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Autore: Maricuz_M    22/11/2012    6 recensioni
Dopo una delusione amorosa, c’è chi dice “Si chiude una porta, si apre un portone” oppure chi afferma “Meglio soli che male accompagnati”.
Ebbene, Eleonora fa parte di quest’ultimo gruppo di persone.
Le sue giornate, però, la porteranno in situazioni che la convinceranno a cambiare idea e, cosa non meno importante, a non fidarsi delle docce, dei marciapiedi e degli ascensori. O anche di alcuni suoi amici che si divertono a mixare il suo nome con quello dei suoi conoscenti, giusto per suddividersi in team e supportare coppie diverse in cui lei, ovviamente, rappresenta la parte femminile.
Dal secondo capitolo:
“Elle, guardati le spalle.”
“Ci manca pure che la sfiga mi attacchi da dietro.”
“La sfiga attacca dove vuole lei, mica dove vuoi tu.”
“Sennò come ti coglie impreparata? Vuoi una telefonata a casa, la prossima volta?”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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XVI Capitolo


Watershed

Sfoglio distrattamente il libro che ho tra le mani, lanciando occhiate dubbiose verso mia sorella che, dall’altra parte del divano, sta immobile a fissare il proprio cellulare con aria quasi combattuta. Cerco di non farmi troppe domande, ma al diciannovesimo sospiro emesso dalla sua bocca sbuffo e comincio a guardarla insistentemente, facendola immediatamente voltare verso di me con sguardo innocente “Che c’hai?”
Alzo un sopracciglio “Che c’hai tu! Cosa ti turba?”
“Niente.”
“Non mi sembra. Perché fissi il cellulare?”
Sembra che l’abbia messa in crisi. Comincia a torturarsi il labbro come se adesso, il dubbio, fosse: glielo dico o no? A quanto pare, si decide. Anche per questa volta la  mia curiosità verrà soddisfatta “Michele mi ha chiesto di uscire.”
“Ah..” ghigno “Beh, allora digli di no, se non vuoi. O vuoi?”
“No, non voglio.” Dice subito, arrossendo e tirando su le ginocchia fino al naso.
“E allora perché stai pensando alla risposta da dargli da venti minuti,  anche se è un semplice ‘no’?” chiedo tranquillamente, posando sul tavolino il libro che ormai non ha più la mia attenzione. E’ molto più divertente mettere in difficoltà Azzurra.
Lei deglutisce distogliendo lo sguardo “Forse, e dico forse, non sono poi così sicura.”
“E allora, gli dai una possibilità.” Dico, con semplicità “Perché dovresti precluderti l’opportunità di sapere con certezza se ti piace o meno? Se accetti l’invito non ci perdi niente e ci guadagnate entrambi.” Alzo le spalle, e lei sembra ragionare sulle mie parole. Nonostante l’espressione un po’ incerta, alla fine la vedo rispondere al messaggio. Non le domando se alla fine ha deciso di rifiutare o di accettare l’invito a quest’uscita col buon Michele, ma la guardo mentre lei torna a stringersi le gambe al petto con lo sguardo perso nel vuoto, come se volesse proteggersi da qualcosa.
Essendomi persa tra i miei pensieri, desiderosi di sapere i suoi, sobbalzo quando la sua vocina impaurita, attutita dal suo stesso corpo, afferma “Sono passati ventitré giorni.”
Capisco subito a che cosa si stia riferendo e prendo un respiro profondo, “Pensi che si sveglierà..?” domanda.
Scuoto la testa, improvvisamente più stanca rispetto a prima “Non ne ho idea.”
 
“Però..” dice Marco, col suo solito tono da sto-elaborando “Se è vero che l’unione fa la forza, allora perché chi fa da sé fa per tre?”
Lui, Manuela, Ginevra ed io stiamo poltrendo in camera del ragazzo, quasi svuotati di qualsiasi energia: chi per un motivo, chi per due. L’assenza del biondo dagli occhi verdi si sente, e la causa di questa mancanza continua a gravare sulle spalle di tutti. Inoltre, vedere Ginevra tra tutti noi senza il suo Roberto –del quale l’immagine per me è direttamente collegabile con quella della ragazza- dà all’atmosfera un non so che di malinconico. Questa scena è incompleta. Imperfetta.
“La saggezza del popolo cerca di accontentare tutti, Marco..” mormoro, senza staccare gli occhi dal soffitto, seduta sulla sedia girevole.
“L’ipocrisia è un po’ ovunque.” Commenta amaramente Ginevra, dalla sua postazione. Ha la schiena appoggiata al lato del letto, dove Manuela è stesa con una certa non-chalance, come se fosse suo. Intanto Marco è seduto su un’altra sedia, vicino alla sua libreria piena di libri e fumetti di cui non poteva fare a meno fino ad un paio di anni fa. Da quel momento ha iniziato a concentrarsi maggiormente sulle sue capacità, infatti la sua scrivania, sulla quale è sistemato il computer, è piena di schizzi che gli servono per i suoi lavori di grafica e di video montaggio. Vicino alla stampante c’è una videocamera.
“L’ipocrisia è un po’ in chiunque.” Continua Manuela, sospirando.
“Da adesso in poi, se sentirò un proverbio, non mi fiderò più.” Borbotta Marco, incrociando le braccia.
“Ci avete fatto caso che, a volte, una situazione può avere due sbocchi con la stessa percentuale di probabilità nonostante siano completamente opposti?” chiede Manuela, particolarmente riflessiva, questo pomeriggio. Aggrottiamo tutti la fronte, perplessi.
“Queste domande di solito le faccio io.” Dice l’unico ragazzo.
“Non l’ho mai vista su questo piano.” Ammetto.
“Beh..” inizia Ginevra “Come il e il no.”
“Che poi.. Se non c’è l’uno, non c’è l’altro.” Segue il suo discorso Manuela. Abbasso la testa e le guardo entrambe, mentre continuano la loro conversazione.
“Non avrebbero senso se non ci fosse l’altro.” Ragiona la bionda “E’ come se non esistesse il buio. Che importanza avrebbe la luce? Se nessuno dicesse mai le bugie, come si apprezzerebbe la sincerità?”
“Se Jerry non ci fosse, Tom chi inseguirebbe?” continua Manuela.
“Infatti!” esulta Ginevra, sentendosi compresa.
“Infatti!” ripete l’altra.
“Ok..” sussurro io “Adesso iniziamo a degenerare. In fase depressiva siamo davvero pessimi, tutti insieme.” Mi blocco per qualche secondo, infine aggiungo “Però mi è piaciuto il vostro dialogo. E’ stato illuminante, davvero.”
“Sì, lo devo riconoscere..” dice tra se e se Marco “Rimane il fatto che stiamo cercando in tutti i modi di rimpiazzare le due domande che abbiamo tutti e quattro per la testa. Forse è bene parlare di qualcos’altro, invece di fare discorsi del genere. Finiremmo lì, in qualche modo, ne sono sicuro.. Elle, sapevi che la Cristina in classe nostra alle elementari si è trasferita a Madrid?”
Eppure le due domande non se ne vanno. Quando si sveglierà Simon? Perché si sveglierà, vero?
 
Mi sono appena fatta la doccia, ho giusto l’intimo addosso, un freddo cane e un sonno strano, probabilmente dovuto alla noia. Nel momento in cui tremante allungo il braccio per prendere il pigiama, squilla il cellulare. Sospiro e decido di coprirmi. Il mittente riuscirà sicuramente ad aspettare dieci secondi. Quando son finalmente riparata dal tessuto, afferro il telefono e guardo il mittente. Filippo.
Filippo? Come Filippo?
Inizialmente mi chiedo addirittura come possa avere il mio numero, poi ricordo la mattina in cui sono entrata nella pasticceria e lui mi ha preparato la cioccolata. Quella giornata è stata una grande prova, sì. Prendo un respiro incomprensibilmente tremante, forse per l’emozione –se sia ansia o altro non lo so-, poi accetto la chiamata e avvicino l’apparecchio all’orecchio destro “Pronto?”
Eleonora, Eleonora!
“..Sì, è il mio nome..” mormoro, confusa, spaventata, preoccupata, stranita. Un po’ di tutto.
Sono Filippo.
“Questo è il tuo..”
Ho una notizia bellissima da riferirti.Sì, lo sento, vorrei dire. Dal tono della sua voce sembra che gli abbiano comprato una casa alle Hawaii. In ogni caso, a quelle parole, non posso fare a meno che pensare a Simon.
“Dimmi!” rispondo io, facendomi prendere dall’euforia.
Tipo.. Cinque minuti fa mi ha chiamato Samuele. Mi ha detto che i genitori di Simon lo hanno chiamato perché l’ospedale ha chiamato loro. Pare che Simon si sia svegliato, che abbia ripreso i sensi. Gli hanno detto di far passare la notizia a tutti, e siccome Samu adesso è in viaggio per venirmi a prendere e andare all’ospedale, ho pensato di avvertirti nell’attesa.Ok, non respirò più. Inizio a singhiozzare e a sorridere come una cretina, senza neanche preoccuparmi di rispondere a quel povero ragazzo che sta dall’altra parte del telefono.
..Elle, ci sei?
“Sì.” Rido io “Scusa.”
Pensavo fossi svenuta per la felicità.
“Come sta? Hanno detto niente a Samuele delle sue condizioni? Ha avuto ripercussioni a causa del trauma cranico?” faccio il mio terzo grado mentre mi spoglio di nuovo per mettermi qualcos’altro addosso, desiderosa di fiondarmi il prima possibile dal mio amico.
Non mi ha detto niente, mi dispiace.
“Ok, non fa niente, lo scopro tra poco, tanto.” dico frettolosa, aprendo l’armadio.
Vieni all’ospedale?
“Sì.”
Ci vediamo lì?
“Direi di sì.”
A dopo.
“Grazie, Filippo..” sospiro, finalmente tranquilla dopo giorni e giorni “A dopo.”
Nel momento in cui butto il cellulare sul letto, faccio mille mila cose insieme. Urlo cose random per la felicità, piango, rido, cerco di mettermi i jeans che, puntualmente, non riesco ad infilare per la foga, prendo una maglietta e una felpa a caso, mi infilo le scarpe e lego le stringhe mentre spiego a mia madre e a mia sorella il motivo per cui ho improvvisamente ottenuto tutta l’energia che ho in corpo in questo momento.
Non appena scoprono tutto, mia madre comincia a guardare in alto ringraziando il Signore, mentre Azzurra corre in camera sua per prepararsi e venire all’ospedale con me.
Come se tutto questo caos non bastasse, il cellulare prende a squillare di nuovo. Tra varie esclamazioni –alcune anche piuttosto colorite-, riesco a rispondere anche a questa chiamata “Pronto!”
Elle, Filippo mi ha chiamato.
“Eh, bravo Filippo.” Dico, uscendo dalla mia camera.
Sto montando in macchina adesso, ti passo a prendere?” lancio un’occhiata a mia sorella, che sta saltellando per riuscire ad infilarsi le converse bianche personalizzate da lei stessa “Sì, passa di qua. Viene anche mia sorella.”
No problem, c’è spazio. Poi andiamo anche da Manu. Mentre mi aspetti, avverti lei, Ginevra e Roberto. Il fatto che lui e Gin abbiano litigato non significa che non debba essere a conoscenza del risveglio di Simon, no? Non le dispiacerà, penso..” riflette, un po’ confuso. E’ tanto razionale, ma quando c’entrano di mezzo i sentimenti comincia a farsi delle domande.
“Non credo, no. Dai, parti! A tra poco.” Lo saluto, guardandomi intorno alla ricerca delle chiavi di casa.
A tra poco!
Chiudo anche la sua chiamata, poi prendo il cappotto e me lo infilo velocemente, gridando a mia sorella di sbrigarsi perché non ho la minima voglia di aspettarla. Neanche un minuto dopo anche lei è nell’ingresso di casa nostra, che si infagotta per bene consapevole del freddo che c’è la sera in pieno inverno. Salutiamo nostra madre, che si raccomanda di darle notizie sulle condizioni del ragazzo, poi usciamo in attesa di vedere la macchina di Marco. Dopo pochi minuti, passati ad avvertire tutto il team, arriva. Montiamo velocemente, io davanti e Azzurra dietro. Il tempo di chiudere entrambi gli sportelli che il riccioluto preme nuovamente sull’acceleratore.
Quando sale anche Manuela, si scatena il putiferio. Tutte noi cominciamo ad incitare Marco affinché faccia presto, ma ad un certo punto, dopo averci assecondate annuendo, sbotta con un “Sto in ansia quanto voi, ma porca troia, non voglio prendere una multa per eccesso di velocità! State buone e lasciate guidare me!”
E neanche troppo tardi, giungiamo a destinazione. Nella sala d’attesa in cui ci sono i genitori di Simon, sono presenti anche Filippo e Samuele, che appena ci vedono sorridono –nel caso di Filippo: come non l’avevo mai visto fare-. A differenza di tutti i bei momenti che mi sono capitati nella vita, questo lo percepisco come rallentato. Mi sembra di avere il tempo di osservare e carpire tutto. Vedo il luccichio negli occhi di Samuele quando si accorge della presenza di Manuela, vedo Marco andare a chiedere informazioni ai genitori di Simon, felici e commossi, vedo Roberto e Ginevra non guardarsi negli occhi nonostante siano arrivati quasi contemporaneamente, vedo Azzurra arrossire di fronte alla notevole figura di Filippo, il quale, appena si rende conto che ho ripreso a piangere come una stupida, si dirige verso di me con un nuovo e incomprensibile affetto, finendo con l’abbracciarmi.
Per quanti rapporti siano cambiati in questi ventitré giorni, stiano cambiando o cambieranno, per quanti problemi siano sorti e quanti segreti e pensieri siano stati svelati, per quante siano state le consapevolezze e le paure, il bene che vogliamo a Simon è rimasto immutato, e lo dimostra l’immediata presenza di tutti.
Se sentite dire da qualcuno “la mia vita è monotona”, mandatelo da me, grazie.
 
 


Lo so, lo so. E’ CORTO.
Scusate, ma lo vedevo perfetto così. Insomma, dovreste essere felici ugualmente. Posso garantire che il prossimo capitolo sarà comunque più lungo, ma ne parlerò dopo.
 
Insomma, bentornato tra noi, Simon. :D
Allora, come avete potuto vedere, sono stata buona. Mi sembrava di avervi fatto star male abbastanza solo col coma, la morte del biondiccio avrebbe ucciso tutte noi, me compresa. Vi spiego il titolo del capitolo “Watershed”, ovvero “spartiacque”. Diciamo che è riferito alla parte finale. Questi ventitré giorni di coma hanno fatto cambiare molte cose (Samuele si è deciso a confessare, più prima che poi, i suoi sentimenti per Manuela, mentre Ginevra e Roberto sono esplosi a causa della situazione facendo venire a galla dei problemi nella loro relazione che prima erano nascosti.. Diciamo che gli unici nel gruppo ad esser rimasti MOMENTANEAMENTE in ballo sono proprio Elle e Marco. Chissà).
 
Il prossimo capitolo, come ho detto, sarà meno breve. In ogni caso, pubblicherò anche questo tra sei giorni e non cinque, quindi la messa online è prevista per il 28 Novembre! Mi sto rimettendo in pari, per fortuna. Forse un giorno riuscirò a tornare col ritmo precedente.
Vi anticipo che ci sarà un pezzettino col nostro Simon. E parlerà. Tornerà a dire le sue stronzate. °w°
 
Come al solito, grazie a tutti coloro che mi appoggiano anche quando aumento le pause tra un aggiornamento e l’altro e che mi fanno vari complimenti che, probabilmente, neanche mi merito. :’) Vi voglio virtualmente bbene. <3

Visto che non lo ricordo da un po', se volete chiedermi qualsiasi cosa (o anche chiacchierare, tanto sono una nullafacente), potete trovarmi qui su EFP (ovviamente), su Twitter e sul mio Blog
 
Ci leggiamo il 28!
 
Maricuz
   
 
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