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Autore: _Fy    21/11/2012    3 recensioni
Come la prendereste se improvvisamente la ragazza che amate perdesse la memoria?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Avverto un peso sullo stomaco, l'unica sensazione che riesco a recepire, tutto il resto del mio corpo sembra morto.

Le parole del dottore mi risuonano nella testa, forti, con talmente tanta potenza da farmi male. Rimango inerme, gli occhi chiusi, e la sensazione di vuoto che aleggia intorno a me, sento il ticchettio delle lancette che si muovono scandendo il tempo.

Tutto intorno a me continua a muoversi, a vivere.

Perfino il mio corpo.

Solo il mio cuore sembra muto, nonostante batta ancora. 

Per chi? Per cosa?

Una lacrima sfugge al mio controllo, scende sulla mia guancia bianca, la sento scivolare sul collo e finire sul cuscino.

Vorrei gridare ma mi costringo a rimanere muto, prigioniero di me stesso e di quel dolore sordo che sembra attraversarmi da parte a parte.

La mia anima brucia e la paura di averla persa mi fa sperare che faccia più male.

Che il dolore divenga più forte del vuoto che mi aspetta se lei non dovesse farcela. 

Il peso sullo stomaco è svanito ed ora sento un tocco gentile quanto freddo sulla guance.

Delle mani di donna, esili e morbide, cancellano con il loro passaggio la scie di lacrime che sono fuoriuscite dai miei occhi senza che io lo avvertissi.

Una lacrima che non mi appartiene si posa sulla mia palpebra destra e quasi senza rendermene conto, recupero il contatto con la realtà che mi spaventa.

Apro gli occhi e la luce mi infastidisce a tal punto che sono costretto a richiuderli.

Ritento e finalmente riesco nel mio intento.

Le immagini sono sfocate, vedo il muro bianco e la figura della donna che mi è stata accanto.

Distinguo una chioma di capelli color del caramello, un sorriso ampio che mette in luce i denti bianchi.

- Edward, bambino mio!

La voce di mia madre mi investe, sento il fruscio dei suoi vestiti e il suo corpo caldo stringermi.

Non ho la forza di ricambiare il suo abbraccio, nonostante aggrapparmi a lei sia la cosa che più vorrei in questo momento.

Rimango immobile, mentre sento i suoi singhiozzi, e le sue mani artigliarmi il camice che mi hanno fatto indossare.

Rimango immobile anche quando la sento chiamarmi.

Rimango immobile anche quando avverto le sue mani sul mio viso che mi accarezzano con disperazione.

Rimango immobile anche quando cerca i mie occhi.

Rimango immobile anche quando li trovi ma li scopri vuoti, freddi.

Niente di ciò che sono stato.

Niente senza Bella.

Rimango immobile anche quando sento il suo capo sul mio torace, il suo corpo tremare scosso dai singhiozzi, le sue lacrime bruciarmi la pelle.

- Edward devi reagire, Bella non è morta. Non arrenderti figlio mio, salva te stesso, solo così potrai salvare anche lei.

Le sue parole mi colpiscono dove fa più male.

- V-voglio v-ederla.

La voce è rauca, come se non avessi parlato per chissà quanto tempo. 

La gola brucia come se qualcuno vi avesse appiccato un incendio ma non me ne curo, l'esigenza di vederla ancora e ancora si fa prepotente, il desiderio di toccarle ancora il viso diafano, di specchiarmi nei suoi occhi caldi trovandoci tutto ciò che sembrava mancare, di vedere il suo sorriso, le sue guance tingersi di rosso ad un mio complimenti, è più forte.

Più forte dell'oscurità che mi aveva avvolto.

Più forte del dolore.

Vince qualsiasi paura, qualsiasi impedimento. 

- Amore, forse non è possibile al momento, non sei nelle condizioni migliori per spostarti.

- T-ti prego.

Mi guarda, spaesata, insicura, indecisa.

Poi un sorriso.

- E va bene, ma fai piano.

Mi aiuta ad alzarmi dal letto, sento alcuni punti del corpo tirarmi, fare male.

Se il dolore di non poterti vedere non fosse così intenso sarei potuto impazzire dal dolore fisico che mi investe ad ogni movimento.

Tocco il pavimento con i piedi nudi, è freddo.

La mamma mi sorregge da un fianco; mi muovo piano, un passo alla volta e ad ogni passo una smorfia di dolore si dipinge sul mio viso.

Non fiato, non mi lamento. Ho il timore che se dovessi farlo non mi lascerebero vederti, toccarti, amarti.

Siamo fuori dalla stanza, i toni del corridioio sono di un celeste spento; mi fai sedere su una sedia di plastica mentre ti allontani e ti avvicini ad un infermiere.

Gli domandi qualcosa, lui mi guarda e nei suoi occhi leggo disappunto.

Scuote la testa e ti fissa con rimprovero.

Congiungi le mani in preghiera e un moto di pena passa negli occhi del tuo interlocutore.

Si arrende e annuisce.

Ti giri, lo sguardo soddisfatto e quella luce che ti brilla negli occhi contagia anche me.

Mi aiuti ad alzarmi e mi chiedo come tu faccia a tirare fuori tutta questa forza; l'infermiere ti viene incontro e ti aiuta a sollevarmi.

Mi sento trascinare come fossi un peso morto.

Ci fermiamo davanti ad una stanza, la porta è bianca, come quasi tutto in questo ospedale.

L'infermiere si allontana per aprire la porta e mi lascia tra le braccia di Esme.

Quando la stanza si apre, il tuo odore mi investe e mi da quasi sicurezza.

Nonostante tutto, è rimasto lì, immutato.

Dolce come pochi.

La stanza è illuminata da una luce tenue e ti vedo in lontanaza distesa sul letto, coperta dalle lenzuola.

Non voglio che entrino con me, voglio rimanere solo con lei, voglio bearmi della sua immagine e sentire ancora il suo calore.

Nonostante sia lei quella che rischia la vita, riesce a salvare la mia con la sua sola esistenza. 

- V-ado da s-olo.

- Non puoi amore, non ti reggi in piedi.

- Ti prego mamma, ho bisogno di stare con lei. Da soli.

I tuoi occhi cercano i miei, li scruti, forse per accertarti che io sia davvero sicuro.

- E va bene, vai.

Sorrido; il primo sorriso che faccio da quando sono qui.

Esme mi lascia andare e mi sento un bambino che sta imparando a fare i suoi primi passi, i punti tirano ed ogni movimento mi procura un forte bruciore.

Lentamente e a piccoli passi, riesco nel mio intento; ora la figura di Bella è più nitida: la sua pelle è pallida, gli occhi chiusi sono cerchiati di nero, le labbra secche e dischiuse, il petto si muove piano.

Tutto di lei sembra così fragile.

- Amore mio, anche così sei lo stesso bellissima.

Vorrei vedere i suoi occhi aprirsi e guardarmi, il suo sorriso affiorare sulle sue labbra, la felicità dipinta sul volto per essere stato la prima cosa che hai visto appena sveglia.

Come lo era tutte le mattine che si svegliava al mio fianco.

- Amore mio perdonami, avrei dovuto essere io al tuo posto. Apri gli occhi, fammi sentire il suono della tua voce. Chiamami, anche solo per sgridarmi, per dirmi che è tutta colpa mia. 

Vorrei stringerti, toccare il tuo viso di porcellana ma la paura che si possa rompere mi blocca.

La tua mano giace inerme sul lenzuolo, la afferro quasi istintivamente, è fredda e pallida, inerme non reagisce al mio tocco.

E mi sembra di sentire ancora la morbidezza e il calore della tua pelle, le tue mani forti e delicate nello stesso tempo che stringevano le mie.

Le lacrime scendono dal mio viso arrivando a te e mi sembra quasi che anche tu stia piangendo.

- Edward, dobbiamo andare.

Non vorrei, vorrei rimanere qui. Vivere solo di te.

- Ancora un altro po'.

- Edward torneremo domani, per favore. Adesso andiamo.

Annuisco.

Ti guardo un'ultima volta, imprimedo il tuo viso, così diverso da quel che ricordavo, nei miei occhi e nel mio cuore.

- Tornerò, tornerò sempre.

Ti bacio le labbra screpolate.

E vado via.

 

Ciao ragazze, volevo provare a riprendere questa storia! Sempre che ci sia ancora qualcuno disposto a leggerla ^^ 

Alla prossima! 

   
 
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