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Autore: Ella90    10/06/2007    6 recensioni
Dolce sogno nascente (NONO capitolo)
Deglutì rumorosamente. Non era possibile. Lo sguardo non era terrorizzato, soltanto palesemente sorpreso. Incredulo ed esitante. James Potter era un lupo mannaro. Rimase per qualche altro secondo interminabilmente lungo a fissarlo. La gola secca, gli impediva di parlare. Come se ce ne fosse stato bisogno. Un ruggito e poi più nulla. Più nulla...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo nono

Capitolo nono: Matematica al chiaro di luna

Ipotesi

  • James Potter ha lasciato Hogwarts.
  •   Lily Evans odia James Potter.

Tesi

  •  Lily Evans è felice e contenta che James Potter se ne sia finalmente andato.

Dimostrazione

  • ...

Riproviamo. Dimostrazione

  • ...

Lily Evans se ne stava (come al solito) seduta ad uno dei tavoli della biblioteca. Inutile dire che stava cercando di studiare, anche se, penso non ci sarebbe riuscita molto facilmente. I suoi pensieri, infatti, erano rivolti altrove, in un posto che nessuno poteva raggiungere. Con tutto quel baccano, non avrebbe potuto certamente studiare.

Si, perché nonostante l'aula fosse deserta (andiamo, chi studierebbe alle otto e mezzo di sera, quando fuori una giovane, sfrenata, fantastica notte ti attende?) c'era un rumore insopportabile.

Era la sua mente che lo produceva.

Non somigliava ad un ronzio, e nemmeno ad un infinito borbottio. Non era neanche il classico rumore di sottofondo, una specie di rombo (non ci credo ho fatto delle rime :P nda). Era un rumore, che non può essere spiegato a parole. E' un miscuglio di tante cose, che magari il  vostro orecchio disinteressato non coglierebbe.

Ma il suo purtroppo sì. E quel rumore incessante (seppur frutto della sua più recondita fantasia) le dava alla testa, impedendole di pensare.

O forse, la faceva pensare troppo.

Era soffocante  in quel momento. Ed è qui che sta il fatto. Perché i pensieri che le turbinavano in testa, non riguardavano Storia Della Magia (anche se stento a credere che i pensieri di qualunque alunno di Hogwarts possano essere rivolti alla suddetta materia); bensì a lui.

Ritorniamo alla nostra dimostrazione.

Perché non c'era niente in lei che lasciava presagire che stesse studiando o almeno che ci stesse tentando.

E non c'era neanche nulla che dimostrasse che la "fuga" di Potter le avesse dato un sollievo. Girava con semplice frenesia le pagine ingiallite, sempre più rovinate.

E poi dicono che la matematica serve a qualcosa. Che tutto sottostà alla matematica, che il mondo è matematica.

E allora perché non riesco a svolgere questo basilare problema euclideo? Possiamo farlo insieme, ma non troveremo una soluzione.

Spazientita richiuse con leggiadria il volume. Non riuscì proprio a trattenere uno sbadiglio. L'orologio affisso sulla colonna vicino allo scaffale della sezione di storia, le suggerì di affrettarsi a uscire: la biblioteca avrebbe già dovuto essere chiusa.

Scattò come un fulmine ed infilò Invasioni e conquiste del XII secolo nel giusto varco tra Storia Della Magia - Corso per principianti e Come Marzio il Bruto influenzò la cultura di Maghi e Streghe nel V secolo.

Diede un'occhiatina ad un'altro volume, maledicendosi inconsciamente di non aver fatto cadere la scelta su di lui, trovandolo più interessante. Magari si sarebbe concentrata di più, senza cadere in inutili pensieri e discussioni.

Con una smorfia contrariata dipinta sul volto, si avviò con passo pesante verso la porta.

Non voleva correre. Faceva le cose con infinita calma, solo per permettere al suo cervello di trovare una scappatoia, qualcos'altro a cui pensare.

Così, quando si ritrovò inconsciamente davanti alla porta, alzò la mano verso la maniglia, sempre più lentamente.

Girò il polso, facendo roteare la mano. La porta avrebbe dovuto aprirsi. Sbuffò con lentezza per riprovare mettendoci un po' più di foga. Niente. La porta non si apriva. Posò la borsa con i libri per terra e sferrò un calcione alla base della maledetta porta, che continuava a restare ermeticamente chiusa.

Qualche bestemmia dopo, accortasi che la porta non si sarebbe mai aperta, sbuffò e si accasciò lentamente sul muro, facendosi scivolare per terra. Cominciò a borbottare qualcosa simile ad un ghigno. Il buio l'avvolse, mentre continuava imperterrita ad inveire contro gli Dei.

 

Fissava la cassa, che veniva pian piano calata giù, sempre più giù, dove la luce non sarebbe potuta arrivare. Forse era un po' troppo in profondità. Ma non se ne accorse.

L'altro invece, aveva dipinto sul volto un'espressione indecifrabile, e non piangeva. Si guardarono per un attimo che parve infinito, per poi abbracciarsi goffamente. Ad occhi chiusi.

Si sentiva il profumo del dolore nell'aria. Inestimabile. L'essenza del buio dentro di loro. Così vicini, così lontani...

Abbozzò un sorriso che non toccò minimamente gli occhi. L'altro capendo abbassò lo sguardo su quei fiori, che cadevano piano piano nel baratro del nulla, controllati solo e soltanto dal vento.

- Mi dispiace. -

 

- Hai visto Lily? E' da stamattina che mi sembra... strana! -

Andrea frugava freneticamente nella valigia. Probabilmente, la storia di Sirius e di lei, non la sconvolgeva più di tanto. Santo cielo, non era mica la prima volta che... E forse, non sarebbe stata neanche l'ultima, con Black!

Alice non rispose. Se ne stava seduta comodamente sul letto, non degnando di uno sguardo le amiche.

Sfogliava irritata ed indifferente un giornale, in attesa che l'aria si saturasse di noia. Andrea regalò un'occhiata al soffitto,  tornando alla sua ricerca indaffarata.

- Che succede?! - Chiese,  laconica. In realtà non le importava molto, ma doveva essere disposta a fare un sacrificio per loro!

Nessuno rispose.

- Hey, non con tutta questa esaltazione, mi raccomando!! - Sbuffò, scocciata. Lasciò perdere i bagagli per poter fissare in faccia le amiche. Alzò un sopracciglio in attesa di risposta, che purtroppo non arrivò.

Era da un po' che quelle due si comportavano in modo strano. Da quando Potter se n'era andato, qualche giorno prima. Ma dubitava fortemente che la causa fosse la sua partenza.

- Lasciamo perdere. So io come smuovervi... Sentite qua! Per le vacanze di Natale, mio padre mi ha prenotato una fantastica vacanza nell'albergo più bello e lussuoso del mio paese natale! E' fantastico, no?! -

Alice non fece una piega, mentre Rachel alzò lo sguardo per poterle fissare gli occhi scuri.

- Credi che me ne freghi qualcosa della tua vita facile da figlia di papà, Malfurion? -

Non lasciando tradire emozione alcuna, tornò alla sua occupazione favorita, dopo l'ingozzarsi di dolci. Fissava il muro fantasticando chissà che cosa.

Andrea era rimasta impietrita, con la bocca tanto spalancata da poterle intravedere l'ugola. Il suo orgoglio le suggerì di mostrarsi indifferente e distaccata. E fu così.

- Eravate invitate anche voi, ragazze. - Menzionò, piatta. Poi rimise il contenuto della valigia a casaccio nella stessa, e uscì sbattendo la porta. Come al solito, le due paffutelle  pulzelle rimaste sole nella buia stanza, si ignorarono.

 

Stava per addormentarsi, sdraiata per terra, tra la polvere dei libri. Ma uno strano rumore la fece sobbalzare, aprendole gli occhi in una frazione di secondo. Si alzò guardinga per voltarsi verso la finestra. Solo allora le venne in mente che era sabato.

Sabato.

Aveva dato buca a Finnigan. Che razza di bidonara era diventata?

Ma ripensandoci, Finnigan era sparito dalla circolazione da un bel po'. Strano. Forse non aveva sentito la sua mancanza. Lo sperava.

Ormai erano le due di notte, ma tutte le grida non erano servite a nulla. Nessuno l'avrebbe ritrovata prima dell'indomani. Vagava per la stanza in cerca di un bagno, mentre continuava a pensare a lui.

Ma non se ne accorgeva, troppo impegnata a trattenere i suoi bisogni. Pensava, pensava a come se la stesse passando, lo compativa.

Sbuffò e sentì un'altro colpo, e si accorse che non arrivava dalla finestra, ma dalla porta in fondo, che doveva essere una specie di collegamento con uno stanzino innocuo. Indietreggiò spaventata, andando a colpire la fredda maniglia della finestra sulla testa. La luna piena troneggiava alta in cielo.

 

Fissava un punto imprecisato del cielo. Illuminato soltanto da un flebile raggio di luce perlacea. Il prato verdissimo davanti a lui, e dopo il nulla. Solo un prato, immenso, che non aveva e non ha tutt'ora fine.

Una leggera sbuffata del vento più freddo. Quello che aveva dentro. Eppure non era difficile stare così, seduta a fissare il vuoto. Il nulla più puro. Solo lui e quel prato. Con il cervello completamente sgombro. Vuoto anche lui. Non voleva pensare a niente.

Ma cosa si ottiene a fare così se non una sensazione di vuoto ancora maggiore?

E d'improvviso un lampo. E poi un sospiro. Strinse gli occhi.

Silenzio.

Troppo silenzio.

GIrò lo sguardo, ma di James non c'era traccia.

 

 

Remus Lupin spuntò dalla porta marcia. Si scrollò la polvere minacciosa dai capelli e la fissò sorridendo. Lei lo fissò sbiancando.

- Cosa ci fai qui Remus? -

Non le piaceva il suo comportamento, negli ultimi tempi. Era strano, quanto mai intimo. Non sapeva dove fosse finito  il suo migliore amico. Perché quello non era lui.

Non rispose. E quello, non era un buon segno. I muscoli non proprio sviluppati, erano racchiusi in una leggera camicia bianca. I jeans altrettanto chiari gli conferivano un'aria elegantemente dolce.

- Remus?... - Chiese, titubante. Lui si sedette vicino alla rossa, che intanto si era accasciata sul pavimento liscio. La fissò per un po', sorridendo stranito. Poi le passò una mano tra i capelli. Lei non si mosse,  trattenendo il respiro.

Ok, quello non era il suo migliore amico.

- Che fai? - Non perse la voce, anche se si capiva fin troppo bene la sua preoccupazione.

- Niente... - Rispose, vago, solo per avvicinarla un po' di più. Il suo profumo lo inebriava. Era un odore indescrivibile. Non era qualcosa che apparteneva agli umani. Era qualcosa di divino. Lo lasciò confuso per qualche minuto.

Per quell'odore avrebbe fatto pazzie.

Lei, spaventata, si alzò da terra, nervosamente irrigidita.

- Come hai fatto ad entrare? - Chiese guardinga, mentre lui si perdeva nell'abisso dei suoi occhi. Non rispose di nuovo. La sua voce era forse una rarità che rischiava di essere sprecata per niente?

In cambio, le si avvicinò ancora. La rossa non indietreggiò, capendo che qualcosa non andava. Ma per non aggravare la sua posizione, l'avrebbe assecondato. Certo, fino ad un certo punto.

Il biondo si alzò, avanzando verso il fondo dell'aula. Si era fermato davanti ad uno dei tavoli della biblioteca, armeggiando con degli oggetti. La sua posizione impediva alla ragazza di capire di cosa si trattasse.

- Remus? - Non ingoiò. Il ragazzo tirò ancor di più il suo sorriso poco convinto anche lui, forse. - Io ti amo, Lily. - Disse con bocca asciutta. Poi si girò lentamente verso di lei, sorridendo.

Lily spalancò gli occhi, mutando l'espressione lentamente, fino a farla diventare ostile.

- Che gli hai fatto? - Chiese rabbiosa.

- E'? - Chiese d'un tratto confuso il ragazzo. Poi si mise a ridere sarcasticamente.

- Remus! Cosa gli hai fatto? Dov'è? - La sua voce si alzava gradualmente.

- Sono io, Lily!!! -

-Dov... -

- Studi troppo! - DIsse alzando le sopracciglia, per poi mandarle un'occhiata languida. Ma stranamente si rigirò e continuò i suoi strani movimenti, come se niente fosse successo.

- Tieni, prendi questo. E' un integratore... - aggiunse, all'occhiata assassina che gli aveva riservato Lily.

L'ultima cosa che ricordava, era di aver bevuto una strana sostanza dal colore indefinito.

 

Dopo i primi secondi di smarrimento si fiondò giù per le scale.

La luna piena.

Il morso.

James.

CAZZO.

Rischiò di cadere dalle scale per più di cinque volte, ma alla fine uscì. Eppure era ancora tutto silenzioso.

Azzardò dei passi verso il boschetto poco distante. Prese coraggio e si addentrò.

Minimo rumore e scattava sull'attenti. Un ramo rotto, lo scrosciare delle foglie, il sibilio di un animale...

E d'improvviso uno sbuffo.

Si girò lentamente.

Davanti ai suoi occhi sgomenti si erigeva un grosso lupo. Non era ricoperto di peli, ma il suo sguardo era una delle cose più minacciose che avesse mai visto.

Deglutì rumorosamente. Non era possibile. Lo sguardo non era terrorizzato, soltanto palesemente sorpreso. Incredulo ed esitante.

James Potter era un lupo mannaro.

Rimase per qualche altro secondo interminabilmente lungo a fissarlo. La gola secca, gli impediva di parlare. Come se ce ne fosse stato bisogno.

Un ruggito e poi più nulla.

Più nulla...

 

La mattinata si preannunciava più lunga del solito. Non solo i raggi del sole non avevano ancora colpito i letti rifatti della torre del dormitorio, ma la stanza era vuota. Nessun ragazzo a gridare, nessun ragazzo a giocare, nessuna lotta famelica di cuscinate. Nessun ragazzo ripassava frettolosamente la lezione, nessuno si preoccupava di come chiedere al suo spasimante un appuntamento.

La sala comune Grifondoro non era mai stata così silenziosa. Così vuota. Così tristemente sola.

Ma... Sssht. Lo sentite? Sentite questo rumore? Questo insistente vociare? Oh. Eccola lì la mandria di studenti. Accalcati, schiacciati, spiaccicati felicemente contro il vetro dell'infermeria.

- Mi fanno pena, poverette... - Lily Evans stava passeggiando nervosamente per il corridoio. Affiancata da Alice. Forse la notizia non era corsa fino a loro...

- Perché te la prendi tanto? - Alice, stava tentando (inutilmente) di riportare Lily sulla "retta via", cioè quella per l'aula di pozioni, con scarso entusiasmo.

- E poi dov'è finita Andrea?! - La rossa lanciava qualche sguardo esasperato alla folla dinnanzi a lei, impegnata a spiaccicarsi sul vetro dell'infermeria. Tutto questo per un ragazzo. Tutto questo per un misero ragazzo.

Lanciò uno sguardo disgustato alla stanza che le stava accanto. Brulicava di studenti.

Tutto questo per UN RAGAZZO.

Silente, quella stessa mattina,  avrebbe dovuto prelevare l'amico Black per riportarlo al castello, dato che il funerale si era svolto regolarmente. Ma quello che aveva trovato, non era ciò che si aspettava: un ragazzo avvilito pronto a partire, con lacrime agli occhi e valigie alla mano.

Bensì un corpo brutalmente sfregiato.

 

 

 

HEILAAA'!!!

Sono tornataaa *_* Scusate ma ho avuto dei gravi problemi di famiglia... Spero comunque che il continuo vi aggradi... ^_-

Grazie mille a tutti quelli ke recensiscono!!!

Baci a tutti!

 

  
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