Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Princess of the Rose    21/11/2012    2 recensioni
Raccolta su 2pTalia.
Miscellanea 2: "Republic of Canada," disse America aprendo la scatolina e rivelando un anello dorato con sopra una decorazione a forma di maglietta di hockey, "Se vuoi farti perdonare per avermi tradito con Russia, accetta di sposarmi!"
Il turbine: Backmasking, Jouska, Rubatosis, Énouement, Chrysalism [Tabella "Il dizionario delle emozioni" di Lande di fandom]
Incontri del 2p tipo: XX.XX.20XX: per qualche motivo, si è aperto un varco interdimensionale. Visto che non si è richiuso, le due dimensioni comunicanti decidono di intraprendere relazioni diplomatiche.
Le vacanze unite: La quasi-Federazione europea va in vacanza
Romano e i gatti che non voleva: titolo esplicativo... [Maritombola 14]
Natale 1991:Il Natale del 1991 è considerato un momento di svolta per la politica mondiale...
L'UPE va alla guerra: Poco prima dell'avvento della Costituzione e il passaggio da Unione a Federazione, l'UPE avanzò delle richieste per poter aumentare il proprio livello di autonomia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: 2p!Hetalia
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Through the Looking-Glass and what Hetalians found there'
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Fiuuuuu.... Finalmente è nata la seconda parte! Non è venuta esattamente come mi aspettavo, ma spero che vi possa strappare qualche risata ^^

Rinnovo, inoltre, l'avviso che la raccolta sarà rallentata fortemente fino alla fine de "La sottile arte di farsi gli affari propri"! Non sospesa, solo rallentata: ossia, niente aggiornamento settimanale.

Bene, ora, veniamo alla presentazioni, perché qui comaprirano una miriade di personaggi

 

Titolo: Capelli e guai non mancan mai (parte 2)

Personaggi: Italia Romano (Matteo Vargas); Belgio (Laura Magritte); Danimarca (Søren Densen); Paesi Bassi (Christian van Dyk); Italia Veneziano (Marco Vargas); Germania (George Joseph Beilschimidt); Inghilterra (Oliver Kirkland); Francia (Jean Baptiste Bonnefoy); Spagna (Francisco Carlo Carriedo)

Genere: Commedia, Romantico

Avvertimenti: Het

 

Enjoy!


PS: Il nome di Paesi Bassi è completamente, inventato da me (1!p Paesi Bassi di solito lo chiamo Kaspar); 'Laura' è un nome suggerito da Himaruya stesso come possibile nome di Belgio, mentre il suo cognome deriva René Magritte, uno dei più importanti pittori belgi; 'Søren' è il nome di Kirkegaard, il più famoso filosofo danese (e che ha pesantemente influenzato la caratterizzazione di 2p!Danimarca), mentre il cognome 'Densen' è stato suggerito da Himaruya come possibile cognome di Danimarca.

 

 

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Dopo due ore passate a vedere Russia e America che litigavano pure su quale fosse la giusta dose di zucchero da mettere nel caffè,  sopportato Germania che non faceva altro che chiedergli il motivo per cui Veneziano non fosse venuto – anche quando aveva iniziato a dare di matto perché il suo Lieber aveva un appuntamento con Giappone, a sua insaputa - e i vari sproloqui di varie nazioni in preda alla noia, era finalmente arrivata la prima ed unica pausa della giornata.

Romano inspirò a fondo, si ricontrollò la neo-bionda chioma e, sfoderando il migliore dei suoi sorrisi, percorse a grandi falcate la poca distanza che lo separava dalla sua preda. Belgio, infatti, si trovava vicino ad una delle grandi vetrate della sala comune, e stava parlando amichevolmente con il solito depresso Danimarca.

<< Belgio, Danimarca, come va? >> chiese l’italiano una volta avvicinatosi a loro, ignorando la rabbia crescente per l’eccessiva – a suo dire – vicinanza tra le due nazioni. Belgio gli sorrise - un po’ forzatamente, gli parve - mentre Danimarca si limitò ad alzare il braccio in segno di saluto.<< Hej, Romano. >>

<< Allora, di cosa parlavate di bello? >>

<< Oh, nulla di speciale. Belgien mi stava consolando dalla tristezza per questa vita piena di dolore e paure che è di noi nazioni, e degli esseri umani in generale*. >> disse il danese, per poi sospirare pesantemente e bere un sorso del suo caffè. << Ma non parliamo di queste nostre tristi vite, oggi voglio essere allegro. Dimmi Romano, come mai questo cambiamento? >>

<< Ti riferisci ai miei capelli? >> chiese il Meridione, passandosi una mano nella folta chioma un tempo mora, e lanciando un’occhiata a Belgio, la quale lo stava osservando con un certo interesse. << Be’, avevo voglia di un cambiamento. E ho pensato che tingermi e capelli potesse esse- >>

<< Deve essere accaduto qualcosa di veramente grave per apportare un cambiamento di queste dimensioni. >> disse Danimarca, guardando Romano con un misto di preoccupazione e compassione.

<< Ma no! Mi andava solo di- >>

<< Non mentire, te lo si legge in faccia che hai avuto una brutta esperienza, come è logico che sia. La vita non ci riserva che brutte esperienze, del resto! Oh, Romano! Qualunque cosa che ti sia accaduto non ti abbattere! Certo, al dolore non possiamo sfuggire in alcun modo, ma non dobbiamo lasciarci sconfiggere! Se hai ritenuto necessario tingerti i capelli per superare i tuoi problemi, allora sappi che condivido la tua scelta. >>

<< … Grazie? >>

<< Du er velkommen! So di non essere una persona positiva, ma per qualunque cosa io sono qui, >> Danimarca poggiò le mani sulle spalle dell’italiano, fissando i suoi occhi neri in quelli dell’altro. << chiaro, Romano? >>

<< … Si. Grazie… Danimarca… >>

<< Godt, >> la nazione nordica sorrise debolmente, evidentemente soddisfatto per aver fatto una buona azione, << ora, vi prego di scusarmi, ma vedo che tra Finland e Sverige sta per scoppiare una rissa, e ho il dovere di fermarli prima che coinvolgano tutta la sala riunioni. >>

<< Certo. >> disse Romano con un sorriso un po’ titubante, salutandolo. Belgio sorrise al danese, per poi rivolgersi alla nazione italica.

<< Allora, Romano, >> disse, incrociando le mani dietro la schiena. << come mai questo cambiamento così radicale? Danimarca ha per caso ragione? >>

<< Be’, qualcosa è accaduto, ma non di così drammatico, >> rispose l’italiano, appoggiandosi al muro, rivolgendo il suo sorriso migliore all’altra nazione. << volevo cambiare un po’ stile, sai com’è. >>

<< Sempre al passo con la moda dell’ultimo momento, eh? >> disse la belga, ghignando leggermente. Tuttavia, Romano riusciva ad avvertire tutto il disagio dell’altra, come se la sua presenza le recasse… fastidio?

<< Detto così mi offendi. Sembro una sorta di pecora che si aggrega al gregge. >>

<< Sono dispiaciuta che tu abbia interpretato in questo modo le mie parole, >> mormorò Belgio abbassando lo sguardo, << volevo solo sottolineare la tua passione per la moda. Sei sempre stata una persona originale, e questo tuo nuovo stile nei capelli mi incuriosisce. Tutto qui. >>

Nel tono usato da Belgio si potevano cogliere moltissime sfumature: una certa stanchezza, più dovuta alla riunione che ad altro; un po’ di ironia, ma questa era una sua caratteristica tipica; anche un po’ di esasperazione. E fu quest’ultima nota che toccò profondamente Romano, il quale non poté non pensare di stare recando una seccatura all’altra nazione. Si sentì vagamente oltraggiato per questo.

<< Sicuro che la moda sia l’unico motivo per cui ti sei tinto i capelli? >> chiese Belgio, lanciandogli un’occhiata indecifrabile.

<< Assolutamente. >> disse l’italiano, per poi prendere dalla tasca delle monete e mostrarle alla belga. << Posso offrirti un caffè? >>

<< A dire il vero- >>

<< Romano? >>

Il sopracciglio dell’italiano ebbe un violento spasmo, mentre con tutta la calma possibile si voltava verso Germania, il quale, mal celando una rabbia crescente, gli stava porgendo il proprio telefono. << Italien ti vuole parlare. >>

<< …G-Grazie mille, Germania.  >> disse il Meridione, prendendo l’apparecchio telefonico e avvicinandolo all’orecchio. << Pronto, fratellino? Che è- >>

Mai come quel giorno si pentì di aver risposto ad un cellulare.

<< ITALIA ROMANO! PERCHE’ CAZZO NON RISPONDI AL MALEDETTO CELLULARE, PEZZO DI IDIOTA!?!?! >>

Veneziano, da piccolo, era un eccellente soprano. In quel momento, nonostante crescendo la voce gli si fosse abbassata notevolmente, stava dando prova delle sue antiche doti canore, e a farne le spese era il povero orecchio sinistro di Romano.

<< F-Fratellino, c-che è- >>

<< SONO DUE ORE CHE TI CHIAMO! PERCHE’ NON RISPONDEVI!?! >>

<< Ero in riunione, fratellino. E comunque, che cosa è succes- >> provò a dire, ma evidentemente, quel giorno doveva essere il “Interrompi Romano mentre parla-day”.

<< Hai lasciato un macello in bagno, stamattina! San Marino me ne sta mandando di tutti i colori, e Vaticano non mi ha firmato il permesso per saltare la fila, e mi sto facendo tutta la maledetta via della Conciliazione IN FILA!!! Tutto a causa tua! >>

<< E che vorresti da me? >>

<< Un minimo di scuse! Tu non capisci che vuol dire stare in fila, sotto il sole, con almeno quaranta gradi di temperatura, con Giappone che ti guarda malissimo e che sta per cadere a terra a causa del caldo! Senza contare il cazzo di vento che mi ha fatto volare il cappello, e per cui ho perso il posto in fila, quindi adesso la sto rifacendo dall’inizio! CHIEDIMI ALMENO SCUSA!!!!!! >>

<< Ok ok, mi spiace, ok? Ora scusa ma ho da fare, eh? Ci vediamo stasera. >>

<< Ci vediamo stasera?! Italia Romano, non azzardarti ad attaccarmi il telefono in fac- >>

Il Meridione, nonostante sapesse che una volta arrivato a casa avrebbe pagato caro quel gesto, premettere il tasto di fine chiamata e riconsegnò il cellulare a Germania, il quale, nero in volto, prese l’apparecchio e se lo infilò nella tasca con stizza, prima di voltarsi ed andarsene via. Brutta bestia la gelosia, specie se patologica come quella che affliggeva il tedesco.

Romano sospirò, per poi voltarsi verso Belgio… Solo per vedere che la nazione fiamminga se ne era andata!

L’italiano rimase a fissare il posto dove prima c’era la belga per qualche minuto, troppo allibito per poter fare qualunque cosa, mentre dentro di lui la rabbia ribolliva, alimentandosi con la delusione e un certo senso di pentimento per aver rovinato i suoi capelli con quel colore biondaccio che tanto odiava per una ragazza che gli aveva appena dato il due di picche. Si massaggiò le tempie, cercando di riprendere il controllo di sé. Del resto, aveva ancora tutta la mattinata davanti, ci sarebbero state altre occasioni per poter parlare con lei. Si, non doveva essere pessimista.

Con rinnovata fiducia, Romano iniziò a guardarsi intorno, cercando di individuare la sua preda che, evidentemente, doveva essere uscita dalla sala per prendere quel caffè che prima voleva offrirle.

Velocemente, si diresse verso le macchine di erogazione delle bevande, dove trovò la solita fila di nazioni in attesa di poter introdurre nel proprio organismo un po’ di caffeina che potesse tenerli svegli per le successive tre ore. La nazione italica si guardò attentamente intorno, ignorando gli sguardi incuriositi che erano rivolti alla sua chioma dorata.

<< Romano? >>

L’interpellato interruppe la sua ricerca per rivolgersi ad un apparentemente molto interessato Paesi Bassi.

<< Si, dimmi. >> disse, sorridendo educatamente all’altra nazione.

<< Hai per caso visto België? Dovevamo vederci nella pausa, ma non l’ho vista. >>

Ah, ecco perché Belgio era andata via! Allora non le stava dando fastidio: doveva solo fare  in fretta per vedersi col fratello! Ah, che sollievo!

<< No. A dire il vero la stavo cercando anche io, e speravo che mi potessi dire dove fosse. >>

La nazione olandese si portò una mano al mento, pensieroso. Dove poteva essere sua sorella? Dovevano discutere di argomenti anche piuttosto importanti, ed era strano che non si fosse presentata. O era in ‘quei giorni’ o doveva aver voglia di rimanere sola.

<< Be’, se la vedi, potresti dirle che l’aspetto davanti all’ingresso della sala comune, prima della fine della pausa? >>

<< Certo. >> Romano sorrise cortesemente, e fece subito per andarsene, ma l’olandese, non riuscendo a trattenere la propria curiosità, non poté non fargli la domanda che lo attanagliava da quando lo aveva visto entrare quella mattina.

<< Romano, ma che hai fatto ai capelli? Denemarken non fa che dire che ti è successo qualcosa di grave, che ti ha sconvolto al punto di farteli tingere. E’ vero? >> chiese con una nota di preoccupazione, poggiando una mano sulla spalla dell’altro.

<< Ma no, sai come è fatto Danimarca, tende sempre ad esagerare.  >>

<< Non hai niente, quindi? >>

<< No, nulla. >> se non si conta la sensazione di un cuore spezzato che lo attanagliava da settimane, si intende.

<< Sicuro? >>

<< Certo. >> rispose Romano, continuando a sorridere. Tuttavia, Olanda non sembrava affatto convinto da quella verità ma, intuendo che l’altro non volesse parlarne, decise di lasciar correre, per questa volta.

<< … Ok. Sappi comunque, che se hai bisogno di parlare- >>

<< Sto bene, >> ma perché tutti interpretavano una maledetta tinta come un atto autolesionistico!? << volevo solo cambiare un po’ stile, davvero. >>

<< Be’, non ti stanno male. Dovresti tingerti anche le sopracciglia, però. >>

<< Si, a quello ci penserò quando sarò a casa. Stamattina ho avuto alcuni… incidenti che mi hanno pesantemente rallentato, e non ho avuto tempo per sistemare anche le sopracciglia. Sarà la prima cosa che farà una volta tornato a casa. >>

Paesi Bassi annuì, per poi donargli un sorriso incoraggiante e allontanarsi, seguito dallo sguardo attento del Meridione che, una volta solo, sospirò pesantemente, massaggiandosi le tempie. Perfetto: conoscendo la loquacità di Danimarca, probabilmente tutti pensavano che avesse un qualche tipo di crollo psicologico in corso, a quest’ora. Semplicemente perfetto.

Romano inspirò a fondo, per poi voltarsi; per poco non gli venne un infarto quando si ritrovò davanti Inghilterra e Francia, il primo visibilmente preoccupato e con in mano un scatolina contenente biscotti con gocce di cioccolato, il secondo con la perenna smorfia smorta sul volto meno accentuata.

<< Romano, >> la nazione britannica gli porse con estrema gentilezza i dolci, sorridendogli comprensivo. << oh, Romano, sono così dispiaciuto. >>

<< Per cosa? >> chiese cautamente Romano, prendendo il piccolo contenitore.

<< Denmark ci ha detto tutto, >> continuò l’inglese, << abbiamo saputo delle tue condizioni, e sappi che farò tutto quello che è in mio potere per aiutarti! >>

<< … Inghilterra sono commosso, ma non ho bisogno di aiuto, te lo assicuro, non ho niente. >>

<< La solita frase che dicono tutti, >> disse Francia, poggiando una mano sulla spalla dell’italiano in un gesto quasi di empatia. << recentemente, non abbiamo avuto un gran rapporto, ma sappi che sono sempre pronto ad aiutare i miei fratellini. >>

<< Francia, ti assicuro che sto bene. >>

<< Sei molto tenero a dire questo per non farci preoccupare, Romano, >> Inghilterra sorrise dolcemente, << ma siamo seri, vogliamo aiutarti. Avanti, dicci quale è il problema. >>

<< Sul serio, non c’è nessun problema. E ora perdonatemi, ma devo assolutamente trovare Belgio, dobbiamo discutere di una cosa molto importante. >> disse l’italiano, fingendo un sorriso mentre scostava la mano di Francia dalla spalla. Quest’ultimo la guardò perplesso per qualche attimo, per poi sorridere furbescamente.

<< Ah, tout est clair, maintenant. >>

<< What? >> chiese ingenuamente Inghilterra, non capendo a cosa la nazione francese si stesse riferendo. Quest’ultimo ghignò divertito, per poi prendere per mano la nazione britannica e dirigersi verso America e Russia, apparentemente sul punto di far scoppiare un conflitto mondiale perché non sapevano decidersi su cosa fosse più buono tra il cappuccino e il caffè macchiato – tutto questo dopo aver augurato buona fortuna a Sud Italia; questi scosse la testa come tanti altri che stavano assistendo alla scena, avvilito dalla stupidità delle due nazioni considerate le più ‘forti del mondo’ – primeggiavano in quasi ogni campo: esportazioni, importazioni, armi, diplomazia, sistemi economici, stupidità; soprattutto stupidità.

Ma non era tempo di pensare a questo; Romano ricominciò la sua ricerca, tenendo sotto controllo l’orologio, il quale lo avvertiva che tra dieci minuti sarebbe ricominciata la riunione. Se avesse aspettato la fine del congresso, probabilmente non avrebbe avuto la possibilità di parlare con Belgio, visto che essa doveva tornare immediatamente a casa sua a causa di alcuni questioni interne assieme a Paesi Bassi; quindi, aveva quei pochi minuti rimastigli della pausa per riuscire a far pace.

Apparentemente, comunque, la nazione fiamminga non si trovava nella sala comune, e certo non poteva essersi allontanata dal palazzo con il rientro imminente; rimanevano da controllare il balcone all’ultimo piano e il giardino al piano terra. Conoscendola, tuttavia, probabilmente Belgio si trovava all’ultimo piano, intenta forse a fumare in solitudine - al massimo, poteva essere in compagnia di Ungheria, che poteva liquidare con una piccola bugia su quando Austria la stesse cercando, quindi non era affatto un problema.

Senza perdere tempo, si diresse verso l’ascensore, pensando di riuscire a fare prima per raggiungere la sua amata. Appunto, pensando.

<< Romano, proprio te cercavo! >> esordì Spagna, non appena la porte dell’ascensore si aprirono e poté vedere la sua ex-colonia in tutto il suo nuovo, biondo splendore. << io e te dobbiamo fare quattro chiacchiere. >>

<< Ehm, non ora, Spagna, >> disse l’italiano con voce un poco malferma – non poteva farci nulla, stare davanti alla nazione spagnola  gli dava sempre una strana sensazione di vertigine, un misto tra timore e rispetto che lo soffocava ogni volta che si trovava al cospetto del suo ex-padrone, << devo assolutamente trovare Belgio e- >>

<< Belgica può aspettare. >> disse l’altro con tono che non ammetteva repliche. Preso per mano il Meridione, che invano tentava di liberarsi, lo trascinò fino alla porta d’ingresso della sala riunioni, per poi fronteggiarlo inchiodando gli occhi grigio-verdi in quelli rossi dell’altro.

<< ¿Qué es esto? >> chiese, indicando i capelli tinti.

<< N-Nulla, >> rispose Romano, sentendosi improvvisamente messo in soggezione, come quando era piccolo e la nazione spagnola lo guardava dall’alto in basso dopo che aveva combinato un guaio. << volevo solo cambiare un po’, ecco tut- >>

<< Non rifilarmi certe cazzate. >> ecco, stava dicendo parolacce: brutto segno! << Ti conosco. Avanti, sputa il rospo! >>

<< Non è nulla, sul serio. >>

<< Romano… >> il tono di voce si era abbassato pericolosamente. Brutto segno.

<< Sul serio, non ho niente. >>

<< Romano… >> gli occhi dello spagnolo si assottigliarono, fino a farli diventare due lame grigie e inquietanti. Altro brutto segno.

<< Sto bene! >>

<< Matteo Vargas… >> ecco, lo aveva pure chiamato per nome. Si stava avvicinando il punto di non ritorno.

<< Cielo, Spagna! Sto bene, lo giuro! >>

<< Davvero? Dinamarca sembra pensarla diversamente. >>

Quel giorno, a forza di avere spasmi, il sopracciglio di Romano avrebbe preso vita propria. << Che cosa ha detto Danimarca? >>

<< Dice che sei in  depressione. >> rispose Spagna, non cogliendo la crescente irritazione del più giovane, << che ti è accaduto qualcosa di grave e che tingerti i capelli è stato un modo per poter dimenticare quanto accaduto. >>

<< … Be’, non è vero, >> rispose con calma l’italiano, un sorriso tremante sul colto bronzeo, << volevo solo vedere come stavo con i capelli tinti, ecco tutto. >>

<< Ah, quindi è un modo per seguire la moda. >> disse l’iberico, senza nascondere una certa nota di disgusto.

<< No, >> rispose Romano, sentendosi pesantemente offeso, << non centra nulla la moda! E ora, scusami, dovrei proprio and- >>

<< Un motivo deve esserci.  Uno non si alza la mattina e decide di tingersi i capelli così, tanto per. >> affermò Spagna, incrociando le braccia davanti al petto e osservando con crescente irritazione la sua ex-colonia. Quel giochetto dei “no” lo stava seriamente iniziando a stufare.

<< Per l’ultima volta, Spagna. Non ho nulla! E anche se avessi qualcosa, a te che importerebbe? >> chiese il Meridione, scuro in volto. Non gli piaceva la piega che stava prendendo quella situazione; e poi, doveva assolutamente trovare Belgio, mancavano ormai pochi minuti prima che ricominciasse la riunione.

<< Mi interessano gli affari delle mie proprietà. >> disse lo spagnolo, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Romano, tuttavia, gli lanciò un’occhiata che chiunque altro avrebbe trovato raggelante.

<< Io non so più un tuo possedimento Spagna. >> disse il Meridione con voce bassa e ferma, gli occhi rossi emananti scintille.

<< Ufficialmente no. >> ammise l’iberico, senza tuttavia sembrare minimamente contrariato, << ma, nel bene e nel male, non ho mai smesso di influenzare i miei possedimenti, no? C’ho conta anche te. Nominalmente non lo sei più, è vero, ma alla resa dei conti, sei ancora totalmente dipendente da me**. >>

Durante questo piccolo discorso, Spagna aveva avvicinato il volto a quello di Romano, senza interrompere il contatto visivo nemmeno per un secondo. Normalmente, dopo un po’, l’italiano avrebbe abbassato lo sguardo, vagamente intimorito; quel giorno, però, Romano seppe fronteggiarlo a dovere, sfoderando un coraggio che non aveva mai avuto quando si trovava di fronte l’iberico.

<< Ti consiglio di leggerti un libro di storia, Spagna. Sono 151 anni che io non mi affido più a te nemmeno per errore. E ora, perdonami, ma non ho tempo per sentire i tuoi discorsi insensati riguardo diritti di proprietà che non hai più da molto tempo su di me, ho cose ben più importanti da fare. >>

Questa volta, fu il sopracciglio di Spagna ad avere uno spasmo, anche se lieve, e Romano intuì di aver appena sorpassato un limite che non doveva neanche sfiorare o anche solo vedere dal lontano. L’iberico fece per alzare una mano, ma la decisa presa sul suo polso gli impedì di prendere a schiaffi quell’indolente della sua ex-colonia.

<< Espagne, mon amì, >> disse Francia, ghignando leggermente, mentre abbassava il braccio dell’amico con un po’di difficoltà, << ti stavo cercando, sai? >>
<< Davvero? >> chiese perplesso lo spagnolo, sussultando leggermente quando due mani premettero con insistenza sulle sue scapole, in modo da poterlo voltare dalla parte opposta a Romano e spingerlo verso al sala riunioni.

<< Yes, Spain, >> disse Inghilterra, sorridendo cortesemente, mentre spintonava l’iberico, << abbiamo delle questioni molto importanti da dover discutere, sai? Fortuna che ti abbiamo trovato! >>

<< M-Ma- >>

<< Niente ma! Andiamo a prendere posto, su! >> disse Francia, per poi voltarsi verso Romano e fargli l’occhiolino. L’italiano annuì leggermente, per poi correre verso l’ascensore e premere con forza il tasto che lo avrebbe portato all’ultimo piano.

 

L’apparecchio saliva lentamente,  e la nazione italica si ritrovò ad essere sempre più nervosa, mentre osservava i numeri che indicavano il piano scorrere velocemente sul display.  Fino a quel momento non ci aveva pensato, ma come poteva chiederle scusa? Era certo di averla offesa, ma non sapeva neanche cosa avesse detto o fatto per farla arrabbiare: se fosse andato da lei e le avesse chiesto scusa senza però neanche sapere perché si stesse scusando, avrebbe solo che peggiorato la situazione, poco ma sicuro.

Romano si portò una mano al mento, riportando la memoria a quell’infausta serata di due mesi fa e ripercorrendola passo per passo in cerca di un possibile indizio che gli dicesse cosa avesse sbagliato; ma più ci rifletteva, e non riusciva a venirne a capo. Perfino per un donnaiolo come lui la mente femminile rimaneva un mistero insondabile.

Di colpo, vedere Belgio non gli sembrava più un’idea tanto appetibile – l’aveva vista arrabbiata una sola volta, e gli era bastato per tutta la vita!

Le porte metalliche si aprirono, mostrando la bellezza del terrazzo del palazzo del Congresso, che dava direttamente sulla parte antica di Roma.

L’Italia del Sud inspirò profondamente, per poi guardarsi intorno. Apparentemente, non c’era anima viva su quel terrazzo; si avvicinò all’ormai consunto filo metallico situato sopra il muretto e vi si appoggiò, un misto di sollievo e frustrazione ad appesantirgli il petto.

La riunione sarebbe ricominciata di lì a pochi minuti, non sarebbe mai riuscito a parlare con Belgio. Questo voleva dire come minimo un altro mese senza avere la ben che minima possibilità di chiarirsi e far pace; senza contare i suoi maledetti capelli, ormai biondi per almeno tre settimane senza alcuna possibilità di ritorno.

<< Maledizione! >> esclamò, dando un calcio ad una pietra lì vicino, << devo assolutamente parlarle! >>

<< Parlare a chi? >>

Romano sobbalzò leggermente, per poi voltarsi di scatto; il suo cuore si fermò per qualche istante, prima di tornare a battere furiosamente: davanti a lui, Belgio gli sorrideva carinamente, le mani dietro la schiena e l’aria più innocente del mondo sul volto chiaro.

<< … Con chi devi parlare? >> chiese la nazione fiamminga, avvicinandosi a lui lentamente; sembrava irritata, forse per essere stata disturbata in un momento di sana solitudine, ma anche piuttosto incuriosita da quell’atteggiamento anomalo che stava tenendo l’Italia del Sud quel giorno.

<< Ecco, >> dopo un primo attimo di smarrimento, Romano ritrovò la fiducia in se stesso e, sorridendo a sua volta,  intrecciò le braccia davanti al petto, << cercavo proprio te. E’ tutta la pausa che non fai che sfuggirmi. Credevo quasi che volessi evitarmi. >>

<< E’ vero. >>

L’italiano spalancò gli occhi, sorpreso, e anche un po’ ferito. Belgio non sorrideva più adesso, e si era appoggiata alla rete metallica vicino a lui, senza mai guardarlo direttamente in faccia. << Non mi andava di vederti. Anzi, mi sorprende che tu mi sia venuto a cercare. >>

<< E perché mai? >>

<< Credevo che… Non so… Che mi odiassi, o qualcosa del genere, >> disse la belga, iniziando a giocare con una ciocca dei suoi capelli castani; sembrava nervosa, << insomma, ci siamo parlati così poco negli ultimi tempi che pensavo che non mi volessi più vedere, ecco tutto. >>

Romano la guardò fisso per qualche istante, confuso. <<  E perché mai avresti dovuto pensare questo? Io e te siamo sempre andati d’accordo, no? >>

Belgio non rispose; sospirò pesantemente, per poi voltarsi verso la magnifica vista che Roma le offriva. << Romano, >> disse ad un certo punto, senza tuttavia guardare il suo interlocutore, << sii sincero, io ti piaccio? >>

Questa domanda colse l’italiano di sorpresa. << Perché me lo chiedi? >> domandò, avvicinandosi a lei.

<< Per favore, ho… Ho bisogno di saperlo, >> continuò Belgio, << io ti piaccio? O meglio… Mi hai mai voluto bene? >>

<< Che domande fai? Certo che ti voglio bene, insomma, >> Romano non poté fare a meno di arrossire un poco, << sei un po’ una sorella per me. >>

<< Una sorella? >> chiese la nazione fiamminga, aumentando inconsciamente la presta sul filo di ferro che teneva in mano. Il Meridione si sentì improvvisamente un po’ a disagio, percependo una sorta di pericolo imminente.

<< Be’, ecco- >>

<< No, va bene così. Grazie per essere stato sincero, Romano, >> Belgio gli rivolse un sorriso tirato, per poi incamminarsi verso l’ascensore. << adesso è meglio andare, ci aspettano altre tre ore di riunione e vorrei prendermi un caffè. Sei ancora disposto ad offrimene uno? >>

<< Aspetta, >> l’italiano le afferrò il polso, fermandola, << perché mi hai fatto questa domanda? >>

<< Niente, ero solo un po’ curiosa, >> rispose Belgio, cercando di liberare l’arto dalla stretta decisa ma gentile del Meridione. << insomma, dopo tutto, avevi detto che non ti piacevano le nazioni di stirpe germanica, quindi… >>

<< Si, e all- >> aspett… Era questo? Belgio l’aveva evitato per due mesi, ridotto al minimo le conversazioni, perché aveva detto che non gli piacevano i germanici? Romano si sentì fortemente oltraggiato per essere stato ignorato per un motivo così futile; ma poi si ricordò di un piccolo ma alquanto significante particolare che gli fece anche comprendere quale fosse stato il suo errore: Belgio, effettivamente, aveva sangue germanico nelle sue vene; dicendo che i germanici non gli piacevano, aveva implicitamente detto a Belgio che non gli piaceva.

Ma che assurdità! Certo che Belgio gli piaceva! Infondo, chi non avrebbe amato una nazione così arguta e sensuale, intelligente, materna, sensibile, dal sorriso più bello del mondo e gli occhi più splendenti del sole, bella e pericolosa come una rosa…

Detto così, però, sembrava quasi che Belgio gli-

<< Romano, tutto ok? >>

<< Eh? >>

<< Sei arrossito di colpo, >> disse la fiamminga, toccando col dorso della mano prima la fronte, poi il collo dell’italiano, << hai la febbre per caso? >>

<< Ehm, >> il rossore sulle guance del Meridione divenne più intenso, << n-no, sto bene. >>

<< Sicuro? >>

Belgio era abbastanza fredda con tutti, che fossero amici o meno, ed erano poche le persone a concedeva il suo vero sorriso. Romano andava oltre questo: con lui aveva sempre avuto un atteggiamento quasi materno, sempre dolce e amichevole. Era una qualità che aveva aiutato fortemente l’Italia del Sud nel periodo in cui era sotto il controllo di Spagna: era una delle poche persone che lo aveva fatto sentire amato, nonostante tutto.

<< Sto bene, >> disse l’italiano, sorridendo, per poi prendere la mano di Belgio e dare un piccolo bacio sulle nocche bianche, << e mi dispiace. >>

<< Per cosa? >>

<< Per quella cosa sui germanici. Quando ho detto quelle cose, non pensavo certo a te. E comunque, non avrei mai pensato che te la potessi prendere così tanto, >> anche se avrebbe dovuto immaginarlo, visto che la nazione belga era piuttosto famosa per la sua permalosità, << è vero: io ho un brutto rapporto con loro, ma è per una motivo che riguarda il mio passato. Tu non centri assolutamente niente, Belgio. Io non potrei mai odiarti. >>

<< Perché mi vuoi bene… Come una sorella? >> chiese la fiamminga, abbassando mestamente lo sguardo. Rimase sorpresa quando la mano ruvida di Romano le carezzò con dolcezza una guancia, mentre il braccio di questi le cingeva i fianchi, attirandola a sé, senza però rispondere alla sua domanda. Anche se un po’ indispettita da quell’atteggiamento, poggiò la fronte contro il petto dell’altro, abbracciandolo poi con delicatezza. Chissà perché, solo in quel momento si accorse effettivamente di quanto Romano fosse diventato grande. E dire che lo aveva praticamente visto crescere, fin da quando era piccolo e gli arrivava poco sotto il ginocchio; chi mai avrebbe pensato che quello scricciolo sarebbe diventato un così bell’uomo?

<< … Io non ti odio Romano. >> disse Belgio, stringendo un po’ la presa.

<< Lo so. >> rispose l’italiano, nascondendo abilmente la sensazione di liberazione da quel peso imponente sul petto che si portava appresso da settimane.

<< Allora cosa è successo? >>

<< Uhm? >>

<< Danemarken ha ragione, vero? Ti è successo qualcosa? >>

<< … >>

Nota bene: andare a fare una breve quanto intensa visitina a Danimarca dopo la riunione.

<< Non è successo nulla. Sai com’è fatto, no? Gli piace inventarsi storie per intristire la gente. >>

<< Quindi, >> continuò la fiamminga, senza alzare la testa dal suo petto, << non è stato a causa mia che ti sei tinto i capelli, vero? >>

<< N-No, >> rispose l’italiano, carezzandole piano la chioma castana, << te l’ho detto, volevo solo cambiare un poco. >>

<< … Sicuro? >>

<< Si, >> che Belgio si stesse sentendo in colpa?  << sono sicuro. >>

La belga sospirò brevemente, per poi sorridergli con dolcezza. << Sei un caro ragazzo, Romano. >>

<< Già, lo so. >> disse l’italiano, chiedendosi mentalmente se l’altra nazione avesse intuito l’ascendente che aveva su di lui; sarebbe stato un disastro se avesse saputo che bastavano poche parole per comandarlo come voleva! << Allora, torniamo dagli altri? >>

<< Een. >> rispose lei; tuttavia, nessuno dei due si mosse da quel caldo semi-abbraccio che li teneva uniti, trovandolo troppo piacevole per potervi rinunciare.

Il Meridione si ritrovò improvvisamente nervoso quando si accorse che il volto di Belgio era a poca distanza dal suo, tanto da poter notare ogni più piccolo particolare di quella bocca rosata, dei grandi occhi verde-acqua, delle guance e del nasino leggermente rossi causa del freddo, ricoperti da leggerissime lentiggine che conferivano un’aria ancora più dolce al suo volto, nonostante la profonda cicatrice sul ponte del naso.

Che poi, ‘dolce’ e ‘Belgio’ difficilmente potevano stare nella stessa frase senza aggiungerci ‘furbizia’ o ‘manipolazione’. Ma non c’era alcuna traccia di falsità sul volto della belga, Romano lo sapeva: Belgio poteva pure averlo visto crescere, ma lui l’aveva studiata attentamente, ogni suo gesto e ogni sua parola, tutto il tempo che avevano passato insieme. Sapeva distinguere perfettamente quando lei mentiva o diceva la verità.

Improvvisamente, seguendo un non meglio precisato istinto, avvicinò il volto a quello della nazione fiamminga, il cuore a mille e un forte rossore sulle guance. Belgio parve stupita da quel gesto, ma chiuse comunque gli occhi, socchiudendo piano la bocca e aspettando.

L’italiano poggiò le mai sui fianchi dell’altra, continuando ad avvicinarsi sempre più… Sempre più... Sempre più…

<< Matteo Vargas! >>

E ovviamente, Madonna Sfortuna non si fece attendere: uno Spagna furioso e ricoperto di salsa al caramello – il lettore non si faccia domande a riguardo, ne andrebbe della sua sanità mentale - fece il suo ingresso nel terrazzo, si avvicinò alla coppietta e, afferrando lui per il ciuffo che sbucava da sopra la fronte, e lei per un orecchio, li trascinò verso l’ascensore.

<< Siete in ritardo, idioti! Ormai stiamo aspettando solo voi per poter cominciare, e voi che fate? Vi mettete a pomiciare! Maldito sea! Romano, possibile che di tutto quello che ti ho insegnato tu non abbia capito un accidenti, eh? E  anche tu, Bélgica, a dargli pure manforte! >>

E a poco servirono le proteste: i due vennero ingloriosamente accompagnati fino alla sala riunioni e lì fatti riaccomodare ai loro posti, sotto lo sguardo perplesso e divertito dei presenti – sguardo che, dopo le occhiate infuocate di Romano e Belgio verso la piccola folla, divenne perplesso e spaventato.

 

Tre ore dopo di continue litigate e cose simili, finalmente, il meeting era finito, con grande gioia di tutti – soprattutto di Germania che, non appena era stato dato il permesso di congedarsi, si era precipitato fuori dalla porta travolgendo chiunque fosse sulla strada, sia che fossero Inghilterra e Francia che tentavano di stare in piedi reggendosi l’un l’altro dopo averle prese da Spagna, sia che fossero Russia e America intenti nell’ennesimo litigio, stavolta riguardante di quanti decimi di secondo di ritardo fosse stata data la fine della riunione.

Romano sospirò pesantemente, massaggiandosi la fronte ancora dolente mentre usciva dal palazzo del congresso. Alla fine non era neanche riuscito a salutare Belgio, visto che Spagna non aveva fatto altro che stargli appiccicato per tutto il tempo dopo che era rientrati, osservando che nessuno si avvicinasse alla sua muñeca preferita. Anche in quel momento, sentiva distintamente gli occhi scuri dello spagnolo addosso, che lo scrutavano attentamente da dietro un muretto per controllare che non desse troppa confidenza a qualcuno.

Il Meridione cercò di ignorare il suo ex padrone, mentre si guardava attorno alla ricerca di Belgio. Almeno poterla salutare da lontano: non era chiedere troppo. E poi, dopo quello che era quasi accaduto sul terrazzo…

Le sue guance si tinsero di un forte rossore.

<< Romano! >>

L’interpellato sussultò, per poi voltarsi verso nazione belga che gli veniva incontro di corsa, tentando di non far cadere i fogli che teneva in mano. Quando gli fu vicino, si tirò indietro i capelli castani,  mettendo il mostra il suo bel sorriso – e mandando il cuore dell’italiano a mille.

<< Ehi… >>

<< Stavi già andando via? >>

<< Si, infondo non ho altro da fare qui, quindi… Tu invece? Pensavo avessi fretta di andare. >>

<< Een, dovevo vedermi con mio fratello per discutere di alcune cose, ma alla fine non se ne è fatto più niente. >> rispose la belga, incamminandosi verso il parcheggio assieme all’altra nazione, << E tu, invece? Spanje sembrava piuttosto arrabbiato, non ti ha mollato per tutto il tempo. >>

<< Ehm si. >> Romano si guardò dietro le spalle, e rimase piacevolmente sorpreso quando trovò Paesi Bassi intento a fermare Spagna dall’avvicinarsi a loro due; lo sguardo delle due nazioni si incrociò per un breve momento, il tempo perché l’olandese gli facesse l’occhiolino e trascinasse l’iberico lontano da loro, non badando alle proteste di questi. Il Meridione sorrise, per poi rivolgersi di nuovo alla fiamminga. << Ma ha finalmente deciso di lasciarmi stare, per oggi. >>

<< Capisco. Senti, >> le guance di Belgio si fecero leggermente più rosse, << sei libero stasera? >>

<< Uh? >>

<< Si insomma… Io non ho nulla da fare e, bè, piuttosto che passare la serata in solitudine, si insomma… Pensavo che saremmo potuti, che so… Uscire insieme? >>

Romano la guardò stupito, per poi sorridere maliziosamente. << Strano, >> disse, cingendole la vita con un braccio, << di solito sono i ragazzi a fare la prima mossa. >>

<< Sai che non sono un tipo convenzionale. >>

<< Già. >> ed era una delle caratteristiche che più adorava di lei.

<< Be’, allora… Sei libero? >>

Proprio in quel momento, squillò il cellulare di Romano; quest’ultimo si scusò con Belgio per poi premere il tasto di risposta alla chiamata di Veneziano.

<< Vene, che- >>

<< FRATELLONE AIUTOOO!!!!!!!!!!!!! >> e addio anche all’orecchio destro, << Quando cazzo torni a casa?! >>

<< Che è successo? >> chiese il Meridione, leggermente preoccupato.

<< Vorrei saperlo io! Che diavolo ave- Germania, maledizione, togli le mani da miei pantaloni! Tanto non te lo do oggi! Romano, senti, per carità di Dio, vieni immedi- Germania, ti ho detto di lasciarmi in pa- Ah! No, non toccarmi lì! Fermo! – Romano, giuro che se non vieni qui entro cinque minuti io ti- Germania, non toccarmi il ciuffooo!!!! >> e lì cadde la telefonata.

Romano rimase immobile per qualche secondo, per poi abbassare lentamente il braccio e spingere il tasto di fine chiamata e rimettere il cellulare in tasca.

<< Tutto bene? >> chiese Belgio, sventolando una mano davanti ai suoi occhi, non potendo non rabbrividire non poco quando notò il volto dell’italiano inscurirsi dalla rabbia.

<< Benissimo, >> rispose questi, per poi sorridere in maniera decisamente inquietante mentre si avviava verso la macchina, << era solamente il mio adorato fratellino nei guai. >>

<< Che è successo? >>

<< …Meglio che non te lo dica. >>

<< C-Capisco, >> Belgio gli lanciò un’occhiata mesta ma comprensiva, << presumo, quindi, che tu non posso venire a cena con me, vero? >>

L’Italia del Sud rifletté: andare dal fratello e salvarlo dalle molestie per poi essere subire una rottura di scatole abnorme da parte di Veneziano – per non essere arrivato prima, per la fila in Vaticano, e Dio sa per che altro, suo fratello era sempre in grado di trovare un motivo per prendersela con lui – oppure passare una serata con Belgio all’insegna di un probabile romanticismo, anche se con l’incognita di Spagna alle calcagna?

<< … Bè, mio fratello sa cavarsela da solo. >> disse Romano, per poi aprire lo sportello del passeggero e invitare la belga a salire. << Allora, bella signorina, dove vuole che la porti stasera? >>

 

 

Quella sera, qualche ora più tardi, avvenne un fitto scambio di sms…

 

Messaggio da: Matteo

A: Fratellino

Fratellino, xdona il mio comportamento scorretto, so che adesso ce l’hai a morte cn me. Ma ti assicuro che saprò farmi xdonare. E poi ho passato una splendida serata con Belgio, ma ti racconterò tutto quando tornerò a casa, ok? ;)

Un bacio <3 il tuo fratellone adorato.

PS: dì a Germania che se trovo casa sporca quando torno gli toccherà pulire u_u

 

Messaggio da: Marco

A: Testa di cazzo

Ma vaffanculo!!!!!

PS: quando torni, mi dovrai dire morte e miracoli, stronzo!

 

Messaggio da: George

A: Lieber<3

Stai bene, Liebe? Non ti ho fatto troppo male vero? :( Eri così arrabbiato quando si siamo lasciati...

 

Messaggio da: Marco

A: Il coglione.

Vaffanculo anche a te!!!! E vieni ad aiutarmi a pulire, dopo.

 

Messaggio da: George

A: Lieber <3

Ceeerto, a pulire… ;)

 

Messaggio da: Marco

A: Il coglione

-.-’ Deficiente!!!!

 

Messaggio da: Francisco

A: Bambola prediletta

Io e te dobbiamo parlare! E subito!

 

Messaggio da: Matteo

A: Francisco

No! :3

 

Messaggio da: Christian

A: Laura

Tutto bene la serata?

 

Messaggio da: Laura

A : Christian

Een ^_^. Spero che Spanje non ti abbia creato troppi problemi.

 

Messaggio da: Christian

A: Laura

Nah, tranquilla. J Non dimenticare la tua promessa però: domani discutiamo di queste benedette tasse doganali, ok?

 

Messaggio da: Laura

A: Christian

Si si. Dank broer :3 !!!

 

Messaggio da: Christian

A: Laura

A domani, zus ^^.

 

Messaggio da: Oliver

A: France

Come ti senti?

 

Messaggio da: Jean Baptiste

A: Angleterre

Con le tutte ossa rotte T_T. Te lo avevo detto di non far arrabbiare Spagne!

 

Messaggio da: Oliver

A: France

Spain deve smetterla di fare il bullo con tutti è_é! E tu non devi assecondarlo.

 

Messaggio da: Jean Baptiste

A: Angleterre

T_T Mannaggia a te e al tuo senso di giustizia del cazzo! E poi io non assecondo mai Espagne in questo genre di cose.

 

Messaggio da: Oliver

A: France

̚̚̚̚ _̚  Ma se siete sempre stati pappa e ciccia voi due.

 

Messaggio da: Jean Baptiste

A: Angleterre

Geloso? ;)


Messaggio da: Oliver

A: France

è_é Nope! Figurati!




Insomma, serate di ordinaria follia.

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*La personalità di 2p!Danimarca è ispirata a quella di Søren Kirkegaard (detto Kirky), il più importante filosofo danese, considerato una sorta di padre dell’Essenzialismo e, soprattutto, famoso per la sua filosofia completamente abbandonata al volere di Dio e fortemente pessimista. A Wikipedia e libri di Filosofia per maggiori informazioni (da non leggere se siete già negativi di vostra natura, mi raccomando ^^’)

**Nel mio headcanon, 2p!Spagna non si è arreso all’idea di aver perso tutte le sue colonie – da lui considerate come una sorta di bambole. Pertanto, cerca sempre di influenzarne le scelte, e di essere presente, spesso in maniera invadente, nella loro vita. Romano, questo, non lo sopporta.


 

Eventuali abbreviazioni alla fine sono assolutamente volute ^^

 


 

Alla prossima!!!!

 

 

 

 


   
 
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