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Autore: SheIsALovatic    21/11/2012    1 recensioni
ZaynxHarry
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Faceva caldo quella notte, e solo pensare di dormire era un suicidio.

Il pakistano si stava rigirando nel letto da ormai troppo tempo e preso da uno strano nervosismo sbuffò alzandosi dal letto. Dalla finestra riuscì a notare che nella casa di fronte alla sua, anche quella notte la luce della stanza del ragazzo che vi abitava, era accesa.

Il cellulare,ancora una volta portava le 3, come ogni notte.  Sembrava ormai un rituale, risvegliarsi allo stesso orario ogni notte e trovare sempre quella luce accesa, e incantarsi. Incantarsi a guardare la sagoma di quel ragazzo muoversi per la stanza con una leggere musichetta che riecheggiava nell’aria. Sembrava stesse ballando. Curioso com’era,il pakistano si poggiò alla finestra fissando quella della casa opposta.

La sagoma di quel ragazzo si avvicinò alla finestra,probabilmente per chiuderne quella interna in vetro e poi si allontanò. Pochi secondi, e la luce fu spenta, e quel ragazzo,ancora una volta, sparì nel vuoto.

L’anima del pakistano era ormai tormentata. Chi era quel misterioso ragazzo che ballava ogni notte? Sembrava che come lui si svegliasse in piena notte. Che la danza fosse un rituale per prendere sonno?

E ora cosa fare? Dormire o no?

Il ragazzo desiderava dormire, il giorno seguente lo aspettava il lavoro. Ma qualcosa gli impediva di dormire. Il caldo.

 Il caldo che era entrato fin dentro le sue viscere, nelle sue ossa e stava sciogliendo ogni singolo brandello di quel povero ragazzo. Quel calore  portato da quel ragazzo della casa di fronte. Ma cosa gli stava succedendo? Per quale motivo stava lì a pensare a quel ragazzo? E perché, etero qual era, si  ritrovava a sentire certe cose per un ragazzo?

Si stese sul letto sperando che il sonno prendesse il controllo su di lui, ma le ore passavano e lui non riusciva ad addormentarsi.

Si erano ormai fatte le 5, un’ora dopo lo aspettava il lavoro. Non aveva mai creduto al fatto che una semplice doccia potesse cambiare la situazione che gli si era creata in testa, ma dovendola fare, cominciò a sperare che quella storia fosse vera, e che la sua testa, seppur per poco, si liberasse di quel tormento.

Si spogliò con una lentezza unica e si immerse sotto quell’acqua gelida tirando la testa indietro. Lentamente si insaponò per  poi risciacquarsi ed uscire. Accorgendosi dell’ora si velocizzò nell’asciugarsi e sistemare il ciuffo.

Con solo l’asciugamano avvolto in vita  si ritrovò davanti all’armadio, per  fortuna sapeva gia cosa indossare. Optò per pantaloni nera e una t-shirt bianca con una strana fantasia multicolor. Dopo aver indossato anche le scarpe uscì velocemente di casa.

5.40. Ancora 20 minuti per arrivare a lavoro e il bar era a 10 minuti da casa sua.

Guardandosi attorno si ricordò di quella casa. Si recò nel suo giardino, diviso da quello del riccio solo da una staccionata in legno. Ancora quella musica, quella della notte appena passata. Era sveglio, a quanto pare. E non poteva stare senza musica. Il pakistano sorrise spontaneamente e salito in moto si avviò al bar dove  lavorava. Parcheggiò nel suo posto riservato e si avviò all’interno. Non erano ancora arrivati clienti, per cui si prese tutta la calma possibile per prendere il block notes, la penna e il vassoio che poggiò poi sul bancone. Dalla porta sul retro vide entrare il suo capo e lo salutò con un sorriso appena accentuato.

 

Il campanello poggiato al di sopra della porta trillò e il ragazzo si ricordò di dover lavorare, invece di fissare quello stupido vassoio vuoto e triste.

Si avvicinò al tavolo appena occupato da quel ragazzo e vide una massa di capelli ricci, che lo fece subito ritornare con la mente al suo vicino di casa. Tossì per schiarirsi la voce e attirare l’attenzione del ragazze, la quale si era persa sullo schermo del suo cellulare.

‘Buongiorno signore. Cosa prende?’ il ragazzo alzò subito lo sguardo che andò a perdersi nel suo.

‘Un cappuccino e un cornetto grazie.’ Un sorriso andò a contornare il suo viso da bambino, facendo spuntare poi delle fossette agli angoli delle labbra. Il ragazzo scosse la testa come appena uscito da una trance e segnò le ordinazioni sul block notes.

‘Arrivano subito.’ Andò quindi alla cucina dove i ragazzi stavano gia preparando dolciumi vari, avvisandoli che serviva un cornetto immediatamente, e poi al bancone preparò un cappuccino.

Pochi secondi prima che il cappuccino fosse pronto, alcuni dei ragazzi della cucina arrivarono a riempire il bancone di dolciumi vari. Chiusero poi il vetro per evitare l’ingresso di qualche stupido insetto. Prima che l’ultima goccia di cappuccino scendesse nella tazza, il ragazzo prese due piattini: in uno poggiò il cornetto con due fazzoletti, e nell’altro poggiò poi la tazza, con il cucchiaino e due bustine di zucchero. Prese il vassoio e lo portò al tavolo del cliente e spostando i piatti dal vassoio al tavolo sussurrò un flebile ‘Buon appetito.’  Per poi allontanarsi verso un altro tavolo.

Quasi tutte le ordinazioni dei clienti entrati erano state prese e dopo averle passate al bancone dove ora c’era il padrone a lavorare, fu distratto dal suono del campanello della porta.  In quella giornata, fin’ora, aveva sentito il campanello suonare solo due volte, nonostante le persone entrate fossero tante. Solo quando quel ragazzo riccio entrò e poi uscì, sentì il campanello, che trovava dannatamente fastidioso.

Si passò una mano sul ciuffo sbuffando rumorosamente per poi tornare al suo lavoro. Andò al tavolo che precedentemente era stato occupato dal ragazzo, prese i piattini e i soldi ripoggiandoli poi al bancone.

La giornata passò in un modo dannatamente noioso e  alle 20 fu finalmente libero di uscire da quel bar che stava diventando asfissiante.  La lunga strada verso casa, quella volta gli sembrò dannatamente breve. Forse, o sicuramente, aveva solo voglia di tornare a casa e rivedere, dalla finestra, quel ragazzo muoversi per la stanza. Nello stesso momento in cui stava per attraversare il cancelletto del suo giardino, anche quel ragazzo lo fece. Lo guardò attentamente come a voler percepire ogni parte del suo viso e del suo corpo. L’unica cosa che riuscì a notare e che un po’ lo lasciò di stucco, era che quel ragazzo era lo stesso del bar. Corse in casa a cambiarsi, aveva bisogno di aria. Quale posto migliore, lontano dalle persone, ma comunque all’aperto, se non il tetto di casa sua?

Indossò una canottiera, dei pantaloncini e poi salì sul tetto. Quello era ormai il posto dove preferiva stare per distrarsi. Amava guardare il cielo stellato perdendocisi, anche se in quel momento non era ancora  del tutto scuro e quindi neanche stellato. Ma poco importa. Voleva solo rifugiarsi lì sopra e perdersi nelle sfumature del cielo.  In quel  momento si sentiva però come una ragazzina innamorata, e non ricambiata che andava ad isolarsi.

Dalla tasca estrasse una sigaretta che portò alle labbra. Dopo aver lasciato che la fiamma dell’accendino svolazzasse davanti al suo viso, la portò alla sigaretta accendendola.

Quasi il fumo gli andò di traverso, quando dalla finestrella del tetto della casa affianco vide spuntare i ricci di quel ragazzo.

‘Ehi! Sono Harry!’ Lo salutò quello, e lui lo guardò con gli occhi sgranati.

‘Zayn.’ Disse il pakistano,più tranquillamente del riccio che sembrava fin troppo allegro. Peccato però, che se anche potesse sembrare il ragazzo più tranquillo del mondo, in quel momento non lo era per niente. Dentro di lui qualcosa si stava scatenando. Lo stomaco era un continuo attorcigliarsi intorno a se stesso, voleva forse uccidere le farfalle da lui contenute? E il cuore? Dio,quello era il peggior dolore. Qualcosa continuava a farlo battere. Batteva così forte che si scontrava con le ossa della cassa toracica facendole muovere, e ferendo il ragazzo.

‘Anche tu ti rilassi qui sopra?’ la voce di Harry,riportò il ragazzo alla realtà, che poi tutto questo non sembrava una realtà. Magari un sogno.

‘Mi isolo,più che altro. Ci sono momenti in cui nessuno può capire, ci sono momenti dove la persona che più vorresti al tuo fianco, è anche quella che vuoi evitare.’ Disse poi, rivolgendogli uno sguardo alquanto strano, dolce. Appunto..strano da parte sua, il ragazzo misterioso e freddo,distaccato, che rivolge uno sguardo dolce a qualcuno?

‘E..chi è che vuoi al tuo fianco?’

‘Abita qui vicino.. magari la conosci questa persona. Ma non ti dirò il suo nome.’ Gli sorrise appena per poi alzarsi e rientrare. Pochi secondi dopo era tornato fuori, ma stavolta in giardino.

‘Scendi?’ urlò al ragazzo che era ancora sul tetto. Vide sparire Harry e si sedette sul marciapiede poggiandosi con la testa sulle ginocchia. Che stava facendo? Perché ora cercava di averlo vicino se prima era terrorizzato anche nel guardarlo? Non si capiva neanche da solo. La sigaretta era ormai finita per cui la spense sul marciapiede e la gettò a terra. Poco importa se inquinava, ora non era il problema maggiore.

Cominciò a fissare le sue scarpe come se potessero salvarlo e riportarlo nel mondo reale, ma non potevano, e ormai quel ragazzo era arrivato.

Harry poggiò una mano sulla spalla del ragazzo mentre si sedeva al suo fianco e a quel contatto le iridi del pakistano si accesero, come se un miracolo avesse colpito la sua anima.

‘Sera. Allora dicevamo? Voglio sapere chi è questa persona. Su.’ Gli occhi del riccio andarono a riempirsi di tenerezza e sul suo viso comparve una dolce smorfia creata probabilmente per intenerire.

‘In questo momento è più vicina di quanto tu possa pensare.’ Gli sorride dolcemente, il pakistano, mentre lo sguardo del riccio comincio a girovagare per tutta la larga strada in cui si trovano. Però c‘erano  solo 3 case lì, grandi, le loro e quelle di un vecchietto.

Non poteva di certo essere quest’ultimo ad aver rubato il cuore del giovane. E se fosse la sorella maggiore di Harry?

‘E’ per caso Gemma? Mia sorella?’ lo sguardo di Harry in quel momento andò ad infuocarsi trasportato da un senso di gelosia. Gelosia verso la sorella, che era ancora un po’ sua, o forse gelosia verso quel ragazzo, che lui desiderava ardentemente?

Il moro scoppiò in una strana e travolgente risata facendo inizialmente imbiestalire il riccio e poi facendolo ridere, come fosse tornato alla sua infanzia.

Ma ancora non capiva. Se non era Gemma,chi era quella ragazza? Chi era ad avergli rubato il cuore, l’anima e ogni suoi pensiero? Chi l’aveva fatto  diventare più solitario di quanto gia fosse?

‘Non è lei,Harry.’ Disse il moro, mentre ancora le risate lo scuotevano. Si gettò con il viso sulla spalla del riccio per trattenere le risate. Ma la mano del riccio andò a poggiarsi sul capo dell’altro, facendolo sussultare appena e trasportandolo poi nella calma assoluta quando cominciò con delle tenere carezze.

‘Chi è allora?’ Zayn si lasciò totalmente andare alle sue carezze e quasi come se sentisse di ptoersi fidare, quasi come se sentisse che non se ne sarebbe andato neanche dopo questo, lo disse. Lo disse per davvero.

‘Sei tu. Sei sempre stato tu.’ Alzò il viso quel po’ che bastava per guardarlo in volto e poter percepire almeno minimamente cosa stesse pensando di tutto quel casino.

‘Io, Zayn?’ sussurrò quello con la voce strozzata. ‘come  posso essere io? Come può un ragazzo come me: stupido,antipatico e brutto, essere amato da te che sembri esser tanto perfetto?’

Zayn sospirò, preso da una strana ansia che di lì a poco lo avrebbe fatto crollare.

‘Non lo so. È successo  e basta. Sai quando ti svegli la notte e cominci a ballare? Mi sveglio pochi minuti prima e osservo la luce della tua stanza accendersi e poi la tua ombra farsi strada in ogni angolo della stanza mentre la musica arriva leggera in camera mia. Non ero mai riuscito a percepire neanche un minimo particolare del tuo viso, vedevo solo quella massa di ricci. Poi  stamattina sei entrato al bar. Non sapevo fossi tu,ma lo sentivo dentro. Sentivo dentro qualcosa che mi urlava fossi tu.’ Parlando si era totalmente allontanato dal corpo del riccio, quasi spaventato dalla situazione che si stava creando. Il cielo stava diventando sempre più scuro ma ai due ragazzi non sembrava importare.

Non era quella la situazione di cui parlare, la situazione da giudicare. C’erano loro due di mezzo,ora. C’era questo strano amore nell’aria che stava spuntando fuori come polline dai fiori.

‘Da quando mi sono trasferito qui la mia vita è cambiata. Prima non pensavo di essere,cioè..non ero..’

Ma le sue parole dovettero fermarsi lì, la sua voce dovette fermarsi. Ogni suo respiro dovette fermarsi lì, sulle labbra calde e morbide di Harry. I loro respiri cominciarono a fondersi mentre le loro labbra iniziarono a danzare in una strana frenesia.

Si erano trovate ormai quelle due anime vagabonde da troppo tempo, quelle anime nomadi in cerca di qualcosa che potesse nutrirle.Cercavano di tenersi in vita, nonostante fossero divise.

Si erano trovati, ormai, quegli occhi che si perdevano gli uni negli altri mentre un sorriso corniciava i loro volti,che si riaccendevano trasportati dall’amore.

Sembrava non finire mai quel bacio, che trasportava quei due corpi in un altro mondo.

Si staccavarono, dopo un tempo che sembrò essere infinito. I loro sguardi, ancora una volta, si persero nell’altro.

‘Ti osservo da sempre,Zayn.’

‘Ti amo da sempre, Harry.’

‘Ti ho amato senza saperlo e continuo a farlo,ora e anche per sempre.’

Si sussurrarono dolci parole piene di loro, piene di amore, finchè la notte non li divise facendoli tornare al normale ritmo delle loro vite, almeno per quella notte, sapendo comunque che dal giorno dopo le loro vite sarebbero cambiate, forse per sempre.

Da allora c’era qualcuno da amare, qualcuno per cui vivere, qualcuno da vivere. C’era un sorriso da osservare e far nascere ogni giorno. C’erano occhi in cui perdersi in ogni istante della loro vita.

                                                                                    ******************

3 anni dopo, la famiglia Malik e la famiglia Styles si erano riunite in una delle chiese di New York. Era un giorno di luglio, precisamente il 23. Erano le 8.22 del mattino e gli sposi stavano scaricando la tensione in una stanza sul retro della chiesa. Cercavano di tranquillizzarsi, invano. Per quanto tempo avevano aspettato che quel giorno arrivasse? Per quanto tempo hanno desiderato potersi ritenere davvero l’uno proprietà dell’altro?

Troppo.E quel momento era arrivato.

Gli amici stavano arrivando in chiesa, si stavano sistemando ai loro posti.  Iniziò un continuo vociare in quella lunga navata riempita di banchi e panchine. Videro arrivare Harry che sorridente andò all’altare, aspettando poi che la marcia nuziale cominciasse a riecheggiare nell’aria dando inizio a quella che sarebbe stata la loro nuova vita.

I minuti stavano passando con una lentezza che nessuno avrebbe immaginato potesse esistere. Anche Zayn, impaziente, aspettava in quella stupida stanza,dietro la porta, battendo il piede sul pavimento.

Ed eccola lì, quella musica che cominciava a risollevare gli animi dei due sposi.

Lentamente, accompagnato dal suo migliore amico Louis, Zayn arrivò all’altare al fianco di Harry.

Si guardarono intensamente con i loro occhi lucidi e pieni di storie da raccontarsi e amore da donarsi.

Il prete iniziò la celebrazione, e i ragazzi aspettavano però solo quella fatidica domanda.

‘Vuoi tu Harry  Styles prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Zayn Malik, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi ?’ gli occhi di Harry si riempirono di lacrime, alcune delle quali andarono a scendere lungo le sue goti quasi arrossate.

‘Si,lo voglio.’ Affermò lui, con la voce strozzata ma sicura. Una voce spezzata dalle troppe emozioni che cominciavano a riempire l’atmosfera. Zayn gli afferrò la mano stringendola dolcemente e intrecciando le dita alle sue. Gli sorrise. Non lo faceva spesso, era molto introverso e misterioso, e Harry lo sapeva. Ma quando sorrideva, sapeva illuminare il mondo.

‘E tu Zayn Malik vuoi prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Harry Styles, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi’

‘si, lo voglio.’ Affermò Zayn e mentre il prete esclamava la frase per permettergli  di baciarlo, Zayn  si era gia  fiondato sulle labbra del suo amato.

E fu così che i due incoronarono il loro amore.

   
 
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