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Autore: Castleofsand    22/11/2012    0 recensioni
Decisa, iniziai a staccare prima la benda dell’occhio sinistro, poi quella del destro. Gli occhi erano ancora chiusi. Ormai non li aprivo da un mese e quasi faticavo a ricordare come si facesse. Poi lo feci.
Buio.
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-“Perchè?”, mi chiese.
All’inizio non capii.
-“Perché non potrei?”, insistette.
Poi tutto si fece chiaro.
-“Anche io ho finito i cerotti..ne fui ricoperta il giorno che persi la vista. Ginocchio, spalla, braccio, viso. Ma nessuno riesce a guarire il mio cuore e la mia mente, Loui”.
-“Spiegami com’è accaduto per favore”, chiese con aria supplicante.
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Perderti e starti lontano è stato difficile- disse irrigidendosi un po’ – ma, quando ti ho ritrovata, allora non ho più tentato di prenderti.. perché non ce n’era bisogno; ora mi basta osservarti per essere felice, non voglio averti, possederti.. perché allora non brilleresti più. Prenderti sarebbe come perderti ed è l’ultima cosa che voglio”, disse sospirando.
Una piccola lacrima scese silenziosa lungo il mio volto mentre sorrisi.
Ti amo”, sussurrò cingendomi con le braccia.
-“Ti amo”, dissi alzando il capo per immergermi nei suoi occhi cristallini.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“-Ehi bambolina. Come ti senti?
“-Pa..papà sei tu?” Cercavo disperatamente di distaccarmi dalle tenebre, agitavo le mani cose se volessi dissipare quella nube densa che non mi permetteva di vedere il mio amato papà.
“-Certo tesoro, stai calma tutto si sistemerà.”
-“ Ti prego papà almeno tu non illudermi riempiendomi di buoni propositi. La situazione è grave, l’ho sentito dire al dottore. Ma io non voglio rimanere…rimanere…
Se solo avessi pronunciato quella parola significava che mi fossi arresa e io non volevo. Il mondo non poteva essere così crudele. Mi aveva regalato genitori amorevoli, due fratelli rompiballe che, nonostante i nostri litigi, mi amavano alla follia, due migliori amiche da cui non mi sarei mai potuta separare e poi?! Mi fai questo?!
-“Papà, ho paura” dissi con voce spezzata.
-“Io e tua mamma abbiamo qualcosa da dirti tesoro. Abigayle!
Sentii mia mamma avvicinarsi e subito mi prese la mano. La strinsi forte cercando di farmi forza. Quelle parole mi avrebbero frantumato il cuore e l’anima in mille pezzi ma dovevo ascoltare. Avevo bisogno di aggrapparmi anche ad una minima possibilità di ritornare a vedere.
-“Parlo io caro. Allora Roxanne, sai che a me piace essere diretta e realista e, visto che abbiamo lo stesso carattere, lo sarò il più possibile. La tua cecità non è data da una lesione degli organi ma da un trauma psicologico che non riesci a superare. Il dottor Stewart mi ha spiegato che questo tipo di fenomeno si chiama cecità isterica ma, ringraziando il cielo, non ti preclude la possibilità di ritornare a vedere. È necessario però che ti sottoponga a degli accertamenti e,inoltre, dovrai lavorare tanto psicologicamente. Per questo mi sono rivolta ad una mia cara amica di Doncaster, Rosalie, che si occupa di riabilitazione.
“-Se per te va bene ti sottoporrai tre giorni a settimana a degli esercizi riabilitativi ” aveva preso la parola papà, e la sua voce era così colma di speranza che mi si dipinse un sorriso sulle labbra “e seguirai tutte le istruzioni che ti darà Rosaline. Ho sentito parlare molto bene di lei e del suo centro “benessere”, oserei dire.
-“C..certo che voglio sottopormi a questa specie di strizzacervelli!  Vi prego andiamoci subito!
Li sentii tutti ridere di gusto. Avrebbero fatto di tutto per farmi tornare la solita birbante e solare Roxy. No, non li avrei delusi. Un giorno sarei ritornata a guardarmi allo specchio alla ricerca dei tanti piccoli difetti che già mi mancavano.
                                                                                                                                                                               
Louis

-“Louis William Tomlinson, questa volta l’hai fatta davvero grossa!
Cazzo. Lo sapevo. Harry mi aveva cacciato nei guai, di nuovo!
-“Ti rendi conto di che ora è? Sono le quattro e mezza di mattina!!
-“Mamma lo so, ma non è stata colpa mia..
-“ Non mi interessa di chi è la colpa! A me interessa che nel tuo cervello ci siano altre cose a parte ragazze, feste, discoteche, alcolici e quant’altro!
-“ Io non bevo tanto!” Ma perché non può sgridarmi domani?! Ho sonno! Dio se ho sonno.
-“ E non pensare che sia finita qui. Domani mattina, verso le otto e mezza per darti un’idea visto che è già mattina, ne parleremo meglio e prenderai atto della tua punizione. Buonanotte caro”.
-“Buonanotte cara mamma”. Dissi prendendola in giro. Sicuramente un'altra settimana senza xbox. Domani, quando becco Harry lo uccido come minimo.
Un messaggio. Liam. "Tua mamma come l’ha presa? Io sono confinato di nuovo in casa per una settimana loool"
"Ti prego lasciamo perdere.. vado a dormire. Ne parliamo domani"
“-Loui, perché mamma stava gridando?” la piccola Daisy si era alzata.
-“Già…e perché sei ancora vestito a quest’ora? “ Ti pareva?! Anche Phoebe.
-“ Piccole mie a letto avanti” dissi prendendole in braccio. Erano così tenere. Rimboccai le coperte a tutte e due; poi diedi un bacio a Lottie e Felicite che invece dormivano come dei ghiri.
Andai nella mia stanza e mi cambiai. Mandai poi un messaggio intimidatorio ad Harry: "Inizia a correre perché alle nove verrò a cercarti Carotone". Mi misi sotto le coperte e mi addormentai in un sonno molto profondo.
-“ Louis, la mamma ha detto di svegliarti!” Qualcuno mi stava scuotendo e ciò mi dava davvero molto fastidio.
-“Mmm…
-“Avanti Louiii..
-“Ti prego Lottie, lasciami dormire”. Qualcuno in questa casa può lasciarmi in santa pace?!
-“William devo parlarti, non sono stata chiara qualche ora fa?
Odiavo quando mi chiamava William. Voleva fare la DURA eh? Al diavolo.
-“Arrivo signora Tomlinson. Mi dia solo il tempo di vestirmi”.
Odiosa.
Mandai fuori Lottie e iniziai a vestirmi pigramente. Mi diressi poi in cucina ancora assonnato quando notai che Phoebe e Daisy mi guardavano sorridendosi. Mi accasciai stanco sulla sedia e mi versai del latte nella mia tazza preferita: quella con Micheal Jackson.
-“ Louis io, compreso te, ho cinque figli, come avrai notato. Hai diciannove anni compiuti quattro mesi fa”, odiavo quando divagava, “ ma sembra che tu ne abbia sei come le tue sorelle, anzi forse Phoebe e Daisy sono più mature di te!
Mi girai verso le gemelle facendogli l’occhilino. Mi sorrisero e andarono sul divano a vedere i cartoni animati.
-“Ultimamente hai un atteggiamento davvero deplorevole. L’altra sera sei tornato a casa mezzo ubriaco, l’altra ancora hai portato i tuoi amici qui e avete iniziato a fare chiasso svegliando tutto il vicinato, per non parlare di quando ha portato a casa l’auto mezzo distrutta. Due settimane fa hai dimenticato di andare a prendere Felicite dopo la lezione di danza, e il giorno dopo hai lasciato Lottie a scuola fino le sei di pomeriggio. Tutte queste faccende le farei io se solo non fossi impegnata nello studio. Ho chiamato anche tuo padre e insieme abbiamo preso una decisione.
Aveva chiamato davvero papà? Dopo il divorzio si sentivano raramente a meno che non ci fosse di mezzo qualche faccenda delicata. Merda.
“- Ricordi quella mia amica, Rosalie? A dieci minuti da qui ha uno centro di riabilitazione per tutte quelle persone che hanno subito traumi a seguito di incidenti o quant’altro. Le ho già parlato e sarà felicissima di accoglierti come…
-“ Cioè scusami?” esclamai alzandomi da tavola. “-Ho capito di essere una persona sbadata e irresponsabile ma da qui a considerarmi un esaurito!!” dissi agitandomi. Credeva davvero che fossi pazzo?!
-“ Loui mamma non sta dicendo che sei un esaurito!” si intromise Felicite.
-“Lei vuole che tu vada ad aiutare i malati a guarire! Non è vero mamma?”chiese la piccola Daisy.
-“Certo tesoro”. Affermò lei con un sorriso che preannunciava il lato amaro della situazione.
-“ Ragazze, voi state scherzando non è vero?!
Non ci fu niente da fare. Fui praticamente obbligato da mia madre a fare del volontariato nel centro riabilitativo di questa sua amica Rosalie. L’idea non mi allettava per niente. Di contro, mamma mi diede la possibilità di uscire per annunciare la “disgrazia” ai miei quattro migliori amici.
Inviai loro un sms "Tra dieci minuti tutti a casa di Liam, visto che è confinato di  nuovo =P"
“-Tu cosa?! Volontariato?” Zayn mi prese in giro mentre si prendeva a pugni con Niall sul divano.
“-Tua madre deve essere davvero furiosa, quasi peggio della mia” disse Harry mentre si aggiustava i capelli in modo teatrale.
“-Styles evita di fare commenti. Se solo non avessi litigato per la millesima volta con quella stronza di Rebecka non ti saresti neanche imbottito di alcol e di conseguenza non saresti stato tutta la serata nel bagno di una disco a vomitare e contorcerti dal dolore” aggiunsi fingendo di essere arrabbiato.
-“Per non parlare di come farneticavi. Dicevi cavolate del tipo: Rebecka mi hai spezzato il cuore” disse Niall imitando Harry.
-“Ti amo ma tu non mi capisci”, aggiunse Liam fingendo di voler baciare il “riccio” che si spostò ridendo di gusto.
“-Okay, okay risparmiatemi i dettagli vi prego. Lo so, è stata tutta colpa mia se Liam non potrà andare agli allenamenti per due settimane, se a Niall hanno sequestrato la chitarra,  e se hanno tolto in casa Malik tutti gli specchi”, aggiunse Harry sorridendo per l’ultima punizione inventata.
-“Non mi avranno punito come voi, ma mi hanno proibito di tornare a casa più tardi delle undici e mezza di sera”, precisò Zayn.
-“Hai dimenticato la mia di punizione Styles”, dissi.
-“Oh, Carotone..perdonami” Harry iniziò ad avvicinarsi e capii subito le sue intenzioni. “Non ci provare Harry”, dissi allontanandomi lentamente. Dovevo darmi alla fuga e il più presto possibile!
-“Ragazzi prendetelo”, esclamò complice Niall. Ad un tratto me li ritrovati tutti addosso mentre cercavano di “stuprarmi”. Ah, i miei migliori amici. Ero cresciuto con loro, condividemmo pannolini, macchinine, pistole, punizioni e, sembra strano, ma anche ragazze. Erano così belli quei pomeriggi passati tutti insieme e non riuscii a smettere di ridere fin quando poi mi ricordai della fatidica punizione.

  
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