente ordinaria... a parte una piccola sbeccatura sul bordo.
"Guarda, è scheggiata." Le sue dita si chiusero sul manico.
Gold si voltò e vide quello che stava facendo lei. Gli si spalancarono gli occhi: alzò un braccio verso di lei. "Aspetta, Belle, non ..."
Belle prese la tazzina. "Perché tieni una tazzina scheggia-"
E poi, Belle si sentì come se fosse stata colpita in pieno dall’onda d’urto di un’esplosione. Ansimò e strinse la tazza tra le mani.
Le tornò tutto in mente.
Tutto insieme.
La sua vita, la sua famiglia, i suoi amici. La morte di sua madre. La sua vita da principessa, cresciuto in un castello con cameriere e governanti e precettori e libri. Balli e ricevimenti, abiti e gioielli, e lezioni di pianoforte e di ricamo, e passeggiate nel giardino delle rose.
E la noia.
Il suo fidanzamento con Gaston - un matrimonio combinato, non aveva potuto farci niente… a parte accettare di buon grado gli obblighi che derivavano dall’avere sangue reale.
Poi la guerra, la sua terra depredata dagli orchi. Consiglieri inetti, decisioni sbagliate, battaglie perse. L’ombra della sconfitta che si allungava sul castello. Il suono dei combattimenti – metallo contro metallo, urla e gemiti - sotto le sue finestre.
E poi, lui. Apparso come un fantasma sul trono di suo padre, che proponeva un accordo per salvare tutti loro... E chiedeva lei in cambio.
L'improvviso cambiamento nella sua vita.
Il castello oscuro, la cella che lui aveva chiamato "la sua stanza", il momento in cui lei aveva lasciato cadere la tazza, che si era scheggiata ("Si vede appena"). Le tende, sempre chiuse, ("Che cosa avete fatto, le avete inchiodate?"), lei che cadeva, lui che tendeva le braccia per prenderla.
La ruota del filatoio che girava e girava e girava ("Mi aiuta a dimenticare").
Le sue battute, un po’ buffe e un po’ tristi. La sua terribile solitudine ("Qualunque uomo si sentirebbe solo", "Io non sono un uomo"). Gli abiti da bambino che aveva trovato in soffitta ("Avevo un figlio. L’ho perso – lui e sua madre.").
La Regina che parlava con lei, che la manipolava per colpire lui ("Tutte le maledizioni possono essere spezzate.")
La sua rabbia, il suo dolore ("Sapevo che non ti è mai importato di me"). La sua negazione.
Lei che veniva scacciata ("Non ti voglio più, cara."), e vagava per la foresta, non sapendo dove andare, cosa fare. Lei che parlava con uno sconosciuto in una piccola, sudicia taverna ("Sei innamorato."). Lei che veniva rapita e tenuta prigioniera dalla Regina, che era restata in attesa come un ragno nella sua tela.

E poi, la maledizione. La maledizione...
 
"Belle?"
Lei non rispose - non poteva, non riusciva a parlare. Stava ancora stringendo la tazzina fra le mani. La sua tazzina… La sua tazzina col bordo scheggiato.
L’aveva tenuta. Ce l’aveva ancora.
Per un momento, nessuno parlò - ci fu un lungo, teso silenzio.
Poi, lentamente, Belle si voltò verso Gold, che era rimasto come congelato, il braccio teso in un gesto di ammonizione, un'espressione scioccata sul volto.
Si guardarono: Belle aveva gli occhi spalancati e sconvolti.
Gold aprì la bocca per parlare, ma non riuscì a dire nulla: Belle gli si avvicinò - si muoveva lentamente, come camminando nel sonno - e lo guardò negli occhi.

"Rumpelstiltzkin", disse, in un sussurro.
  
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