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Autore: MimiRyuugu    22/11/2012    2 recensioni
Ecco qua, dopo Ultimi Ricordi, la continuazione della saga dei Tre Uragani. Riuscirà la nostra Giulia Wyspet ad avvicinarsi di più al burbero Severus Piton?
"You are the life, to my soul, you are my purpose, you are everything."
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Ceeeeeeo *-* okke sono stata brava non ho aggiornato subito u.u però oggi non ce l'ho fatta xD volevo stabilire due giorni in cui aggiornare fisso a settimana, però sono troppo imprevedibile anche per me quindi avrei fallito miseramente xD anyway, finalmente un capitolo in pieno stile Tre Uragani **

Avvertenze: OCCtudine (ma nemmeno tanta u.u), fatti improponibili con contorno di persone moleste <3

Spero quindi che il capitolo vi piaccia,
vi lascio alla lettura **



7° Capitolo

Quella notte dormii tranquilla. E sognai. Sognai di essere una principessa. Una principessa punk, dai modi tutto fuorché gentili. O almeno, il sogno iniziò così, poi terminò con un flashback. Il confine tra sogno e passato si ruppe quando un misterioso principe su un cavallo nero bussò alla porta. Poi, il passato. Rivissi quella volta in cui mi azzuffai con una coetanea al parco giochi, e mia madre mi sgridò perché voleva che mi comportassi più come una bambina che come un maschiaccio. E la sera, davanti alla televisione, mentre lei mi medicava i graffi, parlava con mio padre. “Non è possibile che Giulia faccia a botte sempre con qualcuno…” aveva detto, esasperata, passandomi il disinfettante su una sbucciatura al ginocchio. “Si vede che ha lo spirito degli Wyspet…” aveva risposto lui orgoglioso. Lei mi rimproverò ancora, poi uscì dalla stanza. Io guardavo in basso rattristata per averla delusa, e mio padre lo notò. Si avvicinò e mi abbracciò. “Non darle ascolto…è bene essere combattive…e poi non sei un maschiaccio!” mi aveva consolata. Non ne ero molto convinta. “Purtroppo non ci sarò sempre io a proteggerti Giulia…ricorda, non permettere a nessuno di metterti paura…se credi in te stessa, nessuno ti potrà mai mettere i piedi in testa…” aveva detto lui. Io allora non capii. Mi svegliai aprendo gli occhi piano, nella penombra della stanza. Strinsi a me le coperte rendendomi conto di essere da sola nel letto. sforzai di aprire ancora gli occhi per mettere a fuoco l’orologio sulla parete. Erano le 12.00 passate. Avevo dormito per tutta la mattina. Mi spostai su un fianco e, respirando, mi entrò nelle narici il solito profumo. Stavolta più intenso, come quando ero abbracciata a lui. Ricordai di aver effettivamente dormito con Piton quella notte. Tra le braccia del mio misterioso principe. Sprofondai nelle coperte e nel cuscino, in modo di essere avvolta dal profumo. Sentii dei rumori, poi dei passi vicini. Lo vidi entrare nella camera ed avvicinarsi. Io richiusi gli occhi d’impulso, ma poi, li riaprii piano. Piton era in piedi davanti a me. “Mi scusi…non volevo svegliarla…” si scusò. Io sorrisi. “Ero già sveglia…non si preoccupi…” risposi. “Ero venuto a vedere come stava…” spiegò, guardandomi. Io gli feci un altro sorriso. Prese il termometro e misurò la febbre. “Trentasette! Bene, molto bene…vedo che le sue guance hanno ripreso colore…” osservò. “Merito delle sue cure…piuttosto, è meglio se si sbriga, altrimenti arriverà tardi a pranzo…” gli ricordai. Severus scosse la testa. Prese la sedia e la mise vicino al letto. Il vassoio della sera prima apparve sul comodino. Stavolta con una buona bistecca anche per me. Iniziammo a mangiare. “Sa…ho sognato stanotte…” raccontai. Piton mi guardò soddisfatto. “È davvero un buon scaccia incubi…” sorrisi. Lui abbassò lo sguardo, anche se notai benissimo che anche le sue guance avevano preso colore. “Se continuerà così entro domani sarà guarita…” disse subito. Lo guardai triste. “Come le ho detto ieri, i problemi vanno affrontati prima o poi…” ripeté, convinto che la mia tristezza fosse causata da Josh. “Questo lo so...però…non è per questo che sono triste…” spiegai, giocando con la forchetta. Appena ripuliti i piatti, questi sparirono con uno schiocco di dita. Severus mi guardò dubbioso. “Mi piace stare in sua compagnia…è stato davvero gentile a prendersi cura di me…mi sento davvero al sicuro quando c’è lei…” confessai, rossa in viso. Piton rimase stupito per qualche minuto. “Sono lieto che lei mi consideri una persona così affidabile signorina Wyspet…” sorrise. “Perchè so che mi vuole bene…” risposi, felice. Lui mi guardò scettico. “Sicura che io gliene voglia?” disse, acido. Lo guardai con occhi rattristati. “La stavo prendendo in giro…come al solito…” ghignò malefico. Io sbuffai. “Non faccia l’antipatico! Non si può prendere in giro una persona su certi argomenti!” sbottai arrabbiata. Lui scosse la testa divertito. “Comunque mi fido di lei…mi ha sempre protetto…e salvato nei momenti peggiori…” conclusi. Severus si alzò e controllò l’orologio. “Ora riposi… questo potrebbe essere il suo ultimo giorno di pacchia a letto…” disse. Io obbedii senza obbiettare e mi feci rimboccare le coperte. “Buon riposo…” mi augurò Piton, scompigliandomi i capelli. Io gli feci la linguaccia, poi lo seguii con lo sguardo uscire dalla stanza e sentirlo chiudere la porta dell’ufficio. Chiusi gli occhi, e, con nella mente stampato il sorriso di Severus, mi riaddormentai. Stavolta non sognai nulla purtroppo. Riposai tranquilla fino a che, il mio corpo, stufo di stare ore e ore a poltrire nel letto, decise di darmi un bel colpo di tosse per avvisarmi che mi dovevo muovere, o almeno, fare qualcosa che mi facesse distinguere da un vegetale. Mi alzai a sedere e mi stiracchiai. Vidi che la porta dell’ufficio era aperta, e un bagliore si rifletteva sul pavimento della camera. Mi sporsi per cercare di vedere qualcosa, ma persi l’equilibrio e caddi a sedere in giù sul freddo pavimento. Il tonfo attirò il mio interessato, che accorse nella stanza. Appena mi vide per terra, con un’espressione tra lo stupito e l’imbarazzato, Piton trattenne una risata e mi aiutò a rialzarmi. “Ma…che ora è?” chiesi, stranita. “Esattamente le 17.00 signorina Wyspet…” mi rispose, sistemandomi il cuscino. Io strabuzzai gli occhi. Lui sbuffò e prese il termometro. “Devo farle le mia congratulazioni…siamo scesi a trentasei!” esclamò soddisfatto Piton. Io lo guardai come se mi avesse predetto morte certa. “A quanto pare ora posso liberarmi di lei…” ghignò perfido. Abbassai lo sguardo triste. “La sua uniforme è qui…vada pure in bagno…il suo pigiama lo darò agli elfi domestici…così lo laveranno per bene e non rimarrà nemmeno un virus…” spiegò, dandomi i miei vestiti. “I miei virus…” sussurrai tristemente, trascinandomi in bagno. Mi cambiai, sistemai i capelli con il fermaglio. Uscii e piegai il pigiama sul letto, poi mi ripresi l’mp3. Mi diressi verso l’ufficio di Piton. Era già alla porta che mi aspettava. “Sono contenta di vedere che non vedeva l’ora di avermi fuori dai piedi…” sbottai, delusa. Severus poggiò una mano sulla maniglia della porta e mi guardò. Ci guardammo negli occhi per dieci minuti. “Professor Piton ho paura…” confessai. Lui scosse la testa. “Non può farsi condizionare la vita da un ragazzo prepotente…lei non deve…” disse. Abbassai lo sguardo. “Le voglio bene signorina Wyspet, e non posso tollerare che una ragazza forte come lei possa essere spaventata da un individuo dal così infimo livello morale…” rimbeccò. Alzai di scatto lo sguardo. Avevo sentito bene? “Penso che qualcuno troverà il modo per punire quel Josh in qualche modo…magari l’ha già fatto…” continuò Piton. Io sorrisi. D’impulso lo abbracciai e gli diedi un bacio sulla guancia. “Senza di lei non saprei come fare in questi momenti…prometto che la verrò a trovare anche stasera!” dissi, sorridendo. “Non si azzardi a mettere piede fuori dal dormitorio! Ora che è appena guarita non vorrei che venisse sorpresa ancora dalla Umbridge…se la mandasse nel suo ufficio credo che tutto quel rosa le farebbe tornare la febbre…” esordì Piton. Io risi. “Ci ho ripensato…senza di lei non saprei proprio come fare…tutti i giorni però!” mi corressi. Severus aprì la porta e lo salutai, poi corsi alla torre di Grifondoro. Entrai e trovai la Sala Comune vuota. Feci le scale ed arrivai in dormitorio. Per fortuna Anna ed Hermione erano sedute sui loro letti. Appena mi videro mi saltarono al collo felici. Mi sedetti sul mio letto. “Dove sono tutti?” chiesi, curiosa. “Biblioteca…a quanto pare nei corsi facoltativi ci hanno dato giù pesante con i compiti…” spiegò Anna. Mi stiracchiai. “Allora vieni giù a cena vero?” chiese Hermione. Io annuii, mentre Anna aveva preso a sfogliare un catalogo annoiata. D’improvviso scattò saltando sul letto. “Giusto!! Ti devo raccontare!!” esclamò, entusiasta. Hermione sbuffò mentre io la guardai dubbiosa. “Oggi a pranzo, Fred e George mi hanno detto che hanno scoperto una cosa bella quanto inquietante!” continuò Anna. “Silente se la fa con la McGranitt!” tirai ad indovinare, rabbrividendo. Hermione trattenne una risata, facendo cadere il libro che stava sfogliando. L’altra scosse la testa e la castana dai capelli crespi tornò seria. “Ieri sera stavano girando per i sotterranei quando hanno trovato un passaggio segreto…” iniziò a raccontare, con una stana luce negli occhi. “Che c’è di strano? Ce ne sono tantissimi ad Hogwarts…” rimbeccai, poco convinta. “Se mi lasciassi finire!!!” protestò contrariata Anna. Io la guardai facendole segno di continuare a raccontare. “Hanno percorso tutto il passaggio e sono sbucati in un corridoio nuovo, che non avevano mai visto! Allora l’hanno percorso fino infondo, dove c’era una porta…” spiegò Anna. Vidi Hermione rabbrividire. “Dunque?” chiesi, annoiata. La ragazza si buttò sul mio letto, investendo quasi Grattastinchi, che riposava per terra. “Sono entrati e hanno scoperto catene ai muri, macchie di sangue alle pareti e graffi per terra…” concluse. Io la guardai stupita. “Non mi dire che…” iniziai a ipotizzare. “Ebbene si! Fred e George hanno trovato la stanza delle torture di Hogwarts, quella famosa in cui Gazza vorrebbe puntualmente rinchiuderci...” annuì lei. Io la fissai sbalordita. “Potremmo chiedere in prestito la Mappa del Malandrino ad Harry e andare a darle un’occhiata…” propose agitata. “Anna per l’amor del cielo!” esclamò Hermione. La ragazza la ignorò e mi guardò speranzosa. “Non ci andare Giulia…sei appena guarita…” mi pregò Herm, accorrendo da me e stringendomi con affetto un braccio. “Non so Anna…e poi devo andare da Piton…” cercai di dire. In effetti l’idea di girare al buio con un Josh incombente e vicino ad una stanza delle torture non mi allettava affatto. “Per favore! Ti prego! Ti imploro! Voglio vedere le catene! Il sangue!” cercò di convincermi Anna. “Tu non sei normale…” sospirò esasperata Hermione. L’altra le fece la linguaccia. “Ci andiamo solo a fare un giretto…niente di più…poi tu vai da Piton e io da Draco…” illustrò ancora. “Non so…ci devo pensare…” dissi. Di solito non mi tiravo mai indietro dalle spedizioni di scoperta con Anna, ma avevo un brutto presentimento. “Come puoi pretendere che Giulia esca di notte nel bel mezzo dei sotterranei solo con te come scorta? E se vi succedesse qualcosa?” iniziò a rimproverarla Hermione. Anna le fece il verso. “E non prendermi in giro sai! Mi preoccupo solo della vostra sorte…e poi…se incontraste brutta gente?” spiegò ancora. “Sappiamo cavarcela da sole…non è vero Giulia?” sorrise l’altra, scrocchiandosi le dita. “Stupida! Lo so anche io che voi due siete peggio di venti maschi messi assieme, ma se aveste la sfortuna di trovare proprio…” rimbeccò ancora Hermione, facendo un cenno verso di me. Anna sobbalzò. “Potete anche dire che state parlando di Josh, non sono mica scema…” dissi infastidita. “Lo sappiamo…è solo che…” cercò di dire la prima. “Herm sta cercando solo di dire che…ogni volta in cui hai avuto bisogno di aiuto noi non c’eravamo…insomma…ti chiediamo…scusa…” sussurrò la seconda, abbassando lo sguardo. Io tirai un cuscino ad ognuna. “Siete davvero gentili…e lo so che vi state preoccupando per me, ma non dovete…sto bene…” sorrisi. Le due si scambiarono uno sguardo, poi Hermione mi abbracciò, seguita da Anna. “E ora, a cena…penso che tutti saranno contenti di sapere che stai meglio…” mi disse Hermione. Ci sistemammo e scendemmo in Sala Grande. In effetti più di metà tavolo di Grifondoro mi chiese come stavo. Mi sedetti come al solito vicino ad Anna, vicina a sua volta ad Harry. Hermione davanti a noi, vicino a Ron. Tutto sembrò filare tranquillamente, fino a che l’ombra funesta apparve anche quella sera. “Ciao mon amour!” esclamò Keith, abbracciando da dietro Anna. Questa, vuotò il suo calice e lo diede in testa al ragazzo. “Giulia! Ben tornata! Stai meglio?” chiese ancora, senza staccarsi dalla ragazza. Non gli risposi. “Hey Josh! È tornata Giulia!!” iniziò ad urlare verso il tavolo di Corvonero. Il diretto interessato alzò la testa e mi vide, poi si alzò. “Razza di ameba allo stato embrionale, ma che ti passa per quella zucca?! Hai un criceto sulla ruota che gira al posto del cervello?!” gli urlò contro Anna. “Darling, che ho fatto? Perché mi tratti male?” chiese stupito Keith. “Cos’è, il criceto è caduto dalla ruota ora?” rimbeccò esasperata la ragazza. Vidi Josh avvicinarsi. D’improvviso un caldo innaturale iniziò a divorarmi. Allentai il cravattino e bevvi un sorso d’acqua. Anna intanto cercava di liberarsi del suo spasimante. “Mi hai chiamato?” chiese Josh. Quella voce. La testa iniziava a farmi male. “La tua bella è tornata…abbi la cortesia di salutarla almeno!” rispose Keith, indicandomi. Josh si fece spazio allontanando Anna e si sedette vicino a me. “Mi hai fatto preoccupare…mi hanno detto che avevi la febbre…ora stai meglio?” mi chiese, prendendomi una mano. Volevo liberarmi dalla sua stretta, ma ero pietrificata. “Lasciala strare!” ringhiò Anna, ancora nell’abbraccio forzato di Keith. “Giuly? Hey stai bene?” chiese ancora Josh. Giuly. Un altro mal di testa, più forte. Chiusi gli occhi, ma le immagini mi scorrevano davanti comunque. L’ultimo bacio. La pioggia. Bring Me To Life. “Ora basta!” urlò alzandosi in piedi Hermione. Metà tavolata si girò. Riaprii gli occhi e la guardai. Aveva le guance rosse dall’imbarazzo, ma nonostante questo, era ancora in piedi. “Tornatevene al vostro tavolo!” ordinò. “Ah davvero? E chi sei tu per dirci quello che dobbiamo fare?” la prese in giro Keith. “Un prefetto!” ringhiò ancora Hermione, indicando la spilla che splendeva sulla divisa. “Oh che paura!!!” la canzonò il ragazzo. “Non ti permetto di parlarmi così!” rimbeccò lei. Keith scoppiò a ridere. Ci fu un lampo, e d’improvviso rinvenni. “Non osare…prendere in giro…Hermione!” rimbeccai, alzando lo sguardo e stringendo i denti. Il ragazzo mi guardò scettico. “Josh, chiudi la bocca alla tua ragazza prima che sputi altro veleno…” disse poi, facendogli l’occhiolino. “Lei non è la sua ragazza!” esclamò furente Anna, liberandosi dall’abbraccio. “Dai Giuly…non stava parlando con te…” mi sussurrò Josh, avvicinandosi così tanto da poter sentire il suo fiato sul collo. Rabbrividii di disgusto. “Non avvicinarti a lei!” urlò ancora Anna, sporgendosi in modo da allontanarlo da me. Keith la fermò. Mi accorsi che la mia mano era libera e che quella di Josh era finita sul mio braccio. Non era esattamente quella che si diceva una stretta amorevole. Iniziava a farmi male. Hermione era andata nel panico più totale, non sapendo che altro fare per farli andare via. “Smettetela di infastidirci!” gridò ancora. I due Corvonero si guardarono e scoppiarono a ridere. “Vi diverte così tanto disturbare gli altri studenti a cena, vero?” chiese una voce seccata. Anna approfittò e mollò un pugno nello stomaco a Keith, che la lasciò andare. Hermione si portò le mani davanti alla bocca. “Noi…non stavamo…” iniziò a dire Josh. Piton non lo fece nemmeno finire che gli prese il braccio e lo allontanò da me, liberandomi così dalla stretta. “Non ammetto che ci si prenda gioco delle autorità…” iniziò a dire, guardando Josh. Anna si avvicinò a me. Il ragazzo lanciò uno sguardo di odio al professore, che lo teneva ancora per il braccio. “Penso che la professoressa Umbridge sarà d’accordo con me…” ghignò Piton, voltandosi verso il confettone, che osservava la scena dal tavolo insegnanti al suo posto di preside. Josh e Keith sbiancarono. “Professore…sono sicuro…che non sarà necessario…” disse il secondo, già con i sudori freddi. Piton lo squadrò con superiorità, poi una luce si fece spazio tra quegli occhi scuri. Mi guardò di sfuggita, così velocemente che penso di essermene accorta solo io. “Venite tutti e due stasera nel mio ufficio…alle 20.30 precise…” disse. I due annuirono. “Ehm…professore, mi lascerebbe andare?” chiese Josh. Piton sbuffò e mollò la presa, poi si girò verso di noi. “A quanto vedo signorina Granger, i suoi metodi non danno molti frutti…” osservò acido. Hermione rimase zitta, così rossa in viso che sembrava dover scoppiare da un momento all’altro. “Considerando che il suo compare non le da molto aiuto…” continuò, lanciando un’occhiata a Ron, che non prestava la minima attenzione al discorso. “Grazie per averli mandati via…” disse subito Anna, interrompendolo. “Dovere signorina Haliwell…” rispose solo Severus. Si chinò di poco verso di me. “Si ricordi signorina Wyspet…non deve farsi condizionare…lei è più forte…ne sono sicuro” mi sussurrò. Poi, diede una rapida occhiata ai due Corvonero tornati al loro tavolo, e se ne andò con un fruscio di mantello. “Che voleva il vecchio gufo?” chiese Ron, con la bocca piena. “Ci ha solo salvate in extremis…” spiegò sinteticamente Anna. Lui la guardò dubbiosa. “Ma dove vivi?! C’era un putiferio qui fino a due minuti fa!” rimbeccò arrabbiata Hermione. “Ah davvero? E chi ha vinto?” chiese ancora il rosso. La ragazza tirò un urletto esasperato e tornò al cibo, affogando la sua disperazione nel succo di zucca. Anna si avvicinò a me. “Stai bene?” mi chiese. Io annuii e mi voltai verso Piton, che stava lasciando la Sala Grande con lenti passi. “Stai migliorando però…” osservò la castana. “Si certo…immobilizzarmi dalla paura ogni volta che sento la sua voce è un passo avanti…” rispose sarcastica, versando un po’ di succo nel mio calice. Anna scosse la testa. “Quando Keith ha iniziato a prendere in giro Hermione, tu sei scattata…gli hai risposto! Non te ne sei accorta?” spiegò lei. “Vero! Gli hai urlato contro…” concordò la ragazza. Io ci pensai. Avevano ragione. Avevo sentito qualcosa dentro di me smuoversi vedendo Hermione in difficoltà. Era la stessa sensazione che provavo prima di andare all’attacco contro qualcuno con Anna. Come una scarica di adrenalina. “Si vede che quando ci siete di mezzo voi non riesco a controllarmi…” ipotizzai. Hermione annuì e sorrise. “Comunque è un passo avanti! Quindi…ci vieni a cercare la stanza delle torture con me?” mi chiese ancora Anna. Io scossi la testa divertita. “Chiedi a Draco…pensa che romantico, voi due soli nel corridoio alla ricerca di una stanza macabra…” suggerii io. In verità l’idea della ricerca della stanza non mi lasciava indifferente. Mi attraeva più di quando Anna me ne aveva parlato prima in dormitorio. Però non ne ero del tutto convinta. “Ha il turno con la Squadrad'Inquisizione…” sospirò rattristata. “Quindi sarei solo un rimpiazzo, dico bene?” rimbeccai acida. “No! Non dire così…” esclamò subito dispiaciuta. Io ghignai. “Maledetta Giulia! Tu e le tue false arrabbiature!” rispose, accortasi del mio scherzo. Io le sorrisi e lei mi fece la linguaccia. La cena passò con la scomparsa dei dolci. Anna intanto insisteva ancora perché andassi con lei. “Per favore! Ci divertiremo! E comunque Piton è impegnato con Keith e Josh, quindi non potrai andare a trovarlo…” continuò ad insistere, superando gli ultimi due scalini del dormitorio con un salto. “Anna lasciala stare! È stanca, ed è appena guarita dopo tutto! E poi deve ancora riprendersi dagli ultimi giorni…prima la Umbridge, poi Josh…” la rimproverò Hermione. “Secondo me quei due si sono messi d’accordo per rompermi l’anima…” sbuffai, entrando nella nostra stanza e buttandomi sul letto. Anna mi seguì come un cagnolino, salendo sul letto e guardandomi con gli occhi da cane bastonato. Hermione aveva iniziato a tirare fuori libri dal baule. Mi stiracchiai e, dopo l’ennesimo guaito della castana, le tirai un cuscino. “Ok…verrò con te!” risposi. Hermione mi guardò stupita. “Lo sapevo che avresti detto così!” sorrise Anna, abbracciandomi. “Lo sai che quando adotti la tua politica dello sfinimento non riesco a dirti di no…” la presi in giro, spettinandola. Mi tirò il cuscino per risposta, poi, tirò fuori una pergamena. Io ed Hermione la guardammo dubbiose. “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!” esordì Anna. La pergamena di aprì rivelando la sua vera identità. “Ma come…chi…chi te l’ha data?” chiese sbalordita Hermione. “L’ho chiesta ad Harry a cena, prima che venisse a rompere Keith…” spiegò Anna. Io mi avvicinai e la osservai. C’erano parecchi cartellini con nomi che giravano. “La Umbridge è nel suo ufficio…” notò Anna. “E anche la McGranitt…e Piton…” continuai io. “Lo sapete che in quanto a prefetto dovrei sequestrarvela?” rimbeccò Hermione. Anna prese la mappa e la portò lontano da lei. “Ho promesso ad Harry di riportagliela sana e salva! Dopotutto è un ricordo di suo padre…” disse saggia. “È l’unica cosa che James Potter abbia fatto di buono quando era ad Hogwarts…” precisai. Anna sghignazzò e il prefetto sbuffò. “Fate quello che volete…non vedo, non sento e non parlo!” si arrese Herm. Appena la marea di cartellini scomparve, uscimmo dal dormitorio. Arrivammo ai sotterranei, seguendo la strada che la mappa ci indicava. Non che mi fidassi molto di un oggetto creato dai Malandrini, ma tra quello e il senso d’orientamento della mia compagna, diciamo che era la scelta più sicura. Trovammo il passaggio e lo seguimmo, con le bacchette che illuminavano la via. Sbucammo in un corridoio, come avevano descritto Fred e George. Non c’erano porte e nemmeno torce alle pareti. Faceva molto freddo, peggio dell’aula di Pozioni. Io ed Anna ci stringemmo per non perderci. “Se sapevo che faceva così freddo portavo l’attrezzatura da Polo Nord!” esclamò tremante la mia compare. Qualcosa di peloso mi passò vicino. “Cos’era?” chiese ancora lei. “Mah…magari era un gatto delle nevi!” scherzai. Anna sorrise. “In effetti Herm manca…si sarebbe già messa a tremare di paura…” commentò poi. Io annuii. Da quando era stata creata la Squadra d’Inquisizione, Hermione era un prefetto disoccupato, dato che i giri li facevano loro, e la Umbridge approvava solo il loro operato. I prefetti erano diventati solo delle autorità inferiori, sotto quelli dell’Inquisizione. Comunque, il bello di fare spedizioni notturne con lei, era la sua continua paura di ogni cosa che si muovesse nell’ombra. Al minimo segno di vita all’infuori di noi tre, si aggrappava a me e ad Anna e non si staccava più. Ci faceva tanta tenerezza. “Aspetta…vedo qualcosa la infondo!” esclamò la portatrice della mappa, allungando il braccio per far luce con la bacchetta. “Allora?” chiesi, curiosa. Anna si staccò da me ed iniziò a correre verso la fine del corridoio. Io la seguii subito. Ci trovammo davanti una porta di ferro. “Ora, entra in gioco la magia!” esordì lei, sfregandosi le mani. Io scossi la testa. “Ehm…Anna…e se…” iniziai a dire. “Un bell’incantesimo di apertura porte…” continuò lei, sollevando la bacchetta. Io tossii e, mentre la ragazza stava per pronunciare l’incantesimo, aprii la porta come se nulla fosse. “…se fosse aperta?” finii di dire. Anna mi guardò truce e io la spinsi dentro la stanza. C’erano delle catene fissate su una parete, niente luce e umido a non finire. “Tutto qui?!” esclamò lei delusa. Scossi la testa. “Bhe, le macchie di sangue ci sono…” notai, scorrendo la luce sui muri. “Si però…pensavo a qualcosa di meglio…” sospirò. Io risi. “Se c’è qualche teschio lo portiamo come souvenir ad Hermione…” scherzai. “Macché teschi! Ci sono solo delle macchie rosse e due catene in croce…” rimbeccò Anna. Mi avvicinai al fondo della stanza. “Anna…penso che questo ti piacerà…” sorrisi, illuminando un’enorme armadio di metallo. Gli occhi dell’interessata si illuminarono di meraviglia e di gioia. “Non ci credo…non può essere…una Vergine di Norimberga!!” esclamò, avvicinandosi. “E così questa è la famosa macchina di morte della Bathory? Non mi sembra così pericolosa…” dissi, spavalda. Anna mi guardò ghignando. Un’anta era socchiusa, quindi non fu difficile per lei aprirla e rivelarmi gli aculei che celava quel mostro di metallo. “Sono messi in modo tale che non colpiscano organi vitali…” spiegò, osservando gli spuntoni. “Così le vittime stanno rinchiuse in questa specie di sarcofago e rimangono ad agonizzare per giorni?” chiesi, stupita. Anna annuì, mentre apriva anche l’altra anta. “Che figata! Ci sono ancora le punte rosse…” sorrise soddisfatta. Io scossi la testa divertita. “Chissà come mai c’è uno strumento così in una scuola…magari lo ha portato la Umbridge e ci fa finire chi la fa arrabbiare veramente…” ipotizzai ridendo. “Può essere…e se non è stato il confettone comunque dovremmo farle fare un giro su questa bellezza…” sorrise Anna, accarezzando il metallo. “Se ci fosse Hermione sarebbe già svenuta…” dissi, facendo scorrere il dito sulle punte degli aculei, stando attenta. “Scommetto quaranta Galeoni che hai paura ad entrare…” propose seria Anna, indicando l’interno dello strumento di tortura. La guardai scuotendo la testa. Feci un passo verso l’interno, poi, guardai la ragazza. Scoppiammo a ridere all’unisono. “Non credi che sarei così pazza da farti entrare in questa trappola mortale!” disse, ancora tra le risate. “Mah…con te non si sa mai!” risposi, sorridendo. Lei mi guardò e poi guardò la Vergine. “Però…quasi quasi…” disse interessata. “Ma dai! Meglio che torniamo in dormitorio!” le presi in giro, spingendola verso la porta. Lei rise ancora, poi richiuse le ante. “Addio, Lady Bathory...” esordì ancora, facendo un inchino. Io la imitai, poi uscimmo. “Contenta?” chiesi. Anna annuì agitata. Ripercorremmo il corridoio, sempre seguendo la mappa, poi il passaggio segreto. Arrivammo nei soliti cari sotterranei. Sentimmo dei passi. Avvicinai la bacchetta alla mappa. Due targhette si stavano dirigendo verso di noi. Anna si piegò per cercare di leggere i nomi. “Che palle Piton! Quelle boccette non finivano più!” esclamò una voce. “Di che ti lamenti?! Io ne ho dovute pulire almeno il doppio delle tue!” rimbeccò una seconda voce. Mi venne la pelle d’oca. “Ma…sono…” iniziò a dire Anna. Io la zittii. “Spegniamo le bacchette…” suggerii. “Fatto il misfatto!” disse piano lei. Poi, con un “Nox” all’unisono, la luce delle bacchette si spense. “Allora, hai intenzione di continuare ad infastidire la Haliwell?” chiese la seconda voce. “Ovvio! E poi io non la infastidisco…” rimbeccò l’altro. “Ah no? E perché ogni volta che ti avvicini lei ti respinge?” rispose la seconda voce. “Vai a quel paese Josh…e poi la mia darling mi ama…solo che ancora non lo sa!” sbottò Keith. “Non sono la sua darling…” sussurrò arrabbiata Anna. “E tu? Che pensi di fare con la Wyspet?” chiese ancora il ragazzo. “Le parlerò…” rispose Josh. “Arrenditi all’evidenza amico…l’hai traumatizzata l’anno scorso, poi l’hai baciata contro la sua volontà l’altro giorno…rinunciaci!” consigliò Keith. “Non dirlo nemmeno! Vedrai che torneremo assieme…a costo di usare le maniere forti!” esordì convinto l’altro. “Cioè?” chiese curioso l’amico. “La inchioderò a qualche muro e le parlerò…” rispose Josh. “Ah! Ora ho capito…stai attento a non farti beccare da Piton però…si sa che le sue protette sono Giulia e Anna…” disse Keith, per poi scoppiare a ridere. Anna mi tirò la manica della camicia. “Andiamocene!” sussurrò. “Ma come?! Devono passare di qui!” chiesi, in panico. “Forse…ho un’idea…” sorrise. Si schiarì la voce. “Lumos!” esclamò, facendo illuminare la bacchetta. “Ma che fai?!” sbottai, stupita. “Tu stai al gioco!” rispose vaga Anna. “C’è una luce infondo…” commentò Josh. “Bene Millicent, anche per stasera, il giro è finito!” disse la mia compagna, cercando di imitare Pansy. Io annuii ed accesi la bacchetta. “Eh si…anche se da quando la Wyspet e la Haliwell hanno smesso di farsi beccare non c’è più divertimento…” commentai, imitando Millicent. “Cavolo! Sono quelle due dell’Inquisizione! Se ci beccano ci aspetta la Umbridge di sicuro!” esclamò in panico Keith. Io ed Anna ci sorridemmo e iniziammo a camminare sul posto. “Ho sentito delle voci…” disse lei. Io trattenei una risata. “Fermiamoci qui e speriamo che cambino direzione…” sentii dire a Josh. “Hai visto? C’è qualcuno laggiù!” continuò Anna, indicandomi lo spiraglio di luce che era l’uscita dai sotterranei. Io annuii. Sapevamo entrambe che i due Corvonero pensavano di essere i soggetti del nostro avvistamento. “Andiamo a vedere!” dissi, iniziando a correre. Anna mi seguì. Corremmo come due forsennate fino ad essere abbastanza lontane dai sotterranei. Ci guardammo ancora con il fiatone, poi scoppiammo a ridere. “Dammi un cinque sorella!” esclamò Anna, levando una mano. Io battei contro la mia. Riprendemmo a camminare in modo da arrivare il più in fretta possibile al dormitorio. “Prego Pansy…” dissi, aprendo la porta della stanza. Anna entrò. “Grazie Millicent!” sorrise, chiudendo appena fui entrata. Notammo che Hermione ci guardava con sguardo interrogativo. “Allora, com’è andata?” chiese. “Bene!” sorrisi, buttandomi sul letto. “Anzi, benissimo! C’era perfino una Vergine di Norimberga autentica…” completò Anna. Vidi Hermione sobbalzare dai brividi. Prese i libri e cercò di aprire il baule, cosa non facile, avendo le mani occupate. “Abbiamo anche incontrato Keith e Josh per i sotterranei…” disse tranquilla Anna. “Cosa?!” esclamò Herm, lasciando cadere i libri, che le centrarono un piede. “Tornavano dalla punizione con Piton…ma non ti preoccupare! Non hanno scoperto che siamo state noi…” spiegò a grandi linee la castana. “Abbiamo finto di essere Pansy e Millicent…” precisai. Hermione tirò un sospiro di sollievo, poi risistemò i libri mentre noi ci cambiavamo. “Che stanchezza!” esclamò Anna, tuffandosi nel letto. “E già…è stata una visita costruttiva…” sorrisi, andando sotto le coperte. “Non è che ti sei stancata troppo?” chiese Hermione, avvicinandosi e mettendomi una mano sulla fronte. Io scossi la testa. “Sto bene…ora, a dormire!” dissi. Lei tornò scettica al suo letto, poi, dopo esserci date la buonanotte, spegnemmo la luce. Anna iniziò a parlarci, ma Herm si addormentò quasi subito. Io invece, ci misi di più. Non so quanto Anna abbia continuato a parlare, senza accorgersi di avere come unico ascoltatore Grattastinchi.
  
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